Auroradisera 2019, cinque date con grandi protagonisti

?Scandicci, grandi protagonisti della scena teatrale e della cultura al Teatro Aurora di Scandicci con Auroradisera, la rassegna ideata e organizzata dalla Fondazione Toscana Spettacolo onlus e dal Comune di Scandicci.

Auroradisera si terrà dal 10 gennaio2019 torna con un ricco programma di artisti al servizio dello spettacolo e della cultura, una rassegna popolare che ogni anno intercetta un vasto pubblico, per questa edizione, ad oggi, sono stati sottoscritti 361 abbonamenti, 33 in più rispetto alla passata edizione.

Gimmy Tranquillo ha intervistato Patrizia Coletta, direttore di Fondazione Toscana Spettacolo e la Portavoce del Sindaco di Scandicci Claudia Sereni:

https://www.controradio.it/wp-content/uploads/2019/01/190108_03_AURORADISERA_COLETTA-SERENI.mp3?_=1

Inaugurazione scoppiettante, giovedì 10 gennaio (ore 21.15, come per tutti gli spettacoli), grazie alla simpatia, alla verve e alla musica di Paolo Belli. Infatti, si canta, si balla e si ride con PUR DI FARE MUSICA, spettacolo di cui lo showman è motore di un travolgente intrattenimento multidisciplinare che alterna momenti recitati comici ed esilaranti ad altri puramente musicali, nei quali trovano spazio, ri-arrangiati per l’occasione, non solo i pezzi più noti ed amati del repertorio del protagonista, ma anche alcuni tributi ai suoi “maestri”.

Mercoledì 30 gennaio, Valentina Lodovini, pluripremiata attrice di cinema (tra gli altri riconoscimenti, Davide di Donatello nel 2011 per Benvenuti al Sud), si presenta in un testo di Dario Fo e Franca Rame, TUTTA CASA, LETTO E CHIESA. Testo ironico e sferzante, scritto nel 1977 a quattro mani dal premio Nobel con la moglie, messo in scena in oltre trenta paesi. È un affresco sulla condizione femminile, che ci propone quattro donne, di condizioni diverse, ma sempre sfruttate.

Maria Cassi arriva giovedì 14 febbraio con CINEMARIA, affiancata dall’Ensemble Jazz della Scuola di Musica di Fiesole. L’attrice veste i panni di Cesare Zavattini, il grande sceneggiatore italiano di Miracolo a Milano (1951), Quattro passi tra le nuvole (1942) e Sciuscià (1946), in uno spettacolo recitato, cantato e musicato dal vivo. Uno show esilarante e divertente, dove il cinema incontra il teatro.

IL RIGORE CHE NON C’ERA è lo spettacolo che venerdì 15 marzo vede a Scandicci il giornalista sportivo Federico Buffa, in veste di storyteller, con un testo che parte dalle storie sportive per diventare poi un affresco storico, poetico, musicale. Il giornalista sarà protagonista domenica 17 marzo dell’iniziativa Il libro della vita, organizzata dal Comune di Scandicci (Nuovo Auditorium piazzale della Resistenza Scandicci, ore 11, ingresso libero).

La chiusura di stagione, lunedì 8 aprile, è affidata a Tullio Solenghi protagonista di DECAMERON. UN RACCONTO ITALIANO IN TEMPO DI PESTE. Il popolare attore di teatro, cinema, televisivo restituisce allo spettatore la lingua originale del Decamerone di Boccaccio, rendendola accessibile e comprensibile come fosse la lingua di un testo contemporaneo. Il risultato è uno spettacolo divertente e di grande raffinatezza.

FTS “Aspettando i 30 anni”: per il suo trentennale (autunno 2019) Fondazione Toscana Spettacolo già nella stagione 2018-2019 propone iniziative rivolte al pubblico per offrire sempre nuove occasioni di vivere lo spettacolo dal vivo e di raccontare l’esperienza a teatro: Carta dello spettatore FTS, biglietto sospeso, biglietto futuro, buon compleanno a teatro, carta dello Studente della Toscana, diventa storyteller. Proposte per il pubblico di oggi e di domani, per una partecipazione ancora più inclusiva.

