Gkn: sindacati delusi da incontro Mise, Qf deve presentare piano

La riunione fissata per oggi al Mise a Roma per la ex Gkn di Campi Bisenzio (Firenze) non ha avuto l’esito sperato. Per Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm e Davide Materazzi, segretario della Uilm di Firenze: “Purtroppo il progetto Qf sembra ancora estremamente nebuloso. Speriamo che lunedì prossimo ci venga presentato finalmente un piano industriale compiuto, ma nutriamo forti dubbi e preoccupazioni”.

“L’incontro tenutosi oggi presso il ministero dello Sviluppo economico – spiegano – è stato molto confuso e deludente. Per questo motivo il ministero ha aggiornato il confronto a lunedì 5, esortando Qf a presentare un piano compiuto di reindustrializzazione della ex Gkn di Firenze, tanto più che è stata ventilata la volontà aziendale di chiedere incentivi
pubblici attraverso un contratto di sviluppo”. “Speriamo che stavolta – concludono Ficco e Materazzi – Qf fughi davvero i nostri dubbi e i nostri timori, giacché la vertenza della ex Gkn
di Firenze è in una fase delicatissima e il destino di circa 300 famiglie dipende da esso”.

Anche per il segretario nazionale Fim Cisl Ferdinando Uliano e Francesco Diazzi della Fim-Cisl Toscana: “L’incontro di oggi al Mise per la reindustrializzazione Qf ha fatto emergere l’assenza di un progetto industriale a 9 mesi dall’accordo quadro per la reindustrializzazione dello stabilimento”: “La situazione è grave e fortemente negativa, non è accettabile che a tutt’oggi dopo mesi di continui rinvii e promesse non ci sia nulla di concreto rispetto alla necessità di avere piano industriale a garanzia di oltre 300 dipendenti”.

“Non è chiaro – proseguono – e non ci sono stati forniti elementi oggettivamente reali su cosa comporterebbe in termini lavorativi il ‘consorzio Iris lab’ a cui l’azienda ha aderito
nel mese di luglio scorso. A questa situazione già particolarmente grave” il 4 settembre scade l’ammortizzatore sociale. “La Qf continua a sostenere di avere una ‘bozza’ di
contratto di sviluppo, ma che deve avere a supporto un piano industriale. Il Mise ha chiesto di sospendere l’incontro e di riconvocare le parti il 5 settembre e ha invitato l’azienda a
presentare un piano industriale. Abbiamo chiesto al ministero” e Invitalia “di verificare se il piano che verrà presentato ha i presupposti per avere una possibilità di finanziamento, questo nelle considerazioni fatte da Qf è fondamentale che ci sia per la sostenibilità finanziaria della bozza di accordo di sviluppo. Se questo non si concretizzerà riteniamo si debba prendere atto del fallimento del progetto presentato da Qf e agire diversamente per costruire i presupposti di un nuovo processo di reindustrializzazione”.

Anche la Regione Toscana, che ha partecipato alla riunione con Valerio Fabiani, consigliere per il lavoro e le crisi aziendali del presidente Eugenio Giani, assistito da Arti e l’Unità di crisi, spiega che: ‘”Francesco Borgomeo ha ancora 96 ore per presentare il Piano industriale per il rilancio dell’ex Gkn. Questa mattina, nella riunione convocata dal Mise e sospesa fino a lunedì, si è acquisito che il progetto di reindustrializzazione del sito di Campi sarà totalmente a carico di Qf”.  L’imprenditore “non ha fornito elementi che rispondessero adeguatamente alle domande poste da istituzioni, organizzazioni sindacali e lavoratori.
Appare irrisolta anche la richiesta degli ammortizzatori sociali: come già era stato chiarito dal ministero del Lavoro, per averli è necessario il piano industriale”.

