Strage georgofili: Fico, verità non solo per parenti vittime

In occasione del ventottesimo anniversario della strage di via dei Georgofili: i messaggi del presidente della Camera, Roberto Fico e della presidente del Senato, Elisabetta Casellati

 

“La legittima domanda di verità e giustizia non appartiene soltanto ai parenti delle vittime, a cui va il mio sincero ringraziamento e la mia gratitudine per aver sempre mantenuto vivo il ricordo e continuato a difendere le ragioni della giustizia e della democrazia. La verità deve essere un’esigenza per tutti noi, perché un’autentica consapevolezza dei passaggi, anche dolorosi, del vissuto di una collettività arricchisce la coscienza civile del Paese e, soprattutto, vale come un monito sulla necessità di preservare sempre la nostra democrazia”. Lo scrive il presidente della Camera Roberto Fico in un messaggio all’Associazione parenti delle vittime della strage dei Georgofili, in occasione del 28mo anniversario.

“In occasione del ventottesimo anniversario della strage di via dei Georgofili – scrive Fico -desidero rivolgere ai familiari delle vittime e alla loro associazione la più sentita vicinanza della Camera dei deputati e quella mia personale. A distanza di così tanti anni è ancora forte lo sgomento e la commozione per l’attentato in cui persero la vita Angela Fiume, custode dell’Accademia dei Georgofili, suo marito Fabrizio Nencioni, le loro bambine Nadia e Caterina, e lo studente universitario Dario Capolicchio. L’esplosione provocò anche decine di feriti e gravissimi danni alle strutture abitative e al patrimonio artistico di Firenze, colpita nel cuore della sua identità storica e sociale”.

“Si è trattato dell’ennesimo vile attacco allo Stato – prosegue il presidente della Camera -messo in atto dalla criminalità mafiosa, autrice in quegli anni di una spietata stagione stragista nella quale anche l’attentato dei Georgofili va inquadrato. Una strategia folle, che ispirò pochi mesi più tardi anche gli attentati dinamitardi di Roma e di Milano, e segnò profondamente il Paese, stordito e disorientato da quella violenza cieca e atroce. Il lungo e complesso iter giudiziario ha fatto emergere un sistema di connivenze tra criminalità organizzata e alcuni settori deviati dell’apparato statale. Ciononostante, ancora oggi il doloroso ricordo di quella tragedia si accompagna al profondo rammarico per non aver dissipato tutti i dubbi e le ombre su quanto accaduto e per non poter contare su una verità piena ed inconfutabile su quella tragica stagione della nostra storia recente”. Di qui la sottolineatura di Fico che “la legittima domanda di verità e giustizia non appartiene soltanto ai parenti delle vittime”, ma è una “esigenza” per tutta la società italiana. “L’impegno della Camera dei deputati per una rigorosa declassificazione e pubblicazione di tutti gli atti formati o acquisiti dalle commissioni parlamentari di inchiesta – osserva Fico – si inserisce nel solco di questo percorso di trasparenza e verità al quale ho voluto dare particolare impulso e grande attenzione. Lo dobbiamo alle vittime di tutte le stragi compiute nel nostro Paese, a chi ogni giorno lavora per promuovere la legalità e la giustizia, a tutti i cittadini che amano la nostra Carta costituzionale e ne difendono incondizionatamente lo spirito ed i valori”, conclude Fico.

Rivolgo il mio saluto a Luigi Dainelli, Presidente dell’Associazione tra i Familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili, alle Autorità e a tutti coloro che partecipano agli eventi organizzati in occasione del XXVIII anniversario della strage”. Questo il messaggio inviato dal Presidente del Senato Elisabetta Casellati all’Associazione tra i Familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili in occasione del XXVIII anniversario dell’attentato. “La notte del 27 maggio 1993 – prosegue – una ferita profonda lacerava Firenze, cuore della nostra civiltà e della nostra storia. Una ferita profonda lacerava l’Italia tutta. Dolore, disperazione e smarrimento. Questi sentimenti attraversarono le nostre menti alla vista delle terribili immagini di distruzione. Mai potrò dimenticare la piccola Caterina Nencioni avvolta in un lenzuolo bianco, vittima, con tutta la sua famiglia, di una violenza brutale e inaccettabile. L’indignazione di noi tutti, cittadini liberi e onesti, unì il Paese e divenne, da subito, antidoto alla rassegnazione. Una volontà ferma di verità e giustizia animò la forza di una reazione determinata e corale. Proprio per questa volontà lo Stato ha vinto. Ha vinto e continua a vincere le mafie, tutte le mafie. In una battaglia quotidiana che deve vedere sempre le Istituzioni democratiche a fianco dei cittadini. Nella consapevolezza che la democrazia si difende con il coraggio della conoscenza. Una consapevolezza che mi ha sostenuto anche nell’iniziativa di rimuovere in Senato il segreto funzionale dagli atti delle Commissioni di inchiesta che hanno lavorato sul terrorismo e sulle stragi. Un segnale forte, una testimonianza tangibile dell’impegno e della presenza dello Stato che, ne sono certa, sosterrà sempre anche la vostra ricerca di verità e giustizia”.