INFO: http://www.toscanaspettacolo.it/36168/auroradisera-2019-lo-spettacolo-dal-vivo-a-scandicci/

Lella Costa ospite de “Il Libro della Vita” a Scandicci

Il secondo appuntamento della quinta edizione de “Il Libro della Vita” ospita Lella Costa. Domenica 2 dicembre alle ore 11 presso l’Auditorium di Scandicci in Piazzale della Resistenza

Il secondo appuntamento de Il libro della vita ospita una delle donne più intelligenti e simpatiche del teatro italiano: Lella Costa. Dopo gli studi in lettere e il diploma all’Accademia dei Filodrammatici, Lella Costa esordisce al teatro nel 1980 con il monologo “Repertorio, cioè l’orfana e il reggicalze”.

È l’inizio di un percorso che la porta a frequentare autori contemporanei, a lavorare in radio, ad avvicinarsi al teatrocabaret e a divenire una delle più rinomate attrici italiane. Nel 1987 debutta con “Adlib”, monologo che segna anche l’inizio della sua attività di autrice.

Seguiranno “Coincidenze”, “Malsottile”, “Magoni” (con le musiche originali di Ivano Fossati), “La daga nel Loden”, “Stanca di guerra”, (scritto in collaborazione con Alessandro Baricco), “Un’altra storia” (con la regia di Gabriele Vacis), “Precise parole” e “Traviata”, sempre con la regia di Vacis. Gli spettacoli “Alice, Una meraviglia di paese”, “Amleto” e “Ragazze. Nelle lande scoperchiate del fuori” si avvalgono della regia di Giorgio Gallione e delle musiche di Stefano Bollani.

Nella pièce “Arie” (2011) conferma la sua predilezione per il monologo e il recital, mentre nel 2014 recita insieme a Paolo Calabresi nella commedia per quattro personaggi “Nuda proprietà”, scritta da Lidia Ravera e diretta da Emanuela Giordano. Nel 2017 ha dato voce sul palco ad alcuni botta e risposta epistolari tra la giornalista Natalia Aspesi e i lettori della sua popolarissima rubrica “Questioni di cuore”, pubblicata dal 1992 sul “Venerdì” di “Repubblica”.

Insieme a Massimo Cirri e Giorgio Gallione è co-autrice di molti degli spettacoli da lei interpretati. All’attività teatrale affianca da anni anche diverse e significative partecipazioni a trasmissioni radiofoniche e televisive; nello stesso tempo porta avanti un costante impegno civile, soprattutto a favore di Emergency.

La moglie del mondo (The World’s Wife) è una raccolta di poesie le cui protagoniste sono donne, vere o immaginarie, in cerca di un loro ruolo nella storia e nel mito. Sono le mogli di uomini famosi, come la signora Pilato, la signora Esopo, la signora Freud e altri ancora; oppure sono donne tradizionalmente definite tramite i loro uomini, come Dalila o Euridice. O ancora sono le immaginarie eroine di storie i cui protagonisti erano di sesso maschile, per esempio Queen Kong, le sorelle Kray, la sorella di Elvis Presley. Sono le mogli del mondo secondo l’efficace titolo.

Tutte le poesie si configurano come autoritratti. Il monologo, da sempre una delle forme poetiche preferite da Carol Ann Duffy, in questa raccolta le permette di dare una voce distintiva e forte a ciascuna di queste mogli che si collegano a costruire un’affascinante rivisitazione, una versione dei fatti dalla parte di lei.
Le narratrici non si limitano infatti ad aggiungere particolari mancanti o verità nascoste alle storie già note, ma ciascuna di loro ha spesso una storia del tutto inedita da raccontare.

