“Patto per la ricerca”: archivi in comune per facilitare indagini informatiche

Un ‘Patto per la ricerca’ tra Gallerie degli Uffizi e Biblioteca nazionale di Firenze che mettono in comune i loro archivi per indagini informatiche più complete e dettagliate.

Grazie ad un accordo firmato dal direttore della Biblioteca nazionale centrale di Firenze (Bncf) Luca Bellingeri e dal Direttore degli Uffizi Eike Schmidt, un team formato da bibliotecari, specialisti di conservazione e informatici, ha reso possibile la sinergia fra i cataloghi delle due istituzioni.
Tramite il Thesaurus online di Bncf, ricco di oltre 60mila termini, spiega una nota, si creano collegamenti fra descrizioni di opere d’arte del patrimonio fiorentino del catalogo web delle Gallerie degli Uffizi e pubblicazioni sullo stesso tema possedute dalla Nazionale.

Allo stesso tempo, gli Uffizi hanno arricchito le funzionalità dei loro archivi digitali integrando negli strumenti di ricerca catalografica anche i riferimenti al Thesaurus, garantendo così interazione bidirezionale tra le banche dati dei due istituti.

Tale modello di collaborazione, sottolinea Bellingeri, “è la prova di come, nel mondo dei beni culturali, sia fondamentale l’uso di strumenti comuni, aperti ed integrabili, pur nel rispetto degli standard dei domini di appartenenza”. E, aggiunge Schmidt, “da oggi, con questo accordo, arte e patrimonio librario parlano sempre più la stessa lingua”

Sciopero addetti servizi Musei Fiorentini

Firenze, presidio dei lavoratori dei servizi di biglietteria, accoglienza e bookshop dei Musei Fiorentini, con volantinaggio nel Piazzale degli Uffizi.

La protesta è contro il taglio di posti di lavoro e di salario per i lavoratori di Opera (appalto per la gestione dei servizi biglietteria, accoglienza e bookshop).

La ragione dell’agitazione riguarda il fatto che le gare d’appalto per diversi servizi museali di Firenze (per Uffizi, Palazzo Pitti, Accademia e Museo di San Marco), già bandite da Consip (per conto del Mibact) o in via di definizione, secondo Filcams Cgil e UilTucs, peggiorerebbero le condizioni dei circa 300 lavoratori di Opera attualmente impiegati.

In pratica, sempre secondo i sindacati, sarebbero a rischio il 30% dei posti di lavoro e il 30% delle retribuzioni.

Gimmy Tranquillo ha intervistato Cristina Guidi di Filcams Cgil:

https://www.controradio.it/wp-content/uploads/2019/02/190208_01_SCIOPERO-SERVIZI-MUSEI_GUIDI.mp3?_=1

San Valentino a Firenze: sconti e iniziative agli Uffizi

‘Firenze Città dell’Arte e dell’Amore’: due settimane di iniziative ed eventi speciali curati in collaborazione tra Uffizi e albergatori cittadini, pensati per gli innamorati, tra il 31 gennaio (ricorrenza del matrimonio tra Agnolo Doni e Maddalena Strozzi, per i quali Michelangelo realizzò il celebre Tondo e Raffaello i loro ritratti) ed il 14 febbraio, San Valentino.

E’ l’idea lanciata per il 2020 dal direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, dopo il successo ottenuto ieri con la Festa dei Doni quando le ‘coppie’ hanno potuto usufruire di sconti particolari per una visita al museo organizzata in occasione dell’anniversario della famosa unione rinascimentale.
Sono state circa 350 infatti le coppie, di ogni età, venute da svariate parti d’Italia agli Uffizi per prendere parte alla prima edizione dell’iniziativa.
“Partendo da questo successo, abbiamo pensato che potrebbe essere un bene per la città ampliare la formula – spiega Schmidt – e proprio di questo stiamo parlando con gli albergatori di Firenze. Realizzare insieme un programma di eventi e promozioni, che abbia inizio il 31 gennaio 2020 con la seconda edizione della Festa dei Doni ed abbia il suo naturale culmine il 14 febbraio”.
Il filo conduttore sarebbe ovviamente l’amore, con iniziative pensate principalmente per gli innamorati: il nome del progetto potrebbe essere ‘Firenze città dell’arte e dell’amore”. “Firenze – conclude il direttore – è da secoli nota in tutto il mondo non solo per l’arte, ma anche per la proverbiale vis polemica che ne caratterizza l’indole, lo spirito. Con questo nostro spunto vorremmo contribuire a renderla sempre più famosa ed apprezzata anche come città del più nobile dei sentimenti, l’amore. Che è un elemento che caratterizza da sempre la fiorentinità: non dimentichiamo che il divino Dante Alighieri ha dedicato proprio all’amore l’intera cantica del Paradiso nella sua Commedia”.