Moby Prince, 29 anni dalla tragedia, prima volta senza manifestazione

Livorno, il 10 aprile 1991 decine di persone salirono sul traghetto Moby Prince, chi per viaggio e chi per lavoro. Dopo la partenza, la collisione con la petroliera Agip Abruzzo scatenò un pauroso incendio che non lasciò scampo ai passeggeri del traghetto. Morirono in 140, un unico superstite. Dopo 29 anni, i familiari delle vittime aspettano ancora di avere giustizia.

“Per la prima volta, quest’anno, a causa dell’emergenza sanitaria, – scrive sulla pagina Facebook della Provincia di Livorno, la presidente Marida Bessi – non potremo essere presenti fisicamente e con il nostro Gonfalone alle cerimonie di commemorazione della tragedia del Moby Prince. Il 10 aprile non mancherà però il nostro pensiero, rivolto prima di tutto al ricordo delle 140 vittime e delle loro vite spezzate, così come non mancherà la nostra vicinanza ai loro familiari, che con coraggio e determinazione da 29 anni chiedono che su queste morti si faccia finalmente luce, dando ai responsabili del disastro un nome e cognome.Raccogliamo l’accorata esortazione che le associazioni dei familiari delle vittime hanno rivolto alle Istituzioni e ci associamo alla loro richiesta, affinché lo Stato mantenga alta l’attenzione su questa tragedia e sulla ricerca della verità. Lo dobbiamo a chi quel giorno perse la vita in un incidente assurdo e a chi da troppi anni attende giustizia e verità”.

Ma questa ricorrenza è stata sottoloneata anche dalle più alte cariche dello stato, “La ricerca di una piena verità sulla tragedia, inaccettabile nelle sue modalità, resta un dovere civile che le istituzioni sono chiamate a perseguire. Le conclusioni della Commissione parlamentare d’inchiesta, istituita nella passata legislatura, possono contribuire a fornire risposte alle domande esigenti dei familiari, delle loro associazioni, della città di Livorno che della tragedia è stata testimone. Al tempo stesso, il ricordo del disastro della Moby Prince impone a tutti, istituzioni e operatori, un rigoroso rispetto delle regole di sicurezza affinché il trasporto di passeggeri e di merci possa svolgersi secondo standard adeguati e con garanzie che costituiscono un pieno diritto – ha affermato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella – Sono trascorsi ventinove anni da quella tragica collisione, nella rada del porto di Livorno, che costò la vita a 140 persone, passeggeri e componenti dell’equipaggio della Moby Prince. Il ricordo del disastro in mare, il più grave per numero di vittime della nostra recente storia, è incancellabile non soltanto per quanti patirono lo strazio indicibile di veder spezzati gli affetti più cari, ma per l’intero popolo italiano – sostiene Mattarella – In questo giorno di memoria, che l’emergenza sanitaria nazionale impedisce oggi di celebrare comunitariamente, desidero rinnovare la mia vicinanza ai familiari di quanti vennero travolti dallo schianto e dalle fiamme, e a coloro che ancora sono impegnati per giungere a una completa ricostruzione dei fatti, in modo da dissipare dubbi residui e incongruenze”, conclude.

“La strage del traghetto Moby Prince, è una pagina dolorosa della nostra storia contemporanea. Quest’anno, per via dell’emergenza Coronavirus, non vi potrà essere una commemorazione pubblica: a tutti i familiari che per la prima volta non potranno condividere il ricordo dei propri cari, giunga la mia più sentita vicinanza – ha dichiarato la presidente del Senato Elisabetta Casellati ricordando il disastro navale avvenuto il 10 aprile del 1991. Il Presidente Casellati ha aggiunto: – Le famiglie colpite dalla tragedia, così come l’intero Paese, ancora attendono di conoscere tutta la verità su quanto successo quella terribile notte al largo del porto di Livorno. Le Istituzioni – ha concluso – hanno il dovere di non dimenticare e di non lasciare nulla di intentato affinché venga fatta piena luce sul più grave disastro della Marina Mercantile italiana dal Dopoguerra a oggi”.

Zeffirelli: Sgarbi; “E’ stato uno straordinario artista”

Un flusso continuo di persone venute a rendere omaggio a Franco Zeffirelli: la camera ardente allestita nel Salone dei Cinquecento per il feretro del regista, scomparso sabato scorso all’età di 96 anni, continua ad accogliere personalità del mondo dello spettacolo e gente comune.