Teatro Studio: i Gogmagog in prima nazionale con “Giovanni per campare digiunava”

Dal 24 al 28 novembre al Teatro Studio “Mila Pieralli” di Scandicci i Gogmagog debuttano in prima nazionale con “Giovanni per campare digiunava”, graphic novel dal vivo su Giovanni Succi, artista della fame

Digiuno, scienza, magia, in una vorticosa riflessione sul circo dell’arte e della vita, spinta oltre ogni limite. I Gogmagog debuttano con Giovanni per campare digiunava in prima nazionale al Teatro Studio ‘Mila Pieralli’ di Scandicci dal 24 al 28 novembre. Il titolo riprende il modo ironico, in voga a fine ’800, di descrivere la strana e bizzarra attività di Giovanni Succi, il più grande “artista della fame” del suo tempo. Lo spettacolo è ideato e scritto da Virginio Liberti, con in scena Cristina Abati, Carlo Salvador, Rossana Gay, Tommaso Taddei (anche regista).

“Non intendiamo restituire cronologicamente la stravagante vita di Succi – afferma Taddei – siamo consapevoli di poterla raccontare solo per frammenti, nella forma di un graphic novel agito dal vivo: la scena dialoga e si interseca con altri linguaggi, come l’illustrazione, il fotoromanzo, e poi frammenti video e musica.”

Il lavoro si alimenta degli esiti di un lungo laboratorio con oltre 90 ragazzi degli Istituti superiori scandiccesi Russell Newton e Sassetti Peruzzi, impegnati, tra l’altro, nella lettura/approfondimento di Un digiunatore di Franz Kafka, nonché nell’analisi storica di Giovanni Succi, scomparso 100 anni fa proprio a Scandicci. Il progetto è a cura di Stefano De Martin.

Accompagnano la pièce il libro Vivere di fame ovvero Fame di vivere e l’omonima mostra fotografica alla Biblioteca di Scandicci, aperta fino al 1° dicembre (il 22 novembre, ore 17-18:30, è in programma l’incontro Il digiuno e i sogni con Paolo Albani, Laura Forti, Aldo Frangioni, Enzo Fileno Carabba).

Una produzione Gogmagog, con il sostegno di Regione Toscana, Città Metropolitana di Firenze, Fondazione Teatro della Toscana e Comune di Scandicci.

I Gogmagog

Nel 1922 fu dato alle stampe Un digiunatore (Ein Hungerkünstler, letteralmente Un artista della fame) scritto da Franz Kafka che, gravemente ammalato, morirà due anni dopo. Narra di un digiunatore di professione che, non trovando il cibo adatto a lui, si lascia morire nella gabbia in cui era stato rinchiuso per la sua esibizione.

È probabile che il modello ispiratore di Kafka sia stato lo stravagante Giovanni Succi, uno degli artisti del digiuno più conosciuti nel mondo tra Ottocento e Novecento, la cui figura è al centro diGiovanni per campare digiunava dei Gogmagog, in prima nazionale al Teatro Studio ‘Mila Pieralli’ di Scandicci dal 24 al 28 novembre. Ideato e scritto da Virginio Liberti, vede in scena Cristina Abati, Carlo Salvador, Rossana Gay, Tommaso Taddei (anche regista).

“Lo spettacolo – dice Taddei – si snoda come un viaggio all’interno delle imprese, delle contraddizioni, dei cortocircuti sensoriali e di senso presenti nella vita di Giovanni Succi, artista del digiuno, una forma d’arte che raccoglieva enorme successo poco più di un secolo fa e che oggi appare difficile anche da immaginare.”

Nato a Cesenatico nel 1850 e morto a Scandicci 100 anni fa, nel 1918, durante la sua carriera artistica Succi ha compiuto imprese memorabili. Nel 1886 a Parigi digiunò per 30 giorni consecutivi. Nel 1888, quando replicò quella sua “performance” a Firenze, si sottopose anche ai controlli medici dell’equipe del prof. Luigi Luciani, uno dei più importanti fisiologi dell’epoca, per garantire la serietà e il rigore dell’esperimento. A partire dal 1898 fece a Torino vari spettacolari digiuni: uno di 50 giorni e un altro addirittura di 66, nel quale perse ben 20 chili.

