Palazzo Vecchio osserva minuto di silenzio per Idy ed Astori

La presidente del Consiglio comunale Caterina Biti ha espresso vicinanza alla famiglia di Idy: “Un atto terribile che colpisce la nostra città”, ed ha poi ricordato il capitano della Fiorentina: “un grande calciatore, un grande uomo”.

Minuto di silenzio, in apertura del consiglio comunale a Firenze, per Idy Diene, il senegalese ucciso il 5 marzo sul ponte Vespucci, e per il capitano della Fiorentina Davide Astori, stroncato da un malore domenica scorsa.

“Vogliamo esprimere cordoglio e vicinanza di tutta la città alla famiglia di Idy e alla comunità senegalese per ciò che è accaduto – ha detto la presidente del Consiglio comunale Caterina Biti annunciando il minuto di silenzio – Un atto terribile che colpisce la nostra città, da sempre vicina ai senegalesi, come dimostrato anche nel 2011, in occasione della strage compiuta da Gianluca Casseri”.

Biti ha ricordato anche Astori, “un grande calciatore, un grande uomo, che aveva scelto di vivere a Firenze perché la amava. La sua morte è un fatto tragico che ha scosso moltissimo tutta la città”.

Omicidio Diene: Nardella, “In comunità senegalese infiltrati che strumentalizzano rabbia”

All’interno della comunita’ senegalese “si sono infiltrate frange estreme, pericolose, a cominciare dai centri sociali, estremisti di forze politiche di sinistra, che poco hanno a che fare con la sinistra democratica”. Forze che “hanno letteralmente strumentalizzato questo fatto grave”, l’omicidio di Idy Diene, il 54enne freddato a colpi di pistola da Roberto Pirrone.

Lo dichiara il sindaco di Firenze Dario Nardella, ospite di Agora’ su Rai 3, all’indomani del presidio organizzato su ponte Vespucci dove e’ stato duramente contestato. “Il dato ci porta a condannare e isolare questi violenti perche’ possono innescare un’escalation. Inoltre e’ gravissimo strumentalizzare il tema serio, complesso e reale come quello del razzismo per fare guerriglia politica”.

Nardella, ieri, durante la protesta, ha ricevuto anche uno sputo da un antagonista poi denunciato per ingiuria e oltraggio a pubblico ufficiale: “Mi hanno detto che e’ un esponente dei centri sociali. Anche questo aiuta a leggere la vicenda”, spiega. E, tornando sulle contestazioni, aggiunge: “Sono andato per dialogare, perche’ il sindaco e’ colui che unisce la comunita’ nelle sue differenze e io sento questa responsabilita’. Purtroppo la risposta e’ stata violenta, dura”.

Dario Nardella, tornando sull’omicidio di Idy Diene, sposta il ragionamento sulla sicurezza, una richiesta che in queste ore arriva con molta forza dalla comunita’ senegalese. Il tema, sottolinea ad Agora’, su Rai 3, “riguarda tutti i cittadini”. Ma, soffermandosi sulla risposta della comunita’, “comprendo la rabbia, non tanto per il gesto in se’, visto che al momento la procura ha detto in modo molto chiaro che l’uccisione non ha movente razzista, ma per il fatto che nel nostro Paese possa passare l’idea che la vita di uno straniero sia di serie B”. Infine, pero’, c’e’ anche la questione della legalita’: “Solidarieta’ e legalita’ sono fondamentali. Chi entra in Italia deve maturare una coscienza per il rispetto delle regole e delle istituzioni”.

Per Idy Diene: domani preghiera e sabato manifestazione nazionale a Firenze

Nella chiesa di San Pietro in Gattolino in via Romana 40 la Comunità di Sant’Egidio promuove un momento di preghiera. Sabato manifestazione nazionale.

“Amiamo la nostra città, chi ci vive, non lasciamo spazio ad alcuna violenza”: giovedì 8 marzo, alle ore 17, la Comunità di Sant’Egidio aprirà la chiesa di San Pietro in Gattolino, a Firenze in via Romana 40, per una preghiera in memoria di Idy Diene, il senegalese ucciso su ponte Vespucci lunedì mattina. “Idy era amico di alcuni dei giovani immigrati e richiedenti asilo che frequentano gratuitamente le scuole d’italiano della Comunità”, si legge in una nota di invito.

E dopo il presidio di ieri secondo quanto si apprende, è in corso di organizzazione una manifestazione nazionale a Firenze per sabato 10 marzo, contro il razzismo e per ricordare Idy Diene.

