Bankitalia, le imprese toscane rallentano. Pil al 3,8%

Le imprese toscane rallentano. E’ quanto emerge dal report di Bankitalia sull’economia regionale presentato in conferenza stampa stamani a Firenze Dopo la diffusa e intensa ripresa delle attività produttive nella fase post-pandemica, nel 2022 c’è stato “un generale processo di rallentamento”.

Le imprese manifatturiere sono state interessate da una “significativa decelerazione della produzione e delle vendite, anche estere”, a fronte di una “tenuta degli investimenti complessivi”. Nel 2022 il tasso di natalità netta delle imprese regionali è diminuito rispetto al 2021, fermandosi allo 0,7%, sempre secondo il report di Bankitalia. “Da circa un decennio – si legge nel rapporto – la creazione d’impresa in Toscana mostra una dinamica peggiore rispetto alle aree di confronto, ancora più marcata per l’imprenditoria giovanile. Tra il 2010 e il 2021 si è registrata in regione una riduzione di società giovanili pari a tre volte quella del Paese”.

Tra il 2010 e il 2021 la Toscana ha subito una perdita netta di 3.981 imprese giovanili. Sul fronte del mercato del lavoro, Bankitalia evidenzia che nel 2022 l’occupazione regionale è aumentata “in modo diffuso tra i principali comparti” e che “è salita in tutti i settori la quota di imprese che segnala difficoltà nel reperimento di manodopera, particolarmente stringenti per i lavoratori con qualifiche medio-alte”. Nel 2022 il numero di occupati in regione è aumentato del 4,6% rispetto al 2021, tornando a livelli pre pandemici, le persone in cerca di un lavoro sono diminuite del 17,4% e il tasso di disoccupazione è calato dell’1,5%.

Il reddito delle famiglie toscane, spiega il rapporto, “è rimasto sostanzialmente invariato” in termini reali perché “il beneficio derivante dal miglioramento delle condizioni nel mercato del lavoro è stato pressoché bilanciato dall’erosione del potere d’acquisto dovuta all’inflazione”. Nonostante il deterioramento del clima di fiducia, acuitosi con l’avvio del conflitto in Ucraina, spiega ancora Bankitalia, “i consumi delle famiglie toscane sono cresciuti, sebbene parzialmente frenati dai rincari”.

Mario Venturi, direttore Bankitalia di Firenze ha spiegato che “l’economia toscana ha continuato a crescere nel 2022, anche in misura superiore alle attese delle scorso anno. Si è fatta apprezzare per il suo carattere diffuso, per l’aumento dell’occupazione e anche per l’andamento degli investimenti e delle esportazioni”. Assistiamo, però, ha aggiunto, “a un rallentamento che è anche frutto del quadro generale, dell’incertezza, dell’inflazione e dell’aumento dei tassi di interesse”. Il Pil si attesta al 3,8 per cento.

🎧 Bankitalia: PIL Toscana giù del 9% nel 2020. Consumi -12%

Per Bankitalia in Toscana l’occupazione è calata dell’1,3% (-2,2% per le donne). Aumentano le diseguaglianze nella distribuzione dei redditi e la povertà.

Il 2020 stato un annus horriblis per l’economia toscana. A confermarlo anche i dati della Banca d’Italia che sono stati resi noti oggi: il calo del prodotto toscano è stato di oltre il 9 per cento nel 2020, più intenso rispetto alla media del Paese. La riduzione si è attenuata nei mesi estivi per poi intensificarsi nello scorcio dell’anno, in concomitanza con la seconda fase del contagio e con l’introduzione delle nuove misure restrittive.

Calo deciso di conseguenza anche nell’occupazione, con una flessione complessiva pari al -1,3 per cento,  ha colpito maggiormente la componente femminile (-2,2), il lavoro autonomo (-2,0), i servizi, in particolare commercio, alberghi e ristorazione (-4,8). Il calo nell’occupazione dipendente si è concentrato nella componente a tempo determinato.