In tarda mattinata ha reso omaggio al feretro anche Leonard Whiting, l’attore scelto da Zeffirelli per interpretare il ruolo di Romeo nel film ‘Romeo e Giulietta’ del 1968, all’età di 17 anni.
Molte le dediche scritte sul libro delle presenze: “Grande maestro, vai dove Giulietta e Romeo ti aspettano”, ha scritto Barbara, mentre Max ha scritto “Grazie, grandissimo fiorentino”, e Carla ha scritto “Ad un’anima eletta da pochi compresa”.

Anche il deputato e critico d’arte Vittorio Sgarbi ha portato il suo saluto a Franco Zeffirelli. “E’ stato uno straordinario artista, bastian contrario, contro i tempi” ha affermato Sgarbi.  “Non si è mai allineato con la proposta di intellettuali organici al potere politico”.
“Visconti – ha ricordato il critico – aveva garantito il rispetto della cultura e della critica dall’essere di sinistra. Lo svantaggio di Zeffirelli era che la cultura non aveva coperture al centro o a destra: si è trovato nelle stesse condizioni di un grandissimo pittore come Annigoni, completamente ignorato dalla critica nello stesso momento in cui si esaltava la ‘Merda d’artista’”. I suoi film, ha osservato, “sono stati fatti in anni un cui era obbligatorio essere impegnati, fare film critici”, mentre “in lui c’era la gloria dell’uomo, la gloria dell’essere italiano, della nostra civiltà, del Rinascimento e la gloria di Firenze”.
Zeffirelli, ha aggiunto Sgarbi, “non manca perché degli artisti l’opera rimane. Non manca Leonardo, perché abbiamo la Gioconda, non manca Zeffirelli quando abbiamo i suoi film, tra qualche giorno ci sarà la Traviata all’Arena di Verona, quindi le opere restano, sono creazione e progetto di immortalità. In realtà – ha concluso Vittorio Sgarbi – gli artisti non muoiono”

Eugenio Giani, presidente del Consiglio regionale della Toscana, durante la visita al feretro dell’artista scomparso ha spiegato: “La Regione Toscana ha fatto molto ma deve fare ancora di più, e quindi è necessario pensare alla Fondazione Zeffirelli con un supporto che la inserisca nel contributo permanente che ogni anno la Regione offre”. “C’è la possibilità da parte di questa istituzione -ha proseguito Giani – di essere centro di formazione, centro di trasmissione dei valori e dell’apprendimento, e naturalmente quindi un laboratorio aperto”. “Una cosa che mi ha sempre colpito quando ho parlato con lui – ha osservato il presdente del Consiglio Regionale – è che se gli davi uno spunto, aveva voglia di dichiarare la sua fiorentinità, ma lo ricordo invece molto restio a parlare dell’esperienza nel luogo dove si formò dopo le tragedie familiari che lo coinvolsero, ovvero l’Istituto degli Innocenti. Quello non era un bel ricordo per lui: evidentemente deve avere avuto un’infanzia molto tormentata e difficile. Pensare alla grande personalità che è diventata – afferma in coclusione ai giornalisti Giani – una figura che aveva avuto questa infanzia tormentata e difficile, dà la misura della grandezza del personaggio”.

Anche l’Accademia Musicale Chigiana si unisce al cordoglio di tutto il mondo della cultura e dello spettacolo, “insigne autore e regista, indiscusso maestro di stile”. “Il rapporto tra il grande artista e l’Accademia Chigiana risale addirittura a metà degli anni Quaranta, quando il maestro, allora giovanissimo, firmava le sue prime realizzazioni come scenografo e costumista per i saggi finali del corso di Scena lirica allora tenuto da Ines Alfani Tellini”, ricorda una nota dell’istituzione senese.
“In quella straordinaria palestra Zeffirelli realizzò i bozzetti per Livietta e Tracollo di Pergolesi nel 1946 e, un anno più tardi, del Medico per forza di Eva Riccioli Orecchia.
Nel 1949 sarà la volta di due operine: La contadina astuta di Pergolesi e Betly di Donizetti. Risale al 1947 anche l’esordio di Zeffirelli nella Settimana Musicale Senese, con una storica prima realizzazione scenica della Serenata a tre di Antonio Vivaldi”, ricorda la nota dove si sottolinea come, nel 1959, fu sua la regia “per la suggestiva combinazione delle due opere La favola di Orfeo di Casella e Il giovedì grasso di Donizetti”.
La presenza di Zeffirelli all’Accademia si completa con il documentario ‘L’Accademia Musicale Chigiana’ del 1950, recentemente riscoperto e restaurato dalla Fondazione Cineteca Italiana. “Il film è un raro cortometraggio finora sfuggito alle filmografie del maestro fiorentino, che vi giocava un ruolo di primo piano in quanto autore di scene e costumi, nonché protagonista di alcune brevi apparizioni”, prosegue la nota ricordando che dietro la macchina da presa Zeffirelli esordirà solo sette anni più tardi e anche il “rapporto di filiale affetto tra il maestro e il conte Guido Chigi Saracini, al quale Zeffirelli dedicò una foto giovanile con queste parole: “Al grande esempio ‘morale’ del Conte Chigi con gratitudine e affetto”.

