🎧 Fondazione Caponnetto ricorda Giovanni Falcone

Firenze, il prossimo 23 maggio, dopo due anni di stop causa Covid, la Fondazione Caponnetto, insieme con l’onlus Bevi con la Testa,  tornerà a Suvignano – un bene sottratto ad un mafioso e restituito alla collettività per coltivare e allevare nella legalità e nel rispetto dei diritti – a ricordare Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Vito Schifani, morti a Capaci 30 anni fa.

Quel giorno ci saranno tanti studenti delle scuole della Toscana per uno spettacolare flash mob dal titolo “Toscana Chiama Palermo”. Domenico Billotta, responsabile nazionale scuola, della fondazione Caponneto, ci ha descritto il flash mob del 23 maggio: “I ragazzi creeranno la scritta umana ‘Yes to memory’ e striscioni con scritto ‘No alla guerra’ e ‘No alle dipendenze'”. In contemporanea si alzerà in aria una mongolfiera con su scritto ‘No alle mafie’ e ci sarà anche un drone che riprenderà dall’alto il tutto”.

In podcast, l’intervista al responsabile nazionale scuola, della fondazione Caponneto, Domenico Bilotta.

Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Caponnetto, ha detto che l’iniziativa è stata organizzata a Suvignano “perché quella tenuta è fra i più grandi sequestri dei beni della mafia fatto in Italia, e il primo sequestro di quel bene venne fatto proprio da Falcone. Una iniziativa che coinvolge i ragazzi, una iniziativa nuova, diversa dal solito che rende dinamico il ricordo di Falcone e Borsellino senza dimenticare ovviamente la strage di via dei Georgofili”.

In dieci anni il Progetto ‘Giovani sentinelle della legalità’ della Fondazione Antonino Caponnetto ha coinvolto 130000 studenti delle scuole italiane e saranno ancora gli studenti, in totale 1500, i protagonisti dell’iniziativa in programma a Suvignano (Siena) il 23 maggio, a 30 anni dalla morte per mano della mafia di Giovanni Falcone.

🎧 Subappalti, Fond. Caponnetto: deregulation aiuta mafie

La fondazione intitolata al magistrato Antonino Caponnetto :”Semplificare deve far rima con decuplicare gli addetti ai controlli. Lottare contro la mafia non significa essere contro lo sviluppo ma, al contrario, favorire lo sviluppo sostenibile”.

“In questi giorni si parla molto di appalti in questi giorni in relazione alle intenzioni del governo di derogare al codice degli appalti e di liberalizzare il sub appalto reintroducendo il criterio del massimo ribasso. Se ne parla in un momento in cui la mafia, in tutte le sue varietà, è in forma perfetta. http://www.antoninocaponnetto.it/Per non aiutare la mafia occorre da un lato eliminare l’eccesso di burocrazia, ma semplificare deve far rima con decuplicare gli addetti ai controlli che sono troppo pochi e sovraccarichi di lavoro”  questo quanto afferma in un comunicato la Fondazione Antonino Caponnetto

Per la Fondazione Caponnetto :” Ci vuole anche altro per non aiutare la mafia” ovvero ” bisogna vietare il massimo ribasso… È bene essere chiari. La mafia ci va a nozze.
– è necessaria una unificazione delle Banche Dati per rendere più efficace l’operato degli addetti ai lavori e quindi ai controlli e superare l’odierna frammentazione delle informazioni in numerose Banche Dati che non dialogano tra loro. – bisogna controllare ed avere l’elenco di chi vince gli appalti e chi ottiene i sub appalti”

“Lottare contro la mafia non significa essere contro lo sviluppo ma, al contrario, favorire lo sviluppo sostenibile. In caso contrario aiuteremo la mafia che si accaparrerà i fondi del recovery fund” conclude Salvatore Calleri, presidente della Fondazipne Caponnetto

🎧 “Subappalti liberi significherebbero infiltrazioni mafiose certe”

“Subappalti liberi significherebbe infiltrazioni mafiose certe”: Lo ha affermato il prof. Vincenzo Musacchio nel suo intervento on line 29mo vertice antimafia, ‘Ricordando Falcone, Borsellino e Caponnetto’: promosso dalla Fondazione Antonino Caponnetto.

La mafia “esiste ancora” ma “non e’ invincibile”, ed e’ necessaria una scelta netta: “Nessuna zona grigia, nessuna omerta’ ne’ tacita connivenza: o si sta contro la mafia o si e’ complici dei mafiosi”. Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo intervento all’Aula Bunker del carcere dell’Ucciardone, alla cerimonia commemorativa in occasione dell’anniversario delle stragi di Capaci e di Via d’Amelio.

