Morì in money transfer, Gip: indagare agenti e sanitari per omicidio

Il giudice ha accolto l’istanza di opposizione all’archiviazione presentata dalla moglie della vittima  Arafet Arfaoui morto il 16 gennaio 2019, durante un controllo della polizia all’interno di un Money Transfer ad Empoli

Indagare per omicidio colposo i cinque poliziotti, il medico e l’infermiera intervenuti al money transfer di Empoli (Firenze) dove il 16 gennaio 2019, durante un controllo della polizia per un uomo che dava in escandescenze, morì Arafet Arfaoui, tunisino di 31 anni. Lo ha indicato il gip Gianluca Mancuso nell’ordinanza con cui ordina al pm titolare dell’inchiesta di eseguire indagini suppletive sull’episodio. Il giudice ha accolto l’istanza di opposizione all’archiviazione presentata dalla moglie della vittima.

L’atto di opposizione era stato presentato dal legale Giovanni Conticelli. Finora l’inchiesta era rimasta contro ignoti. Secondo quanto appreso il gip ha accolto tutte le istanze avanzate dal legale ordinando alla procura di iscrivere nel registro degli indagati poliziotti e sanitari. Inoltre il gip ha disposto che sia fatta una nuova perizia medico legale per stabilire se la posizione in cui gli agenti avrebbero tenuto il tunisino, circa 15 minuti, a terra prono, ammanettato e con le gambe legate, possa averne provocato la morte per carenza di ossigeno.

Morto durante controllo a Empoli, pm chiede archiviazione fascicolo

Christine Von Borries, pm della procura di Firenze, ha chiesto al gip l’archiviazione delle indagini per omicidio colposo relative alla morte del 31enne tunisino Arafet Arfaoui, deceduto la sera del 17 gennaio scorso a Empoli (Firenze) dopo essere stato colto da un malore durante un controllo di polizia all’interno di un money transfer.
La moglie dell’uomo è pronta a presentare opposizione alla richiesta di archiviazione. Per il legale ci sono “elementi che potrebbero indicare concausa asfittica da posizionamento”.

La ricostruzione dei fatti emersa dall’inchiesta, rimasta sempre a carico di ignoti, si è basata sui racconti dei testimoni, tra cui gli agenti intervenuti nel money transfer e i sanitari che soccorsero il 31enne, sui risultati dell’autopsia e sulle immagini riprese dalle telecamere sistemate dentro e fuori il negozio.

Da quel che è emerso dagli accertamenti, i poliziotti del commissariato di Empoli intervenuti per calmare il tunisino, che aveva dato in escandescenze perché accusato dal titolare del money transfer di avere una banconota falsa, avrebbero usato nei suoi riguardi adeguate tecniche di contenzione e non avrebbero messo a rischio la sua incolumità. In base all’esame autoptico disposto dalla procura, l’uomo, che si trovava in un forte stato di agitazione psicofisica, sarebbe deceduto per un arresto cardiaco verificatosi durante un’intossicazione acuta da cocaina, assunta circa un’ora prima della morte. Nessuna responsabilità sarebbe stata riscontrata poi a carico dei sanitari del 118, che non poterono fare nulla per salvarlo nonostante il tempestivo intervento.

Durante le indagini si è scoperto che, quando accusò il malore, l’uomo era a terra con le manette ai polsi e i piedi bloccati con un cordino, fornito agli agenti dal negoziante. Gli agenti erano stati costretti a immobilizzarlo dopo che aveva dato in escandescenze, anche mordendoli. In base agli accertamenti eseguiti, i poliziotti avrebbero sempre mantenuto un atteggiamento corretto mentre il tunisino era a terra, contenendolo con le mani, senza mai salirgli sopra. Quando si sentì male la dottoressa del 118 era già sul posto.
Sarebbero stati gli stessi agenti che lo contenevano ad avvisarla che qualcosa non andava. Poi sono scattate le procedure di rianimazione.

Il legale della moglie di Arafet Arfaoui, avvocato Giovanni Conticelli, ha annunciato l’intenzione di presentare opposizione alla richiesta di archiviazione avanzata dalla procura di Firenze relativamente alle indagini sulla morte del 31enne  deceduto il 17 gennaio scorso a Empoli. “In base agli accertamenti medico legali del nostro consulente – spiega Conticelli – sono stati rilevati elementi che potrebbero indicare una concausa asfittica da posizionamento”. Secondo quanto ipotizzato dal legale, dunque, al decesso del 31enne potrebbe aver concorso anche la posizione nella quale è stato immobilizzato.

“Dagli atti d’indagine e dalle dichiarazioni dei poliziotti – precisa Conticelli – è emerso che c’è stato un posizionamento a terra”, e che il tunisino era “prono con le mani ammanettate e le gambe legate, e gli agenti che lo tenevano per le caviglie e sulle spalle”. “Pertanto – annuncia l’avvocato – proporremo opposizione chiedendo tra le altre cose al giudice ulteriori accertamenti di natura medico legale, da effettuare eventualmente anche tramite una perizia”. “Dal 2014, anno del caso Magherini, aggiunge Conticelli – i carabinieri hanno avuto direttive specifiche circa il modo di immobilizzare soggetti in stato di alterazione, è sorprendente che dopo 5 anni la polizia non abbia specifiche circolari sul tema. In sede d’indagine abbiamo fatto richiesta di verificare alla procura e non risulta che siano state emanate”. Conticelli difende i familiari di Arfaoui insieme all’avvocato Gianluca Vitale.

