Inchiesta DDA: “se Rossi sa riferisca magistrati”

Così Francesco Torselli, capogruppo Fdi in Consiglio regionale, circa le dichiarazioni dell’ex governatore Enrico Rossi sull’inchiesta ‘Keu’. Giani: “Io penso che parlino i fatti”

“Le parole che leggiamo oggi sulla stampa attribuite a Enrico Rossi sono di una gravità assoluta e vanno ben oltre quel penoso scaricabarile di responsabilità al quale il Pd ci ha abituato negli ultimi giorni. Per l’ex-governatore della Toscana, il presidente Giani sarebbe, se non un irresponsabile, addirittura un complice di chi avrebbe voluto agevolare lo smaltimento dei reflui tossici della lavorazione delle concerie”. Così Francesco Torselli, capogruppo Fdi in Consiglio regionale, circa le dichiarazioni dell’ex governatore Enrico Rossi sull’inchiesta ‘Keu‘. “Sempre secondo Enrico Rossi – aggiunge Torselli – Giani, da presidente del Consiglio regionale, non avrebbe rispettato la legge. Accuse che c’entrano ben poco con la dialettica politica e che, se fossero confermate, aprirebbero uno scenario di malaffare senza precedenti nella politica toscana. Per questo chiediamo: ma oltre che ai giornalisti, Enrico Rossi ha riferito queste notizie di cui evidentemente è in possesso, anche ai magistrati?”. “Per me, Eugenio Giani è un avversario politico – conclude Torselli – con il quale mi sono scontrato e continuerò a scontrarmi negli anni a venire, ma lo conosco bene e non posso pensare sia complice di sistemi di malaffare. Se Enrico Rossi invece ha notizie in merito, non le usi per guadagnarsi le prime pagine dei giornali, ma le metta immediatamente nelle mani degli organi competenti”.

“Io penso che parlino i fatti”. Così il presidente della Toscana, Eugenio Giani, ha replicato a critiche rivoltegli dall’ex governatore Enrico Rossi. “Io ritengo che più che le parole contino i fatti – ha detto Giani – e ieri noi abbiamo approvato all’unanimità una legge che abroga quello che era stato l’emendamento che era stata fonte di tante discussioni, e quindi con ieri si pone un fatto molto concreto: su mia proposta il Consiglio regionale all’unanimità ha abrogato quell’emendamento. Così si pone un punto fermo su questa vicenda, sulla chiarezza e sul rigore interpretativo per quanto riguarda la materia di cui discutiamo”. L’ex presidente della Regione Enrico Rossi a più riprese ha criticato Giani sul contegno tenuto, quando era presidente del Consiglio Regionale, sull’emendamento che riguardava le attività di smaltimento dei fanghi di risulta delle concerie. Tra le affermazioni di Rossi anche quella di sostenere che nella vicenda Giani sia stato “o irresponsabile o complice”.

Inchiesta spese campagna voto, giudice si riserva su Rossi

Udienza preliminare aggiornata 3/6 per ex governatore Toscana Enrico Rossi

Il giudice di Firenze Gianluca Mancuso al termine dell’udienza preliminare tenuta oggi si è riservato la decisione sulla richiesta di rinvio a giudizio che la procura ha fatto nei confronti dell’ex presidente della Regione Enrico Rossi, accusato di falso ideologico in merito a presunte irregolarità nelle spese della sua campagna elettorale per la rielezione nel 2015. Il gup ha aggiornato l’udienza al 3 giugno.

In udienza la procura, col pm Antonino Nastasi, ha ribadito le accuse a Rossi di aver fatto figurare spese per 59.000 euro, avendo ricevuto contributi di 70.000 euro, così inducendo in errore il collegio regionale di garanzia elettorale presso la corte di appello di Firenze. Invece Rossi per l’accusa avrebbe ricevuto contributi e speso denaro per 600.000 euro, superando peraltro il tetto di spesa consentito. Rossi è difeso dall’avvocato Gaetano Viciconte il quale ha ribadito che gran parte delle spese considerate si riferiscono a una fase precedente alla campagna elettorale e comunque sia, eventualmente, ci si troverebbe di fronte a un illecito amministrativo e non a un reato. La procura ha indagato per la stessa vicenda il commercialista Luciano Bachi in quanto mandatario elettorale di Rossi.

