Rifiuti, Livorno: ‘porta a porta’ per arrivare a 74% differenziata 

E’ stato siglato oggi tra Aamps, la partecipata comunale che gestisce il ciclo integrato dei rifiuti, Conai (Consorzio nazionale imballaggi) e Comune di Livorno, il protocollo di intesa per la realizzazione della raccolta ‘porta a porta’ nel centro cittadino, prevista in autunno, e tutta la comunicazione di supporto.

L’accordo è finalizzato a migliorare i livelli quantitativi e qualitativi di raccolta differenziata dei rifiuti nel centro di Livorno, con particolare riferimento a quelli di imballaggio, sull’intero territorio comunale, potenziando il servizio attraverso la pianificazione e l’implementazione del porta a porta nel centro storico. Sarà, inoltre, rafforzata una campagna di comunicazione per informare e sensibilizzare la cittadinanza sui benefici della raccolta differenziata e sulle modalità per svolgerla al meglio, migliorando la qualità dei materiali raccolti e minimizzando gli scarti.
“L’introduzione del ‘porta a porta’ in città – afferma il sindaco Filippo Nogarin (M5s) – è il primo passo per la creazione di un servizio di gestione integrata e virtuosa dei rifiuti. Abbiamo scelto questo modello perché è il più efficace per aumentare le percentuali di differenziata e la qualità del materiale raccolto. Entro un anno saremo in grado di raggiungere il 74% di differenziata e questo ci permetterà di spegnere l’inceneritore del Picchianti, ridurre il costo del servizio e di conseguenza abbattere il costo della Tari. In questo modo i cittadini saranno ripagati dei sacrifici che stiamo chiedendo loro in questa fase di passaggio”. “Conai – sottolinea il presidente Giorgio Quagliolo – lavora a fianco dei Comuni sviluppando progetti a sostegno della raccolta differenziata e dell’avvio a riciclo dei rifiuti di imballaggio”.

Nogarin: bozza di governo sì, ma “ci sono questioni che non mi trovano d’accordo”

Il sindaco M5s di Livorno Filippo Nogarin dichiara apertamente la sua opposizione su alcuni passaggi nella costruzione della bozza di contratto di governo che lo vedrà alleato alla Lega: “parlerò a Di Maio, come ho sempre fatto, e gli dirò con franchezza che sono contrario”.

La bozza di contratto di governo “che ho visto è un primo passaggio importante, ma ci sono delle questioni che non mi trovano d’accordo”, ad esempio la proposta di abolire la tassa di soggiorno: “per me, da amministratore locale, sarebbe un grave errore”. Così dichaiara il sindaco M5s di Livorno Filippo Nogarin, in un’intervista al Corriere Fiorentino, spiegando che “come ho sempre fatto” parlerà con Di Maio “e gli dirò con franchezza che sono contrario”.

“Noi – spiega – stiamo cercando di convertire Livorno da città post industriale a città capace di accoglienza e offrire servizi di eccellenza ai visitatori”: quest’anno il ricavato della tassa “è passato da 360 a 450mila euro” che “ci permette di investire in ulteriori attrazioni turistiche”. Abolirla “sarebbe un duro colpo inflitto ai Comuni a vocazione turistica”.
Piuttosto sarebbero da uniformare “importi e regole a livello nazionale”, basta “discrezionalità locale”.

Sull’immigrazione poi afferma: “Che il trattato di Dublino vada modificato è certo, ma non si può ridurre un tema così complesso a un centro di espulsione”, “non può essere questa la ricetta a un problema così enorme”. E se gli chiedessero di ospitare un Cie a Livorno “vorrei prima comprendere di che cosa si tratta e a quali risultati si vuole arrivare con centri di questo tipo. Mi sembra più una provocazione che una proposta”.

Infine sulla Lega: “Non è un’alleanza ma un accordo per risolvere alcune questioni su cui possiamo trovare convergenze per l’Italia”. “La Lega ha una sua visione, io non la condivido, ma questo non significa che non si possa andare d’accordo su certi temi”.
Quanto al riproporre l’alleanza anche a livello locale, magari a Livorno che vota fra un anno risponde: “Non esiste, non mi faccia ridere”.

