Monte San Savino: Uccise ladro e gip archivia inchiesta

L’omicidio del 29enne Vitalie Tonjoc era avvenuto il 28 novembre 2018. L’archiviazione per Fredy Pacini era stata chiesta nel maggio 2019

Il gip di Arezzo Fabio Lombardo, ha archiviato le accuse contestate a Fredy Pacini, il gommista 60enne di Monte San Savino (Arezzo) che il 28 novembre 2018 uccise, sparandogli, Vitalie Tonjoc Mircea, 29 anni, moldavo, entrato nella sua rivendita con altre persone al probabile scopo di rubare. L’archiviazione per Fredy Pacini era stata chiesta dal procuratore di Arezzo Roberto Rossi che ha ereditato l’inchiesta dal pm Andrea Claudiani trasferitosi per altro incarico. “E’ la fine di un incubo” le parole di Pacini riferite dal suo legale Alessandra Cheli.

Il 29enne Vitalie Tonjoc è morto per uno choc emorragico dopo essere stato raggiunto da due proiettili. Uno lo ha colpito vicino a un ginocchio, l’altro è andato più alto, vicino al bacino e non c’è foro di uscita: questo secondo colpo potrebbe aver leso un’arteria, probabilmente la femorale, che ha causato un dissanguamento interno.

“Il mio assistito – ha aggiunto il difensore – è soddisfatto perchè, pur comprendendo la gravità della vicenda, considera importante che il giudice abbia capito come lui, in tale circostanza, non potesse fare diversamente”.

A Pacini, che dormiva nella sua officina dopo aver subito già furti, tentati o riusciti, era stato contestato l’eccesso colposo nella legittima difesa. La procura aveva già chiesto l’archiviazione sostenendo che ricorresse la legittima difesa putativa. Ma a settembre scorso il gip l’aveva respinta chiedendo un supplemento di accertamenti ai termine dei quali l’accusa ha ritenuto non essere emersi nuovi elementi diversi. All’archiviazione del procedimento si era opposta la sorella del 29enne morto.

Arezzo: GIP dice no a archiviazione per commerciante che uccise ladro durante furto

 Il gip di Arezzo Fabio Lombardo ha respinto la richiesta di archiviazione per Fredy Pacini, il 61enne rivenditore di gomme e biciclette che nella notte del 28 novembre 2018, a Monte San Savino, sparò, uccidendolo, Vitalie Tonjoc, 29 anni, moldavo, introdottosi nella sua officina-negozio con l’intento di rubare secondo la ricostruzione degli inquirenti.

Il pm Andrea Claudiani, che coordinò le indagini, (allora ad Arezzo, ora trasferito a Perugia per altro incarico), aveva chiesto l’archiviazione riconoscendo a Pacini la legittima difesa putativa. Ma per il gip sarebbe insussistente. Il giudice ha ordinato un supplemento di indagine. Alla richiesta di archiviazione si oppose la sorella del 29enne morto. Pacini, quella notte, si trovava nella sua officina perchè ci dormiva dopo aver subito vari furti tentati o
riusciti.

“Il pm – scrive il gip nel suo provvedimento – ha sostenuto che l’azione difensiva sarebbe
stata posta in essere ‘in anticipo’ mentre cioè il ladro stava entrando nel capannone, ma ciò, a ben vedere, oltre a far venire meno l’attualità del pericolo, sembrerebbe escludere la
possibilità che il Pacini possa davvero essere caduto in errore in merito al fatto che l’intruso avesse la disponibilità di un’arma”.

Il gip prosegue sostenendo che “alla luce di una siffatta ricostruzione dei fatti, non è dato comprendere la ragione per cui il pm, pur affermando che la reazione del Pacini sia stata ‘oggettivamente sproporzionata’ ritenga dapprima in maniera apodittica di poter escludere ogni profilo di colpa in capo all’indagato e subito dopo” di poter “concludere che, quando anche quest’ultimo abbia potuto eccedere colposamente i limiti imposti dalla ritenuta situazione di necessità lo stesso non sarebbe comunque rimproverabile per il ‘grave e anzi estremo allarme che ha inciso sulle sue capacità di freddo discernimento
e razionale contenimento”‘.

