Inchiesta Open, togati: “Renzi delegittima i pm”

Le dichiarazioni fatte da Matteo Renzi dopo le perquisizioni disposte dai pm di Firenze nell’ambito dell’inchiesta sulla fondazione Open “alimentano un clima di delegittimazione nei confronti dei magistrati della procura di Firenze”. Per questo “si impone l’esigenza dell’intervento del Consiglio a tutela dell’indipendenza e dell’autonomia della giurisdizione”.

A scriverlo sono tutti i componenti togati del Csm e il laico della Lega Stefano Cavanna nella richiesta al Comitato di presidenza di aprire una pratica a tutela dei pm fiorentini. “Penso che siamo in presenza di un vulnus, di una ferita al gioco democratico” aveva detto Renzi.” Questa la frase riportata nel documento presentato al Comitato di presidenza, dai togati e da Cavanna .

Queste dichiarazioni , scrivono i consiglieri, “non si limitano ad una critica, sempre legittima, del merito del provvedimento, ma costituiscono commenti che alimentano un clima di delegittimazione nei confronti dei magistrati di Firenze, come si evince dal contenuto dai numerosi post pubblicati sui social e dalle dichiarazioni rilasciate agli organi di informazione nelle ultime ore”. Era partita stamattina dal gruppo di Area la raccolta delle firme a sostegno della richiesta di pratica a tutela che alla fine è stata sottoscritta da tutti i togati e dal laico Cavanna.

“Verrà il giorno in cui, finalmente terminata la caccia alle streghe, si potrà chiarire tutta la vicenda di una indagine rispetto alla quale mantengo la fiducia nella giustizia e nei magistrati. Mi auguro che i tempi siano rapidi e chi indagato possa difendersi nelle sedi opportune e non sui media”. Così l’imprenditore Marco Carrai in una nota diffusa per precisare alcune notizie apparse sulla stampa in merito all’inchiesta sulla fondazione Open.

Nella nota si spiega che il prestito infruttifero di 20mila euro fatto da Carrai a Matteo Renzi, “fu fatto per sue esigenze personali in data 20/4/18” e fu restituito tramite bonifico “in data 19/6/18”. Nessun sospetto poi per il bonifico di 50mila euro effettuato il 4 aprile 2018 sul conto dello stesso Carrai: “Basta leggere la distinta per scoprire che a versare è stato Marco Carrai, a beneficio di Marco Carrai e che la causale è ‘accantonamento pagamento tasse’. Quei soldi servivano per pagare le tasse di Marco Carrai ed erano stati accantonati sul conto corrente usato per pagarle”.

Ancora, riguardo alle notizie di stampa sulla Wadi Venture Sca Carrai spiega di essere stato “membro del supervisory board della stessa dalla sua fondazione, nel 2012, fino alla mie dimissioni avvenute il 18/07/2016. Wadi Venture Sca è un veicolo societario che ha investito in modo del tutto tracciato in start up, nessuna della quale ha mai avuto nulla a che fare né con il senatore Matteo Renzi né con la Fondazione Open. Non conosco personalmente il dottor Valli né conosco la società di Dubai citata dai giornali come investitore di Wadi. Non ho curato io questi investimenti, non essendo nel cda della società di management e perché espressamente escluso dallo statuto sociale che un membro del supervisory board potesse interferire negli investimenti, peraltro tutti rendicontati secondo le norme vigenti in materia fino all’ultimo euro”. “Mi sia consentito di scusarmi pubblicamente – conclude Carrai – con i miei partners per l’increscioso pubblico ludibrio ai quali, mio malgrado, la società è stata sottoposta”

Attacchi Renzi e Salvini a pm, forse trattati insieme da Csm

Gli attacchi di Matteo Renzi ai magistrati di Firenze e quelli di Matteo Salvini ai giudici del tribunale dei ministri che hanno chiesto per lui l’autorizzazione a procedere, potrebbero essere trattati congiuntamente dalla Prima Commissione del Csm.

L’intervento a tutela dei magistrati della Diciotti era stato chiesto dai consiglieri di Autonomia e Indipendenza, di Area e di Unicost.

Il Csm ha chiesto poi di aprire una pratica a tutela dei magistrati di Firenze che conducono l’inchiesta sui genitori di Matteo Renzi proprio per le considerazioni espresse nei loro confronti dall’ex premier. Il Comitato di presidenza del Csm ha già trasmesso gli atti alla Prima Commissione, i consiglieri di Autonomia e Indipendenza.