Nel 2020 il reddito disponibile in Toscana è calato di circa il 2,8 per cento rispetto all’anno precedente mentre i consumi si sono ridotti dell’11,9 per cento (a prezzi costanti). E per la prima volta dal 2014 è tornata a crescere la quota di giovani non occupati e non in istruzione o formazione (NEET) che si è attestata nel 2020 al 17 per cento.

Altra nota dolente riguarda la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi e la povertà che sono aumentate, accrescendo i divari socio-economici, anche se  gli interventi pubblici hannoa contribuito ad attenuarne l’incremento.

Secondo i dati di Bankitalia,per la nostra regione   il quadro migliorerebbe nell’anno in corso, con la progressiva implementazione del piano vaccinale e l’allentamento delle misure restrittive. Ma la strada della ripresa appare comunque impervia e lunga.

Il blocco delle attività produttive non essenziali e le restrizioni alla mobilità messe in atto nelle diverse fasi di evoluzione dell’epidemia, unitamente al forte calo della domanda, hanno avuto  infatti gravi ripercussioni su un’economia toscana che come sappiamo è specializzata in settori particolarmente colpiti dalla crisi, quali la moda e le attività collegate al turismo, soprattutto straniero e delle città d’arte. Nelle imprese industriali la riduzione del fatturato, pari secondo le  stime di Bankitalia,  al 6 per cento, ha interessato soprattutto quelle più piccole e quelle più internazionalizzate; la diminuzione è stata più intensa nel terziario (-12 per cento) nel settore edile (-5 per cento), nonostante la vivace ripresa dell’operatività osservata nella seconda parte dell’anno.

Deciso calo anche nelle vendite all’estero di produzioni regionali che  hanno registrato una contrazione del -6,2 per cento, in particolare nei comparti di moda e meccanica, seppure nel complesso più contenuta rispetto alla media italiana.

E a causa dell’elevata incertezza circa l’evoluzione della pandemia le imprese della Toscana hanno notevolmente ridimensionato l’accumulazione di capitale (-12 per cento)  che già da un ventennio sconta un divario sfavorevole rispetto a regioni simili per modello produttivo, a causa della maggiore specializzazione verso settori strutturalmente caratterizzati da un minor tasso di accumulazione e soprattutto della maggiore incidenza di aziende di minori dimensioni e meno internazionalizzate.

Infine, sempre sul fronte delle imprese, sottolinea Bakitalia “le accresciute esigenze finanziarie, connesse col calo delle vendite, hanno indotto un aumento della domanda di credito, in larga parte soddisfatta attraverso misure pubbliche di sostegno. Ne è derivato un incremento del grado di indebitamento, stante anche l’impatto sul patrimonio di risultati reddituali più sfavorevoli”.

Visco: “Reddito di cittadinanza garantirà povertà relativa”

Quest’oggi il il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, presso la Scuola Sant’Anna di Pisa ha presentato il suo ultimo libro, ‘Anni Difficili’; questa è stata anche l’occasione per trattare gli argomenti dell’attualità politica, a cominciare dalla manovra del governo giallo-verde, in particolare sul reddito di cittadinanza.

“Ritengo impossibile gestire il reddito di base – ha affermato Visco davanti ad una platea di studenti e docenti -, ovvero una cifra prestabilita per ciascuno, indipendente dalla fascia sociale di provenienza, mentre il reddito di cittadinanza può essere una variante del reddito di inclusione volta a garantire un periodo di povertà relativa tra un lavoro e l’altro. E questo ovviamente avverrà per molti”.

“L’Italia ha una difficoltà di crescita soprattutto sul piano ciclico – ha proseguito il governatore -, sul piano dell’economia reale e a questa bisogna far fronte mantenendo la politica monetaria sostanzialmente accomodante della Bce e con interventi però anche di struttura per rimettere le possibilità di crescita su una traiettoria soddisfacente”.

