Bekaert: ancora otto settimane di cassa, Fiom non firma licenziamenti

Gli oltre 100 dipendenti della Bekaert rimasti, potranno utilizzare le residue 8 settimane di cassa covid previste in finanziaria, un’opportunita’ senza alcun costo a carico dell’azienda che nonostante cio’ si e’ opposta fino all’ultimo. Un ‘respiro’ che si accompagna alla ricerca di una soluzione di reindustrializzazione del sito di Figline Valdarno. E’ quanto scaturito dopo il tavolo di crisi e quello tecnico.

“E’ stato guadagnato tempo prezioso, pero’ ora il governo deve utilizzarlo al meglio”, commenta Valerio Fabiani, delegato del presidente della Regione Toscana Eugenio Giani al lavoro e alle crisi aziendali, che ha sostenuto le proposte della Regione con Arti e in contatto continuo con i rappresentanti sindacali. Fabiani ricostruisce il lavoro portato avanti con il governo centrale fino a ottenere l’impegno pubblico e formale, da parte dell’allora sottosegretaria Alessia Morani, di riunire un tavolo presso il Mise.

Un punto sul quale lo stesso presidente Giani e’ tornato sabato scorso, nella lettera aperta scritta al nuovo ministro Giancarlo Giorgetti, per sollecitare l’intervento ministeriale sulla vicenda di Bekaert. “Come si vede la Regione c’e’ – aggiunge Fabiani – Rivendichiamo con orgoglio l’assorbimento di oltre 60 lavoratori ex Bekaert da parte di Laika, la multinazionale che produce camper a San Casciano”.

Un ringraziamento specifico Fabiani lo rivolge a Fim, Fiom e Uilm: ” Le sigle sindacali fino all’ultimo hanno seguito questa trattativa, seppure con distinte posizioni: Fiom non ha firmato l’accordo in sede tecnica pur essendo disponibile a partecipare a tutti i futuri tavoli che ci saranno per la reindustrializzazione”.

“La vertenza Bekaert – dichiara Francesca Re David, segretaria generale Fiom-Cgil- e’ diventata emblematica per la determinazione e la lotta dei lavoratori contro la chiusura decisa dalla multinazionale secondo logiche che nulla hanno a che vedere con l’andamento dell’impresa. Oggi mentre si discute sulle risorse del Recovery Plan, siamo sempre piu’ convinti che nessun piano di rilancio industriale sia credibile se non si salvaguarda l’occupazione esistente garantendo la riapertura delle aziende sui nostri territori. Per questo la Fiom rifiuta di firmare i licenziamenti e chiede al Governo e a tutte le istituzioni di fare la sua propria parte”.

A margine del tavolo tecnico il segretario generale della Fiom Cgil Firenze-Prato Daniele Calosi osserva che “abbiamo fatto tutto il possibile per trovare una soluzione a questa vertenza. Durante tutti questi mesi grazie alla determinazione dei lavoratori e della Fiom non abbiamo mai consentito a Bekaert di procedere ai licenziamenti, ma abbiamo sempre chiesto che alla perdita del lavoro corrispondesse una nuova occupazione soprattutto attraverso la reindustrializzazione del sito di Figline e Incisa, sta in questa logica infatti l’accordo siglato con Laika”

“Non possiamo percio’ oggi- continua la Fiom- siglare un accordo che preveda licenziamenti in assenza di prospettive occupazionali certe per i lavoratori. Abbiamo quindi chiesto all’azienda il ritiro della procedura di licenziamento, rinnovando la disponibilita’ a firmare accordi sulle uscite volontarie, e l’attivazione immediata della Cassa Integrazione per Covid-19, totalmente gratuita per Bekaert, al fine di guadagnare quel tempo necessario ad avere l’incontro al Ministero dello Sviluppo Economico alla presenza del neo Ministro Giorgetti, come richiesto anche dal Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani nella lettera inviata sabato scorso. Dopo 32 mesi trascorsi a lottare perché alla perdita del lavoro corrispondesse una nuova occupazione non siamo disposti a firmare un accordo che lascia per strada piu’ di cento lavoratori”.

