Etruria: 17 avvisi conclusione indagine per bancarotta, c’è anche Boschi senior

Bancarotta è il reato ipotizzato dalla procura di Arezzo nei 17 avvisi di conclusione indagine notificati a tutti i componenti dell’ultimo consiglio di amministrazione di Banca Etruria allora presieduto da Giuseppe Fornasari. Tra loro anche a Pierluigi Boschi, padre dell’ex ministro Maria Elena Boschi. Due avvisi sono stati consegnati agli ex direttori generali dell’ex istituto bancario, Luca Bronchi e Daniele Cabiati. E’ quanto scrive oggi La Nazione.

C’è anche Pierluigi Boschi, padre di Maria Elena, ex ministra delle Riforme nel governo Renzi, tra i 17 ex amministratori di Banca Etruria a cui in questi giorni il pool di magistrati della Procura di Arezzo, che si occupa della vicenda inerente al crac dell’istituto di credito aretino, ha inviato la notifica di chiusura delle indagini per il filone d’inchiesta sulle consulenze affidate dalla banca per alcune centinaia di migliaia di euro, che vennero decise tra giugno e ottobre del 2014 in vista della fusione, e che, secondo l’accusa, sarebbero state inutili.
Per tutti i 17 indagati, tra i quali figurano anche l’ex presidente di Banca Etruria Lorenzo Rosi e i suoi vice, Alfredo Berni e Boschi, e gli ultimi due direttori generali, il reato ipotizzato è la bancarotta semplice o colposa.
Ora il padre dell’ex ministro e gli altri 16 indagati, precisa “La Nazione” che ha dato la notizia, hanno venti giorni di tempo per convincere la Procura a cambiare strada. Lo possono fare con richiesta di interrogatorio, memorie difensive scritte e altri atti. Altrimenti, trascorso il termine si andrà all’udienza preliminare dal Gip. Nel mirino ci sono le consulenze per alcune centinaia di migliaia di euro che vennero decise tra giugno e ottobre del 2014 in vista di una possibile fusione di Banca Etruria con un altro istituto. Furono affidati incarichi a Mediobanca, che avrebbe dovuto essere l’advisor dell’operazione, e ad alcuni studi legali per gli aspetti giuridici.

Sotto accusa c’è l’ultimo Cda di Bpel, quello presieduto da Lorenzo Rosi, che aveva per vice presidenti Alfredo Berni e Pierluigi Boschi. Secondo le indiscrezioni, raccolte sempre dalla
“Nazione”, l’avviso di fine indagine coinvolgerebbe gli ex consiglieri, Luca Bronchi, direttore generale fino alla fine di giugno 2014, e il suo successore Daniele Cabiati.
Ai 17 indagati non viene imputata una bancarotta dolosa ma la negligenza nel controllare i risultati di quelle consulenze, che si sarebbero tradotte in pagine spesso pletoriche e ripetitive, senza apportare un reale contributo al piano di fusione. Per il pool di pm
della Procura di Arezzo, gli incarichi sarebbero stati inutili, sostanzialmente uno spreco di denaro della banca, perchè dai conti uscirono somme consistenti ma che non avrebbero portato alcun risultato.
Finora Pierluigi Boschi, coinvolto nell’inchiesta, aveva schivato la mina del falso in prospetto sulle obbligazioni subordinate (archiviato) e anche quella della bancarotta relativa alla liquidazione dell’ex dg Luca Bronchi (richiesta di archiviazione).

Banca Etruria, falso in bilancio: udienza rimandata a 13 giugno

E’ stata rimandata al 13 giugno l’udienza preliminare sul filone d’inchiesta per il falso in prospetto nel crack di Banca Etruria.

La nuova data è stata indicata in attesa della decisione della Corte d’Appello circa la richiesta di ricusazione del gip del tribunale di Arezzo Fabio Lombardo presentata dal legale Davide Canestri, l’avvocato Luca Fanfani, secondo il quale il giudice aveva già svolto le funzioni di gip nel medesimo procedimento. Il filone sul falso in prospetto di Banca Etruria è relativo al collocamento, nel 2013, delle obbligazioni subordinate poi azzerate dal decreto Salvabanche.

Secondo l’accusa, sostenuta dal pool di magistrati che si occupano della vicenda Etruria, i risparmiatori al momento della sottoscrizione dei titoli non sarebbero stati informati correttamente sulla reale situazione dell’istituto di credito. Gli imputati sono l’ex presidente Giuseppe Fornasari, l’ex ad Luca Bronchi e il funzionario Davide Canestri.

Arezzo, al via processo crac Banca Etruria, 2400 parti civili

Circa duecento le nuove richieste di costituzione di parte civile che si aggiungono alle 2.000, tra risparmiatori e azionisti, già ammesse dal gup.

Al via da oggi, al tribunale di Arezzo, al maxi processo per il crac di Banca Etruria. Tra le  nuove richieste di costituzione di parte civile quella della vedova di Luigino D’Angelo, il pensionato di Civitavecchia suicida il 28 novembre 2015: la donna, ha spiegato il legale che l’ha rappresentata all’udienza odierna, ritiene che la morte del marito derivi dalla bancarotta dell’istituto aretino con la conseguente perdita di azioni e subordinate. Nuova richiesta di costituzione di parte civile anche per il Comune di Arezzo con l’avvocato Lorenzo Zilletti e una richiesta di danni anche di immagine. A chiedere di costituirsi parte civile per altre posizioni (oltre al migliaio già accolto) Adusbef e Federconsumatori nonché Banca Cis di San Marino.

