🎧 Priorità alla Scuola lancia campagna: “Per Natale chiediamo scuole aperte tutto l’anno!”

Priorità alla Scuola lancia la campagna social: “Per Natale chiediamo scuole aperte tutto l’anno!”. Margiotta: “Inaccettabili le dichiarazioni del Sottosegretario alla Sanità Sileri che ventilano un prolungamento delle vacanze di Natale a tempo indeterminato”. Pronti a nuove mobilitazioni in gennaio.

Intervista a Costanza Margiotta portavoce di PAS

Di seguito il testo del lancio della campagna:

Di nuovo, come già l’anno scorso, a Natale si parla di non riaprire le scuole a gennaio, camuffando la chiusura con un “prolungamento delle vacanze”. Le (più o meno) immediate rassicurazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi non ci bastano. Il movimento Priorità alla Scuola intende esprimere la sua contrarietà a questa ipotesi e la sua indignazione perché ancora una volta la scuola, prima a chiudere e ultima a riaprire, è usata come paravento di ogni inefficienza e di ogni inerzia. Per questo oggi lancia la sua campagna social “Per Natale chiediamo scuole aperte tutto l’anno!”, in attesa di organizzare nuove mobilitazioni in tutta Italia a inizio 2022.
Non intendiamo più argomentare, parlano per noi tutte le cose scritte e dette negli ultimi due anni. Registriamo, costernati, con amarezza ma senza rassegnazione, che non c’è stato alcun investimento sulle criticità strutturali della scuola italiana: né assunzione e aumento personale docente e ATA precario, né concessione di nuovi spazi, né riduzione degli alunni per classe, né potenziamento dei mezzi pubblici, né ripristino delle infermerie scolastiche, né servizi medici dedicati alla gestione della pandemia nelle e per le scuole.
Nessuna delle richieste portate avanti da più di un anno da Priorità alla scuola ha ottenuto risposte pronte e concrete. E per questo, oggi, si parla di nuovo di chiudere le scuole, senza vergogna né pudore. Questa vergogna ricadrà prima o poi su chi ne è responsabile.
Se adesso c’è necessità di fermare questa nuova ondata di contagi, riflettete su cosa e come chiudere, ma lasciate fuori dai vostri pensieri la scuola. Fate l’elenco delle cose da chiudere prima: è lungo, perché al momento le scuole sarebbero le uniche a chiudere. Chiudete tutto, ma lasciate in presenza un diritto costituzionale, quello allo studio, già troppo compresso e mortificato, sin dal febbraio-marzo 2020.

PaS:”la scuola non si chiude con nessun colore”

Domani alle 17 in piazza Santa Croce a Firenze il presidio assemblea di priorità alla scuola per ribadire il no alla didattica a distanza. Intervista con Costanza Margiotta di PaS.

“A oltre un anno dal paziente Zero, lo smantellamento della scuola pubblica una realtà sempre più evidente. Ci tolgono la didattica in presenza per darci il surrogato insopportabile della didattica a distanza (DAD) , ovvero ore e ore su smartphone, tablet, PC. tutti tragicamente incapaci di insegnare, di imparare, di pensare, di decidere insieme”.

Le voci su un inasprimento delle misure anche in Toscana, e dunque sull’arrivo della DAD per tutti gli istituti di ogni ordine e grado, non ferma la lotta di Priorità alla Scuola che domani, venerdì 12 marzo, si ritroverà dalle 17 in piazza Santa Croce a Firenze per un’assemblea-presidi, denunciando “un accanimento contro la didattica in presenza che resta il capro espiatorio dell’andamento dei contagi ed a cui si aggiunge la falsa ripartenza delle stesse università”

Nel frattempo, PaS ha anche scritto una lettera aperta a tutti i sindaci.