ERAVAMO TANTO AMATI La sinistra italiana ‘verso’  i trent’anni dalla Svolta della Bolognina

Di Domenico Guarino, Andrea Lattanzi, Andrea Marotta (Edizioni Effigi).  Prima presentazione in occasione della Giornata Mondiale del Libro – Lunedì 23 aprile 2018, ore 19, Caffé Letterario Le Murate, Firenze. interviene il Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi coordina Paola Catani Gagliani, capo servizio Ansa Firenze

Alle elezioni del marzo 2018, il PD ottiene circa 8 milioni di voti. Quasi gli stessi raggiunti dal PDS, nel 1992, al suo debutto dopo il sofferto scioglimento del PCI. A trent’anni dalla Bolognina, quando il più grande partito comunista d’Europa decise di cambiare nome, la Toscana rimane l’unica regione in cui gli eredi di quella tradizione, nata proprio a Livorno nel 1921, vincono e conservano una egemonia territoriale.
Cosa è accaduto in questi anni? La svolta lanciata nel 1989, all’indomani della caduta del Muro di Berlino, ha tradito le aspettative? E’ possibile riconquistare quel consenso? Abbiamo cercato queste risposte proprio nella “rossa” Toscana, tra alcuni dei protagonisti di allora e di oggi. Ventiquattro interviste in tutto. Politici, docenti, giornalisti, personaggi dello spettacolo e della cultura. Per capire dove stia andando oggi la sinistra in Italia.

Eravamo tanto amati non è una presa d’atto dell’esistente, ma un’analisi giornalistica a più voci per capire il futuro. La crisi del PD, e delle altre forze derivate dall’esplosione del PCI negli anni (da Rifondazione Comunista a SeL, da Sinistra Arcobaleno fino a LeU e Potere al Popolo), sancita dalle tornate elettorali degli ultimi dieci anni, diventa  lo specchio di una radicale trasformazione degli assetti politici nel nostro Paese.


Per questo, all’indomani delle elezioni del 4 marzo 2018, continuiamo a chiederci se sia possibile per una forza politica – una qualsiasi forza politica – raccogliere, anche in parte, quell’eredità del PCI, a cominciare non solo dalla parte forse più attuale del patrimonio ideologico (per esempio il sostegno alle fasce deboli, l’attenzione al mondo del lavoro, l’interclassismo, l’abilità di coniugare il governo delle cose concrete con una tensione ideale e, in qualche modo, utopica) ma soprattutto di un elemento che oggi, nel dibattito complessivo, latita a qualsiasi livello: la capacità di suscitare il rispetto. Quello che il PCI si vedeva riconosciuto, primi tra tutti, dai suoi avversari. 
Il progetto editoriale vede anche la nascita di un videodocumentario a cura di  Andrea Lattanzi che sarà proiettato in anteprima Domenica 29 aprile 2018 ore 19.00 al Cinema Teatro La Compagnia di Firenze (proiezione, a seguire presentazione del progetto e dibattito con gli autori) -ingresso gratuito – 
 
Info su pagine FB: Eravamo Tanto Amati
 
 
Domenico Guarino (Battipaglia, SA, 1968) è un giornalista professionista. Lavora (prevalentemente) a Controradio/Popolare Network. Nel 2008 si è aggiudicato il premio Passetti come ‘Cronista dell’Anno’ . Ha vinto il premio Viesseux (2007, con il racconto Una casa grande come un sogno) e il premio Terzani (2008, con il racconto Il mio nome è mai più). Ha pubblicato “Di Domenica si può anche Morire” (Poliastampa, 2008), Ordine Nuovo (Cult, 2009), Sono un Italiano Nero (Cult, 2009), Puttanopoli, (Cult, 2010), Ribelli (Infinito, 2011), Io, Raimondo Ricci (Sagep, 2013), Gli occhi dentro (le piagge, 2014) 

Andrea Lattanzi (Carrara, 1987), è un giornalista pubblicista e videomaker che lavora a Firenze. Laureato in Scienze della Politica e autore del saggio Librai: si salvi chi può (GoWare) ha lavorato per varie testate di informazione e attualmente collabora con il sito Repubblica.it. È tra i fondatori dell’associazione GvPress, che tutela il lavoro dei giornalisti videomaker in Italia.

Andrea Marotta (Cosenza, 1982) è un giornalista della Rai e vive a Firenze. Ha lavorato per Tam Tam e Segnali di Fumo, Il Quotidiano della Calabria, Il Mucchio Selvaggio, DNews e Doc Toscana. Con Domenico Guarino ha scritto Io Raimondo Ricci, memorie da un altro pianeta (Sagep, 2013).
 