Il gip ha ordinato un supplemento di indagine in particolare sugli aspetti legati all’arrivo delle forze dell’ordine al capannone, la disattivazione dell’allarme, la frattura interna e
fatale riportata dal ladro, sul puntatore laser e la torcia in dotazione con la pistola usata da Pacini.

Uccise ladro a Monte San Savino: Procura chiede archiviazione

La procura di Arezzo ha depositato stamani la richiesta di archiviazione per Fredy Pacini, il gommista di 57 anni di Monte San Savino (Arezzo) che il 28 novembre sparò alcuni colpi di fucile uccidendo Mircea Vitalie, 29 anni, che si era introdotto nella sua rivendita di gomme e biciclette probabilmente per rubare. Il pubblico ministero Andrea Claudiani ha firmato la richiesta di archiviazione per legittima difesa putativa.

La Procura di Arezzo ha chiesto l’archiviazione per Fredy Pacini. “E’ legittima difesa putativa”: è questa la conclusione cui è pervenuto il pm Andrea Claudiani al termine delle indagini sulla morte di Vitalie Mircea, 29 anni, il ladro ucciso il 28 novembre 2018, dopo che era entrato per rubare nel capannone del gommista di Monte San Savino (Ar). Non c’è stato bisogno di ricorrere alla nuova legge sulla legittima difesa: il magistrato ha applicato la scriminante ispirandosi al vecchio articolo del codice penale. In sostanza, il pm ha ritenuto che pur in assenza di una reale aggressione alla persona, Pacini abbia agito in modo non perseguibile penalmente, per tutelare la sua incolumità.

Secondo il pm, Fredy Pacini riteneva di essere in una situazione di effettivo pericolo, tale da affrontare anche con gli spari. Adesso dovrà essere il Gip del Tribunale ad accogliere o meno la tesi del pubblico ministero. Lo scorso 9 maggio Fredy Pacini, accompagnato dall’avvocato difensore Alessandra Cheli, è stato ascoltato dal pm Claudiani nell’interrogatorio che ha chiuso le indagini. Determinante per la richiesta di archiviazione anche la perizia balistica con il manichino per ricostruire l’accaduto.

Nel primo interrogatorio davanti al pm, subito dopo i fatti, Pacini si era avvalso della facoltà di non rispondere anche perché gli inquirenti avevano riscontrato un’incongruenza tra quanto aveva raccontato il gommista ai carabinieri, cioè che aveva sparato dall’alto verso il basso, dal soppalco del magazzino verso il piano terra in cui era penetrato il moldavo, e quanto stabilito invece dall’autopsia, secondo cui il proiettile era penetrato nella coscia dell’intruso dal basso verso l’alto. Adesso che la perizia balistica, svolta dal consulente tecnico d’ufficio Paride Minervini, l’esperto incaricato dal pm Claudiani, ha confermato di fatto la versione di Pacini, dimostrando che quel colpo fu sparato dall’alto, ma raggiunse il giovane mentre si trovava a terra, per essere scivolato sui vetri infranti della porta d’ingresso che era stata forzata, quindi con le gambe verso l’alto, e che dimostrerebbe che la reazione sarebbe compatibile con la legittima difesa, l’artigiano ha chiesto di essere ascoltato per fornire nel dettaglio la sua versione dei fatti.

Secondo ricostruzione dell’accaduto, avvalorata anche dalla perizia balistica, la notte del 28 novembre Pacini si trovava a dormire in ditta, in via della Costituzione, nella zona industriale di Monte San Savino, cosa che accadeva da tempo perché, esasperato dai furti che negli anni aveva subito, riteneva così di poter difendere la sua proprietà, tenendo a porta di mano una pistola Glock. Poco dopo le 3 venne svegliato di soprassalto dal rumore dei vetri di una finestra del capannone che venivano infranti con una mazza. Dal soppalco del magazzino, dove si trovava la stanza in cui dormiva, stringendo in pugno la sua pistola, intravide due persone che erano entrate nel capannone e sparò cinque colpi verso il basso: tre finirono contro il portone dell’officina, uno raggiunse il moldavo a un ginocchio e un altro lo colpì alla coscia, recidendogli l’arteria femorale e causandogli lo choc emorragico che ne determinò la morte.