“Non viene contestato come illecito nessun finanziamento che ho ricevuto; tutti i finanziamenti che ho ricevuto sono stati verificati e su nessuno di essi è stato trovato nulla da ridire. Mi viene solo contestato di aver superato il tetto di spesa fissato per la campagna elettorale. Noi, io e il mio legale, crediamo che sia invece il calcolo della procura ad essere sbagliato. Lo abbiamo dimostrato nella nostra memoria. Quel tetto noi lo abbiamo rispettato”.

Così l’ex governatore toscano Enrico Rossi in riferimento all’inchiesta della procura di Firenze che lo vede indagato per falso ideologico nell’ambito di un’inchiesta su presunte irregolarità nelle spese sostenute nella campagna elettorale per le elezioni regionali del 2015. “Conseguentemente – prosegue Rossi – mi viene contestato anche il falso ideologico, un’accusa che viene rivolta esclusivamente a funzionari pubblici ma che non può essermi rivolta perché ovviamente ho firmato il bilancio per la campagna elettorale non da presidente ma da privato cittadino. Si tratta dunque di aspetti formali di cui si occupa il mio legale”

Secondo l’accusa, Rossi e il commercialista avrebbero dichiarato il falso per aggirare la normativa regionale che prevede un tetto massimo di circa 125.000 euro per le spese elettorali. Tesi contrastata dal difensore di Rossi, avvocato Gaetano Viciconte, che spiega come buona parte delle spese contestate a Rossi, sentito dai magistrati nel corso delle indagini, siano state sostenute prima dell’inizio della campagna elettorale. Sempre secondo la tesi della difesa, il reato ipotizzato, quello di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atto pubblico, non potrebbe essere contestato a Rossi, poiché in quanto candidato alla presidenza della Regione non era pubblico ufficiale. Inoltre, sostiene sempre Viciconte, l’eventuale violazione del tetto di spesa comporterebbe una multa e non un illecito penale. Secondo quanto appreso in ambienti investigativi, l’inchiesta è partita da alcune conversazioni intercettate nell’ambito di un’indagine per corruzione della procura di Pisa, relativa a una presunta assegnazione di un incarico da dirigente sanitario in cambio di voti quando era in corso la campagna elettorale per le regionali nel 2015. Il processo, in corso, vede tra gli imputati Ledo Gori, che è stato capo di gabinetto di Rossi, lo psichiatra Alfredo Sbrana e il direttore sanitario dell’Asl Toscana Nord Ovest Mauro Maccari.

Tpl, Toscana: ex assessore Ceccarelli indagato

L’inchiesta è stata aperta dalla procura di Firenze sul bando di gara della Regione da 4 miliardi per aggiudicare l’intero trasporto pubblico locale su gomma della Toscana per 11 anni a un gestore unico, vinto dalla Autolinee Toscane (At), societa’ del gruppo francese Ratp

L’ex assessore ai trasporti della Regione Toscana Vincenzo Ceccarelli, attualmente capogruppo Pd in Consiglio Regionale, è tra gli indagati nell’inchiesta aperta dalla procura di Firenze sul bando di gara della Regione da 4 miliardi per aggiudicare l’intero trasporto pubblico locale su gomma della Toscana per 11 anni a un gestore unico, vinto dalla Autolinee Toscane (At), societa’ del gruppo francese Ratp.

Ieri, secondo quanto riferito dal Corriere fiorentino che ha dato notizia del coinvolgimento dell’ex assessore, la guardia di finanza ha anche perquisito gli uffici in Regione Toscana di Ceccarelli. “Sono sorpreso – afferma oggi Ceccarelli – ma sono anche certo che riuscirò a dimostrare la mia correttezza”. “Mi sono occupato della gara per il trasporto pubblico su gomma in Toscana per 7 anni, con un unico obiettivo – aggiunge -: tutelare l’interesse dei cittadini e dei lavoratori del settore”.