Per Simone Marinelli, coordinatore nazionale automotive per Fiom-Cgil, Stefano Angelini della Fiom-Cgil di Firenze e Silvia Spera, area politiche industriali per la Cgil nazionale: “Il tempo per le parole è finito, è necessario che l’azienda dia risposte o si prenda atto che non
è in grado di portare avanti il percorso”. “Nel mese di agosto il Mise ha avviato le interlocuzioni con le aziende che hanno costituito il consorzio Iris Lab, che, a detta di Qf, saranno i soggetti investitori ma ad oggi non risultano tali – si spiega -. Le interlocuzioni finora non hanno portato sostanziali novità e proseguiranno nei prossimi giorni. All’incontro di oggi l’azienda si è presentata ancora una volta senza il piano industriale sostenendo che lo stesso è stato presentato ma è da aggiornare. Slides, di questo si tratta, più volte contestate dalla Fiom e dalle istituzioni e sulle quali in questi mesi sono stati chiesti chiarimenti sugli accordi commerciali, sui volumi produttivi, sulla finanziabilità e
sostenibilità che non sono mai stati forniti.

Anche oggi c’è stato un tentativo di attribuire la responsabilità che non ci sono stati avanzamenti alle organizzazioni sindacali e alle istituzioni per non aver concesso di svuotare lo stabilimento e di concedere ammortizzatori sociali”. Fin dall’inizio, si spiega
ancora, “la Fiom, sostenuta dai lavoratori e le istituzioni, ha sempre posto all’azienda che senza la presentazione di un piano concreto e sostenibile di reindustrializzazione non poteva esserci la condivisione di strumenti normativi e di percorso per lo svuotamento dello stabilimento che comunque rimane agibile e a disposizione dell’azienda”. I lavoratori “hanno bisogno di risposte per il loro futuro, non di racconti e tentativi di spostare responsabilità. Da oggi di fatto Qf è il soggetto che deve fare la reindustrializzazione nel rispetto dell’accordo quadro sottoscritto il 19 gennaio”.

Figline: Bekaert, corteo protesta contro licenziamenti

“113 licenziamenti mentre è in corso una moratoria”, lavoratori Bekaert in presidio per il mancato accordo ieri sera con l’azienda al Mise

Prima un presidio davanti ai cancelli della fabbrica e poi un breve corteo fino al municipio dove è stata ricevuta una delegazione: così stamani dalle 9 a Figline Valdarno i lavoratori della Bekaert (ex stabilimento Pirelli) hanno protestato per il mancato accordo ieri sera con l’azienda al Mise. Il fallimento del tavolo porterà a 113 lettere di licenziamento per tutti i dipendenti che adesso figurano ancora in organico. In Comune la sindaca Giulia Mugnai ha ricevuto una delegazione di lavoratori Bekaert e di sindacalisti della Fiom-Cgil, all’indomani del tavolo al Mise che ha sancito la fine degli ammortizzatori sociali per i 113 dipendenti.

“Come Comune – ha detto Mugnai – ci attiveremo insieme agli altri sindaci del territorio perché si possa trovare un percorso, una progettualità che metta in sicurezza tutti i lavoratori, perché a loro dobbiamo necessariamente una risposta in termini occupazionali. Al tempo stesso chiediamo attenzione alle istituzioni superiori perché ci si debba occupare anche in futuro di questo sito, perché lo stabilimento Bekaert non può essere lasciato all’abbandono, e perché non può ricadere sulle spalle della nostra comunità, l’impatto urbanistico e ambientale di un sito all’abbandono”.

Per Silvia Spera, responsabile dell’Area politiche industriali per la Cgil nazionale “la multinazionale ha tenuto un atteggiamento inaccettabile e arrogante. Questa vertenza, come altre aperte al Mise, ha dimostrato l’urgenza e la necessità di prorogare il blocco dei licenziamenti, come richiesto unitariamente da Cgil Cisl e Uil al Governo Italiano in questa fase drammatica per i lavoratori”.

Per Elena Aiazzi della Cgil Firenze “si consuma per l’ennesima volta un dramma sociale causato da aziende predatorie che carpiscono il saper fare dei lavoratori e se ne vanno lasciandosi alle spalle drammi umani e territori feriti”.

“Questa vertenza, come altre aperte al Mise, ha dimostrato l’urgenza e la necessità di prorogare il blocco dei licenziamenti, come richiesto unitariamente da Cgil, Cisl e Uil al Governo italiano in questa fase drammatica per i lavoratori”. Lo ha dichiarato Silvia Spera, responsabile dell’area politiche industriali per la Cgil nazionale, all’indomani dell’infruttuoso tavolo del Mise sulla Bekaert di Figline Valdarno (Firenze), nel quale “la multinazionale – lamenta Spera – ha tenuto un atteggiamento inaccettabile e arrogante”. Già in queste ore, osserva il sindacato in una nota, i 113 lavoratori potrebbero ricevere le lettere di licenziamento.

