Spara e uccide compagno di caccia, era “certo” fosse un animale

Firenze, ha sostenuto di avere visto “un’ombra” e di avere sparato “certo che si trattasse di un animale e non di una persona” Piero Fabbri, 57 anni, sentito oggi dal gip di Firenze nell’ambito dell’indagine nella quale è accusato di omicidio colposo per la morte del ventiquattrenne Davide Piampiano durante una battuta di caccia nelle campagne di Assisi.

Un nuovo interrogatorio di garanzia dopo la trasmissione degli atti dalla Procura di Perugia a quella del capoluogo toscano. Fabbri, difeso dall’avvocato Luca Maori, ha riferito al giudice di avere sentito Piampiano al telefono poco prima dello sparo e che il giovane gli avrebbe detto di essere con il cane. L’indagato ha quindi spiegato di avere “sentito dei latrati provenire da molto più lontano” del punto dove aveva sparato e quindi di avere esploso il colpo di fucile “certo” che l’ombra fosse un cinghiale e non Piampiano.

Fabbri ha quindi ribadito di avere “fatto una sciocchezza” nei momenti successivi non attendo subito di avere sparato al compagno di caccia. Così come di averlo fatto per “vergogna” verso la madre davanti alla quale ora – sempre in base alle sue parole – vorrebbe “chiedere perdono mettendosi in ginocchio”. Nel corso dell’udienza, l’avvocato Maori ha depositato una consulenza balistica di parte.

Assisi, Nardella accende lampada votiva di San Francesco

“Con questo simbolico gesto esprimiamo l’amore che tutti gli italiani hanno per te. Vigila Francesco sul nostro popolo, veglia sulle sorti dell’Italia, guarda con benevolenza la nostra Toscana, benedici i lavoratori, dona loro prosperità e pace”: il sindaco di Firenze, Dario Nardella, lo ha detto ad Assisi durante l’accensione della lampada votiva che arde sulla tomba di San Francesco.

In occasione della festa del Poverello Patrono d’Italia, quest’anno infatti ad offrire l’olio che alimenta la fiamma della lampada votiva è stata la Toscana, a nome dell’Italia intera. Sono presenti ad Assisi oltre 4 mila pellegrini e 50 sindaci giunti dalla regione. Per un intero anno la Lampada arderà con l’olio offerto; la suggestiva cerimonia si ripete dal 4 ottobre 1939.

Proprio ieri sul suo profilo Twitter il sindaco di Firenze Dario Nardella aveva pubblicato un post sul santo protettore dell’Italia: “Iniziamo le celebrazioni per festa di San Francesco Patrono d’Italia con la collega sindaca di Assisi Stefania Proietti e 50 sindaci da tutta la Toscana. Il Santo Poverello esempio di semplicità e fratellanza per tutti noi”.

“Francesco ci insegna il richiamo alla minorità, al farsi piccolo per riconoscere la presenza di Dio”: è uno dei passaggi dell’omelia pronunciata dal cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, durante la celebrazione della festa di San Francesco, ad Assisi. “Piccoli e minori, cioè tutto il contrario delle pretese dell’uomo di oggi, che si vorrebbe adulto, autonomo, autosufficiente – ha sottolineato il porporato -, uscito per l’appunto dalla minorità. Occorre uno spazio di disponibilità che solo il povero sa esprimere. Chi tutto dà, chi tutto ha, chi tutto presume di essere o di potere, non può accettare il giogo dolce e leggero di una parola che salva”. Il cardinale si è inoltre soffermato sulla testimonianza che San Francesco offre. “E quella dell’offerta di sé – ha spiegato -, nella certezza che l’incontro con l’altro lo condurrà a una maggiore coscienza di sé, a una purificazione della sua stessa fede, che così potrà illuminare ancor più l’altro”.

“Senza radicalità non c’é il necessario cambiamento. È questo uno dei tre elementi del messaggio che San Francesco ci ha lasciato e che sono ancora di grande attualità. L’altro è la sua decisione di schierarsi nettamente dalla parte dei poveri e con i più fragili. Il terzo è un’idea diversa del rapporto tra uomo e natura. Come oggi ci ricordano anche i ragazzi scesi in piazza per il clima, è necessario che l’uomo ritrovi un rapporto con il mondo meno violento e impattante e più secondo natura”. Il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, sintetizza in tre punti fondamentali il senso e l’attualità del messaggio di San Francesco. Lo fa parlando dalla Basilica superiore di Assisi.

“Sono felice – aggiunge Enrico Rossi – di essere qui oggi a rappresentare la Toscana. Quelli che abbiamo sono un onore ed una responsabilità. C’è vicinanza e c’é un legame tra la Toscana e Francesco che si ritirò, prima di scivere il suo Cantico, nel santuario della Verna. Il santo appartiene in modo profondo alla nostra cultura. Lui non si ferma all’indignazione, ma interviene concretamente, fonda un Ordine monastico e va dal Papa per ottenere il riconoscimento della sua Regola. Oggi siamo chiamati a vincere l’individualismo diffuso nella nostra società, riscoprendo nuove forme di condivisione e mettendo al centro il valore indiscutibile della vita umana. E, anche se non è facile cambiare, occorre far crescere il cambiamento e far si che si affermi”.

E, al termine del suo intervento rivolto ai pellegrini accorsi ad Assisi e ripreso in diretta Rai, il presidente Enrico Rossi ha concluso dicendo che “la mia speranza è che la lampada votiva che oggi abbiamo acceso possa essere anche il simbolo di questa volontà di cambiamento” e osservando che “la figura e l’insegnamento di San Francesco sono validi ancora oggi sia per i credenti che per i non credenti”.

In occasione di questa ricorrenza, al Cenacolo di Santa Croce, ore 12:30, verrà firmato l’accordo sul ‘Cammino di San Francesco’ da Firenze a La Verna per promuovere il turismo ‘lento’ e la delocalizzazione dei flussi ai comuni dell’area metropolitana.

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