 
CREDITS 
Titolo: “Eravamo tanto amati – La sinistra italiana verso i trent’anni dalla Bolognina”
Genere: Inchiesta giornalistica a sfondo storico
Durata: 60′
Soggetto, sceneggiatura e regia: Domenico Guarino, Andrea Marotta, Andrea Lattanzi
Fotografia e montaggio: Andrea Lattanzi
 
Con la partecipazione di: Sabatino Cerrato, Riccardo Conti, Mario Tredici, Maurizio Boldrini, Michele Ventura, Guelfo Guelfi, Dalida Angelini, Vannino Chiti, Giovanni Gozzini, Sergio Staino, Paolo Fontanelli, Rosa Maria Di Giorgi, Fabio Mussi, Fabio Picchi, Alessandro Benvenuti, Mario Ricci, Daniela Lastri, Graziano Cioni, Fabio Evangelisti, Gabriella Piccinni, Enrico Rossi, Monica Sgherri, Filippo Nogarin, Achille Occhetto

“Eravamo tanto amati”: arriva in libreria, anteprima documentario a La Compagnia

ERAVAMO TANTO AMATI. La sinistra italiana ‘verso’ i trent’anni dalla Svolta della Bolognina di Domenico Guarino, Andrea Lattanzi, Andrea Marotta (Edizioni Effigi). Esce in libreria l’attesa inchiesta giornalistica con testimonianze inedite e l’ultima intervista a Riccardo Conti. Doppio appuntamento a Firenze.

Riccardo Conti. Fotogramma del documentario

Ventiquattro politici, intellettuali ed artisti raccontano il loro amore ‘rosso’ nel libro di Domenico Guarino e Andrea Marotta.

– Prima presentazione in occasione della Giornata Mondiale del Libro –
Lunedì 23 aprile 2018 ore 19, Caffé Letterario Le Murate, Firenze. In collaborazione con La Nottola di Minerva. Coordina Paola Catani Gagliani, capo servizio Ansa Firenze.

Il progetto editoriale vede anche la nascita di
un videodocumentario a cura di Andrea Lattanzi che sarà proiettato in anteprima
Domenica 29 aprile 2018 ore 19.00 al Cinema Teatro La Compagnia di Firenze
(proiezione, a seguire presentazione del progetto e dibattito con gli autori)
-ingresso gratuito –

Achille Occhetto. Fotogramma del documentario

Alle elezioni del marzo 2018, il PD ottiene circa 8 milioni di voti. Quasi gli stessi raggiunti dal PDS, nel 1992, al suo debutto dopo il sofferto scioglimento del PCI. A trent’anni dalla Bolognina, quando il più grande partito comunista d’Europa decise di cambiare nome, la Toscana rimane l’unica regione in cui gli eredi di quella tradizione, nata proprio a Livorno nel 1921, vincono e conservano una egemonia territoriale.

Cosa è accaduto in questi anni? La svolta lanciata nel 1989, all’indomani della caduta del Muro di Berlino, ha tradito le aspettative? E’ possibile riconquistare quel consenso? Abbiamo cercato queste risposte proprio nella “rossa” Toscana, tra alcuni dei protagonisti di allora e di oggi. Ventiquattro interviste in tutto. Politici, docenti, giornalisti, personaggi dello spettacolo e della cultura. Per capire dove stia andando oggi la sinistra in Italia.

Eravamo tanto amati non è una presa d’atto dell’esistente, ma un’analisi giornalistica a più voci per capire il futuro. La crisi del PD, e delle altre forze derivate dall’esplosione del PCI negli anni (da Rifondazione Comunista a SeL, da Sinistra Arcobaleno fino a LeU e Potere al Popolo), sancita dalle tornate elettorali degli ultimi dieci anni, diventa lo specchio di una radicale trasformazione degli assetti politici nel nostro Paese.

Per questo, all’indomani delle elezioni del 4 marzo 2018, continuiamo a chiederci se sia possibile per una forza politica – una qualsiasi forza politica – raccogliere, anche in parte, quell’eredità del PCI, a cominciare non solo dalla parte forse più attuale del patrimonio ideologico (per esempio il sostegno alle fasce deboli, l’attenzione al mondo del lavoro, l’interclassismo, l’abilità di coniugare il governo delle cose concrete con una tensione ideale e, in qualche modo, utopica) ma soprattutto di un elemento che oggi, nel dibattito complessivo, latita a qualsiasi livello: la capacità di suscitare il rispetto. Quello che il PCI si vedeva riconosciuto, primi tra tutti, dai suoi avversari.
(Sinossi a cura degli autori)

Con la partecipazione di: Sabatino Cerrato, Riccardo Conti, Mario Tredici, Maurizio Boldrini, Michele Ventura, Guelfo Guelfi, Dalida Angelini, Vannino Chiti, Giovanni Gozzini, Sergio Staino, Paolo Fontanelli, Rosa Maria Di Giorgi, Fabio Mussi, Fabio Picchi, Alessandro Benvenuti, Mario Ricci, Daniela Lastri, Graziano Cioni, Fabio Evangelisti, Gabriella Piccinni, Enrico Rossi, Monica Sgherri, Filippo Nogarin, Achille Occhetto

Moby Prince, 27 anni dopo: Nogarin “Vogliamo la verità”

Oggi, ancora una volta, Livorno si stringe attorno ai familiari delle 140 persone rimaste vittima della strage del Moby Prince, la nave consumata dalle fiamme la notte 10 aprile di 27 anni fa, dopo uno scontro con la petroliera Agip Abruzzo.