“Non conosco ancora niente di quelli che sono gli elementi sulla base dei quali è stata formulata l’ipotesi accusatoria nei miei confronti, ma so bene di aver agito sempre entro i confini della legge e nell’interesse pubblico. Per questo mi sono messo subito a disposizione degli inquirenti, nei quali nutro piena fiducia, con l’intenzione di offrire totale collaborazione al fine di giungere in tempi rapidi a chiarire la mia posizione”. Nell’inchiesta, nella quale vengono ipotizzati a vario titolo i reati di turbativa d’asta, falso, abuso d’ufficio e induzione indebita a dare o promettere utilità, risultano indagate almeno altre sette persone, tra cui l’ex presidente della Regione Toscana  Enrico Rossi, due funzionari della Regione e tutti e quattro i componenti della commissione di gara.

Tutti gli indagati ieri hanno ricevuto un avviso di proroga indagini. A Rossi viene contestato il reato di turbativa d’asta, in relazione a un’intervista rilasciata il 13 novembre 2015, in cui commentava l’aggiudicazione ad Autolinee toscane nonostante la gara non fosse formalmente terminata.

Inchiesta spese per campagna voto,chiesto processo per ex governatore Rossi

Per regionali del 2015: l’ex presidente Enrico Rossi accusato di falso. Ex governatore, “Abbiamo rispettato tetto consentito”

La procura di Firenze ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, accusato di falso ideologico nell’ambito di un’inchiesta su presunte irregolarità nelle spese sostenute nella campagna elettorale per le elezioni regionali del 2015.

Chiesto il processo anche per il commercialista Luciano Bachi, in qualità di suo mandatario elettorale. L’udienza preliminare è fissata per il 20 maggio prossimo.

Per la procura, Rossi avrebbe indotto in errore il collegio regionale di garanzia elettorale presso la corte di appello di Firenze, dichiarando di aver speso circa 59.000 per la campagna elettorale, a seguito di contributi ricevuti per circa 70.000 euro, mentre in realtà avrebbe ricevuto e speso denaro ulteriore per circa 600.000 euro.

“Non viene contestato come illecito nessun finanziamento che ho ricevuto; tutti i finanziamenti che ho ricevuto sono stati verificati e su nessuno di essi è stato trovato nulla da ridire. Mi viene solo contestato di aver superato il tetto di spesa fissato per la campagna elettorale. Noi, io e il mio legale, crediamo che sia invece il calcolo della procura ad essere sbagliato. Lo abbiamo dimostrato nella nostra memoria. Quel tetto noi lo abbiamo rispettato”.

Così l’ex governatore toscano Enrico Rossi in riferimento all’inchiesta della procura di Firenze che lo vede indagato per falso ideologico nell’ambito di un’inchiesta su presunte irregolarità nelle spese sostenute nella campagna elettorale per le elezioni regionali del 2015. “Conseguentemente – prosegue Rossi – mi viene contestato anche il falso ideologico, un’accusa che viene rivolta esclusivamente a funzionari pubblici ma che non può essermi rivolta perché ovviamente ho firmato il bilancio per la campagna elettorale non da presidente ma da privato cittadino. Si tratta dunque di aspetti formali di cui si occupa il mio legale”