Eccola

LETTERA DI PRIORITÀ ALLA SCUOLA RIVOLTA AI SINDACI
Gentile Sindaco,
con la presente siamo a chiederLe di esprimersi pubblicamente, nella sua veste istituzionale, a difesa dell’apertura delle scuole nel nostro Comune. È quanto hanno fatto negli ultimi giorni sindaci e assessori di altri Comuni toscani, rivolgendosi anche al governo nazionale. La chiusura delle scuole non dovrebbe essere presa in considerazione in zona arancione, e andrebbe scongiurata anche in zona rossa, a tutela dei diritti dei minori e di quello all’istruzione in particolare. La chiusura delle scuole non è ammissibile mentre la gran parte delle altre attività resta aperta.
È da ottobre che studenti e studentesse delle scuole superiori seguono forme di “didattica mista”, eufemismo per dire che la didattica in presenza è decurtata del 50% o più. Le adolescenti e gli adolescenti si chiedono se mai riprenderanno ad avere una scuola che funziona per accoglierli. I genitori si chiedono cosa resterà della credibilità della scuola al termine degli anni scolastici in pandemia. Insegnanti e dirigenti scolastici vedono i loro sforzi per mantenere la didattica in presenza rimessi di continuo in discussione e frustrati.
La sospensione della didattica in presenza per i servizi educativi e dei cicli inferiori (nidi, infanzia, primaria, secondaria inferiore) è una misura che calpesta le vite dei più piccoli e dei loro familiari. Siamo a dodici mesi dalla prima chiusura delle scuole nel 2020, e ormai conosciamo bene i danni che questa situazione ha provocato. Le e gli adolescenti hanno già subito abbastanza, non devono ricevere il colpo di un’altra chiusura, i danni in termini psicofisici e formativi stanno diventando irreparabili. Le più piccole e i più piccoli sono ancora meno in grado di gestire la didattica a distanza sia da un punto di vista organizzativo sia sul piano emotivo. Tutto ciò ha un impatto enorme sulle famiglie: tutte condividono le stesse difficoltà, ma sappiamo che sono quelle più fragili – sul piano sociale, economico, culturale a pagare di più.
Le conseguenze della chiusura di ogni ordine e grado di scuola, di nuovo, si riverseranno sulle famiglie, già vessate psicologicamente ed economicamente, costringendo soprattutto le donne a ulteriori sacrifici. Alcuni faranno ricorso ai nonni, proprio quella categoria considerata fragile e a rischio, ma su cui moltissime famiglie si appoggiano non avendo altra scelta, per carenza di servizi pubblici.
L’esperienza di dodici mesi ci ha indicato che la chiusura delle scuole ha un impatto violento sull’intero tessuto sociale, e mette a repentaglio la salute intesa così come l’OMS la definisce sin dagli anni Cinquanta: “uno stato di benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia”.
Si aggiunga che la Regione Toscana, insieme ai Comuni, ha fortemente sostenuto l’apertura delle scuole, dimostrandolo con i fatti. In questi mesi ha supportato l’implementazione di protocolli di sicurezza che hanno ben pochi equivalenti nel resto della società e della attività sociali. La campagna vaccinale ha subito contemplato il personale scolastico e ora un’altissima percentuale dei lavoratori e lavoratrici del mondo della scuola è già vaccinata. Proprio alla luce di quest’ultimo dato, nella nostra Regione, sarebbe incomprensibile una chiusura delle scuole giustificata con la necessità di accelerare un piano vaccinale che sta avanzando a scuole aperte, riscuotendo consenso e fiducia. Al contrario, vaccinare una categoria e poi lasciarla a casa, mentre altre – non contemplate tra le priorità del piano vaccinale – continuano a lavorare non vaccinate, eppure a stretto contatto con la collettività, costituirebbe un atto incomprensibile e sconcertante.
La scuola è un pilastro della vita sociale: non va chiusa; non sia di nuovo la prima a chiudere; caso mai sia l’ultima, nel malaugurato caso di un lockdown totale.
Certi della Sua attenzione nei confronti della Comunità che rappresenta e amministra le porgiamo i nostri saluti più cordiali.
PRIORITÀ ALLA SCUOLA

Scuola: un mese di proteste, ricorsi e richiesta dimissioni Bianchi

Scuola: proteste sui social e sul territorio, ricorsi, richiesta di dimissioni del ministro Bianchi e manifestazione nazionale il 26 marzo.

Priorità alla scuola lancia un mese di iniziative contro i contenuti dell’ultimo Dpcm che prevedono la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado nelle zone rosse e la sospensione delle attività in presenza decisa dai governatori dove vi siano piedi 250 contagi a settimana ogni 100 mila abitanti.

‘Il nuovo governo, in modo peggiore del passato, ha scelto di non dare priorità alla scuola; sarà un mese di lotte e di ricorsi ai tribunali”. Lo dice Costanza Margiotta di Priorità alla scuola Toscana intervistata da Chiara Brilli.

https://www.controradio.it/wp-content/uploads/2021/03/210303_05_Costanza-Margiotta.mp3?_=3

“Oggi Priorità alla scuola ha lanciato la raccolta di migliaia di persone, nonni, studenti, cittadini, docenti, genitori che con un cartello hanno voluto dimostrare la loro disperazione per l’ennesimo sacrificio della scuola. Il nuovo governo, in modo peggiore del passato, ha scelto di non dare priorità alla scuola; le scuole dovevano essere le ultime a chiudere e le prime a riaprire. Il piano vaccinale non parte. La scuola per questo Paese sembra sempre essere all’ultimo posto;

il ministro Bianchi ha detto che è sempre rimasta aperta ma ci sono fior di studi che dimostrano i danni della didattica a distanza. Si fa pagare ai più giovani, a quelli a cui nessuno garantisce i diritti.  E si lascia ancora margine agli enti locali di fare della scuola quello che vogliono; saremo costretti a protestare fino al 26 marzo per fare si che i soldi del Recovery servano a ridare dignità alla scuola; sarà un mese di lotte e di ricorsi ai tribunali”. Ribadisce Margiotta di Priorità alla scuola.

