Vita Indipendente: “Dalla Regione servono più soldi per finanziare il progetto”

Vita Indipendente è il progetto regionale nato per garantire a persone con disabilità grave la possibilità di vivere in casa propria, senza dover ricorrere alle strutture protette e di avere condizioni di vita con importanti margini di autonomia. E’ un fondo di 13 milioni destinato ad oltre 1000 disabili in tutta la Toscana, ma sono proprio loro stessi a denunciare enormi criticità.

I soldi di Vita Indipendente non bastano per pagare gli assistenti personali perché da 10 anni a questa parte non sono mai stati adeguati all’inflazione e al costo della vita. Esistono poi profonde disuguaglianze tra Nord e Sud della Toscana: a Firenze l’assegno è di 1600 euro, mentre a Grosseto può essere addirittura di 400. Stamani si è svolto un presidio in via Tornabuoni dell’associazione Vita Indipendente Toscana.

I rappresentanti spiegano che così è dura andare avanti. “Io ho bisogno di un assistente personale per 6 ore al giorno – spiega Alessandro Rizzello della segreteria di Vita Indipendente – ma percepisco un assegno di 1600 euro. In provincia di Grosseto, persone come me ne prendono 400. Noi vivendo a casa non siamo un costo per la comunità, ma una risorsa. E diamo lavoro a dei professionisti della sanità”.

L’obiettivo dell’associazione è quello di farsi portavoce nei confronti dei tanti disabili in lista di attesa per entrare nel progetto di Vita Indipendente. Ma anche verso chi non conosce questo progetto e le possibilità che vengono offerte. “E’ necessario – proseguono gli attivisti – che la Regione investa maggiori risorse. Se andiamo in una struttura diventiamo un costo per la comunità”.

Molti di loro vivono da soli, ma hanno difficoltà anche solo per alzarsi da letto. Si parla infatti di persone, oltre 1000 in tutta la Toscana, che hanno forme di disabilità piuttosto gravi. Sono rimasti questa mattina, venerdì, in via Tornabuoni fino a circa le 11. Un luogo scelto non a caso perché rappresenta il cuore dello shopping di lusso a Firenze.

“Io, disabile grave, vi racconto la mia odissea con la burocrazia INPS”

La storia Raffaello Belli dell’Associazione Vita Indipendente  convocato dall’INPS per accertamenti sul contratto dell’assistente domiciliare il 28 febbraio, che era domenica. Ai nostri microfoni Raffaello racconta una storia che sarebbe incredibile per una persona normodotata e che diventa paradossale per un diversamente abile.

Ricordate ‘il Processo’  di Kafka? La storia  delle lungaggini e dei piccoli (grandi) abusi della burocrazia? La sua (stra)ordinaria organizzazione bizantina? I suoi non detti? La capacità di rendere sempre un pochino più complicata la vita del cittadino, laddove in realtà il suo compito sarebbe quello di facilitarla? Ecco: dimenticate tutto perché la storia che vi raccontiamo ha dell’incredibile. Raffaello Belli, disabile grave che necessità assistenza 24h al giorno, si vede recapitare dall’INPS una raccomandata in cui si richiede che vengano portate a conoscenza degli uffici una serie di questioni che riguardano il contratto di uno degli assistenti personali, in quanto non meglio precisati ‘controlli automatizzati’ hanno indicato la necessità di acquisire ‘informazioni e documentazione utili all’accertamento di quanto dichiarato per il lavoratore”.

“Con tutti i problemi che ci sono oggi con il Covid, molti dei quali devono essere in qualche modo fronteggiati dall’INPS, e considerate tutte le enorme difficoltà concrete che un disabile deve affrontare per non morire, l’INPS non ha davvero niente di meglio da fare che sprecare tempo e risorse pubbliche per infierire su di me?” si chiede Raffaello.

Ma la vicenda, che di per sè è appunto ‘surreale’, non si esaurisce nella richiesta ‘singolare’. La lettera in oggetto infatti  riporta la data dell’11 febbraio 2021, il postino l’ha portata   il 26 febbraio, quando Raffaello non era a casa e, siccome era un venerdi, è stato possibile per lui  averla in mano soltanto il 2 marzo.

E qui la prima anomalia : “l’INPS sa che io sono disabile fisico grave, perciò non posso scendere a prendere la raccomandata cartacea quando il postino la porta, e neanche posso andarla a ritirarla da me all’ufficio postale. Quindi era doppiamente preciso dovere dell’INPS mandarmi detta comunicazione via PEC, conoscendo benissimo il mio indirizzo mail certificata. In quel modo he avrei potuto vederla da me a casa senza alcun disagio specifico. Invece l’INPS mi ha costretto a retribuire di tasca mia un’ora in più di assistenza personale per ritirare detta raccomandata cartacea. Non ho idea se mi spetta un risarcimento del danno per questo”.