“La pubblicazione Vivere di fame ovvero Fame di vivere e l’omonima mostra – precisa Tommaso Taddei – offrono maggiori strumenti per entrare nella biografia di Giovanni Succi di quanto faccia lo spettacolo. Il nostro racconto segue continui slittamenti di senso, di percezione. Limiti, soglie, contrasti per incalzare una visione spiazzante, non accomodante. Giovanni per campare digiunava – prosegue – è dedicato a un pubblico giovane, come quello che abbiamo conosciuto nei laboratori, da cui abbiamo colto la dimestichezza con linguaggi che stanno fuori dal teatro. Abbiamo voluto poi uno schermo, in fondo alla sala, lo stesso che oggi ci guida e ci interrompe continuamente.”

La vicenda si svolge all’interno di un piccolo circo, abitato da una compagnia bislacca e scalcinata, composta da una donna barbuta, da dei personaggi mascherati e da una declinazione contemporanea del clown bianco; la donna tenta di raccontare la vita dello straordinario digiunatore, ma viene interrotta continuamente dai suoi compagni di scena. Le illustrazioni originali sono di Marco Ferro, le elaborazioni video di Ines Cattabriga.

“Dopo una delle molte interruzioni provocate dai suoi compagni, la donna – interviene Taddei – si addormenta, insegue un sogno di libertà. Una libertà in grado di mescolare tempo e spazio, di essere qui e altrove, magari incontrando Succi tra le braccia di Mafalda, Gandhi, Marylin Monroe o altre icone a lui non coeve.”

La soglia che i Gogmagog intendono indagare si tiene fra i poli del digiuno volontario come pratica per fare spazio dentro di sé, per accogliere altro, e la fame “nuda e cruda”, quella drammatica, mortale, imposta come dannazione che non fa spazio a nient’altro, che costituisce un grande dramma sociale.

“La dialettica – conclude Tommaso Taddei – è rappresentata dalle immagini coloratissime di Ensor (quelle del suo carnevale anarchico, della morte, del Gesù che moltiplica i pesci, degli scheletri, delle grandi abbuffate) e quelle in bianco/nero delle file interminabili degli indigenti richiedenti almeno un piatto di minestra. Pur non essendo un lavoro prettamente politico, riflette molto su quanto noi sentiamo sottopelle; ed essere partiti dal corpo di Giovanni Succi e dai corpi adolescenti dei nostri laboratori, ci ha aiutato non poco.”

Inizia Il Libro della Vita, Daniela Morozzi parla di “Pastorale Americana” di Philip Roth

Domenica 18 novembre alle ore 11 si terrà la quinta edizione de “Il Libro della Vita” all’Auditorium di Scandicci, Daniela Morozzi parla di “Pastorale Americana” di Philip Roth

Ha inizio Domenica 18 novembre la fortunatissima serie di incontri giunta alla sua quinta edizione: Il Libro della Vita, una rassegna unica in Italia, capace di trasformare Scandicci in un centro culturale, punto di aggregazione di migliaia di persone riunite intorno al libro.


La rassegna ha visto passare durante le precedenti edizione più di 20mila persone, ormai diventati una comunità. Ciascun appuntamento del Libro della vita è un evento unico. Ai dodici appuntamenti del Libro della vita, quest’anno si affiancano anche tre appuntamenti dedicati al racconto della Città della Vita che saranno invece presentati il Sabato alle ore 21.00 ed introdotti da Claudia Sereni.


Il Libro della vita ha incontrato il favore di tanti cittadini perché è una rassegna dove non si vende e non si promuove niente che non sia l’incredibile avventura della lettura. La rassegna è animata da personaggi autorevoli, grandi affabulatori, che in 50 minuti, senza interruzioni, ci raccontano il libro che ha segnato la loro esistenza.


Un pretesto per far innamorare il pubblico di un testo, una piccola grande scuola di lettura, straordinariamente eterogenea per linguaggi, temi, libri, personaggi e stili ma soprattutto fortemente democratica, grazie ad un linguaggio comprensibile e condivisibile da tutti.