Intanto è partita anche la campagna social sui congedi “Mamma ho perso il congedo” raccogliendo centinaia di testimonianze di donne costrette ad utilizzare le ferie, i permessi non retribuiti, perchè non tutte le categorie dispongono di questi istituti . “La chiusura della scuole deve essere un’extrema ratio: non possiamo tenere aperti i centri commerciali e chiudere le scuole. Ha ragione il ministro dell’Istruzione Bianchi” e “su questo credo si giochi la credibilita’ e la civilta’ di un Paese”. Il sindaco Dario Nardella non fa passi indietro, anche perche’ nella difesa della didattica in presenza “Firenze e’ stata sempre in prima linea”.

Conte torna all’Università, protesta collettivo studentesco

Presidio del Collettivo di Scienze Politiche con la partecipazione del movimento Priorità alla scuola durante lo svolgimento della lezione in streming dell’ex premier Conte

Alcune decine di studenti del collettivo di Scienze politiche si sono riuniti davanti alla sede del rettorato di Firenze in piazza San Marco, per protestare contro la presenza dell’ex premier Giuseppe Conte che tiene una lezione in streaming sulla sua esperienza di Governo.

“Non è possibile che a un anno di distanza dall’inizio della pandemia – ha spiegato Francesca Spazio del collettivo studentesco Scienze Politiche – non sia stato ancora fatto niente per garantire il nostro diritto allo studio e il rettore Luigi Dei preferisce organizzare questi teatrini con l’ex premier mentre a noi studenti non sono ancora garantite le lezioni in presenza. E questo lede profondamente il nostro diritto all’istruzione”.

Per il collettivo, è “inaccettabile che dopo un anno da presidente Conte torni a fare il professore come se niente fosse e che anzi il rettore si pieghi a lui dandogli momenti di visibilità e cercando di trovagli spazi invece che pensare a quello di cui gli studenti hanno bisogno”.

Protesta collettivo studentesco Conte
Foto Controradio

Gli studenti e le studentesse hanno mostrato uno striscione con la scritta ‘Conte e Dei: i vostri teatrini non garantiscono il diritto allo studio’ e intonato alcuni cori come “il diritto allo studio non si tocca lo difenderemo con la lotta”. A sostenere il presidio del collettivo anche il comitato di Priorità alla Scuola.

“Appoggiamo la protesta degli studenti – ha spiegato la portavoce Costanza Margiotta – perché è paradossale che questa università dia così tanto spazio a un ex premier che non ha fatto niente per riportare gli studenti universitari dentro le aule e ha fatto pochissimo per riaprire le scuole in sicurezza. E siamo qui anche per denunciare che non c’è stata ancora un’inversione di rotta tra il Governo Conte e quello di Mario Draghi perché in molti comuni si stanno chiudendo le scuole di ogni ordine e grado”.

Conte torna Università Firenze, organizzato presidio contro

Presidio contro il rientro all’Università del ex-premier Conte. La mobilitazione è stata annunciata dal collettivo di Scienze Politiche a cui ha aderito anche il collettivo Priorità alla Scuola

Il Collettivo politico di Scienze politiche di Firenze ha annunciato per domani alle 15.30 un presidio fuori dal rettorato in occasione del ritorno a Firenze di Giuseppe Conte, docente dell’Ateneo fiorentino che prima avrà un incontro col rettore e poi terra una lezione trasmessa online.

“Non vogliamo Conte all’università, vogliamo l’università aperta” si legge in un comunicato diffuso dal Collettivo. “Dopo aver lasciato l’istruzione fanalino di coda delle priorità del precedente governo (e non solo), dopo aver lasciato gli studenti lontani dalle facoltà per mesi, dopo la criminale gestione della pandemia che ha messo in ginocchio studenti e lavoratori, Conte – si legge ancora – viene accolto a braccia aperte dal rettore Dei e dalla professoressa Lucarelli”, presidente della Scuola di Giurisprudenza che, secondo quanto riferito nella nota, avrebbe detto: “Gli studenti lo aspettano a braccia aperte”. “Pensiamo – afferma il Collettivo – che invece di prodigarsi tanto nell’elogio di chi ha contribuito a distruggere il nostro sistema formativo rettore e compagnia dovrebbero programmare un rientro in sicurezza per tutti, non tenendoci ancora nel ricatto della scelta fra diritto allo studio e diritto alla salute”.