“Per anni le nostre voci hanno rimbalzato contro un muro di gomma costruito ad arte per nascondere una scomoda verità – afferma il sindaco di Livorno, Filippo Nogarin – Dall’inizio del 2018 qualcosa è cambiato: la relazione della Commissione speciale d’inchiesta ha aperto una breccia in questo moro di omertà e questo è il momento per urlare con forza e chiedere con vigore le risposte che ancora mancano”.

Oggi, nell’arco della giornata, si svolgerà una serie di appuntamenti promossi dalla Regione Toscana, dal Comune di Livorno, dalla Provincia di Livorno e dall’Associazione familiari delle vittime del Moby Prince.

“Un anniversario, quello di quest’anno – afferma il sindaco Filippo Nogarin – in cui la verità è più vicina: la Commissione d’inchiesta del Senato infatti con una relazione di 492 pagine approvata nel dicembre scorso, ha esaminato la strage mettendo in luce nuove realtà”. Alle ore 11 in Fortezza Nuova verrà deposta una corona presso il monumento in ricordo delle vittime, poi sarà scoperta anche la targa “Il giardino della memoria”. Alle ore 12 in Cattedrale si terrà la funzione religiosa presieduta dal vescovo di Livorno. Alle ore 15 in Palazzo Civico (Sala Consiliare) saluto del sindaco alle autorità e ai familiari delle vittime.

Alle ore 17 partirà il corteo da Piazza del Municipio al Porto (percorso: viale Avvalorati, piazza della Repubblica, via Grande, Porto Mediceo). Alle ore 17.45 all’Andana degli Anelli deposizione del cuscino di rose del presidente della Repubblica e corona di alloro alla lapide commemorativa, lettura dei nomi delle vittime e lancio delle rose in mare. Alle ore 21.15 nella Chiesa di San Ferdinando concerto a cura dell’Associazione Polifonica ”Guido Monaco” con la Petite Messe Solennelle di Gioacchino Rossini.

Operai morti a Livorno: oltre mille a fiaccolata, martedì l’autopsia sulle vittime

Oltre 1.000 persone in piazza della Repubblica ieri sera, a Livorno, per la fiaccolata promossa da Cgil, Cisl e Uil in memoria dei due operai morti ieri al porto industriale nell’esplosione di un deposito. Al corteo hanno preso parte anche il sindaco Filippo Nogarin e molti assessori, il presidente del consiglio comunale Daniele Esposito con il gonfalone della città listato a lutto. Presente il gonfalone della Regione Toscana.

“Il grido che sale da questo corteo è molto chiaro – ha detto Nogarin – Livorno è vicina ai familiari delle vittime della tragedia di ieri e non intende accettare più in silenzio altri morti sul lavoro. Con queste fiaccole abbiamo voluto accendere una luce su un tema di cui si parla sempre troppo e per cui si fa sempre troppo poco. Non accetteremo che questa luce si spenga”.

Nell’esplosione al porto industriale di Livorno, costata la vita a Lorenzo Mazzoni, 25 anni, e Nunzio Viola, 52 anni, i muri in cemento armato del silo hanno contenuto l’onda d’urto evitando conseguenze ancora più gravi. Lo spiegano dalla Procura di Livorno che ha aperto un fascicolo, al momento a carico di ignoti, per l’ipotesi di reato di omicidio plurimo colposo. Al momento della deflagrazione vicino al serbatoio 62, all’interno del deposito costiero Neri, c’erano quattro persone. I due operai della Labromare sono stati investiti in pieno dall’esplosione, mentre illesi sono rimasti l’autista del camion che caricava il residuo di acetato di etile che era stato contenuto nel silo, e un dipendente della ditta Neri, presente alle operazioni di pulizia del serbatoio. Secondo una prima ricostruzione dell’accaduto, i due operai morti si trovavano in corrispondenza dello scarico del serbatoio. I due corpi, dopo l’esplosione, non sono stati trovati vicini l’uno all’altro. Tra le ipotesi al vaglio degli investigatori, quella secondo cui la deflagrazione potrebbe essere stata causata da una sacca di gas residuo all’interno del serbatoio e che un telefono cellulare o una sigaretta abbia fatto da possibile innesco. L’area dell’incidente è sotto sequestro, così come il camion che è stato usato per caricare il residuo di acetato di etile. Il procuratore capo di Livorno, Ettore Squillace Greco, ha precisato che gli esami autoptici sui corpi dei due operai probabilmente saranno effettuati martedì prossimo.

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