Caporalato: base in ‘money transfer’ di Firenze, 5 arresti

Migranti irregolari sfruttati in aziende in cerca di manodopera: arresti per caporalato a Firenze

Uno in carcere, quattro ai domiciliari, un commercialista di Firenze interdetto per un anno dalla professione e un altro indagato con divieto di dimora: così un’inchiesta per caporalato coordinata dal pm Ester Nocera di Firenze e condotta dalla GdF.

Contestate a vario titolo le accuse di associazione per delinquere, sfruttamento della manodopera (caporalato), attività finanziaria abusiva e autoriciclaggio. Un’ordinanza del gip Gianluca Mancuso ha disposto le misure. Le indagini hanno scoperto che un titolare di un money transfer, adesso in carcere, faceva illecite attività di servizi di pagamento. Ma poi è pure emerso un’organizzazione dedita all’intermediazione illecita e allo sfruttamento della manodopera.

Il gestore del money transfer e altri due indagati avrebbero gestito la manodopera irregolare, dal reclutamento sino al pagamento delle ore prestate. Manodopera destinata ad aziende che necessitavano di forza lavoro. I lavoratori sfruttati venivano impegnati, in alcuni casi, in condizioni igieniche non salubri che venivano sfruttati per capolarato a Firenze. Si tratta di stranieri non in regola con la normativa in materia di lavoro. Venivano reclutati nella provincia di Firenze.

Tra le aziende ce n’è una di cosmetici nella provincia di Siena, ora messa sotto sequestro, dove la Gdf ha trovato una decina di lavoratori completamente senza contratto di cui due irregolari in Italia. Il titolare e un dipendente dell’azienda senese sono stati messi agli arresti domiciliari. Anche tre veicoli usati per il trasporto dei lavoratori irregolari sono stati sequestrati. Infine, risulta alle indagini che il commercialista avrebbe fornito al titolare del money trasfer le consulenze che gli servivano per atti non veritieri relativi ai lavoratori irregolari.

Secondo quanto accertato dalla Gdf, il ‘money transfer’, con sede in piazza San Firenze, sarebbe stato usato dal presunto gruppo criminale come base
logistica, una sorta di banca non autorizzata usata per la raccolta e il trasferimento di denaro in Marocco. In un sopralluogo effettuato durante le indagini, le Fiamme gialle avrebbero anche accertato nel negozio la presenza di una botola nel retrobottega, coperta da uno sportello in legno, che si ipotizza sia stata usata per nascondere i soldi.
Il commercialista fiorentino coinvolto nelle indagini avrebbe aiutato il titolare del money transfer a eludere le indagini ed evitare problemi con
l’Ispettorato del lavoro, suggerendogli tra l’altro di sanare la posizione di alcuni lavoratori facendoli assumere da una società in via di chiusura, così da non pagare le multe che sarebbero arrivate. “Tu gli puoi dire – afferma il commercialista in una delle conversazioni intercettate – ‘guarda questi li dovevo tutti assumere, soltanto che son venuti ora…’ Avevo telefonato
al commercialista per assumere 12 persone ma è incasinato per via delle dichiarazioni dei redditi”.
Sempre in base a quanto emerso dalle indagini, i lavoratori reclutati erano per lo più africani e sudamericani, alcuni in Italia senza permesso di soggiorno. Venivano pagati molto meno del dovuto, approfittando del loro stato di bisogno, inoltre lavoravano senza rispettare la normativa relativa ai turni di riposo e spesso in condizioni di scarsa igiene e sicurezza.

Lavoro: GdF Siena scopre 18 braccianti pagati ‘in nero’

La Guardia di Finanza di Siena ha scoperto 18 braccianti agricoli pagati “in nero” da parte di una società del comparto agricolo. Emerse irregolarità anche retributive: la società avrebbe pagato ai lavoratori, seppur formalmente assunti in modo regolare, una parte della paga ‘fuori busta’.

La strategia evasiva, secondo la Gdf di Siena, permetteva un risparmio d’imposta e contributi sia per la società che per gli stessi braccianti. L’azienda remunerava in modo sistematico i braccianti agricoli facendo confluire il 50% circa degli emolumenti in busta paga, mentre la restante metà veniva consegnata “in nero”.
Immediata la segnalazione da parte delle Fiamme Gialle per le conseguenti procedure sanzionatorie e di recupero delle imposte e di contributi evasi.

Cantina dichiara reddito agricolo, ma evade per 3,2mln euro

Una società della Valdichiana ha evaso per oltre 3,2 milioni di euro. Si era dichiarata azienda agricola per usufruire di un regime fiscale agevolato, tuttavia produceva e commercializzava vino. L’indagine è stata effettuata dalla guardia di finanza di Siena.

La guardia di finanza di Siena ha accertato così un’evasione fiscale di oltre 3,2 mln di euro a carico di una società della Valdichiana. Secondo quanto ricostruito, dal 2014 al 2018, l’azienda, dichiarandosi agricola, pagava le tasse esclusivamente sulla rendita agraria.
I controlli hanno dimostrato che l’azienda agricola esercitava un’attività a tutti gli effetti commerciale non potendosi avvalere delle disposizioni normative fiscali a vantaggio del settore agricolo. La società della Valdichiana è stata segnalata all’ufficio finanziario competente che ha avviato le procedure sanzionatorie e di recupero a tassazione di quanto dovuto.