Renzi ha fatto “evidenti allusioni circa la strumentalità dell’operato dei magistrati rispetto a finalità di tipo politico”, sostengono Sebastiano Ardita e Piercamillo Davigo. Riferimenti “che appaiono particolarmente gravi perché provenienti da esponente di primo piano che ha rivestito rilevanti funzioni al vertice dello Stato”.

Le dichiarazioni ” sotto accusa” sono quelle pubblicate da Renzi sul profilo facebook, dopo la notizia degli arresti domiciliari per i suoi genitori.
Renzi definì “abnorme” e fece una serie di considerazioni come “se qualcuno pensa di fermarmi, non mi conosce”, “se non avessi fatto politica, oggi i miei genitori non subirebbero questo”.
Ed osservo’ che la vicenda dei suoi genitori aveva “totalmente oscurato tutto ciò che è accaduto ieri nel mondo della politica”, riferendosi alla discussione sull’autorizzazione a procedere per Matteo Salvini.
“Basta leggere i quotidiani di oggi per rendersene conto. Un capolavoro mediatico, tanto di cappello”, sottolineò l’ ex premier.

Buratti (Pd) primo fortemarmino alla Camera. Subentra a Ermini, eletto in Csm 

L’ ex sindaco di Forte dei Marmi (Lucca) Umberto Buratti subentrerà alla Camera dei Deputati al collega di partito David Ermini, che è divenuto membro laico del Consiglio superiore di magistratura.

Soddisfazione per l’ingresso in Parlamento da parte di Buratti e della Federazione del Pd della Versilia. “Il lavoro svolto per le candidature – si legge in una nota -, anche in accordo con la Federazione di Lucca, che ha voluto almeno un rappresentante del territorio nella rosa delle candidature, trova così una sua giusta ricompensa”.

Il Pd di Forte dei Marmi e il segretario Riccardo Brocchini si dicono “sicuri che Umberto Buratti rappresenterà al meglio le istanze della Versilia, sempre in relazione con il Pd e la sua dirigenza locale: rinnoviamo a lui la nostra stima ed esprimiamo la nostra soddisfazione per il risultato ottenuto”.

Soddisfazione anche da parte del sindaco di Forte dei Marmi Bruno Murzi e dall’amministrazione. “Siamo certi – sottolinea il Municipio – che saprà svolgere un ottimo lavoro, anche nell’interesse della Versilia e di Forte dei Marmi in particolare”.

Siena, Csm apre fascicolo su ‘festini’ a luce rossa e morte Rossi

La decisione a seguito del servizio delle Iene che  riguardava la morte dell’ex capo comunicazione di Mps David Rossi, precipitato da una finestra il 6 marzo 2013, e la vicenda di presunti di presunti festini a cui avrebbero preso parte anche magistrati e imprenditori.

Il comitato di Presidenza del Csm, su richiesta del consigliere Ardituro, ha incaricato la prima Commissione, presieduta dal laico Antonio Leone, di avviare un’indagine conoscitiva sulle vicende oggetto dell’inchiesta giornalistica delle Iene, andata in onda domenica scorsa e ripresa dalla stampa. Il servizio delle Iene riguardava la morte dell’ex capo comunicazione di Mps David Rossi, precipitato da una finestra il 6 marzo 2013, e la vicenda di presunti di presunti festini a cui avrebbero preso parte anche magistrati e imprenditori. Il video è già stato acquisito dalla procura di Genova che ha aperto un fascicolo a carico dei colleghi di Siena.

La prima commissione del Csm ha inoltre chiesto oggi, nell’ambito delle pratiche già aperte sul caso Mps, informazioni al procuratore generale di Firenze, Marcello Viola. Presso la prima commissione del Csm, infatti, sono già pendenti da ottobre una pratica aperta su richiesta dell’ex componente laico Pierantonio Zanettin, da poco eletto in parlamento, che chiedeva di “valutare eventuali profili di incompatibilità ambientale o funzionale” a carico dei vertici del tribunale e della procura di Siena; e una “pratica a tutela” dei magistrati senesi chiesta dal presidente della Corte d’Appello di Firenze, Margherita Cassano, e dal procuratore generale, Marcello Viola.

Le Iene, nella puntata andata in onda domenica, hanno intervistato anche un gigolò che ha riferito di festini a cui avrebbero preso parte magistrati, imprenditori, politici, manager che sarebbero collegati alla banca affermando di avere numeri di telefono, pagamenti, mail che comprovano le sue affermazioni.

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