Secondo l’accusa, Rossi e il commercialista avrebbero dichiarato il falso per aggirare la normativa regionale che prevede un tetto massimo di circa 125.000 euro per le spese elettorali. Tesi contrastata dal difensore di Rossi, avvocato Gaetano Viciconte, che spiega come buona parte delle spese contestate a Rossi, sentito dai magistrati nel corso delle indagini, siano state sostenute prima dell’inizio della campagna elettorale. Sempre secondo la tesi della difesa, il reato ipotizzato, quello di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atto pubblico, non potrebbe essere contestato a Rossi, poiché in quanto candidato alla presidenza della Regione non era pubblico ufficiale. Inoltre, sostiene sempre Viciconte, l’eventuale violazione del tetto di spesa comporterebbe una multa e non un illecito penale. Secondo quanto appreso in ambienti investigativi, l’inchiesta è partita da alcune conversazioni intercettate nell’ambito di un’indagine per corruzione della procura di Pisa, relativa a una presunta assegnazione di un incarico da dirigente sanitario in cambio di voti quando era in corso la campagna elettorale per le regionali nel 2015. Il processo, in corso, vede tra gli imputati Ledo Gori, che è stato capo di gabinetto di Rossi, lo psichiatra Alfredo Sbrana e il direttore sanitario dell’Asl Toscana Nord Ovest Mauro Maccari.

 

La Regione prepara avviso pubblico per decongestionare parrocchia di Vicofaro

Vicofaro: approvate le linee di indirizzo. Si cercano organismi del terzo settore disponibili a presentare progetti di accoglienza e ospitalità. Stanziati 200.000 euro. La proposta frutto del lavoro del tavolo interistituzionale con Parrocchia, Comune, Prefettura e Asl.

La Giunta regionale ha adottato una delibera con cui approva gli elementi essenziali di un avviso pubblico per la “Realizzazione di interventi a carattere regionale finalizzati all’accoglienza straordinaria e temporanea da parte di enti del Terzo Settore, presso proprie strutture o immobili in gestione, per un periodo non superiore a cinque mesi di persone in condizione di vulnerabilità e difficoltà sociale in uscita dalla Comunità di Vicofaro”.

Si tratta del modo scelto dal tavolo interistituzionale a cui hanno partecipato il Prefetto di Pistoia, il Sindaco del Comune di Pistoia, la Direzione sanitaria della Asl Toscana Centro, la Parrocchia di Vicofaro e la Regione Toscana.

“E’ il primo passo di un lavoro – dichiara l’assessora alle Politiche sociali, Serena Spinelli – che vede la massima collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti, che ringrazio, con l’obiettivo di dare piena attuazione all’ordinanza firmata dall’ex presidente Rossi per il decongestionamento della parrocchia di Vicofaro.

Per farlo abbiamo fortemente voluto una modalità che tuteli la salute degli ospiti e della comunità tutta, valorizzando al tempo stesso la rete del terzo settore e l’attività di accoglienza e solidarietà svolta da Don Biancalani. Un’assunzione di responsabilità e un coinvolgimento necessario da parte degli enti locali, insieme a quello del sistema socio sanitario regionale, chiamati a condividere e a contribuire all’attuazione di progetti in linea con la tradizione di accoglienza e integrazione della Toscana.

La Regione ha deciso di stanziare per questo 200mila euro e auspichiamo quindi l’arrivo di proposte che, grazie anche alla collaborazione dei Servizi sociali e delle Società della Salute, possano contribuire al raggiungimento degli obiettivi e per una migliore e diffusa accoglienza dei migranti”.

L’avviso pubblico dovrebbe essere emanato entro un paio di settimane. Dopo la sua pubblicazione gli interessati avranno circa un mese di tempo per presentare i loro progetti di accoglienza, che dovranno avere una durata massima di cinque mesi, per arrivare poi all’auspicato superamento delle situazioni di emergenza e, al termine del progetto, ad una successiva collocazione stabile delle persone accolte.

Letta segretario Pd, il sostegno dalla sua Toscana

Enrico Letta succede a Nicola Zingaretti e diventa il nuovo segretario del PD con 860 i voti favorevoli, 2 i contrari e 4 gli astenuti.  Nato a Pisa nel 1966, Letta in passato è stato Presidente del Consiglio e ministro, per il PD aveva già ricoperto la carica di vice segretario. Si è presentato con una lunga conferenza stampa, in cui ha detto: “Non vi serve un nuovo segretario, ma un nuovo Partito Democratico. Arrivo da persona libera, lascio tutti gli incarichi con retribuzione, rimango presidente dell’Istituto di studi politici di Parigi, che è senza retribuzione”. Attestati e commenti in suo sostegno dal partito in Toscana.