“L’Italia ha bisogno di una vera riforma fiscale che manca da 20 anni – ha argomentato ancora Visco -, invece c’è stato un insieme di interventi che non ha la stessa efficacia. Non si è mutata la distribuzione del reddito come è avvenuto altrove, ha avuto invece uno spostamento verso il basso legata all’economia reale”.

 “Credo – ha aggiunto – che se in futuro il lavoro si riduce, soprattutto nel settore manifatturiero, probabilmente bisogna porsi il problema della distribuzione del reddito e delle risorse, legato anche all’orario di lavoro, e del diritto di proprietà. Questo spiega anche perché in Europa è necessario essere uniti su questo aspetto superando la logica degli antitrust nazionali”.

“Prima o poi ci dovrà essere in Europa l’unione fiscale altrimenti difficilmente possiamo mantenere l’unione monetaria. Se ci fu un errore quando siamo entrati nell’unione monetaria – ha sottolineato – è stato non pensare di mettere in comune il debito, questo non per far pagare ad altri i nostri peccati: era la principale preoccupazione dei tedeschi. Tuttavia è necessario immaginare qualche meccanismo diverso per mettere insieme un nucleo del debito pubblico dei diversi Paesi, lasciando la parte residua a carico dei singoli Stati.”

Il governatore Visco ha quindi concluso il suo intervento a Pisa, spiegando che, “Nei miei incontri pubblici ormai mi sono convinto che l’Italia ha bisogno di una riforma fiscale ampia non di una serie di interventi fiscali legati ad esempio agli a 80 euro”.

Etruria: indagati commissari nominati da Bankitalia per abuso d’ufficio

I commissari di Banca Etruria nominati da Bankitalia nel febbraio 2015 e rimasti in carica fino alla risoluzione del novembre successivo, sono indagati dalla procura di Arezzo per abuso d’ufficio.

La vicenda è relativa alla vendita di un pacchetto di sofferenze dell’istituto, realizzata dai commissari a ridosso della risoluzione.
E’ quanto pubblica oggi la Stampa, spiegando che il fascicolo di indagine è stato aperto nel 2018 e che a ottobre scorso il gip ha autorizzato la proroga delle indagini.
Secondo quanto riportato dal quotidiano, la vendita riguarda un pacchetto di crediti del valore nominale di 301,7 milioni di euro ceduto per 49,2 mln, con una plusvalenza per l’istituto di circa un milione.
In base a quanto riportato nella richiesta di proroga delle indagini l’abuso d’ufficio è ipotizzato perchè la vendita sarebbe avvenuta “a prezzi, condizioni contrattuali e in tempi tali da violare quanto disposto” dall’articolo del testo unico bancario che regola i compiti dei commissari nonchè anche la violazione da parte dei commissari dell’articolo 97 della Costituzione circa il dovere di imparzialità tenuto conto delle offerte o disponibilità avanzate da terzi.

Banca Etruria: anche dal Veneto alla manifestazione di Arezzo

Sono arrivati anche da Vicenza con lo striscione ‘Noi che credevamo nella Banca Popolare di Vicenza’ per sostenere i risparmiatori di Banca Etruria

“Siamo in attesa di conoscere se arriveranno i soldi per i rimborsi, quello che conta è che sia fatta giustizia”, ha detto Luigi Ugone dell’associazione ‘Noi credevamo in Banca Popolare di Vicenza’. “Quello che è più clamoroso – ha puntualizzato Letizia Giorgianni del Comitato vittime salvabanche – è che purtroppo quello che è accaduto a noi può ancora succedere dal momento che nel processo non sono state coinvolte Consob e Bankitalia. Se anche arriverà giustizia dal tribunale cambierà poco”. Il corteo, con il drappello di manifestanti muniti di cartelli di protesta su cui si legge ‘assolto, prosciolto, prescritto, tutti santi’, ‘banchiere delinque giustizia connivente’, è partito dal centro di Arezzo, dove si trova la sede storica della ex Banca Etruria fino al palazzo di giustizia dove si sta svolgendo l’ udienza per il filone bancarotta. Oggi sono in corso le arringhe degli avvocati difensori degli imputati.