Bilancio 2018 degli ‘Uffizi’, Schmidt: un anno da record

?Firenze, i numeri di visitatori ed incassi del 2018 alle Gallerie degli Uffizi, sono stati illustrati durante la conferenza stampa che il direttore Eike Schmidt ha dedicato all’andamento dell’anno appena trascorso.

Secondo il direttore Schmidt, quest’anno si è registrato un Boom di visitatori ed incassi, alle Gallerie degli Uffizi di Firenze: il complesso museale fiorentino, che raccoglie la celebre galleria vasariana, la reggia medicea di Palazzo Pitti ed il giardino di Boboli, cresce del 6% rispetto al 2017 per quanto riguarda le presenze e del 50,5% per gli introiti.

Nel dettaglio, durante il 2018 ci sono stati 4.153.101 visitatori in tutto il complesso, con un aumento del 6% rispetto all’anno precedente, quando erano stati 3.918.350.

Nei soli Uffizi sono stati 2.230.914 (-0,2%, in linea sostanziale con il 2017): un dato che certifica, come lo scorso anno, la permanenza della Galleria al primo posto tra i musei italiani come numero di visitatori. A Palazzo Pitti le presenze sono state 735.390 (con un significativo aumento di +25%), mentre al Giardino di Boboli 1.188.409 (+9%).

Sul fronte degli incassi, grazie alla nuova bigliettazione con prezzo variabile in base al periodo dell’anno, per le Gallerie degli Uffizi il 2018 si chiude con un aumento da record: 34.090.512 di euro, con una impennata del 50,5% rispetto al 2017, quando gli introiti erano stati 22.645.676. Nell’ambito di questo totale, 29.446.935 sono arrivati dai biglietti (+62% rispetto al 2017), e 1.277.172 dalla vendita di fotografie, pubblicazioni, concessioni per riprese tv e spazi per iniziative speciali (+19,5% rispetto 2017). 918.136 euro sono arrivati da donazioni di privati.

Ampliando il raffronto dei numeri 2018 in una prospettiva quadriennale, si registra che rispetto al 2014, quando i visitatori del complesso erano stati 3.297.897, c’è stata una crescita del 26%; riguardo agli introiti, nello stesso periodo di tempo sono più che raddoppiati, passando dai 16.082.364 di 4 anni fa agli oltre 34 milioni, un incremento del 112%.

Non solo. Dal 2015, per servizi pagati dalle Gallerie degli Uffizi, sono stati creati da Ales, la società in house del Ministero dei Beni culturali, 94 nuovi posti di lavoro: in parte si tratta di impieghi da custodi, che consentono di tenere aperto un numero molto maggiore di sale rispetto al passato, ma sono state reclutate anche professionalità specializzate come avvocati, ingegneri, tecnici e giardinieri.

Gimmy Tranquillo ha intervistato il direttore Eike Schmidt:

https://www.controradio.it/wp-content/uploads/2019/01/190124_NUMERI-ANNO-UFFIZI_SCHIMDT.mp3?_=2

“Senza Data” di Pignatelli al Museo Bardini

Dopo le retrospettive monografiche di John Currin e Glenn Brown, le sale del Museo Bardini di Firenze dal 26 gennaio al 25 marzo ospiteranno Senza Data, mostra personale di Luca Pignatelli (Milano, 1962) a cura di Sergio Risaliti.

