Metalmeccanici Fiom: scioperi e proteste nelle fabbriche

Mobilitazioni avvenute a seguito dell’interruzione delle trattative per il rinnovo del contratto. 

“Alla notizia dell’interruzione della trattativa per il contratto nazionale dei metalmeccanici in molte fabbriche della provincia di Firenze lavoratrici e lavoratori hanno deciso di effettuare scioperi e assemblee”: lo annuncia la Fiom-Cgil Toscana, dando conto di iniziative in aziende del territorio come Alstom, Leonardo, Thales, Lottomatica, Laika, Elen e Esaote.

“Federmeccanica deve assumersi la responsabilità di aver interrotto il negoziato”, accusa Massimo Braccini, segretario generale della Fiom regionale, secondo cui i rappresentanti delle imprese “di fatto non vogliono riconoscere aumenti salariali ai lavoratori”. Per Daniele Calosi, segretario generale della Fiom di Firenze, “oggi i lavoratori metalmeccanici della provincia di Firenze hanno dimostrato che non vanno sfidati. Non riconoscere il rinnovo del contratto alle persone che per vivere devono lavorare è negare loro la dignità”. 

Domani la mobilitazione continuerà nel resto della Toscana, dove 127mila metalmeccanici sarebbero interessati dal rinnovo.

1 maggio: speciale Laika riaperta, 500 lavoratori in sicurezza dopo il fermo e l’accordo coi sindacati

In questo primo maggio di mezzo in cui tra i diritti dei lavoratori c’è in testa anche quello di potere rientrare nelle proprie fabbriche in sicurezza , dedichiamo un approfondimento a quanto sta già succedendo alla Laika di San Casciano Val di Pesa.

Lo stabilimento di camper che ha ripreso la propria attività martedì scorso all’indomani della firma di un protocollo interno, condiviso tra azienda e rappresentanti dei lavoratori, che tutela la salute e la sicurezza dei dipendenti nello svolgimento pieno delle loro funzioni.
Per la Fiom hanno partecipato alla stesura i delegati e Iuri Campofiloni.

Chiara Brilli lo ha intervistato.

Il testo prevede molte accorgimenti, tra questi il distanziamento sociale di 2 metri, una turnazione scaglionata che permetta di utilizzare al meglio i parcheggi, dotazioni di tutti i dispositivi anti contagio, mascherine, Dpi e guanti, lavandini mobili con sapone e gel igienizzante, una organizzare della mensa che consente il consumo dei pasti in sicurezza, con schermi protettivi e sanificazione settimanale, un abbassamento dell’intensità produttiva per garantire il distanziamento sociale nella linea di produzione.

Per Fiom e Fim “Rimangono ovviamente tutte le criticità di un mercato che dovrà riprendere la sua corsa e di una pandemia con cui ancora dovremo convivere; ciò richiederà attenzione e responsabilità se si vorranno evitare nuove curve e picchi che produrrebbero un nuovo e immediato lockdown, anche territoriale, come annunciato ieri dal presidente Conte”.

Accordo proroga cassa integrazione per Bekaert, Cavalli annuncia chiusura sede Firenze

Siglato oggi l’accordo che proroga la Cassa integrazione della Bekaert di Figline Valdarno (Firenze), per ulteriori nove settimane con causale Covid-19, come previsto dal Decreto cura Italia.

Ad annunciarlo la Fiom Cgil di Firenze in una nota spiegando che “la scadenza della Cassa integrazione straordinaria si sposta quindi a fine agosto e si guadagnano così due mesi di tempo utili al prosieguo del lavoro per la reindustrializzazione, si legge ancora”. Per
Daniele Calosi, segretario generale Fiom Cgil Firenze “la firma di questa ulteriore proroga, richiesta unitariamente il 18 marzo, è un fatto importante ma non basta: ci permette di recuperare solo parte del tempo che il virus ci sta facendo sprecare, vista la presenza di soggetti interessati alla reindustrializzazione al tavolo ministeriale”. Calosi spiega che “assieme alla Cgil chiederemo al Governo di predisporre un’ulteriore proroga, almeno fino alla fine dell’anno, non soltanto per la Bekaert ma anche per tutti quei tavoli aperti al ministero dello Sviluppo Economico e in attesa di soluzioni analoghe. Siamo in una fase di assoluta emergenza, che richiede azioni decise da parte della politica. Non lasciamo soli i lavoratori Bekaert, che rischiano di pagare il prezzo più alto della crisi post-virus”.

In un incontro con i sindacati la Roberto Cavalli “ha comunicato la decisione del consiglio di
amministrazione di voler procedere al superamento della sede di” Sesto Fiorentino (Firenze), “con il trasferimento di tutto il personale, 170 dipendenti, a Milano, nell’arco dei prossimi mesi”. E’ quanto rendono noto con un comunicato congiunto Filctem-Cgil e Femca-Cisl e Rsu aziendale. La decisione, si aggiunge, è stata comunicata in un incontro convocato sul tema dell’applicazione della cassa integrazione.
“Preannunciare oggi un’ipotesi di trasferimento a Milano ci pare davvero una scelta inaccettabile per un marchio che qui, a Firenze, doveva invece rilanciarsi”, affermano Luca Barbetti (Filctem-Cgil Firenze) e Mirko Zacchei (Femca-Cisl Firenze-Prato), annunciando di aver richiesto alla Regione Toscana la riattivazione del tavolo di crisi.