Complimenti e auguri segretario! Enrico Letta è il nuovo segretario del Pd e mi è piaciuta molto l’autodefinizione come progressista nei valori e riformista nel metodo, per un’Italia che sappia uscire dalla pandemia con idee concrete rilanciando il nostro Paese. È stato molto bello che tra i suoi primi concetti abbia riconosciuto il ruolo delle Eegioni e salutato i presidenti Pd, 5 su 20. Per me e per la Toscana è finalmente un bel segno perchè la nostra Regione ha bisogno di maggiori interlocutori a Roma, visto che il Pd, negli ultimi due governi, non ha espresso né ministri né sottosegretari toscani”. Lo afferma il presidente della Toscana, Eugenio Giani, in un post su Facebook.

“È importante la scossa che Letta ha promesso al mondo dei circoli e iscritti nei territori, perché il Partito Democratico deve cogliere forza proprio dall’essere l’unico dei partiti con una base popolare fatta di presenza e di impegno nell’Italia dei comuni e delle regioni – continua Giani – A 100 anni dalla scissione di Livorno che caratterizzò la divisione del movimento progressista, spero che il nuovo Pd guidato da Enrico Letta garantisca un futuro di sempre maggiore unità e condivisione per il centro sinistra in Italia”.

“Ho votato con convinzione Enrico Letta segretario del partito democratico. Ho ascoltato le sue parole, piene di passione politica, di visione del futuro del nostro paese e di orgoglio per il nostro partito e il suo ruolo da protagonista. Adesso mettiamoci tutti al lavoro per il nuovo Pd”. Lo afferma l’europarlamentare Simona Bonafè, segretaria del Pd toscano.

“Con @EnricoLetta il Pd può cambiare. Un discorso rivolto ai giovani e alla società civile,
con il lavoro, l’ambiente e l’educazione al centro. Finalmente una visione di Europa, d’Italia e di politica, partendo dalla prossimità. Ora mettiamoci tutti al lavoro. #iocisonopd”. Lo ha
scritto su Twitter il sindaco di Firenze Dario Nardella.

“‘Non vi serve un nuovo segretario Pd, ma un nuovo Pd’. Al neo segretario del Partito Democratico Enrico Letta auguro buon lavoro di cuore. Condivido profondamente la strada che ha tracciato per un partito che sappia dare risposte concrete ai cittadini dopo la pandemia, parlare ai giovani, valorizzare le donne, essere sempre più protagonista in Europa e al governo del Paese. Lo ha chiesto a tutti noi e io lo dico e lo ribadisco con grande forza e rinnovata speranza: #iocisonoPd”. Lo afferma il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Antonio Mazzeo, in un post su Facebook

“Ho votato con piacere e convinzione per Enrico Letta. Tra le tante cose giuste che ha detto vorrei citare quelle che mi paiono centrali. Una grande battaglia per lo Ius soli, che significa per noi tutto: diritti, costituzione lavoro, società, uguaglianza, dignità e umanità. Su questo il Partito Democratico sfiderà il governo Draghi e le forze politiche che lo sostengono. Per andare avanti servirà un partito rinnovato nelle forme e nelle regole, ha detto il nuovo segretario. Per battersi contro il correntismo al nostro interno e contro il trasformismo in Parlamento, per la piena attuazione dell’art. 49 della carta costituzionale. Allo stesso tempo, ha chiarito, bisognerà consolidare il profilo dei valori, con la battaglia delle idee, con lo studio e la militanza. Per rendere davvero la nostra comunità libera e inclusiva verso chi è escluso per ragioni sociali, di genere, culturali e anagrafiche. Anzitutto le donne e i giovani”. Lo afferma, in un post su Facebook, Enrico Rossi, commissario del Pd in Umbria, ex presidente della Toscana e vicepresidente Pse al Comitato delle Regioni.

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