“Siamo sconvolti, e Firenze tutta lo è, per la violenza insensata di un omicidio le cui motivazioni lasciano a dir poco attoniti e su cui ci si può solo stringere alla famiglia della vittima e alla comunità senegalese. Non dobbiamo restare in silenzio di fronte a questo omicidio, di fronte alla violenza e all’odio”. Lo affermano, in una nota congiunta, Arci, Anpi e Cgil. “Ci auguriamo che la solidarietà nei confronti della vittima e della sua famiglia sia la più ampia possibile, da parte di tutta la città che non deve perdere, soprattutto in questi momenti, la sua grande tradizione di città accogliente e aperta”. “E ci preme ricordare come quest’accoglienza che la caratterizza sia frutto anche di un rapporto stretto tra le Istituzioni e la Comunità senegalese, che ci ha aiutato a comprendere le dinamiche complesse dell’integrazione, rappresentando da sempre un punto di riferimento, non solo per i tanti cittadini senegalesi che vivono a Firenze e in Toscana, ma anche per tutte le associazioni e organizzazioni impegnate quotidianamente su questi temi”.

NdiayeLa presidente dell’ associazione Senegalesi Diye Ndiaye lancia il suo appello sui fatti del Ponte Vespucci e sulla manifestazione si sabato. Intervista di Gimmy Tranquillo

https://www.controradio.it/wp-content/uploads/2018/03/180307_01_Ndie-Ndyaie.mp3?_=1

Omicidio vs vandalismo: la vita tolta non vale quanto un decoro oltraggiato

Quando leggi un virgolettato della Procura di Firenze sull’omicidio del cittadino senegalese Idy Diene, in base al quale per gli inquirenti “non è un gesto a sfondo razzista” e vieni a sapere da frammenti dell’interrogatorio all’omicida Roberto Pirrone, che avrebbe voluto suicidarsi (ma alla fine ha preferito togliere la vita a qualcunaltro), e che non ha sparato alla prima persona che si è trovato davanti  (una madre e la sua piccola), ma contro Idy Diene sì, allora capisci che la motivazione razziale c’è, eccome.

La disperazione di una vita sul baratro delle difficoltà economiche  è sfociata alla fine in un atto di distruzione verso un altro essere umano. E se la mamma con figlio era troppo, l’uomo (il lavoratore, l’immigrato, un possibile padre di famiglia) no.

C’è stato un distinguo, una scelta, una premeditazione. Poco importa che il tipografo in pensione conducesse una vita tranquilla o meno, avesse un profilo social senza dichiarazioni razziste, non avesse collegamenti diretti con movimenti o realtà sociali di estrema destra. In un paese reale sempre più verde e intollerante, in cui il ‘prima gli italiani’ raggiunge sostegni di pancia e di voto storici, se puoi girare con una pistola in mezzo alla gente, farti mille film in testa e decidere che un altro essere umano sarà il protagonista da abbattere  e fare il regista di quel film e sparare e risparare. E poi prendere meglio la mira e sparare in testa e poi non fuggire, non correre, non scappare da te stesso, ma passeggiare, camminare come se nulla fosse successo e farti arrestare senza opporre resistenza ma raccontando tutto per come quel film l’hai pensato e realizzato, senza sconvolgere la tua stessa coscienza, allora siamo oltre lo sfondo razzista. Siamo dentro la disumanizzazione della società che di sociale ha ormai solo i profili on line e i loro like.

Poi però la rabbia di chi questa disumanizzazione non l’accetta, sfocia in strada, in un camminare insieme per allontanare da se’ la paura troppo reale dell’essere da soli, ancora una volta,  dell’essere l’obiettivo da non accattare, da eliminare e quella rabbia che vuole risposte degenera in cocci rotti, terriccio a terra, reti buttate giù, oggetti danneggiati, cose che fanno paura, che generano scandalo, presa di distanza, condanna per l’inciviltà, il vandalismo nei confronti della città.

Ma davvero pensiamo che una vita tolta valga quanto il degrado urbano? Molte le dichiarazioni di politici, categorie economiche, soggetti istituzionali che condannano l’omicidio e si dicono al contempo indignati per (scrivono) la violenza e l’assedio che ha dovuto subire la città. E’ quel ‘al contempo’ che dovrebbe scuotere le coscienze.

Una vita è stata tolta alla sua famiglia, ai suoi sogni, alla sua storia. Questo gesto criminale non può essere accostato a niente altro che alla crudeltà di chi sceglie di togliere e a chi togliere.

Il dolore e la rabbia non possono tradursi in violenza, ma a loro volta sono stati violati e meritano rispetto, ascolto e risposte non elettorali.

Chiara Brilli

Exit mobile version