“Chiudere le fabbriche non essenziali e non sicure”: appello Fiom Cgil Firenze ai sindaci fiorentini

“Chiudere tutte quelle fabbriche che producono beni non essenziali e non sono in grado di garantire le condizioni di sicurezza previste dagli appositi protocolli sottoscritti dai sindacati”: l’appello di Daniele Calosi (Fiom Cgil Firenze) ai sindaci dei Comuni fiorentini

Dichiarazione di Daniele Calosi, segretario Fiom Cgil Firenze – Stiamo entrando nella settimana più complicata di questa pandemia che ha colpito il mondo. La settimana prossima ci attende il picco più importante di espansione del virus, ed il governo sta intervenendo, ogni giorno, cercando di ridurre il più possibile il rischio di contagio, con limitazioni alle attività all’aperto e quanto abbiamo visto nei giorni scorsi con i vari Decreti del Presidente del Consiglio. Giusto. Tuttavia, visto quanto sta accadendo e la necessità di ridurre il rischio di contagio, sorge spontaneo porsi una domanda: i vari Decreti non prevedono la chiusura delle attività produttive, e indicano, invece, come sta scritto nel protocollo d’intesa tra le Organizzazioni Sindacali, Confindustria, le altre organizzazioni datoriali ed il Governo stesso, la necessità assoluta di lavorare nelle Condizioni di sicurezza. Il Protocollo è stato per le Organizzazioni Sindacali uno strumento fondamentale per definire in maniera certa e chiara le aziende che hanno le condizioni di sicurezza per continuare a lavorare e quelle che invece non le hanno, e ha finalmente ristabilito il ruolo fondamentale delle Istituzioni locali: la condizione di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro è parte essenziale delle condizioni di salute pubblica, la quale è responsabilità dei Sindaci. Un Sindaco ha tutto il diritto di chiedere alle aziende che non sono in grado di rispettate quelle condizioni di chiudere e sanificare gli ambienti, in quanto possibile elemento di rischio per la salute dei lavoratori e di tutta la Comunità.

Per questo oggi rivolgiamo ai Sindaci di tutti i comuni della Provincia (alcuni come Sesto Fiorentino e Campi Bisenzio hanno già accolto la nostra richiesta).

Grazie al Protocollo del 14 Marzo, la CGIL ha istituito in tutti i luoghi di lavoro i comitati per gestire la fase di crisi legata al Coronavirus, ed il Decreto “Cura Italia” ha istituito tutti gli elementi per gestire i fermi e i rallentamenti produttivi, senza licenziare i lavoratori, ma utilizzando gli ammortizzatori sociali: oggi più che mai è necessario chiedere di chiudere tutte quelle aziende che producono beni non essenziali e non sono in grado di garantire le condizioni di sicurezza previste dal protocollo.

Laddove non ci sono le possibilità di lavorare senza rischi è giusto anche per i lavoratori dire #iorestoacasa, e la Fiom è a disposizione, con gli RLS e gli RSU eletti nelle nostre liste, per identificare ogni azienda dove ciò è necessario.

La salute di tutti e tutte è più importante di ogni margine di profitto.

Daniele Calosi, Segretario generale Fiom Cgil di Firenze

Stare a casa o andare lavorare? Il conto non torna

Chiudere tutto tranne il sistema produttivo che strategia è?  lasciare le persone andare a lavoro mentre c’è chi le addita perché si spostano sui treni o sui bus è una sorta di guerra tra poveri?

‘Faccio appello a quelle imprese in questo momento non strategiche per la produzione di beni di prima necessità, a chiudere e fare rimanere i lavoratori a casa, tutti  in sicurezza’. Afferma  Daniele Calosi, segretario Fiom Cgil Firenze

Coronavirus: 7 giorni sciopero a Hitachi Pistoia

Sciopero di una settimana, fino  al 21 marzo, dei lavoratori dello stabilimento Hitachi rail Pistoia. Lo hanno proclamato le segreterie provinciali pistoiesi di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uglm.

Lo sciopero, si legge in un volantino diffuso dai sindacati, è promosso alla scopo di “permettere la verifica che siano state prese tutte le misure possibili perché si possa lavorare all’interno dello stabilimento rispettando le prescrizioni di sicurezza stabilite dai decreti ministeriali. Sono esclusi dallo sciopero i lavoratori già collocati in smart working”.

“La risposta dei lavoratori nel primo giorno di iniziativa è stata molto positiva”. Lo riferisce Paolo Mattii, segretario Fiom-Cgil Pistoia, al termine del primo giorno di sciopero alla Hitachi Rail Italy di Pistoia, dopo che ieri i sindacati, a proposito delle norme sul contenimento del contagio del coronavirus, avevano segnalato all’azienda il rispetto della distanza di sicurezza non garantito in alcuni reparti dello stabilimento di via Ciliegiole, in particolare carpenteria, allestimento e collaudo, chiedendo “di sospendere il lavoro nei reparti interessati per un breve periodo di tempo allo scopo di mettere a punto le modalità di lavoro, a garanzia della salute dei lavoratori”, dato “che la modifica delle procedure di lavoro per garantire il rispetto delle distanze di sicurezza non è né semplice né breve”.

“Non era la scelta principale che volevamo intraprendere – aggiunge Mattii -, è da alcuni giorni che, in più incontri avuti con la direzione aziendale, chiedevamo una soluzione per quei reparti produttivi che, nonostante gli sforzi dell’azienda, non garantivano a chi ci lavora la garanzia del rispetto di quelle norme di sicurezza, introdotte con il Dpcm 11/03/2020, necessarie per la tutela della salute dei lavoratori. Siamo disponibili ad una soluzione concordata sempre nel rigoroso rispetto delle norme vigenti”.
“Purtroppo – spiega Jury Citera, segretario Fim Cisl Toscana Nord – dopo una nuova riunione l’azienda ci ha detto che non era possibile interrompere la produzione perché si fermerebbe un ciclo nazionale”. Da lì la decisione di dichiarare lo sciopero per tutti i dipendenti Hitachi e indotto interno fino a venerdì prossimo.

Exit mobile version