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini si è espresso sulla quesione: “Ogni tanto una bella notizia!!! – si legge dal suo tweet – Ho appena chiamato Fredy Pacini per felicitarmi e ribadirgli che eravamo, siamo e saremo sempre al suo fianco, sempre dalla parte del diritto alla legittima difesa!”.

Uccide ladro: pm affida a Minervini perizia traiettoria colpi

Minervini è noto per aver lavorato in casi importanti come l’omicidio di Gabriele Sandri ad opera del poliziotto Luigi Spaccarotella, quello di Nicola Calipari in Iraq e della giornalista Ilaria Alpi in Somalia. Dal 2007 è consulente tecnico della Commissione del Senato della Repubblica Italiana per l’uranio impoverito e per il caso della Moby Prince. A Minervini è stato affidato anche il caso del proiettile recentemente scoperto per uno dei delitti del mostro di Firenze.

E’ Paride Minervini, senese, maggiore dei paracadutisti, il perito scelto dal pm Andrea Claudiani per la perizia balistica nell’ambito dell’inchiesta per la morte del 29enne moldavo Mircea Vitalie, raggiunto da due colpi di pistola esplosi dall’imprenditore 57enne di Monte San Savino (Arezzo) Fredy Pacini che lo aveva sorpreso all’interno della sua azienda con un complice.

La perizia, affidata oggi, dovrà stabilire la traiettoria dei proiettili.

La perizia balistica potrebbe rivestire un ruolo decisivo nella vicenda dell’imprenditore che da quattro anni dormiva nella sua officina visitata svariate volte dai ladri, attualmente indagato per eccesso di legittima difesa. Pacini è assistito dagli avvocati Giacomo Chiuchini e Alessandra Cheli.

Uccide ladro: Consiglio Toscana, no a contributo per Pacini

Polemica in Consiglio regionale per un ordine del giorno, respinto, presentato dalla Lega che chiedeva alla Regione di stanziare 10mila euro per contribuire alle eventuali spese legali di Fredy Pacini, l’imprenditore di Monte San Savino (Arezzo) che ha ucciso un ladro entrato nella sua officina.

Il documento, presentato in Consiglio Regionale, è a firma dei consiglieri del Carroccio Elisa Montemagni (capogruppo), Jacopo Alberti e Marco Casucci e collegato alla seconda variazione al bilancio 2018-20 della Regione Toscana.

“Invito i colleghi della Lega a ritirare l’atto, non è in questi termini che si deve affrontare la questione”, ha detto il capogruppo M5s Giacomo Giannarelli intervenendo nel dibattito.
“E’ una questione – ha detto Giannarelli – da analizzare sotto tanti punti di vista ma non ideologici”.

In Toscana, ha proseguito il capogruppo M5s, c’è un problema di sicurezza, e “non è con le armi, con la polizia privata o il peperoncino che si danno risposte, ma neppure con le politiche di sinistra o con la retorica”. Per Tommaso Fattori (capogruppo Sì Toscana a sinistra), “è incredibile che nel giorno della Festa della Toscana, che celebra l’abolizione della pena di morte, si presenti un ordine del giorno che è un inno alla pena di morte senza processo per chi commette un furto”.

Il capogruppo del Pd Leonardo Marras ha osservato che “lo Stato di diritto non può essere violentato e la giustizia farà il suo corso; la Regione non può assumere una decisione del genere”.

“Pacini è stato lasciato solo finora, non vediamo cosa ci sia di male a chiedere che la Regione possa pagare le spese legali – ha detto in conclusione Casucci (Lega) -. Non ritiriamo l’ordine del giorno e respingiamo al mittente queste continue accuse di barbarie politica; siamo pronti a confrontarci ma non a prendere lezioni da nessuno.