Nessuno dei 25 imputati era presente oggi in aula. Prossima udienza, il 19 aprile quando saranno esaminate le nuove richieste di parte civile. In base al calendario stilato dal presidente del collegio del tribunale, Gianni Fruganti, dovrebbero tenersi udienze ogni venerdì. Per il processo già attrezzata, in caso di necessità per l’alta affluenza, una seconda aula con maxi schermo.

Banca Etruria, Pierluigi Boschi: nuova richiesta di archiviazione

Nuova richiesta di archiviazione, nell’ambito dell’inchieste sull’ex Banca Etruria, per Pierluigi Boschi, per il reato di bancarotta fraudolenta contestato per liquidazione da 700.000 euro all’ex dg dell’istituto di credito Luca Bronchi. Ora l’attesa è per la decisione del gip di Arezzo.

Il pool guidato dal procuratore della Repubblica Roberto Rossi non ha ravvisato elementi contro Pierluigi Boschi, il 70enne padre dell’ex ministra e sottosegretaria Maria Elena. A febbraio scorso era stata archiviata per Boschi l’accusa di ‘falso in prospetto’.

Con l’eventuale accoglimento della nuova richiesta di archiviazione, Boschi, dal 2011 consigliere di Bpel e dal 2014 vice presidente fino alla messa in risoluzione del 22 novembre 2015, vedrà cadere tutte le contestazioni penali ipotizzate nei suoi confronti, restando in piedi l’azione di responsabilità promossa dal liquidatore Giuseppe Santoni e le sanzioni elevate da Banca d’Italia (recente la conferma in Cassazione per 144 mila euro).

Secondo il Corriere di Arezzo, che riporta stamani la notizia della richiesta di archiviazione per il reato di bancarotta fraudolenta nell’ambito di Banca Etruria, Pierluigi Boschi potrebbe presto “vedere la fine dei suoi guai giudiziari”. Le indagini della procura di Arezzo, sempre secondo il quotidiano, avrebbero concluso che Boschi non avrebbe responsabilità nella dissipazione del patrimonio della banca, in particolare riguardo all’assegnazione di una maxi-liquidazione lorda di 1,2 mln di euro all’ex direttore generale Luca Bronchi. Così la procura ha proposto richiesta di archiviazione al gip.

Già da qualche mese, invece, il gip di Arezzo ha messo in archivio, cancellandola, l’accusa di falso in prospetto per lo stesso Pierluigi Boschi, che per questo filone particolare della vicenda Bpel era indagato in un gruppo di 21 soggetti ex amministratori e dirigenti della banca. Su questa accusa il gip aveva concluso che 18 indagati, tra cui Boschi, fossero da archiviare dato che il cda aveva delegato il dg Bronchi a redigere il prospetto per il collocamento di obbligazioni alla clientela.

Arezzo: manifestazione risparmiatori Etruria per rischio prescrizione

Manifestazione di protesta domani ad Arezzo dei risparmiatori azzerati di Banca Etruria. Il motivo è legato alla sospensione del processo per il filone delle indagini relativo alla truffa, in seguito al passaggio del giudice che lo ha condotto all’ufficio gup, con conseguente rinvio dell’udienza a settembre prossimo: proprio per domani era attesa la sentenza.

“Rischio prescrizione a pochi giorni dalla sentenza di primo grado”, afferma in una nota l’Associazione vittime del salvabanche che ha promosso la manifestazione che partirà dalle 9.30 in via Crispi (sede ex Banca Etruria) per proseguire verso il tribunale.
“Poco prima della sentenza prevista per il prossimo 21 marzo – si legge in una dell’Associazione -, il magistrato del tribunale di Arezzo che avrebbe dovuto decidere il processo per truffa a carico di 13 dirigenti di Banca Etruria è stato spostato dal presidente dello stesso tribunale all’ufficio del Giudice dell’udienza preliminare per ‘esigenze di riorganizzazione dell’ufficio giudiziario di Arezzo’. E ovviamente la prescrizione è sempre più vicina. Non si poteva eventualmente trovare un sostituto?”.

Giorgianni su Etruria: primo atto di giustizia fatto

Il gup del tribunale di Arezzo ieri sera ha accolto tutte le richieste dell’accusa e, nel processo per il filone della bancarotta dell’ex Banca Etruria, ha condannato con rito abbreviato, a 5 anni l’ex presidente Giuseppe Fornasari e l’ex direttore generale Luca Bronchi, e persino a due anni e 6 mesi l’ex vicepresidente Alfredo Berni e un anno e 6 mesi l’ex consigliere Rossano Soldini.

“Un primo atto di giustizia è stato fatto” ha commentato la presidentessa dell’Associazione Vittime del Salvabanche Letizia Giorgianni.
Dopo il plauso dell’Associazione al procuratore Roberto Rossi, Giorgianni spiega che la sentenza conferma quanto sempre affermato dalla vittime: “la Banca era gestita da un management criminale, che continuava a curare esclusivamente il proprio interesse mentre la banca cumulava perdite da capogiro cumulate per colpa di prestiti concessi con leggerezza e senza alcuna lungimiranza, oltre che in pieno conflitto di interessi”.
Oltretutto scaricando, aggiunge, “questa gestione scellerata sui clienti, con la vendita indiscriminata dei bond subordinati”, tanto che il giudice “ha riconosciuto ai risparmiatori il diritto a far valere il danno morale subito in questa vicenda”, conclude Giorgianni.
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