Covid: Ars prevede Toscana arancione oltre 2 settimane

La Toscana resterà probabilmente arancione per più di due settimane. ‘Rt in crescita con aumento casi sintomatici al tampone’ report Ars Toscana

E’ quanto previsto nel report diffuso oggi dall’Agenzia regionale di sanità (Ars) della Regione Toscana che analizza i dati a seguito del ritorno in zona arancione.

“È probabile – spiega Ars – che l’allentamento delle limitazioni e il riavvio di diverse attività abbiano sostenuto la ripresa dei contagi, anche se è difficile individuare un singolo ambito che possa da solo aver determinato il trend osservato”. In particolare, si precisa nel report, “aumentano i casi positivi che mostrano sintomi, anche lievi”. Un dato che secondo gli esperti di Ars “preoccupa maggiormente per il calcolo dell’Rt, che è effettuato solo sui dati dei casi sintomatici”. Per questo motivo, si sottolinea nel report, “la permanenza in zona arancione potrebbe non essere confinata solo a due settimane”

“Dopo essere stati per circa un mese la regione con l’incidenza di nuovi positivi più bassa in Italia, nell’ultima settimana abbiamo avuto un numero di casi più simile alla media nazionale, anche se ancora più bassa, se rapportato alla popolazione: 124 casi ogni 100mila abitanti vs 143 per 100mila della media italiana, nella settimana dal 5 all’11 febbraio”.

Negli ultimi 20 giorni, sempre secondo il report settimanale dell’Agenzia regionale di sanità (Ars), i casi di Coronavirus in Toscana hanno avuto “incrementi medi del 18% da una settimana all’altra” ma non c’è stata “un’impennata repentina simile a quella osservata a inizio autunno” e l’incidenza dei nuovi positivi, sebbene in crescita, resta più bassa della media nazionale, con “124 casi ogni 100mila abitanti contro i 143 per 100mila della media italiana nella settimana dal 5 all’11 febbraio”.

Il trend di crescita dei casi, sottolinea sempre Ars, è generalizzato a tutte le fasce di età. Quello dei grandi anziani, persone con età uguale o superiore a 85 anni, “si mantiene stabile o in leggera discesa rispetto alle settimane precedenti. A questo, si spiega nel report, potrebbe aver contribuito “la campagna di vaccinazione nelle Rsa appena terminata”. La più colpita dall’incremento dei contagi è la provincia di Pistoia (198 casi ogni 100mila abitanti nell’ultima settimana), seguita da quella di Massa Carrara (178 casi ogni 100mila abitanti). “Pressoché invariato” nell’ultima settimana l’impatto dell’epidemia sui servizi ospedalieri. “Al 12 febbraio – si legge sempre nel report – risultano 811 le persone ricoverate, di cui 126 in terapia intensiva (erano state 298 al picco massimo)”. La percentuale di posti letto occupati in terapia intensiva è del 22,9%, al di sotto della soglia del 30% fissata dal ministero della salute”. Infine “la mortalità regionale per Covid-19 si mantiene sostanzialmente stabile nelle ultime settimane, al di sotto della media nazionale”.

 

Covid: Ars, in Toscana vediamo luce in fondo al tunnel

Fabio Voller, coordinatore Ars Toscana “la Toscana risulta essere la regione che rispetto alle altre mostra i migliori dati nei classici indicatori della diffusione dell’epidemia”

“Mancano pochi mesi a questo punto, la luce in fondo al tunnel continua ad avvicinarsi”. Così il coordinatore dell’Agenzia regionale di sanità della Toscana, Fabio Voller, affrontando in un post su Facebook il tema dell’andamento dell’emergenza Covid nella regione.

“Se ci concentriamo sui dati degli ultimi trenta giorni – aggiunge – la Toscana risulta essere la regione che rispetto alle altre mostra i migliori dati nei classici indicatori della diffusione dell’epidemia”. Ad esempio, il tasso di casi giornalieri sulla popolazione residente “è stabilmente il più basso in Italia dal 28 dicembre (il secondo più basso dal 14 dicembre)”. “Ricoveri e decessi – prosegue Voller – cominceranno decisamente a scendere quando più la vaccinazione, partita il 27 dicembre, avrà effetto sulla popolazione”. Nel frattempo, spiega Voller, occorre mantenere le misure di distanziamento e privilegiare lo smart working. Non è escluso inoltre un nuovo aumento dei contagi, dovuto alla riapertura di molte attività: “Se dovessimo assistere ad un aumento dei casi – afferma ancora Voller – il sistema di tracciamento implementato dalla nostra regione dopo la seconda ondata potrebbe risultare ancora essenziale per tenere sotto controllo l’aumento”. “A differenza della media italiana – afferma sempre su Facebook il coordinatore dell’Ars -, nelle ultime sette settimane i ricoveri totali in Toscana continuano a diminuire”, sebbene “molto lentamente”. Il numero di decessi invece “ha smesso di crescere e rimane stabile nelle ultime tre settimane (in Italia è in ripresa)”. “Questo – sottolinea – è dovuto essenzialmente al numero di over 70 che ogni giorno entrano a far parte della casistica degli infetti”.