Monte san Savino: morte ladro per choc emorragico mentre scappava

E’ morto per uno choc emorragico mentre scappava l’uomo ucciso a Monte San Savino (Arezzo), durante un tentativo di furto in piena notte nell’azienda di Fredy Pacini, l’uomo che difendendo la sua ditta, gli ha sparato.

E’ uno dei primi risultati emersi dall’autopsia che si è conclusa verso le 15.30 all’obitorio di Arezzo. Secondo quanto si apprende, il 29enne Vitalie Tonjoc è stato raggiunto da due proiettili. Uno lo ha colpito vicino a un ginocchio, l’altro è andato più alto, vicino al bacino e non c’è foro di uscita: questo secondo colpo potrebbe aver leso un’arteria, probabilmente la femorale, che ha causato un dissanguamento interno.

I carabinieri di Arezzo nei loro accertamenti hanno scoperto che il moldavo Vitalie Tonjoc, 29 anni, ucciso a Monte San Savino (Arezzo) dal commerciante Fredy Pacini ha numerosi precedenti per furti in Italia e che su di lui gravava un’ordine di carcerazione della procura di Milano.
E’ quanto si apprende da fonti ad Arezzo. Inoltre è emerso che il passaporto usato per rientrare in Italia il settembre scorso riporta accanto al suo nome il cognome della moglie, cosa che in Moldavia è possibile fare e che gli consentiva di non essere identificato in caso di eventuali controlli.

Continuano intanto le ricerche da parte dei carabinieri del complice del moldavo, che dopo essersi introdotto nel capannone di via della Costituzione è scappato riuscendo a far perdere le proprie tracce.

Secondo la ricostruzione dei carabinieri, infatti, erano almeno due le persone entrate intorno alle 4 di notte nel perimetro dell’azienda di Pacini. All’interno del capannone sarebbe poi riuscito a entrare uno solo, il 29enne. Si cerca anche l’auto con cui i due erano arrivati sul posto: per questo potrebbero tornare utili alcune telecamere della zona. Nell’azienda di Pacini i carabinieri hanno sequestrato il piccone usato per rompere un vetro dell’ingresso e la pistola con cui il commerciante ha sparato, un’arma regolarmente detenuta.

In serata il commerciante toscano, 57 anni, è comparso in procura per essere interrogato dal pm Andrea Claudiani, ma si è avvalso della facoltà di non rispondere. A riferirlo i suoi legali all’uscita dal Palazzo di giustizia di Arezzo, i quali hanno spiegato che aspetteranno la relazione sul’autopsia, attesa tra 60 giorni, e che hanno chiesto al pm di effettuare un sopralluogo alla ditta di Pacini, a Monte San Savino. Fredy Pacini era visibilmente sconvolto ed è scoppiato in lacrime davanti al pm“Pacini ha realizzato di aver ucciso un uomo di 29 anni ed era sconvolto”, si riporta da fonti vicine all’inchiesta.

“Fredy Pacini sta vivendo in modo traumatico quanto è successo”, hanno detto i suoi difensori Giacomo Chiuchini e Alessandra Cheli al termine dell’ interrogatorio: “finora è stato molto forte ma quando si è trovato davanti al pubblico ministero ha rivissuto quel momento tragico perché dobbiamo ricordarci che la morte di una persona è la prima cosa che è avvenuta. Quindi tristezza e rammarico per quello che è successo”.
Il commerciante dopo che si è avvalso di non rispondere dal pm è stato fatto uscire da un ingresso secondario del palazzo di giustizia di Arezzo per evitare di incontrare giornalisti e telecamere assiepati all’abituale ingresso all’edificio.

Intanto, sono in corso anche verifiche sui precedenti furti o tentati furti, subiti dalla ditta di Pacini. Il gommista ha parlato di ben 38 episodi, ma ai carabinieri risultano solo sei denunce.
Infine, ci sono accertamenti anche su tentativi di furto che negli stessi momenti in cui Fredy Pacini ha ucciso il 29enne si sarebbero verificati nei pressi di un gruppo di case non distanti dall’azienda del gommista.

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