Infine, “se avessimo voluto fare un accordo economico non avremmo aspettato trentadue mesi. Il sindacato negozia la reindustrializzazione ed il lavoro, non la mitigation e gli incentivi. Dopo oltre 60 anni di attivita’ si chiude una fabbrica che ha fatto la storia di un territorio. Una vergogna ed una mancanza di rispetto per i lavoratori e per il territorio. Tutto cio’ che hanno ottenuto i lavoratori e’ il risultato dell’impegno del sindacato e della loro mobilitazione. L’eventuale mancata reindustrializzazione del sito avra’ delle responsabilita’ ben definite”.

Busta contenente proiettile al segretario Fiom Toscana

Nella giornata di ieri, 15 dicembre, al segretario generale della Fiom Toscana, Massimo Braccini, è stata recapitata nella sua abitazione, una busta contenente un proiettile”. A scriverlo  la segretaria generale della Fiom Cgil Francesca Re David.

“La Fiom – si legge nella nota a proposito della busta contenente il proiettile – considera tali minacce gravissime e inaccettabili e, come sempre nella sua storia, condanna ogni atto di violenza ed esprime tutto il sostegno e la totale vicinanza a Massimo, che qualcuno tenta di colpire per il suo lavoro attento e responsabile di dirigente sindacale”.

“Confidiamo come sempre nel ruolo della Magistratura e delle Forze dell’ordine affinché si faccia luce al più presto – si legge sempre nella nota – Nel frattempo, tutta la nostra organizzazione, territoriale e nazionale, è al fianco di Massimo Braccini per respingere ogni tentativo di intimidazione”.

Arriva anche la solidarietà della segretaria generale Cgil Toscana, Dalida Angelini: “Gravissima intimidazione al nostro Massimo Braccini. A lui e alla Fiom va la totale vicinanza e la solidarietà mia e, mio tramite, di tutti gli organismi dirigenti della Confederazione, delle iscritte e degli iscritti della Cgil. Nel mentre condanniamo ogni forma di violenza diciamo chiaramente che non ci faremo intimidire, la nostra azione per il lavoro, per i diritti, per la democrazia continua e si rafforza”.

 

“La Fabbrica che non volle chiudere”: presentazione alle ore 17 presso La Feltrinelli

Oggi, venerdì 6 dicembre, ore 17 presso la Feltrinelli in via De’ Cerretani 40r, ci sarà la presentazione del libro ‘La Fabbrica che non volle chiudere’. Un racconto sulla vicenda della fabbrica Bekaert di Figline Valdarno che sarà presentato dai due autori, Domenico Gaurino e Daniele Calosi. L’ingresso è libero, a moderare la giornalista Chiara Valentini.

A giugno del 2018 la multinazionale Bekaert decide di chiudere lo stabilimento di Figline Valdarno (Fi) mandando a casa i 318 lavoratori. Da quel momento ‘la Fabbrica’ diventa l’epicentro di una vera e propria epopea popolare che vede al centro la lotta degli operai e la solidarietà dell’intera comunità. “La fabbrica che non volle chiudere” è il racconto di questa straordinaria storia di militanza, dignità ed impegno civile.

Un romanzo che attraverso la cronaca e le riflessioni dei protagonisti, dà voce ai sentimenti, alle paure, alle speranze, ai pensieri di chi quella vicenda ha vissuto in prima persona. “Una vicenda da ascoltare più che da leggere -dichiara Daniele Calosi, segretario FIOM Firenze- che mette in luce l’assenza di una politica industriale per il Paese, di una classe imprenditoriale degna di questo nome e soprattutto l’assenza di protezione sociale dei lavoratori che, abbandonati al loro destino, provano persino a costruirsi da soli una soluzione” . Il libro si avvale della prefazione del segretario generale della CGIL, Maurizio Landini, e della postfazione della segretaria della Fiom nazionale, Francesca Re David.

“Quel che appariva, con forza, sullo sfondo del racconto giornalistico era che con la Bekaert, insieme con i lavoratori della fabbrica, si era mossa un’intera comunità, la quale aveva assunto quella vicenda come simbolo di una Resistenza contemporanea ai meccanismi perversi della globalizzazione. Mi convinsi allora che la chiave fosse in questo, nel restituire cioé quel senso di pluralità ed insieme di drammaticità (nel significato più propriamente teatrale del termine) quasi epica che quella vicenda emanava. Il libro che avete tra le mani è appunto il tentativo di dare forma concreta a questa intuizione” dall’introduzione di Domenico Guarino.

“In un momento in cui la nostra storia, la storia delle lotte sociali e delle conquiste sindacali, tende a essere emarginata, a non fare più parte della cultura e del sentire profondo del Paese, è importante che la nostra organizzazione, il sindacato, si dedichi a lasciarne traccia” dalla prefazione di Maurizio Landini.