È per questa ragione che la rassegna attrae persone di tutte le età, culture ed estrazioni sociali, registrando spesso la presenza di cittadini arrivati da altre regioni, oltre che da tutti i comuni della città metropolitana e da altri comuni toscani.

La prima graditissima ospite sarà Daniela Morozzi, che parlerà del suo personale libro della vita: Pastorale americana di PhilipRoth.

Daniela Morozzi è un’attrice toscana : inizia la sua carriera negli anni ottanta diventando uno dei nuovi volti dell’improvvisazione teatrale. Nel 1988 entra a far parte della Lega Italiana Improvvisazione Teatrale (LIIT), come prima attrice, diventandone poi insegnante e direttrice artistica. È nota al grande pubblico per aver interpretato il ruolo della poliziotta Vittoria Guerra nella miniserie poliziesca Distretto di polizia. Ha poi partecipato a varie fiction italiane ed ha fatto piccoli ruoli anche fa anche in due film di Paolo Virzì (Ovosodo e Baci e abbracci).

Teatro Studio: Leviedelfool presenta “Yorick”

Dopo la prima nazionale al Teatro Era, la compagnia Leviedelfool presenta il suo nuovo spettacolo “Yorick – Un Amleto dal sottosuolo”, diretto e interpretato da Simone Perinelli al Teatro Studio ‘Mila Pieralli’ sabato 10 e domenica 11 novembre

A quarant’anni dalla legge Basaglia del 13 maggio 1978, che rappresentò una svolta a livello sanitario con il superamento della logica manicomiale, “Yorick” parte dal presupposto che c’è una linea che divide il cervello in due emisferi. Una linea che separa il bene dal male, il sano dal malato, ciò che è consentito dire da ciò che è meglio tacere.

Yorick, il Fool per eccellenza, il buffone di corte di re Amleto, è morto e le sue parole non ci sono pervenute se non sotto forma di una sfida: immaginarle.

Una produzione Fondazione Teatro della Toscana, Leviedelfool.

“C’è una linea che divide il cervello in due emisferi. Una linea che separa il bene dal male, il sano dal malato, ciò che è consentito dire da ciò che è meglio tacere.

C’è una linea che è confine e divide le onde del mare: una linea che è frontiera.

C’è una linea che separa il presente dal ricordo e c’è un confine in ognuno di noi che separa l’abisso dell’irrazionale dalle fortezze costruite dalla ragione.

C’è una linea che separa i vivi dai morti.

Amleto, atto V scena I. Un cimitero qualsiasi in Danimarca. Scavando la fossa per Ofelia viene ritrovato il teschio che un tempo fu Yorick, il buffone di corte di re Amleto.

Svegliato dal “lungo sonno”, interpellato dal dramma, Yorick assiste dal sottosuolo allo spettacolo che si sta svolgendo proprio sopra di lui e intanto ci racconta il sottosuolo, il non visibile, ciò che si nasconde alla ragione umana, ciò che di solito riemerge nei sogni.

Il sottosuolo di Yorick è uno spazio abitato dall’immaginazione, da un pensiero che è obliquo più che retto, da quei poeti definiti pazzi dall’altra versione dei fatti.

Il sottosuolo si nutre dello scorrere eterno del dramma in superficie.

Non è più il luogo della morte, ma quello della follia, dello sguardo sull’abisso.

C’è una linea.

Il tempo passa e i significati aldilà delle linee cambiano: quello che per un greco antico era un “invasato dal dio”, per un medievale un “posseduto dal demonio”, per la scienza psichiatrica diventa un “malato”.

Il tempo passa e i matti che una volta venivano allontanati via mare e affidati all’acqua, vengono rinchiusi. Il mare, metafora dell’instabile e dell’inquietante, diviene pozzanghera della terra e le sue onde divise in acque territoriali per delimitare anche sull’instabile le proprietà dell’uomo.

L’inconscio, eterna creazione di forme, diviene landa deserta da conquistare e civilizzare e la follia, figura cosmica, trasformata in difetto della ragione.

