Cadaveri in casa Figline: madre morta per malattia, figli suicidi

I decessi risalgono a circa un mese e mezzo fa. In accertamento se il figlio abbia ucciso la sorella e poi si sia suicidato, o si siano suicidati entrambi.

La madre morta per una malattia oncologica, i figli suicidi dopo aver ingerito una eccessiva quantità di medicinali ed essersi colpiti con coltellate. Questa una ricostruzione dei carabinieri sul caso dei tre cadaveri – la madre e i due figli adulti – trovati in una casa di Figline Valdarno (Firenze). I decessi risalgono a circa un mese e mezzo fa. In accertamento se il figlio abbia ucciso la sorella e poi si sia suicidato, o si siano suicidati entrambi.

Le vittime sono Luigia Teresa Etteri, 77 anni, e i figli Massimo Giovannella Del Bianco, 51 anni, e Francesca Giovannella Del Bianco, 46 anni. I carabinieri escludono l’intervento di altre persone nella casa di Figline dove la madre e i due figli stamani sono stati trovati morti dopo settimane dal loro decesso.

La porta era stata chiusa dall’interno con doppia mandata. Secondo altri accertamenti dei carabinieri, l’anziana donna era rientrata dal Venezuela nel 2018 mentre il figlio era
rientrato dal Venezuela nel 2008. Le indagini sono coordinate dal magistrato di turno Gianni Tei che ha disposto l’autopsia e il sequestro dell’appartamento per eventuali altri accertamenti. Sequestrato il coltello che potrebbe essere stato utilizzato dai figli.

Lungo sopralluogo, oltre sette ore, dei carabinieri, col reparto scientifico e con il medico legale, nella casa di Figline Valdarno (Firenze) dove sono stati trovati i cadaveri di una
donna e dei suoi due figli adulti dopo giorni che non venivano visti nel paese. Il personale dell’Arma ha portato via reperti; tra questi una scatola bianca col simbolo di un coltello sull’esterno, una confezione trovata nella casa di vicolo Guinelli che gli investigatori hanno ritenuto di dover acquisire e che ha richiamato l’attenzione dei cronisti.

L’ispezione scientifica si è accompagnata a quella medico legale. La casa è un piccolo alloggio in un vicolo cui si accede da corso Mazzini, la via che taglia Figline in due fino a piazza Marsilio Ficino, nel centro storico della cittadina. Verso le 17 le salme sono state rimosse e portate all’istituto di Medicina legale di Firenze per l’autopsia.

Spaccio al parco delle Cascine, 10 in carcere

Spaccio al parco delle Cascine, 10 in carcere in seguito ad una operazione dei Carabinieri.

Firenze, sono 10 le persone destinatarie di custodia cautelare in carcere e 16 quelle colpite da divieto di dimora nel comune di Firenze per il vasto giro di spaccio di droga nel Parco delle Cascine e vicino alla tramvia.

Le misure, disposte dal gip Agnese Di Girolamo su richiesta del Pm Gianni Tei, riguardano extracomunitari, e sono state eseguite nella notte con un blitz dei carabinieri.

I reati contestati, a vario titolo, sono produzione, traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti, rissa, false attestazioni a pubblico ufficiale. Grazie a pedinamenti, appostamenti e acquisizione dei filmati delle telecamere di videosorveglianza, gli investigatori sono riusciti a documentare 278 cessioni di droga, da gennaio e maggio 2020, con punte fino a oltre 30 cessioni nel giro di un’ora.

L’attività di spaccio, che non si è fermata neppure durante il periodo del lockdown, avveniva lungo la linea 1 della tramvia e in particolare dentro il Parco delle Cascine, anche con la copertura della vegetazione.

I malviventi si erano spartiti il territorio e all’interno del parco e operavano in quattro sottozone, che controllavano per evitare interferenze da parte di forze dell’ordine o cittadini.

“Tra di loro – spiegano i carabinieri – gli indagati hanno manifestato una forte solidarietà, rifornendosi reciprocamente di droga e facendo a turno da collettori e passamano nella raccolta del denaro consegnati dai clienti e nel presidiare il territorio facendo da palo. I pusher rimanevano nel parco tutto il giorno, consumando pasti forniti a pagamento da un uomo e una donna”.

Palazzo Tornabuoni, assolti manager imputati di lottizzazione abusiva

Firenze, il giudice Paola Belsito del tribunale di Firenze ha assolto ‘perché il fatto non sussiste’ Gianluca Palmieri, presidente del cda della società Tornabuoni srl tra il 2014 e il 2016 e Jacopo Fratini, manager dell’holding Gruppo Fingen che controlla la stessa Tornabuoni srl.

I due erano imputati di aver realizzato lottizzazione abusiva e la vendita di un certo numero di appartamenti di lusso ricavati nella dimora storica Palazzo Tornabuoni a Firenze, un edificio del Quattrocento in pieno centro.

Le motivazioni della sentenza saranno rese note tra 90 giorni. Nel processo gli imputati sono stati assistiti da un collegio difensivo composto tra gli altri dagli avvocati Duccio Traina, Pier Matteo Lucibello e Paola Pasquinuzzi.

Sempre per l’accusa di lottizzazione abusiva nello stesso edificio è ancora aperto a Firenze un altro processo-stralcio con due imputati fra cui Riccardo Maccolini, legale rappresentante dell’Associazione Palazzo Tornabuoni, club che gestisce la struttura di lusso ricavata nel palazzo.