Al presidio di domani, organizzato dal Collettivo di Scienze politiche di Firenze per l’arrivo di Giuseppe Conte, ha aderito anche Priorità alla Scuola, il comitato di insegnanti, studenti e docenti che si battono dallo scorso anno per garantire la scuola in presenza. “Abbiamo deciso di aderire alla mobilitazione degli studenti – dice Costanza Margiotta, portavoce di Priorità alla Scuola – per sottolineare come il Governo precedente abbia messo all’ultimo posto l’istruzione sia quella scolastica che universitaria. Quindi saremo lì per chiedere che il nuovo Governo su questo tema inverta la rotta”.

“La scuola è stata messa all’ultimo posto”, protesta Firenze e altre città Toscana per scuole superiori

Protesta a Firenze per chiedere l’apertura delle scuole superiori in presenza e sicurezza: didattica a distanza e striscioni in Via Martelli

La manifestazione è stata organizzata davanti al liceo classico Galileo per chiedere l’apertura delle scuole superiori in sicurezza. Il presidio è stato organizzato in Via de’ Martelli vicino ai palazzi della Regione, da studenti, alcuni anche seduti per terra a fare lezione, genitori e insegnanti del comitato Priorità della scuola. Iniziative analoghe sono state promosse anche in altri comuni toscani – Prato, Pisa, Pontedera, Carrara e Massa – e d’Italia.

Priorità alla scuola, protesta scuole superiori
Foto Controradio

Al presidio hanno partecipato gli studenti, le studentesse insieme a docenti e genitori. A Firenze davanti al Liceo Galileo hanno seguito le lezioni di didattica a distanza seduti su sedie pieghevoli, sui gradini della chiesa o per terra.

Presidio Priorità alla scuola, scuole superiori Dad
Foto Controradio

“Siamo qui e in altre venti città – ha spiegato Costanza Margiotta, docente universitaria e promotrice di Priorità alla scuola – per denunciare il fallimento totale del Governo per la mancata riapertura della scuola a quasi un anno dalla sua chiusura. Ciò che amareggia maggiormente è che la scuola sia messa all’ultimo posto. La si condanna per i contagi prima di averla riaperta. Sulla scuola – aggiunge – si gioca una crisi di sistema e una di governo: la crisi di sistema è il cambiamento materiale della Costituzione riguardo al rapporto tra Stato e Regioni. Il Governo prigioniero delle Regioni non è più in grado di assicurare l’istruzione”.

La Toscana, secondo Margiotta, era “pronta” per la ripartenza anche delle superiori ma “si è piegata”. E “per poter sapere se è stata fatto abbastanza” sulla ripartenza in sicurezza, “bisogna riaprire per verificare se tutto funziona, dai trasporti agli screening”. Screening che “chiediamo all’ingresso per tutti e continuativi”. “La quarantena di una classe, nel caso si registri un positivo, significa che il sistema funziona”.

Tra i presenti e promotori a Pisa, Firenze, Pontedera e a Prato, anche appartenenti alla Rete degli studenti medi della Toscana.

Presidio Priorità alla Scuola, presidio scuole superiori, dad
Foto Controradio

A Prato, a inizio presidio, erano circa una quarantina le persone di fronte al liceo scientifico Niccoló Copernico: pure con striscioni e slogan, chiedevano di poter tornare in classe, contestando la scelta del Governo di prorogare all’11 gennaio la ripresa delle lezioni in presenza. Tutte le componenti, degli alunni e gli insegnanti, motivano la scelta di protestare con “l’esasperazione per la didattica a distanza”, che “non garantisce più gli standard educativi e sociali adeguati per l’apprendimento”.

Alcune decine gli studenti e studentesse degli istituti superiori che si sono radunati in piazza a Pisa e Pontedera per chiedere la riapertura delle “lezioni in presenza e in sicurezza” esponendo cartelli improvvisati con la scritta “La scuola si fa a scuola”. Con i loro pc portatili e tablet hanno seguito le lezioni a distanza collegandosi da remoto durante la protesta promossa nell’ambito della mobilitazione nazionale del comitato.

Il network di sigle, associazioni e sindacati che ne fa parte chiede “lo screening sanitario completo della comunità scolastica (docenti, personale Ata e studenti) e l’inserimento come categoria prioritaria del personale scolastico ad alto rischio nella fase 1 dell’agenda vaccinale”.

Il comitato chiede anche per le scuole superiori “che la riapertura in presenza favorisca l’accoglienza e il recupero scolastico degli studenti fortemente penalizzati dal punto di vista didattico e psicologico a causa della Didattica a distanza” e auspica “che l’attività in presenza non sia finalizzata solo alle necessità di valutare l’andamento scolastico degli studenti, bensì che il tempo sia utilizzato anche per aiutare a ricostruire le relazioni umane tra gli studenti e con i docenti, augurandosi che “siano annullate le prove Invalsi per l’anno scolastico in corso”.

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