Per altro nella lettera  in oggetto c’è scritto che, se non fosse stato per il Covid, Raffaello si sarebbe  dovuto presentare  la mattina del 28 febbraio, che è una domenica. “E non c’è neanche un recapito preciso a cui rivolgersi per spostare l’appuntamento” precisa Belli. Che sottolinea come, inoltre “nella lettera non vengono  indicati i motivi per cui il contratto in oggetto richiederebbe ulteriori verifiche”. “Anche se lo ha stabilito un sistema informatizzato, devono essere indicati i motivi per cui è venuto fuori questo” dice Belli.

“Per la mia vita indipendente, e comunque in generale per la mia vita, l’assistenza personale è assolutamente indispensabile per non morire. Ma, paradossalmente  a me, disabile grave solo al mondo  l’INPS  manda una raccomandata cartacea per dirmi che, siccome il computer dice a voi che qualcosa non  quadra, se non vi do una spiegazione entro 10 giorni, mi tolgono  un’assistente personale, che peraltro pago con i risparmi della mia vita, finché potrò, poi ci sarà il suicidio”.

Alla fine Raffaello Belli ha inviato via PEC tutta la documentazione prevista, “non perché ritengo questa richiesta legittima, ma perché per vivere devo affrontare tanti altri problemi per cui mi e indispensabile averne meno possibile. E lo faccio anche perché a volte è necessaria (oppure si è costretti ad avere) un pò di compassione anche verso “colà ove si puote”.

Consiglio Toscana, sospeso per protesta disabili

Disabili protestano in aula Consiglio Toscana: ‘da Regione pochi soldi per l’assistenza’.

I lavori del Consiglio regionale della Toscana sono stati temporaneamente sospesi in seguito alla rumorosa protesta, in aula, fra i banchi riservati al pubblico, di una ventina di disabili appartenenti all’Associazione Vita Indipendente Onlus e ad altre sette associazioni del settore.

“La Regione stanzia pochissimi soldi per l’assistenza personale per la vita indipendente”, lamentano le associazioni, che chiedono il raddoppio delle risorse. “Oltre 200 persone – affermano in un volantino – sono in lista d’attesa di ricevere il contributo vita indipendente; molti di coloro che lo percepiscono prendono cifre vicine al minimo di 800 euro mensili. Pochi disabili gravi percepiscono la cifra massima di 1.800 euro mensili. Anche con tale cifra non si vive. Infatti si è costretti a concentrare tutte le attività nelle poche ore in cui si ha l’assistente personale; se a un disabile grave capita di aver sete quando non c’è l’assistente, non beve; la stessa cosa si deve dire per ogni necessità essenziale per la sopravvivenza”.

Vita indipendente:Regione Toscana sempre più lontana dai più deboli e dai princìpi della Costituzione

La denuncia delle associazioni che promuovono il principio ‘Vita Indipendente”. . “La Regione stanzia pochissimi soldi per l’assistenza personale per la vita indipendente. Il risultato è che oltre 200 persone sono in lista di attesa di ricevere il contributo vita indipendente, molti di coloro che lo percepiscono prendono cifre vicine al minimo di € 800,00 mensili”

