🎧 Verso il processo Keu con colpi di scena a Bucine e Santa Croce

Verso il processo Keu con colpi di scena: il Tar della Toscana ha annullato nel merito, ritenendolo illegittimo, un ordine di bonifica emesso nel 2023 dalla Regione per sanare un’area inquinata a Bucine (Arezzo), in località Le Valli zona Cave di Levane. Impianto  sequestrato nel 2022 perché finito al centro dell’inchiesta che vedrà domani  l’udienza preliminare al tribunale di Firenze. Il Comune di Bucine e il Movimento dei Consumatori parte civile. Santa Croce sull’Arno invece no.

Intervista QUI di Chiara Brilli a Samuela Marconcini, assemblea permanente No Keu.

 

Il Tar della Toscana, con sentenza odierna, ha annullato nel merito, ritenendolo illegittimo, un ordine di bonifica emesso nel 2023 dalla Regione per sanare un’area inquinata a Bucine (Arezzo), in località Le Valli zona Cave di Levane poiché, spiega una nota della Giustizia amministrativa, “rivolto nei confronti di un produttore che, in applicazione dell’art. 188 del decreto legislativo n. 152 del 2006, aveva conferito i rifiuti ad un soggetto autorizzato al servizio pubblico di raccolta”.

La causa, molto articolata, riguarda l’attività di un impianto per lo stoccaggio e il trattamento di rifiuti non pericolosi da trasformare in altri prodotti, in particolare per l’edilizia e le costruzioni. Impianto autorizzato, poi operativo fino al 2020, ma sequestrato nel 2022 perché finito al centro delle indagini di procura di Firenze – Direzione distrettuale antimafia e Nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale dei Carabinieri di Firenze. Il sequestro infatti scattò nell’inchiesta penale della Dda su traffico illecito di rifiuti, fra cui lo smaltimento del keu – scarto tossico delle concerie di Santa Croce (Pisa) -, e il coinvolgimento di ditte riconducibili a clan di ‘ndrangheta, vicenda di cui si aprirà il 12 aprile l’udienza preliminare al tribunale di Firenze.

Poi nel 2023 la Regione ordinò ai produttori che hanno conferito scarti industriali, come rifiuti speciali non pericolosi, ma tali da far alzare i livelli di inquinamento, di bonificare l’impianto di Bucine. Tuttavia, contro l’atto della Regione vennero fatti ricorsi al Tar da parte di varie società, tra cui il depuratore Aquarno che serve le concerie del distretto di Santa Croce (Pisa) e un consorzio della metallurgia e dei preziosi di Arezzo. L’Arpat aveva riscontrato il superamento dei limiti di legge, nel suolo e nelle acque sotterranee, per sostanze chimiche nocive (idrocarburi, boro, solfati, manganese selenio e zinco, berillio, cadmio, cobalto, cromo, nichel, rame) e anche da keu, lo scarto delle lavorazioni delle concerie finito anch’esso tra i materiali trasferiti all’impianto di Bucine da un impianto di recupero rifiuti di Pontedera (Pisa): entrambi gestiti dalla stessa società, una srl indagata dalla Dda insieme al suo titolare.

Il Comune di Santa Croce sull’Arno (Pisa) ha deciso intanto nelle scorse ore di non costituirsi parte civile all’udienza preliminare per l’inchiesta della Dda su traffico illecito di rifiuti, fra cui lo smaltimento del keu -scarto tossico delle concerie -, e il coinvolgimento di ditte riconducibili a clan di ‘ndrangheta. Nel procedimento penale è tra gli altri indagata la sindaca Pd, Giulia Deidda. La decisione è resa nota dall’amministrazione comunale precisando che “l’ufficio legale del Comune è pronto ad agire nei confronti degli imputati in sede civile nel momento in cui dovesse emergere la sussistenza di danni comprovabili”.
Tra i politici imputati c’è anche il consigliere regionale del Pd, Andrea Pieroni, pisano. La decisione, spiega una nota, “è contenuta in una delibera votata all’unanimità dalla giunta comunale, con l’eccezione della sindaca Giulia Deidda che non ha partecipato alla seduta”. “Diversamente da altri enti locali – si legge nella delibera – il Comune di Santa Croce sull’Arno non risulta aver subito danni materiali come conseguenza dei reati contestati agli imputati e dalle indagini non sono stati identificati siti potenzialmente contaminati sul territorio comunale. In base a quanto accertato non è immediato riuscire a fornire prova del danno materiale o immateriale subito dal Comune per effetto dei contestati reati ambientali e che costituirsi parte civile, allo stato attuale, porterebbe invece il Comune di Santa Croce a dover sostenere sin da subito significativi costi di natura legale e di aggravio amministrativo per la struttura senza sapere se sussistano o meno concrete possibilità di ottenere un risarcimento dei danni”. “L’amministrazione – si spiega ancora – potrà agire direttamente in sede civile nei confronti degli imputati nel caso in cui dovesse in seguito emergere la sussistenza di danni comprovabili”. Infine, conclude l’atto, riferendosi al coinvolgimento di Deidda, “si ritiene opportuno attendere l’esito del giudizio penale prima di intraprendere iniziative nei confronti dei funzionari e degli amministratori pubblici, tenuto conto della possibilità di intervento riservata alla Corte dei Conti dopo che la sentenza sarà divenuta definitiva”.