“La mafia, lo sappiamo, esiste tuttora. Non e’ stata ancora definitivamente sconfitta. Estende i suoi tentacoli nefasti in attivita’ illecite e insidiose anche a livello internazionale. Per questo e’ necessario tenere sempre la guardia alta e l’attenzione vigile da parte di tutte le forze dello Stato. Ma la condanna popolare, ampia e possente, ha respinto con efficacia, in modo chiaro, corale e diffuso”. E questo è stato ribadito ieri anche nella diretta Facebook del   29mo vertice antimafia, ‘Ricordando Falcone, Borsellino e Caponnetto’: promosso dalla Fondazione Antonino Caponnetto che ha visto la presenza di Giuseppe Antoci, Paolo Borrometi, Catello Maresca, Cesare Sirignano, Piera Aiello, Gianluca Cantalamessa, Mario Giarruso, Claudio Metzger, Ciro Troiano, Vincenzo Musacchio e di molti altri.
Il vertice è anche l’inizio di un corso di formazione sulla mafia, “Dialoghi sulle mafie“, organizzato dall’Istituto Avventista e della Fondazione Caponnetto. Un corso che vuole essere un vaccino contro la mafia che sfrutta la pandemia e la forte crisi economica e sociale che ne consegue per estendere la sua funesta presenza.
AUDIO: un estratto dell’intervento del prof. Vincenzo Musacchio, giurista, già docente di diritto penale, ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Allievo di Giuliano Vassalli e amico e collaboratore di Antonino Caponnetto chiamato personalmente dal Presidente della Commissione Bilancio del Parlamento europeo nell’aprile scorso come consulente della Commissione Bilancio che si occuperà anche del controllo sullo stanziamento dei fondi europei (tra cui il Recovery Fund) affinché elabori proposte d’interventi per evitare le infiltrazioni mafiose proprio su tali fondi.
Musacchio ha dedicato un focus al pericolo contenuto del Decreto Semplificazioni sulla liberalizzazione dei subappalti. Questo significherebbe “infiltrazioni mafiose certe”.

🎧 Incendi Bucine, Fondazione Caponnetto: si indaghi su sospetto Mafia

La Fondazione Caponnetto auspica, nel pieno rispetto dell’autorità giudiziaria, che si indaghi a 360 gradi con una attenzione pure al fenomeno mafioso. Intervista con il presidente SALVATORE CALLERI

La Fondazione Antonino Caponnetto esprime la propria preoccupazione per gli incendi avvenuti in provincia di Arezzo a Bucine ed auspica, nel pieno rispetto dell’autorità giudiziaria che si indaghi a 360 gradi con una attenzione pure al fenomeno mafioso. La provincia di Arezzo è sempre stata monitorata con attenzione dalla Fondazione Caponnetto e pure dal giudice quando era in vita.Non si abbia paura di nominare la mafia in un territorio in cui è ben presente e dove con il Covid si sta arricchendo sempre di più”.

Lo dichiara Salvatore Calleri presidente della Fondazione Antonino Caponnetto

Focus sulle presenze della criminalità organizzata nella provincia di Arezzo
Nella provincia di Arezzo, in particolare in Val di Chiana e Valdarno, si concentrano gli interessi di soggetti legati alla camorra napoletana .
Tale presenza, afferma la fondazione Caponnetto,  nel semestre in esame [1° 2020, il 2° deve ancora uscire], è confermata da un provvedimento ablativo disposto dal GIP di Napoli nei confronti dell’imprenditore campano che, tra Firenze e Arezzo, aveva creato una vera e propria holding criminale con lo scopo di riciclare i proventi illeciti provenienti dal clan Mallardo.
Alcuni provvedimenti interdittivi disposti dal Prefetto di Arezzo hanno, peraltro, evidenziato rischi di infiltrazione mafiosa anche da parte della ‘ndrangheta, in particolare per due aziende operanti nella ristorazione, rispettivamente riconducibili alla famiglia Bagalà (del clan Piromalli) di Gioia Tauro e alla cosca Labate di Reggio Calabria.
Le misure seguono quella emessa nel 2018 (confermata da una pronuncia del Tar) nei confronti di una società operante nel settore dei servizi, tenuto conto dei legami affaristici e personali tra il nucleo familiare cui l’azienda è riconducibile ed elementi di una cosca calabrese.
Per quanto riguarda i traffici degli stupefacenti, conclude il report della fondazione Caponnetto,  è risultata di rilievo l’operazione eseguita il 6 marzo 2020 ad Arezzo dai Carabinieri, nei confronti di soggetti appartenenti a due gruppi criminali uno albanese e uno romeno, i quali operavano anche in altre località (Firenze, Perugia, Brescia, Trento e Verbania) dove sono state effettuate perquisizioni.