La sentenza è prevista per luglio. Per l’accusa, sostenuta dal pm Gianni Tei la residenza sarebbe stata lottizzata attraverso la creazione di 38 appartamenti di lusso, con presunti lavori di restauro che per il pm sono stati invece una vera e propria ristrutturazione, in violazione del piano regolatore urbanistico di Firenze.

Inoltre, viene ricordato, che per questa stessa vicenda di lavori in Palazzo Tornabuoni, erano finite imputate in un precedente e distinto processo per abusi edilizi altre otto persone, a seguito di un’inchiesta partita nel 2010 che portò a suo tempo anche al sequestro dell’immobile, poi dissequestrato pochi giorni dopo.

Nel 2014 gli otto imputati, compreso uno poi deceduto, erano stati assolti in primo grado ‘perché il fatto non sussiste’. Successivamente la Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso ‘in saltum’ del pm fiorentino Gianni Tei, aveva annullato con rinvio la sentenza di primo grado, disponendo il processo di appello. Il 16 novembre 2018 la Corte di appello ha dichiarato il non doversi procedere nei confronti degli imputati per avvenuta prescrizione.

Cassazione rigetta ricorso pm Firenze, niente carcere pusher senza fissa dimora

La Corte di Cassazione ha rigettato un ricorso presentato dalla procura di Firenze contro la decisione del tribunale, poi confermata dal riesame, di applicare a due pusher sorpresi a spacciare a Firenze la misura cautelare dell’obbligo di firma in luogo della custodia in carcere chiesta dall’accusa.

La custodia in carcere non sarebbe stata applicabile ai due pusher, entrambi senza fissa dimora, a seguito delle disposizioni contenute nella legge di conversione del decreto carceri del 2013, secondo le quali l’arresto cautelativo in carcere non è applicabile ai reati per cui sia prevista dalla legge una pena inferiore nel massimo ai 5 anni. Nel ricorso, firmato dal pm Gianni Tei, si sostiene tra l’altro come questa interpretazione del decreto carceri comporterebbe una violazione dell’articolo 3 della Costituzione che stabilisce l’uguaglianza di tutti cittadini di fronte alla legge: per reati dello stesso tipo infatti, cittadini dotati di domicilio potrebbero finire agli arresti domiciliari, mentre per quelli senza fissa dimora scatterebbero automaticamente misure cautelari meno restrittive.
Nel caso in questione, il pm nel suo ricorso al tribunale del riesame aveva rilevato come la misura dell’obbligo di firma alla quale erano stati sottoposti i due pusher, entrambi senza fissa dimora e quindi non sottoponibili agli arresti domiciliari, non fosse idonea a impedire loro di spacciare.

Fisco: sequestrati 600mila euro a vertici società farmaceutica

Beni per un valore complessivo di oltre 600 mila euro sono stati sequestrati a tre amministratori  di una società farmaceutica con sede a Reggello (Firenze).

Il sequestro alla società farmaceutica, disposto dal gip Antonella Zatini su richiesta del pm Gianni Tei, è stato effettuato per equivalente delle imposte evase dalla società tra il 2012 e il 2017, mediante l’utilizzo di fatture false per circa 6 milioni di euro.

Secondo quanto spiegato dalla gdf la società, parte di un gruppo tra i principali a livello mondiale con stabilimenti in tutto il mondo, avrebbe qualificato come costi – con conseguente abbattimento del reddito e delle correlate imposte – quelli documentati da fatture emesse nei suoi confronti dalla società capogruppo stabilizzata in Lussemburgo. Questi costi, tuttavia, si riferivano a prestazioni mai state effettuate, con l’unica finalità di abbattere i redditi imponibili. Per l’accusa, l’emissione delle fatture false avrebbe anche permesso alla società di evadere Iva per 250 mila euro e Irap per 270 mila.

Le fatture finite al centro dell’inchiesta venivano emesse a carico dell’Istituto De Angeli srl con sede in località Prulli nel comune di Reggello (Firenze), da una delle società del gruppo imprenditoriale al quale afferisce la srl italiana, i cui amministratori sono destinatari del sequestro.

Al centro dell’inchiesta, presunte fatture per ‘servizi manageriali’, categoria nella quale rientrano, tra l’altro, attività di gestione e controllo di contabilità e bilanci.

Prende bus per andare a fare rapina, rintracciato grazie al biglietto

Sarebbe andato a rubare in una casa a Firenze, furto poi trasformatosi in rapina al rientro della proprietaria, spostandosi a bordo di un bus di linea.

L’uomo, un 45enne, è stato identificato dai carabinieri proprio grazie al biglietto del bus Ataf usato per il viaggio sul mezzo pubblico, dimenticato nell’abitazione.

Così per l’uomo, al momento già detenuto per altri reati, è scattato un nuovo arresto, in esecuzione di una misura di custodia cautelare in carcere disposta dalla gip Antonella Zatini su richiesta del pm Gianni Tei. Il 45enne avrebbe agito con un complice, anche lui destinatario di misura cautelare ma al momento latitante.

Secondo gli investigatori, il 26 ottobre scorso il 45enne si sarebbe introdotto in un’abitazione di via Carlo D’Angiò venendo poi sorpreso dalla proprietaria al suo rientro. L’uomo avrebbe colpito la donna per fuggire, procurandole lesioni giudicate guaribili in 5 giorni, portando con sè denaro e gioielli per circa 22 mila euro.

Il biglietto Ataf trovato dai carabinieri in occasione dei rilievi ha permesso di ricostruite il percorso fatto dal malvivente. Visionando le immagini di sorveglianza presenti lungo il tragitto i militari sono poi riusciti a identificare il 45enne e il suo complice. Parte della refurtiva è stata recuperata a Reggio Emilia.

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