Laura Lozzi, dirigente scolastico del Liceo artistico di Porta Romana a Firenze omaggia così il regista: “noi tutti partecipiamo al dolore la scomparsa del Maestro Zeffirelli. Se ne va un interprete virtuoso della ricerca artistica italiana, e anche una pagina di storia”.
Da studente, spiega l’istituto in una nota, “Zeffirelli visitava spesso l’Istituto d’Arte, scuola dove si sono formati alcuni dei suoi più grandi amici, Piero Tosi, Anna Anni e Danilo Donati, tutti costumisti, che successivamente, hanno lavorato a più riprese con il Maestro. Zeffirelli, Anni, Donati e Tosi hanno mosso i primi passi nel mondo artistico romano, facendo parte, insieme al regista Bolognini del gruppo storico dei toscani”. Il liceo artistico ricorda anche “il grande amore che legava Zeffirelli alla Gipsoteca dell’istituto”.

Prima di morire Franco Zeffirelli ha espresso “un sogno finale: che noi suoi figli portassimo avanti la Fondazione che porta il suo nome, e noi ci stiano organizzando per adempiere a questo obbligo morale”. Lo ha detto Pippo Corsi Zeffirelli, figlio adottivo del regista, parlando con i giornalisti alla camera ardente allestita nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio. “Per questo – ha osservato – speriamo di trovare anche degli sponsor internazionali che possano apprezzare l’opera della Fondazione”.
Pippo Zeffirelli ha ricordato che il regista si stava preparando al “distacco da questa Terra, e per questo diversi anni fa aveva scelto di essere seppellito a Firenze: così abbiamo portato nel cimitero delle Porte Sante di Firenze i resti della madre che era seppellita a Milano, dove è morta quando Franco aveva 6 anni, la sua zia, che lo aveva cresciuto, la sua tata morta a 102 anni di recente, l’amica e costumista Anna Anni e la sorella Fanny che era la figlia di suo padre”.

Giancarlo Antognoni, storico capitano e oggi dirigente della Fiorentina, a Palazzo Vecchio ha afferrmato: “Ho avuto il privilegio di andare alla festa dei suoi 90 anni, l’ultima volta che l’ho visto è stata in quell’occasione: il mio è un ricordo piacevole, di una persona che ha dato molto a Firenze, ai fiorentini e alla Fiorentina”. Antognoni è arrivato nel Salone dei Cinquecento insieme a Joe Barone, braccio destro del neoproprietario viola Rocco Commisso.
L’ex calciatore viola ha ricordato coi giornalisti lo scudetto perso nel 1982 all’ultima giornata contro la Juventus, e la rabbia di Zeffirelli, condannato poi per diffamazione nei confronti del presidente bianconero Giampiero Boniperti: “Era un tifoso – ha detto – che in quel momento ha visto sfuggire uno scudetto che era alla portata, un po’ come tutti noi: anche noi eravamo arrabbiati per questo”. La Fiorentina, ha spiegato Antognoni, deciderà più avanti come ricordare Zeffirelli: “In questo momento non ci sono eventi, non ci sono partite, se no sarebbe stato bello ricordarlo con il lutto al braccio”

Domani, in occasione delle esequie del Maestro Franco Zeffirelli, che saranno celebrate alle 11 nella cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze, sarà proclamato il lutto cittadino per l’intera giornata. L’ordinanza firmata dal sindaco Dario Nardella prevede l’esposizione sugli edifici pubblici della bandiera della città di Firenze abbrunata o a mezz’asta e segni di lutto sui mezzi di trasporto pubblico e sui veicoli di servizio pubblico.
Il sindaco, si legge in una nota di Palazzo Vecchio, invita gli esercizi commerciali ad abbassare le saracinesche per 10 minuti dalle 11 alle 11.10 e a osservare nei luoghi dove si terranno eventi pubblici di spettacolo o intrattenimento un minuto di silenzio e di raccoglimento o comunque un’appropriata forma di ricordo del grande regista fiorentino, che ha perso la vita sabato a Roma all’età di 96 anni.
L’amministrazione comunale ha inoltre deciso di sospendere le attività istituzionali previste per domani. La camera ardente, allestita nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, sarà aperta‪anche domattina dalle 9 alle 10.

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