Fondazione Caponnetto: in Toscana c’è ‘auto-omertà’, rischia di essere divorata dalla mafia

La Toscana “rischia di essere divorata dalla mafia in quanto le cosche fanno quello che vogliono”, “il principale punto debole è quello che in Toscana esiste la auto-omertà, ossia la paura di affrontare la mafia in modo effettivo e non a parole. La paura di ammettere che la mafia e la criminalità organizzata sono molto presenti. La paura di dover riconoscere che in Toscana si sversano i rifiuti”. E’ quanto denuncia un rapporto dell’osservatorio OmCom presentato stamani a Firenze dalla Fondazione Caponnetto sui lungarni nel giardino dedicato al magistrato Antonino Caponnetto.

In regione “la questione rifiuti determina un cambiamento epocale nel disagio che subisce la Toscana. Nel 2013 la camorra sversava.
Nel 2017 imprenditori locali sversano e ci sono intercettazioni choc, paragonabili a quelle dei peggiori camorristi” con frasi tipo “‘che muoiano i bambini non m’importa’”. Il report riassume varie criticità emerse nella regione Toscana in tempi attuali.
“Nel 2017 al mercato ortofrutticolo di Firenze un imprenditore locale si rivolgeva alla ‘ndrangheta per riscuotere un debito”, “negli ultimi anni vi sono state operazioni al porto di Livorno che hanno dimostrato l’interesse criminale della ‘ndrangheta che lo utilizza per i suoi traffici. Quando un’organizzazione criminale usa un porto, in parte lo controlla”. Inoltre sempre Fondazione Caponnetto e OmCom ricordano che “nel biennio 2019-2020 ci sono state numerose operazioni antimafia tra cui il caso delle cosche calabresi interessate alla Stazione Foster”, nel tunnel Tav sotto Firenze, “oppure del commissariamento di
una importante azienda calabrese che si occupa di manutenzione strade e rifiuti”.

A Firenze e nell’hinterland “sono ben presenti sia gruppi riconducibili alle famiglie mafiose
siciliane, calabresi e campane che gruppi criminali più o meno organizzata di nazionalità straniera in particolare albanesi, nordafricani e nigeriani-gambiani” mentre sull’asse con Prato la mafia cinese ha clan “forti e radicati”. Lo dice un focus dedicato alla città di Firenze nel rapporto dell’osservatorio OmCom della Fondazione Caponnetto sulle mafie e sul loro radicamento nel territorio. Il report rivela, tra l’altro, che “l’area Firenze, Prato ed Osmannoro è considerata centrale a livello nazionale per la mafia/criminalità organizzata” cinese e “ultimamente è emerso che per i canali internazionali di riciclaggio si servono pure di un canale comune con i clan calabresi”. Il rapporto evidenzia varie criticità a Firenze dovute a usura, riciclaggio, intermediazioni e acquisti immobiliari, scommesse, spaccio, anche il fenomeno dei parcheggiatori abusivi. Secondo il presidente della Fondazione Caponnetto Salvatore Calleri “in un periodo così difficile economicamente, è necessario cambiare registro rapidamente. Bisogna agire prima che i fenomeni criminali avvengano per contenerli e combatterli in modo più efficace. Bisogna quando dei soggetti acquistano dei beni o subentrano in delle attività, domandarsi: chi sono? Cosa fanno? Di chi sono amici?Di chi si circondano? Da dove prendono i soldi? Se le cinque domande non ricevono risposte chiare ed adeguate siamo di fronte ad un rischio criminale altissimo”.

Fondaz. Caponnetto: “attenzione alla presenza della ‘Ndrangheta nel porto di Livorno”

Il presidente Calleri: “Se un porto è usato per i traffici internazionali di droga significa che è in parte controllato dall’organizzazione criminale che lo usa per non mettere a rischio il proprio investimento”.ASCOLTA L’INTERVISTA

“Ieri al porto di Livorno si è assistito ad un sequestro record di 3.3 tonnellate di cocaina dirette a Marsiglia. Oltre ai complimenti alle autorità inquirenti ed alle forze dell’ordine Francesi ed Italiane, come Fondazione Caponnetto non possiamo non ricordare che da anni chiediamo un maggiore controllo dei porti toscani con in primis quello di Livorno. Il nostro ultimo intervento risale alla relazione del 3 gennaio 2020. Il porto di Livorno, ma non solo – abbiamo scritto e detto nel corso di una conferenza stampa -, sarà un osservato speciale nel 2020. Non è possibile avere paura di affrontare la questione che se un porto è usato per i traffici internazionali di droga significa che è in parte controllato dall’organizzazione criminale – la ‘ndrangheta nel caso di Livorno – che lo usa per non mettere a rischio il proprio investimento. Colpevole non affrontare il problema. Non abbassiamo la guardia!”

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