Riciclaggio: controlli Gdf in 25 money transfer nel Senese

Per prevenire l’utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio e finanziamento del terrorismo la guardia di finanza di Siena ha eseguito oltre 25 controlli a negozi money transfer finora nel 2019.

Sono stati più di 25 i controlli straordinari di sicurezza sinora effettuati dall’inizio dell’anno nei confronti di esercizi commerciali di rimessa di danaro. E’ questo un bilancio dell’attività che le Fiamme gialle senesi fanno, spiegando che circuiti di rimessa di danaro, come money transfer, possono celare fenomeni di riciclaggio di denaro sporco e di finanziamento del terrorismo; perciò le verifiche sono state effettuate in tutta la provincia senese per svolgere un’attività di prevenzione di eventuali rimesse di proventi illeciti.

I controlli ai money transfer, in buona sostanza, consistono nell’analisi delle transazioni operate a favore di soggetti residenti in Paesi a rischio, nonché nella identificazione di chi ha effettuato l’operazione e del beneficiario delle somme trasferite. La successiva fase consiste nel verificare l’eventuale inserimento dei soggetti attivi dell’operazione monetaria nelle apposite black list antiterrorismo diramate dagli Organismi internazionali preposti. Altro aspetto che viene analizzato è il fenomeno del cosiddetto ‘frazionamento’ fatto per frammentare gli importi movimentati al fine di eludere i controlli antiriciclaggio.

Distributore ‘imbroglione’, Gdf controlla a tappeto

Siena, in un controllo della Gdf scoperto un impianto che eroga meno carburante di quello che segnala. Le fiamme gialle senesi sono impegnate in numerosi controlli sui distributori stradali di carburante dell’intera provincia. Le attività riguardano, oltre l’aspetto fiscale e l’esame dei registri di carico e scarico, anche le licenze d’esercizio, le certificazioni di prevenzione incendi e la disciplina sulla corretta esposizione dei prezzi.

Il blitz è partito dopo un controllo della Gdf eseguito nei giorni scorsi a un impianto che fa parte delle cosiddette ‘pompe bianche’, cioè quelle stazioni di servizio indipendenti che non appartengono al circuito delle compagnie di distribuzione di carburante più note. Proprio presso un esercente ‘bianco’ è stata riscontrata l’irregolarità nell’erogazione su uno dei prodotti commercializzati.

I finanzieri hanno dapprima verificato le giacenze effettive dei prodotti petroliferi stoccati nei serbatoi e il corretto funzionamento delle singole colonnine di erogazione. Per una di esse la misurazione ha fornito un riscontro irregolare, dato che il prodotto realmente erogato è risultato di quantità inferiore a quanto riportato sul contatore volumetrico della colonnina. Sanzionato il gestore nei confronti del quale è prevista l’irrogazione di una sanzione amministrativa sino a 619 euro.

Da questa singola verifica è sovvenuta la necessità di una più ampia ricognizione nel settore.

Siena: sequestro preventivo di 6,6 mln di beni a imprenditore

La Guardia di finanza di Siena ha eseguito un sequestro preventivo, ai fini della confisca, di beni per oltre 6,6 milioni di euro nella disponibilità, diretta e indiretta, di un imprenditore di origini calabresi da anni residente nel Senese, sottoposto a misura di prevenzione per pericolosità fiscale dal tribunale di Firenze.

Si tratta, spiegano le fiamme gialle in una nota, di 38 immobili tra cui “una villa di pregio, terreni agricoli, fabbricati a uso ufficio e appartamenti in costruzione, di quote di partecipazione in istituti di credito cooperativo, di 9 aziende del settore trasporti, coltivazione di cereali, produzione di energia da biomasse ed edilizia”, oltre a una serie di veicoli. Secondo quanto spiegato dalle fiamme gialle l’imprenditore a partire dal 2004 è stato “denunciato e condannato per numerosi reati a sfondo economico-finanziario” che avrebbe perpetrato nella “gestione di più società” operanti dal settore immobiliare al trasporto merci, dall’agricoltura all’energia rinnovabile.

Ancora, rispetto a meno di 30.000 euro l’anno dichiarati, avrebbe vantato “il possesso di beni per oltre 6,6 milioni di euro, accumulati nell’arco di oltre dieci anni. Per eludere l’erario, molti di detti beni erano stati fittiziamente intestati a familiari dell’imprenditore ed, in particolare, alcune quote societarie risultavano in possesso della madre settantenne”. Su richiesta della Gdf la sezione specializzata misure di prevenzione del tribunale di Firenze ne ha così disposto il sequestro preventivo ai fini della confisca.

Nel caso, spiega sempre la Gdf, “il soggetto non risulta legato ad ambienti di criminalità organizzata, ma il Codice antimafia prevede l’applicazione di misure cautelari reali analoghe a quelle previste per i soggetti indiziati di appartenere ad organizzazioni criminali di stampo mafioso, qualora si ritenga che il proposto viva, in tutto o in parte, di proventi di origine delittuosa”.

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