Così in questo orizzonte reso piatto e arido dalla psicoanalisi e dalla psichiatria con il loro vano tentativo di codificare l’anima attraverso un balbettìo di schemi, sintomi ed elenchi, ci sono ancora poche imbarcazioni che hanno l’ardire di salpare, oltrepassando confini, come se questi non esistessero realmente.

Sono matti, poeti o semplicemente immigrati clandestini.

Sono navi che trasportano anime pericolose perché a comandarle è una voce interiore che esce da un altoparlante di bordo. La voce di un teschio che si dice che un tempo fosse in grado di farci vedere dentro a quel fondo inesplorato e capace di scherzare su tutto, persino sulla morte.”

Simone Perinelli

Biglietti

Intero

14€

Ridotto | Over 60, Under26, Abbonati Teatro della Toscana

12€

Ridotto | Residenti Comune di Scandicci, possessori Icard e eduCard

10€

Russell-Newton, il progetto pilota di alternanza scuola-lavoro in Toscana

Il protagonista del convegno patrocinato dalla Regione Toscana “I manager per l’alternanza scuola-lavoro: la missione possibile” a Palazzo Bastogi è stato l’Istituto Russell-Newton di Scandicci

Il convegno patrocinato dalla Regione Toscana “I manager per l’alternanza scuola-lavoro: la missione possibile” a Palazzo Bastogi, sede della Regione Toscana a Firenze, a un anno dalla firma del Protocollo di intesa  tra CIDA e la Regione sul “sistema duale”, è stato il momento del confronto e di valutazione del progetto pilota St.Alte.Lav. appena concluso.  Esempio di questa esperienza e protagonista del convegno è stato l’Istituto Russell-Newton di Scandicci che ha affrontato un percorso di alternanza scuola-lavoro con esito di grande rilevanza per tutti i partecipanti, CIDA, i docenti e gli studenti.

Walter Bucelli, segretario CIDA Toscana, Luigi Catalucci, vicepresidente CIDA, Miriana Bucalossi, dell’assessorato all’Istruzione e alla formazione della Regione Toscana, Maurizio Mastrogiovanni, project manager, Anna Maria Addabbo, dirigente scolastico del Russell-Newton e Samantha Taruffi, referente dell’alternanza per il liceo Russell-Newton, sono intervenuti al convegno, tutto incentrato sui risultati del progetto pilota, i 27 studenti della quarta C del Liceo Russell-Newton di Scandicci, presenti al convegno che sono stati premiati per l’ attività svolta con successo.

Il progetto formativo riguarda l’attivazione delle competenze personali trasversali, le soft skills, che i giovani del Russell-Newton hanno sviluppato in un percorso dove i docenti referenti sono stati affiancati da manager che hanno traferito le loro competenze agli studenti. Le soft skills di questo progetto sperimentale hanno portato gli studenti ad apprendere delle conoscenze su alcune realtà esterne la scuola, con visite mirate a importanti aziende, e, allo stesso tempo momento, imparare come presentare sé stessi e il proprio profilo.

Il Russell-Newton ha svolto delle iniziative importanti rivolte allo sviluppo delle soft skills, una parte del percorso ASL, alternanza scuola-lavoro. Tra queste il progetto “Public speaking, la capacità comunicativa in pubblico”, ha avuto molto successo tra i ragazzi.

“La scuola deve adeguarsi al mondo attuale – afferma Anna Maria Addabbo, dirigente scolastico del Russell-Newton – per questo deve preparare i giovani alle sfide del mondo. Il progetto di alternanza scuola-lavoro promosso da CIDA ha una funzione sociale per sviluppare nei giovani quelle conoscenze disciplinari, competenze di base e abilità trasversali, attraverso l’attività di docenti e manager, come lo spirito di gruppo, creatività, autocontrollo e comunicazione non violenta. Sono fondamentali per attivare i principi di cittadinanza attiva”.

Samantha Taruffi evidenzia l’energia positiva che si è instaurata tra studenti e manager: “Sono sicura che l’esperienza dei dirigenti del progetto avrà un impatto positivo ed educativo sui nostri giovani studenti, adesso con un maggiore impegno nella realtà scolastica e domani in quella lavorativa”.

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