Covid: nessuna relazione apertura scuole e 2/a ondata

Lo evidenzia uno studio condotto attraverso dati raccolti dal sistema di rendicontazione nazionale istituito dal Miur tra il 12 settembre e il 7 novembre 2020, pubblicato, in forma preprint, nelle scorse settimane sulla piattaforma

Non c’è evidenza di correlazione tra l’apertura delle scuole e la seconda ondata pandemica in Italia, tanto che l’incidenza di positività al Coronavirus tra gli studenti italiani (108/10.000) è stata inferiore a quella registrata nella popolazione generale, indipendentemente dalla tipologia di istituto considerata. Contrariamente, tra gli insegnanti e il personale non docente l’incidenza è stata due volte superiore a quella della popolazione generale (circa 220/10.000).

Lo evidenzia uno studio condotto attraverso dati raccolti dal sistema di rendicontazione nazionale istituito dal Miur tra il 12 settembre e il 7 novembre 2020, pubblicato, in forma preprint, nelle scorse settimane sulla piattaforma MedRxiv. Nei giorni scorsi l’articolo è stato pubblicato, in sintesi e tradotto, anche sul sito dell’Ars della Toscana, l’Agenzia regionale di sanità.

Il database ministeriale utilizzato contiene i dati sulla positività da Covid provenienti da 7.976 istituti scolastici pubblici (97% del totale), pari a 7.376.698 studenti, 775.451 insegnanti e 206.120 dipendenti. In base ai risultati, si legge sul sito dell’Ars, “gli autori sostengono che anche durante il picco della seconda ondata negli istituti scolastici gli studenti sono risultati meno infetti degli adulti e, nel complesso, a fronte di un tasso di positività molto basso tra gli studenti, il sistema di quarantena è stato molto diffuso.

Inoltre gli autori suggeriscono che la ricerca dei contatti secondari dia luogo a un numero elevato di tamponi per contatto, soprattutto quando il caso indice è uno studente, superiore alla media nella popolazione generale”. Lo studio evidenzia inoltre la mancanza di una relazione temporale tra l’apertura delle scuole e l’aumento del valore Rt. Gli autori concludono infatti che “i dati non dimostrano un’associazione diretta tra la riapertura della scuola e l’aumento dell’indice Rt analizzato su base regionale”.

In vista della riapertura delle scuole in Toscana il 7 gennaio, Fabio Voller di Ars sottolinea che “è importante implementare, come la Toscana sta facendo, la capacità di tracciamento con la campagna ‘Scuola sicura’ che interessa le superiori” e partirà a breve con lo screening sugli studenti.

Toscana, Aids: meno casi Hiv ma aumentano le diagnosi tardive

In Toscana si conferma il trend di diminuzione dei casi di Hiv, ma aumentano le diagnosi tardive dovuta alla bassa percezione del rischio da parte dei pazienti.

E’ quanto emerge dai dati diffusi dall’Agenzia regionale disanità (Ars) in occasione della giornata internazionale sull’Aids.

Nel dettaglio, nella regione i casi di infezione da Hiv sono passati dai 344 registrati nel 2016 ai 157 del 2019. Stabili negli ultimi anni i casi di Aids. La Toscana, con un’incidenza di 1,3 per 100.000 residenti, si mantiene tra le regioni con incidenza più alta (Italia: 0,9 per 100.000).

Se da un lato, spiegano gli esperti dell’Ars, si assiste a una diminuzione di casi di Hiv, dall’altro si sta osservando “un graduale aumento dei casi tra gli omosessuali maschi”. Nel
biennio 2017-2019 la proporzione di casi attribuibili a trasmissione tra uomini è salita al 54,4%, a fronte del 48,5% del 2009-2010.

Secondo l’assessore regionale alla sanità Simone Bezzini, “anche se i dati forniti da Ars sono complessivamente incoraggianti non possiamo abbassare la guardia. Ancora oggi –
sottolinea – c’è chi scopre tardi la propria sieropositività, perché non percepisce il rischio cui va incontro”.

Secondo il coordinatore Ars Fabio Voller, “una quota sempre maggiore di pazienti si presenta tardi alla prima diagnosi di sieropositività, cioè in una fase già avanzata di malattia con un quadro immunologico compromesso e spesso già in Aids. Questo comportamento è collegato con la bassa o moderata percezione del rischio di Hiv nella popolazione che effettua il test solo quando vi è il sospetto di una patologia Hiv correlata o una sospetta malattia trasmissibile sessualmente o un quadro clinico di infezione acuta”.

“Solo il 30% – sottolinea ancora Voller – lo effettua spontaneamente per percezione di rischio. I pazienti che si presentano tardi alla diagnosi sono più frequentemente eterosessuali maschi, stranieri e di età più avanzata”.