Banca Etruria: Corte Appello, crisi nota a Consob a fine 2013

La Consob sapeva fin dal dicembre del 2013 della gravissima situazione in cui si trovava Banca Etruria, grazie ai documenti e alle informazioni ricevute da Bankitalia, e dunque le sanzioni comminate ad amministratori e sindaci per le supposte mancate informazioni contenute nel prospetto dell’aumento di capitale di fine 2013 sono frutto di un procedimento avviato tardivamente. Con questa motivazione la Corte d’Appello di Firenze ha annullato alcune sanzioni emesse dall’authority di Borsa nel 2017 in relazione alla vicenda Banca Etruria.

La decisione riguarda l’appello presentato dagli ex sindaci di Banca Etruria (Tezzon Massimo, Cerini Paolo, Neri Gianfranco, Polci Carlo) e l’ex amministratore Andrea Orlandi, tutti difesi dall’avvocato Renzo Ristuccia, contro le sanzioni emesse da Consob nel luglio del 2017. E segue una sentenza del tutto analoga con cui lo stesso Tribunale ha annullato un’analoga sanzione verso un altro ex consigliere, Alberto Bonaiuti. La Corte d’Appello ha accolto la tesi di amministratori e sindaci secondo cui la Consob avrebbe esercitato tardivamente il suo potere sanzionatorio, oltre il termine di 180 giorni. Nel motivare la decisione i giudici esaminano le interlocuzioni tra le due authority e contestano la tesi secondo cui la Consob avrebbe avuto solo nel maggio del 2016 “la disponibilità di tre fondamentali documenti” di Bankitalia relativi alla situazione di Banca Etruria (la nota rivolta alla banca del 24 luglio 2012, i rilievi dell’ispezione formulati il 5 dicembre 2013 e la nota inviata direttamente al Presidente Etruria il 5 dicembre 2013). Anche se è vero che Consob non ha ricevuto la nota del 24 luglio 2012 è “documentalmente dimostrato che, ben prima di tale momento” l’authority “era sicuramente venuta a conoscenza di documenti di Banca d’Italia” sullo stato di Etruria “ben più pregnanti e significativi” e dunque tali “da dover costituire il presupposto per le verifiche di sua competenza”.

Inoltre il rapporto ispettivo di Banca d’Italia su Bpel “era sicuramente conosciuto da Consob quantomeno a febbraio 2014” e “Banca d’Italia ha sicuramente trasmesso a Consob i risultati dei propri accertamenti ispettivi del 2013” a inizio dicembre 2013. “Ancora più significativa” è la nota riservata di Bankitalia a Consob del 6 dicembre 2013 in cui Bankitalia dice chiaramente che Etruria non è “più in grado di percorrere in via autonoma la strada del risanamento”, imponendone l’aggregazione con un altro istituto e riservandosi “ogni ulteriore iniziativa ritenuta necessaria ad assicurare condizioni di sana e prudente gestione e a tutelare i depositanti della banca”.

“Di più Banca d’Italia non poteva dire a Consob”, affermano i giudici: “Non era abbastanza per Consob – si chiedono – per cominciare ad indagare sulla trasparenza e veridicità del prospetto dell”offerta al pubblico delle azioni in aumento di capitale che si era avuta nei mesi precedenti?”. Sapendo Consob dal 6 dicembre 2013 che Etruria “era sull’orlo del commissariamento a meno che non si fondesse con una banca più grande – concludono i giudici -, delle due l’una”: se l’authority sospettava che il prospetto dell’aumento di luglio 2013 fosse stato “falso e fuorviante”, avrebbe dovuto “cominciare subito l’indagine”. Se invece avesse accertato che era veritiero “non si poteva irrogare alcuna sanzione”.

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