“Siamo in questa situazione – accusa Daniele Calosi (Fiom-Cgil Firenze) perché il 24 febbraio scorso Fim, Uilm e Regione Toscana hanno firmato i licenziamenti: se l’azienda ha avuto un atteggiamento inaccettabile, la Regione purtroppo non ha saputo svolgere un ruolo politico in questa vertenza. E’ un paradosso licenziare mentre è in atto il blocco dei licenziamenti: per questo patrocineremo come sindacato eventuali cause che i lavoratori vorranno intentare”.

Per la vertenza Bekaert “ritengo che veramente abbiamo fatto di tutto, come Regione abbiamo usato toni molto duri nei confronti della multinazionale belga. La partita però non finisce qui”. Lo ha detto il presidente della Toscana Eugenio Giani, a margine di una conferenza a Firenze, riguardo alla vertenza Bekaert. Per Giani a questo punto “dobbiamo inserire la Bekaert, con i poco più di 120 operai che ne fanno parte, nel polo toscano dell’acciaio. Su questo ringrazio la sottosegretaria Alessandra Todde, con la quale siamo in contatto quotidiano, perché oltre che la partita Bekaert vi è la partita Piombino. E nel momento in cui si attiva il rilancio di Piombino, magari attraverso il Recovery fund, gli operai della Bekaert possono essere parte di questa filiera toscana dell’acciaio che – ha concluso il governatore – con i forni elettrici, i laminatoi ed un processo produttivo integrato può davvero dare loro una risposta occupazionale”.

Nel pomeriggio è prevista un’assemblea convocata dal sindacato Fim Cisl così come si apprende dal sito Fb della sigla. L’assemblea dovrebbe svolgersi nel piazzale davanti allo stabilimento nel rispetto del distanziamento sanitario.

 

Pistoia: pensione anticipata per 94 lavoratori ex AnsaldoBreda

Arrivano i primi riconoscimenti per gli esposti all’amianto nello stabilimento AnsaldoBreda di Pistoia: riguardano 94 lavoratori esposti durante lo smantellamento del tetto dal 1987 fino al 1990, che sono stati esaminati dall’Inail e poi dall’Inps. Ad annunciarlo è Jury Citera, segretario Fim Cisl Toscana Nord.

“I riconoscimenti – spiega ancora Citera – consistono in contributi che copriranno il periodo dal 6 ottobre 1987 fino al 31 dicembre 2000, quindi i lavoratori si troveranno 6 anni e 3 mesi di uscita anticipata dal lavoro”, per il rischio di un’aspettativa di vita inferiore.
“La nostra partita – afferma Citera – non è finita qui, intraprenderemo un percorso per quelle persone che sono rimaste fuori da questo riconoscimento a causa di un codice Ateco non corretto, visto che ditte dell’indotto hanno sempre lavorato all’interno di questa azienda. Già dalla prossima settimana inizieremo a parlare con i lavoratori per capire qual è la strada migliore da intraprendere”.
In tutto le domande presentate sono 170. I lavoratori dell’indotto che erano presenti all’interno dello stabilimento pistoiese al momento dello smantellamento per adesso sono esclusi dai riconoscimenti.
“Questo – afferma Citera – per un codice Ateco errato: la legge parla di un codice specifico per il ferroviario. Purtroppo aziende che erano in prima linea a respirare l’amianto, mi viene in mente l’azienda delle pulizie, ma anche aziende che negli anni hanno sempre lavorato nel ferroviario, al momento sono fuori. Dovremo trovare, come abbiamo fatto per le persone attive, percorsi sindacali-politici per far sì che questo problema venga risolto, perché è ingiusto che i lavoratori che erano a fianco dei dipendenti AnsaldoBreda in quel periodo non abbiano riconosciuti i soliti benefici che oggi hanno questi primi 94 lavoratori”. “Sono circa 250 – ricorda Citera – le persone che sono venute a mancare a causa di questa fibra pericolosa. Purtroppo gli studi ci dicono che il picco arriverà dal 2020 in poi”.
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