Promosso dal Comune di Firenze, organizzato da MUS.E e in collaborazione con la Galleria Poggiali di Firenze, l’evento avvia un nuovo ciclo di mostre concepite con la cura scientifica del Museo Novecento e realizzate al di fuori degli spazi museali di Piazza Santa Maria Novella. L’inaugurazione è prevista domani venerdì 25 gennaio (dalle ore 18 alle ore 21).

“Il museo Bardini è uno dei luoghi culturali che l’amministrazione intende valorizzare – afferma il Sindaco di Firenze, Dario Nardella -, spazio eletto negli ultimi anni a grandi retrospettive come quelle di Currin e Brown. È quindi un piacere ritrovare proprio qui le opere di Luca Pignatelli, che già nel 2015 aveva esposto a Firenze, con una riflessione sul tempo e con grande sperimentazione di materiali, accanto a un allestimento originale pensato proprio per le sale del museo. Valorizzazione dell’antico e del presente con la commistione del contemporaneo e del futuro, ecco una delle nostre principali linee guida che vuole condurre Firenze e i suoi luoghi storici, artistici e culturali appieno nel terzo millennio”.

A distanza di poco più di tre anni da “Migranti”, la sua personale nella Sala del Camino della Galleria degli Uffizi, Luca Pignatelli torna a Firenze per un altro evento espositivo che testimonia il ripetuto attraversamento del tempo storico compiuto dalla sua arte in senso inverso rispetto a quanti citano il passato con accademica nostalgia.

Nelle sale del Bardini saranno esposti una serie di lavori su telone ferroviario, legno, carta e lamiera, assieme a grandi dipinti realizzati su tappeti persiani di inizio novecento. Queste ultime produzione dell’artista saranno coerentemente associate alla vasta e rilevante collezione di tappeti del Museo stesso dal ‘400 ad oggi, compreso un manufatto tessile di oltre sette metri utilizzato in occasione della visita di Hitler a Firenze nel 1938. Una nuova serie di lavori su carta verranno altresì esposti  con un allestimento site-specific che coinvolgerà le cornici e gli arredi presenti nella collezione del Museo.

“La mia ricerca degli ultimi anni – dice l’Artista – è un ripensare che cos’è il tempo rispetto all’immagine, ai quadri. Io credo che oggi sia importante collocare l’immagine al centro di una riflessione sulla memoria e il museo Bardini è un simbolo nel mondo di cosa significhi una raccolta capace di rappresentare una stratificazione di tempi ma anche di culture. Con questa mostra vorrei rispondere alla domanda: cosa sta di fronte a un’immagine? Per me si tratta di un tempo plurale, un montaggio di temporaneità, sfalsate e quindi differenti”.

I dipinti di Pignatelli ospitano al centro un variato materiale iconografico antiquario che strappato all’oblio o alla fossilizzazione, alla commercializzazione e al feticismo, restituisce in un linguaggio del presente l’esperienza stessa della classicità, come se quella civiltà non fosse mai svanita, o trapassata, ma fosse una reale presenza tra le immagini circolante tra noi.

In altre parole le sue immagini sono quelle di una classicità che non parla il linguaggio muto, inanimato della copia. Quelle sue figure collocate al centro dello spazio di rappresentazione vivono un tempo che si ripete identico al proprio originale ed entrano immediatamente in comunicazione con il nostro mutevole essere, divenire, trapassare.

Una classicità che integra e comprende anche l’archeologia del moderno, con le sue metropoli, le sue macchine a vapore, quelle volanti in cieli cupi, grandi navi che solcano gli oceani. Si ha l’impressione che Pignatelli sappia prelevare immagini dai repertori iconografici per isolare icone, figure che hanno la forza di veri e propri archetipi dell’inconscio collettivo, che si sono depositate non solo nella nostra memoria visiva, ma nei nostri sentimenti, nelle nostre emozioni. Come gli aerei da guerra che attraversano il tempo storico e trasformano in qualcosa di ancora presente l’incubo della tragedia bellica. O lo skyline di New York, un pezzo della nostra mitologia sentimentale che appartiene a tutti noi, in una sovrapposizione mnemonica collettiva, che è quella del cinema e della fotografia, della cronaca e dello spettacolo.