“Senza assistenza personale, una persona con handicap grave non può: coricarsi, girarsi nel letto, alzarsi, bere, mangiare, urinare, evacuare, lavarsi, vestirsi, sopravvivere in caso di incendio terremoto ecc., uscire di casa per condurre una vita attiva; insomma, vivere
con la stessa libertà degli altri” dicono i rappresentanti delle associazioni,
Associazione Vita Indipendente ONLUS, Associazione Toscana Paraplegici ONLUS, Habilia ONLUS, Associazione Paraplegici Aretini ONLUS, Associazione Vita Indipendente Bassa Val
di Cecina ONLUS, Centro Studi e Documentazione Handicap, Pistoia, Associazione Paraplegici Siena ONLUS, Associazione Rotelle Attive – Prato, ASHa Associazione Sportiva Handicappati ONLUS – Pisa.
Che denunciano “in pratica, con assistenza personale insufficiente un disabile grave gode molto meno di diritti e libertà rispetto a un ergastolano. Infatti, – mentre quest’ultimo può bere un bicchier d’acqua quando vuole, può evitare di farsi i bisogno addosso quando ne ha necessità, può girarsi nel letto, – da solo e senza assistenza personale un disabile grave non può fare le cose suddette e si trova costretto a farsi i propri bisogni addosso.
Quindi, per i disabili gravi, l’assistenza personale è più indispensabile dell’acqua.
L’assistenza personale riguarda cose così personalissime che deve essere gestita direttamente dal disabile, senza che ci mettano bocca altre persone come gli assistenti sociali e senza che ci guadagnino le cooperative”.
Le asociazioni si ritroveranno per un presidio di protesta davanti alla sede della Regione Toscana, martedì 26 febbraio. perchè, dicono “la Regione stanzia pochissimi soldi per l’assistenza personale per la vita indipendente. Il risultato è che oltre 200 persone sono in lista di attesa di ricevere il contributo vita indipendente, molti di coloro che lo percepiscono prendono cifre vicine al minimo di € 800,00 mensili, pochi disabili gravi percepiscono la cifra massima di € 1.800,00 mensili. Anche con tale cifra, non si vive. Infatti: si è costretti a concentrare tutte le attività nelle poche ore in cui si ha l’assistente personale; se a
un disabile grave capita di aver sete quando non c’è l’assistente, non beve; la stessa cosa si deve dire per ogni necessità essenziale per la sopravvivenza.
“In tali condizioni -sottolineano ancora le asociazioni-  chi necessita davvero di assistenza personale rischia ogni giorno la pelle per il fatto di non disporre di adeguata assistenza personale. La morte di Roberto (dicembre 2015) dimostra che quanto appena affermato non è affatto un’esagerazione.  Anche quando la persona disabile vive in famiglia, è assolutamente inaccettabile che le Istituzioni cerchino in ogni modo di scaricare sui familiari il peso dell’assistenza al disabile. La mancanza o scarsità di assistenza personale impedisce ai disabili di prendersi cura dei genitori quando diventano vecchi e non ce la fanno più. Dopo essersi fatti il culo tutta la vita per aiutare i figli con disabilità
gravi, nella vecchiaia questi genitori si ritrovano a dover affrontare la morte da soli, come fossero animali.
Le associaioni chiedono :il raddoppio delle risorse destinate alla vita indipendente dei disabili per una prima concreta attuazione della Costituzione nei loro confronti. La Convezione ONU sui disabili stabilisce che la disabilità è il prodotto di come la società si comporta verso chi ha delle menomazioni.

Protesta dei Disabili alla ‘Festa della Toscana’

?Protesta delle associazioni dei Disabili, davanti al cinema La Compagnia dove si svolgeva la Festa della Toscana 2018, per chiedere alla Regione più risorse per il progetto Vita Indipendente dedicato all’autonomia delle persone con disabilità grave.

“La regione Toscana nel proprio statuto ha come priorità per i disabili e gli anziani la vita indipendente, dicono le associazioni dei disabili – viceversa se rinchiusi in istituto o in ‘case famiglia’, i disabili gravi devono mangiare, andare a letto, alzarsi la mattina, fare le cose più o meno quando decidono i dirigenti di tali strutture”.

Riportiamo quelle che sono le rivendicazioni delle associazioni dei disabili contenute in un volantino distribuito oggi:

  • dai dati in nostro possesso, almeno 200 persone sono ancora in attesa di ricevere il contributo vita indipendente pur avendone diritto;
  • cioè in Toscana almeno 200 disabili gravi rischiano, nel caso di disabilità motorie, di passare la notte sulla carrozzina o tutto il giorno a letto, non poter andar in bagno, mangiare o bere un bicchiere d’acqua; oppure, nel caso di disabilità visive, si rischia di non poter leggere i propri documenti sanitari o le etichette dei pro­ dotti, con conseguenti rischi aggiuntivi per la salute; inoltre, sia per le disabilità motorie sia per quelle visive, si rischia la reclusione a domicilio per l’impossibilità pratica di uscire di casa;
  • tutto ciò perché, non percependo il contributo vita indipendente, tali disabili non hanno i soldi per pagare le persone che li aiutino;
  • se non possono permettersi ciò, a maggior ragione le 200 persone di cui sopra sono costrette a rinunciare a cose naturalissime come il godere delle “piccole” libertà di ogni giorno o il prendersi cura delle persone care;
  1. per ottenere il contributo vita indipendente, ognuna ed ognuno degli almeno 200 disabili gravi deve aspettare che muoia una persona che già lo riceve;
  2. gli importi erogati ad ogni disabile grave sono così miseri che in realtà si tratta di un aiuto significativo solo per chi ha disabilità non troppo gravi, mentre con importi così bassi chi ha necessità di molta assistenza personale, e ne avrebbe maggiore diritto, è lasciato in difficoltà così grandi da costringere tali persone ad un tipo di vita allucinante, di fatto non molto diversa da quella di chi è in prigione.

Pertanto, si richiede:

  1. eliminazione delle liste d’attesa;
  2. adeguamento degli importi erogati alle necessità degli utenti;
  3. continuazione dell’erogazione del contributo vita indipendente oltre il compimento dei 65 anni di età – salvo esplicita rinuncia da parte del singolo utente o che la UVM non dimostri il sopraggiungere della demenza senile nel singolo utente.

Gimmy Tranquillo ha intervistato Raffaello Belli Associazione Vita Indipendente Toscana:

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