Sciopero metalmeccanici 14 giugno: manifestazioni a Milano, Firenze e Napoli

Lo sciopero generale di otto ore dei metalmeccanici già proclamato da Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil per venerdì 14 giugno sarà accompagnato da tre manifestazioni unitarie al nord, centro e sud, che si svolgeranno in contemporanea a Milano, Firenze e Napoli.

Da domani partiranno le assemblee nei luoghi di lavoro. A spiegarlo i segretari generali delle tre sigle dei metalmeccanici, Francesca Re David, Marco Bentivogli e Rocco Palombella, al termine degli esecutivi unitari convocati in preparazione dello sciopero. Iniziativa che vede al centro il lavoro e lo sviluppo, con le richieste dei sindacati rivolte al governo ma anche alle imprese, per il rilancio della politica industriale e degli investimenti pubblici e privati, il sostegno all’occupazione e ai salari, la riforma degli ammortizzatori sociali.

La manifestazione a Milano sarà conclusa da Bentivogli, a Firenze da Palombella e a Napoli da Re David. “Abbiamo discusso e deciso che era necessario far sentire la voce dei metalmeccanici tutti insieme”, ha detto Palombella, a partire “dall’emergenza” rappresentata dal “degrado industriale che riguarda anche il settore metalmeccanico: il Paese è fermo e il sistema industriale non riesce a decollare. E questo dipende dalle scelte che governo e imprese devono realizzare”.

Anche Bentivogli ha sottolineato la fase di stagnazione, dopo la recessione tecnica, in cui si trova oggi il Paese e ha sostenuto come diversi provvedimenti “dalla legge di Bilancio al Def e al decreto crescita stanno mortificando l’Italia del lavoro”. Di qui la necessità di “un’azione di contrasto alle politiche in campo”, ha evidenziato. “Quando parliamo di politiche industriali ci rivolgiamo al governo ma anche alle imprese perché investono poco”, ha detto Re David, rimarcando la necessità di rimettere al centro il lavoro e i diritti dei lavoratori.

Aferpi, Re David: “vogliamo essere ottimisti”

Francesca Re David, segretaria generale della Fiom-Cgil, esprime il suo ottimismo sulla situazione della Aferpi di Piombino.

“Rispetto a come è stata drammatica quella vicenda, ci sembra che si sia incamminata in una soluzione positiva, quindi vogliamo essere ottimisti”: lo ha detto Francesca Re David, segretaria generale della Fiom-Cgil, parlando della situazione della Aferpi di Piombino a margine di un evento sulla sicurezza a Firenze.”

“Per quanto ci riguarda – ha proseguito – ci vuole una sicurezza per l’insieme dei lavoratori, e crediamo che ci sia anche un impegno positivo da parte anche delle istituzioni, sia nazionali che locali, che si muove in quella direzione. Non molliamo niente sul controllo per quanto riguarda la situazione, però è una situazione sicuramente molto migliore di quella che oggi ci troviamo all’Ilva”.

“Bisogna fare in modo che a Piombino ci siano tutte le reindustrializzazioni che sono state previste, per cui bisogna fare in modo che il governo apra tutti i dossier che sono stati lasciati dal precedente governo, e che li concluda nella maniera più utile possibile”: lo ha detto Marco Bentivogli, segretario generale della Fim-Cisl, a margine di un evento sulla sicurezza a Firenze. “Piombino è stata per tanti anni una delle capitali dell’acciaio di questo paese – ha aggiunto – bisogna fare in modo che questo avvenga con un upgrade di tecnologie e di capacità produttiva”. Secondo Bentivogli, sul caso specifico di Aferpi “siamo in una situazione che deve essere confermata come una svolta, non perdendo più tempo perché se ne è perso fin troppo”.

“Ci sono tutte le condizioni per assicurare un futuro” allo stabilimento Aferpi di Piombino, ma “per poter dire questo dobbiamo verificare gli investimenti, e dobbiamo verificare il piano industriale”: lo ha affermato Rocco Palombella, segretario generale della Uilm-Uil, a margine di un evento sulla sicurezza sul lavoro a Firenze. “Solo quando abbiamo verificato realmente, concretamente queste cose – ha aggiunto – possiamo parlare di uscita da una situazione di crisi”.

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