Aids, Giornata mondiale. I dati di Ars. Stabili i casi di malattia

Continuano a diminuire i casi di infezione da Hiv: dai 344 casi registrati in Toscana nel 2016 siamo passati a 157 nel 2019.

I casi di Aids sono stabili negli ultimi anni e la Toscana con un’incidenza di 1,3 per 100.000 residenti si mantiene tra le regioni italiane con incidenza più alta (Italia: 0,9 per 100.000). Sono questi i dati comunicati da Ars (Agenzia regionale di Sanità) in occasione della Giornata internazionale sull’Aids che ricorre oggi, primo dicembre.

In Toscana il sistema di sorveglianza di Hiv e Aids è affidato ad Ars, che dal 2004 gestisce il Registro regionale Aids (Rra) e dal 2009 le notifiche delle nuove diagnosi di Hiv.

Se da un lato, dunque, si assiste a una diminuzione delle notifiche da Hiv (ancor più evidente nell’ultimo anno), dall’altro si sta osservando un graduale aumento dei casi tra gli omosessuali maschi: la proporzione di casi attribuibili a trasmissione tra uomini è passata dal 48,5% nel 2009-2010 al 54,4% nel 2017-2019. Nel contesto nazionale, per la prima volta dal 2009, la Toscana con 3,8 nuove diagnosi per 100.000 residenti ha un’incidenza più bassa rispetto alla media italiana (4,2 per 100mila residenti).

“Anche se i dati forniti da Ars sono complessivamente incoraggianti, non possiamo abbassare la guardia – commenta l’assessore alla sanità, Simone Bezzini -. Dobbiamo continuare a investire sulla prevenzione e a favorire la diagnosi precoce. Ancora oggi c’è chi scopre tardi la propria sieropositività, perché non percepisce il rischio cui va incontro, se non ne è consapevole. Da parte nostra continueremo a mantenere alta l’attenzione su queste patologie, cercando di agevolare l’accesso ai servizi per la diffusione del test, nonostante le difficoltà determinate dalla pandemia in atto”.

“Una quota sempre maggiore di pazienti si presenta tardi alla prima diagnosi di sieropositività, cioè in una fase già avanzata di malattia con un quadro immunologico compromesso e spesso già in Aids – aggiunge Fabio Voller, coordinatore di Ars -. Questo comportamento è collegato con la bassa o moderata percezione del rischio di Hiv nella popolazione che effettua il test solo quando vi è il sospetto di una patologia Hiv correlata o una sospetta malattia trasmissibile sessualmente o un quadro clinico di infezione acuta. E solo il 30% lo effettua spontaneamente per percezione di rischio. I pazienti che si presentano tardi alla diagnosi sono più frequentemente eterosessuali maschi, stranieri e di età più avanzata. Si sta osservando comunque negli anni un trend in aumento di diagnosi tardive anche tra gli omosessuali maschi”.

La diagnosi precoce dell’infezione da Hiv presenta indubbi benefici sia per il singolo individuo, in quanto permette il tempestivo inizio di terapie mirate con riduzione della mortalità e morbilità correlata con Hiv e conseguente allungamento dell’aspettativa di vita, sia per la salute pubblica, perché la conoscenza del proprio stato comporta l’assunzione di comportamenti sessuali consapevoli.

Sebbene siano necessari ulteriori studi più ampi per chiarire meglio l’impatto dell’infezione da Hiv su Covid-19, i dati a oggi dicono che una persona con Hiv in trattamento terapeutico effiace, se contrae il Covid-19, non ha un rischio di peggior decorso rispetto a una persona Hiv-negativa. Altri fattori potrebbero, però, complicarne il decorso e tra questi: una più elevata età (> di 60/65 anni), la presenza di altre patologie polmonari concomitanti, l’essere fumatori o fumatrici o avere un numero ridotto di CD4 (linfociti T helper, cioè cellule di riferimento nella risposta immunitaria).

La diagnosi tardiva – conclude il rapporto di Ars – suggerisce problemi persistenti con l’accesso e la diffusione del test. Per ridurre l’alta percentuale di persone con diagnosi tardiva, è essenziale dare priorità a una serie di interventi di sanità pubblica, finalizzati ad aumentare la consapevolezza sul grado di diffusione dell’infezione e sulle modalità di trasmissione e prevenzione e facilitare all’accesso ai test. Le misure necessarie per il contenimento della pandemia Covid-19 potrebbero, invece, ridurre l’accesso ai servizi.

Covid: “in Toscana situazione sotto controllo, letalità virus quasi nulla”

Intervista con il dott. FABIO VOLLER- coordinatore Osservatorio epidemiologia Ars Toscana centro. “Nonostante il rialzo dei contagi, la percentuale di malati COVID-19 che anno avuto bisogno di un ricovero, è scesa oramai fino a toccare il 5%.” Di questi l’8,8% è totalmente a sintomatico, il 12,6 è paucisintomatico ed il 22,5% ha una sintomatologia lieve”.

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