“Con le opere di Luca Pignatelli – afferma il direttore artistico del Museo Novecento, Sergio Risaliti – accade che tempo storico e tempo dell’arte risorgono allo sguardo come tempo presente, una stratificazione di memorie che lasciano emergere un sentimento di eternità incolmabile che tuttavia si riproduce ogni volta con l’apparizione-appropriazione di forme e proporzioni classiche: una statua intera, un busto, un’architettura, un frammento Il Museo Bardini è il luogo ideale per questo tipo di rivelazione che è esperienza di bellezza e di temporalità allo stesso tempo, nello stesso momento. E questa mostra è anche un passo avanti nella ridefinizione dell’identità e funzione del Museo Novecento, dislocato oltre la sua sede originale”.

Nei dipinti di Pignatelli, le ‘teste’ di età greca o romana hanno spesse volte gli occhi chiusi, sono introverse, lasciano tutto in sospeso, facendoci avvertire solo l’eco di emozioni senza tempo. Evocare la classicità, anche quella del modernismo, può significare per Pignatelli alludere a qualcosa di incommensurabile, fare spazio a un desiderio di grandezza e di vastità.

Riconosciamo in tutto questo sentire, rivivere, un’esperienza neo-romantica della nostalgia che viene drammatizzata dall’uso di supporti poveri o industriali, carichi anch’essi di memoria, per una dialettica tra segni e materiali che non può essere ridotta a mera suggestione linguistica o cinica citazione. Un sentimento di ammirazione e nostalgia per la classicità e il modernismo con le sue illusione e le sue tragedie che non è tanto si rivolge verso la monumentalità per citarne la forma retorica ma vive di un desiderio di bellezza che la memoria rivela al soggetto contemporaneo quando sappia ritrovare il tempo della contemplazione attiva.

INFO:

Museo Bardini, via dei Renai, 37- 50125 Firenze

sito  Musei Civici Fiorentini

‘L’arte come memoria’, ne parlano Di Segni e Schmidt

Al convegno ‘L’arte come memoria: sommersi e salvati nelle collezioni delle Gallerie degli Uffizi’ sono intervenuti Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ed Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi.

“Il messaggio più importante oggi è capire che la Shoah non è solo identità ebraica e ascolto di una tragedia del popolo ebraico, ma fa parte delle identità di tutti gli italiani”, e tale costruzione di identità “passa attraverso studio, conoscenza e riflessione sulle proprie responsabilità”.

La spoliazione delle opere d’arte operata dai nazisti nei confronti di cittadini ebrei, secondo Di Segni, “fa parte di un disegno di sterminio ben preciso, che si esplicita anche sulla dimensione del possesso, per il valore che potevano avere le collezioni”, ma anche come “parte di una sistematica distruzione di identità, nella misura in cui l’arte fa parte di una ricchezza interiore interna delle persone che la possedevano o la realizzavano”.

Anche Eike Schmidt è voluto intervenire con un discorso sulle opere d’arte sottratte agli ebrei quasi 80 anni fa: “A Firenze ci sono decine di opere che mancano all’appello solo dai musei statali fiorentini”, ma altre sono state sottratte anche da famiglie e sinagoghe, perché trafugate negli anni della Seconda guerra mondiale e della Shoah, non solo il ‘Vaso di Fiori’.

“Ci sono ancora tante opere che non sono state identificate; poi ce ne sono altre che sono state identificate ma non ancora restituite”. Schmidt ha sottolineato che “come istituzione museale possiamo soprattutto catalogare quello che manca”, mentre “i governi dovrebbero istituire delle commissioni che si impegnino attivamente, come tra l’altro in Italia avviene già grazie al nucleo di tutela dei carabinieri: è questo ultimo modello che speriamo altri governi seguiranno”.

Schmidt ha concluso con un avvertimento: “Il messaggio principale è quello di sempre: di non pensare che questa sia una cosa che è successa ai tempi dei nonni e dei bisnonni, ma che ha una grande attualità perché c’è sempre il rischio che torni, purtroppo. E’ veramente fondamentale abbracciare pienamente i diritti umani, perché soltanto con questi e con i valori della cultura possiamo assicurare che non si ripetano tragedie come questa”.

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