Inquinamento ambientale, traffico di rifiuti pericolosi e associazione a delinquere aggravata dall’agevolazione mafiosa. Sono questi alcuni dei reati contestati dalla procura di Firenze, che ha chiesto il rinvio a giudizio per 24 persone e 6 aziende, coinvolte nell’inchiesta KEU. 
Le indagini sono state condotte dal Comando regionale Carabinieri Forestale della Toscana insieme al Nucleo Operativo Ecologico di Firenze.

‘Ndrangheta in Toscana, Sindaco sospende collaudo opere edili, per presenza arsenico

Bucine, in provincia di Arezzo, il Sindaco ha sospeso il collaudo delle opere di urbanizzazione di una lottizzazione a villette dove è stato trovato arsenico. Il dato sarebbe emerso in seguito agli sviluppi dell’indagine della Dda di Firenze che ha portato ad arresti e sequestri in Toscana per traffico e smaltimento illecito di rifiuti nell’ambito di infiltrazioni della ‘ndrangheta nei lavori stradali e del movimento terra.

Il sindaco Nicola Benini spiega che “a fronte della richiesta di collaudo delle opere di urbanizzazione avanzata dal titolare del cantiere privato, visto che l’area era stata oggetto di prelievi di campioni da parte della procura, l’ufficio tecnico comunale ha acquisito elementi conoscitivi preliminari utili per tracciare il quadro della vicenda. Al momento, sulla scorta dei dati acquisiti, non si può ragionevolmente provvedere al collaudo delle opere di urbanizzazione, indispensabili per il successivo rilascio dei titoli abilitativi edilizi”.

Il sindaco ha aggiunto che “nei prossimi giorni, il tavolo Regionale con Arpat ed i comuni interessati alle indagini, fornirà i dati precisi su quanto emerso e le indicazioni sulle misure da prendere. Ovviamente siamo preoccupati e continueremo a vigilare sulla questione con la massima attenzione e cautela, nell’interesse della salute pubblica”.

La Dda di Firenze ha raccolto i primi dati sull’inquinamento ambientale causato in varie località della regione dallo smaltimento di rifiuti speciali, in particolare provenienti dai reflui delle concerie di Santa Croce sull’Arno (Pisa) contenenti alte concentrazioni di cromo e altre sostanze chimiche nocive. Nella lottizzazione di Bucine sono emersi i valori più gravi, a partire dall’arsenico ma anche per altre sostanze inquinanti al punto che sarà necessario fare prima possibile una bonifica.

Altre località della Toscana dove i primi risultati hanno mostrato smaltimento tale da causare inquinamenti ai terreni sono a Crespina Lorenzana (Pisa) dove il Keu di scarto delle lavorazioni alle concerie sarebbe andato nel riempimento di scavi per lavori all’acquedotto così come in un’area agricola a Massarosa (Lucca). Si tratta di migliaia di tonnellate in entrambi i casi.

Capannoni industriali a fuoco, distrutto stabilimento ‘Valentino shoes’

Bucine, in provincia di Arezzo, un vasto incendio si è sviluppato dalle 5, in diversi capannoni industriali in un’area all’ingresso del paese. Sul posto, in via Valiani, sono intervenuti i vigili del fuoco oltre ai carabinieri e a personale del 118. Non risultano, al momento, persone coinvolte mentre le operazioni di spegnimento nel perimetro attaccato dalle fiamme sono in corso con squadre di pompieri provenienti dai distaccamenti di Montevarchi, Bibbiena, Cortona, Pratovecchio, Figline e Firenze Ovest. Da accertare le cause appena le condizioni lo consentiranno.

Le fiamme, sviluppatesi poco dopo la mezzanotte nei capannoni, per cause ancora da accertare da parte hanno distrutto l’azienda e il materiale in pelle, nonché i macchinari contenuti all’interno. Data l’ora, non c’erano dipendenti all’interno della struttura, e nessuna persona è rimasta coinvolta.

L’incendio ha attaccato anche tre fabbriche vicine ma è stato bloccato da 15 squadre dei vigili del fuoco, arrivate da Arezzo, Figline Valdarno e Firenze in ausilio di Montevarchi, prima che le fiamme interessassero una ditta con forni per la galvanica.

Sul posto erano al lavoro i vigili del fuoco per bonificare la zona che è stata posta sotto sequestro. Nessuna ipotesi è stata formulata circa la causa. Spetterà ai tecnici dei vigili del fuoco espletare tutte le perizie del caso che poi saranno analizzate insieme ai carabinieri.

L’azienda era stata aperta tre anni fa nella zona industriale di Levane, nella parte compresa nel comune di Bucine e da lavoro a 160 dipendenti per i quali sono state aperte subito le procedure per la cassa integrazione.

“Avrebbe potuto essere un disastro ancora peggiore, se i vigili del fuoco non fossero riusciti a contenere l’incendio ed evitare che si estendesse alle fabbriche vicine”. Cosi il sindaco di Bucine Nicola Benini, rimasto tutta la notte a visionare l’andamento dell’incendio che ha totalmente distrutto lo stabilimento Valentino shoes di Levane.

La video testimonianza di una dipendente

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