Morto Empoli: s’indaga per omicidio colposo, 15 persone ascoltate

Proseguono gli interrogatori condotti dalla squadra mobile di Firenze nell’ambito delle indagini sulla morte di Arafet Arfaoui, il 31enne tunisino deceduto giovedì pomeriggio in un money transfer di Empoli, dopo essere stato colto da un malore durante un intervento di polizia e 118.

In tutto tra ieri e oggi ascoltate o da sentire quindici persone tra poliziotti, medici e sanitari del 118 e testimoni. Per il momento il fascicolo per omicidio colposo aperto dalla procura resta a carico di ignoti.  I quattro agenti di polizia intervenuti per bloccare Arfaoui, dopo che aveva dato in escandescenze, sono stati interrogati ieri in procura negli uffici della pm Christine Von Borries, titolare delle indagini. Le loro versioni, secondo quanto si apprende, sarebbero concordanti e al momento non sarebbero emersi elementi che facciano pensare a evidenti irregolarità nel loro comportamento e in quello tenuto dai soccorritori.
L’assenza di condotte palesemente scorrette sarebbe confermata anche da una prima visione dei filmati girati dalle telecamere interne al money transfer e da quelle in strada, che tuttavia nei prossimi giorni saranno visionati anche da un consulente nominato dalla procura.

Quando si è sentito male l’uomo era a terra, aveva la manette ai polsi e i piedi bloccati con un cordino dagli agenti che erano impegnati a contenerlo dopo che aveva dato in escandescenze. Oggi la pm titolare dell’inchiesta, Christine Von Borries, ha ascoltato il personale intervenuto, per fare chiarezza sulla dinamica degli eventi. In base agli accertamenti finora eseguiti, anche attraverso un primo esame dei video girati dalle telecamere presenti dentro e fuori il negozio, non sarebbero state rilevate evidenti irregolarità nel comportamento tenuto da agenti e soccorritori.

Sulla vicenda è intervenuto il ministro dell’Interno Matteo Salvini, che ha dato “totale e pieno sostegno ai poliziotti”, parlando di “tragica fatalità”.”Buon sabato ai poliziotti -dice Salvini iniziando la sua diretta Facebook- che a Empoli, poche ore fa, facendo il loro lavoro, hanno ammanettato un violento, un pregiudicato, che, purtroppo, poi è stato colto da arresto cardiaco. Ma se i poliziotti non possono usare le manette per fermare un violento, ditemi cosa dovrebbero fare, rispondere con cappuccio e brioches?”.

Risposte più chiare arriveranno dall’autopsia, che sarà eseguita lunedì. Al vaglio l’operato non solo dei poliziotti ma anche dei sanitari, per verificare la tempestività e l’appropriatezza dei soccorsi.

In base alla ricostruzione della polizia il 31enne – già noto alle forze dell’ordine, un impiego saltuario come facchino all’interporto di Livorno – si è presentato in un money transfer del centro di Empoli per inviare del denaro. Il titolare, ritenendo che una delle banconote che gli aveva dato fosse falsa, ha chiamato il 113. All’arrivo dei poliziotti Arafet avrebbe dato in escandescenze. Secondo quanto raccontato da un testimone a Rai Radio 1, prima di agitarsi il tunisino sarebbe stato perquisito per oltre un’ora nel bagno del money transfer.

Gli agenti, non riuscendo a calmarlo e dopo essere stati presi a morsi, hanno chiesto l’intervento del 118 perché si valutasse la possibilità di sedarlo. Per bloccarlo sono stati costretti ad ammanettarlo e a legargli i piedi. Quando l’uomo è stato colto da malore la dottoressa del 118 era già sul posto. Sarebbero stati gli stessi quattro agenti che lo contenevano ad avvisarla che qualcosa non andava, facendola avvicinare di nuovo. Poi sono scattate le procedure di rianimazione, andate avanti per 50 minuti.

“Fiducia negli agenti” è stata espressa da parte della Federazione sindacale di polizia. Il sindacato autonomo di polizia Sap, auspicando che sia fatta presto chiarezza sull’accaduto, ha chiesto che di dotare tutti gli agenti che operano su strada di taser, “strumento non letale che tutela sia il poliziotto che il fermato”, e di telecamere.

“Come sindaco rispetto e credo nel lavoro della Giustizia come unico potere in grado di
chiarire le circostanze. Non lasciamo che nessuno strumentalizzi questa vicenda”. Lo afferma su Fb la sindaca di Empoli (Firenze), Brenda Barnini. “Come tutti gli empolesi – scrive  – sono rimasta profondamente colpita. La morte, a prescindere dalle circostanze in cui avviene, è sempre un fatto molto triste che non può lasciare indifferenti. E sono sicura
che i primi ad esserne turbati sono gli agenti del Commissariato di Empoli, che quotidianamente sono impegnati in un lavoro tanto difficile com’è quello di garantire la sicurezza e l’ordine pubblico”.
Sempre oggi una delegazione di Fratelli d’Italia, con il deputato Giovanni Donzelli e alcuni consiglieri comunali dell’area Empolese, è andata al commissariato di polizia per
“esprimere la nostra vicinanza – si legge in una nota del parlamentare – a chi ogni giorno è chiamato a garantire la sicurezza dei cittadini ed oggi vive un difficile momento. Ci
mettiamo a disposizione, come sempre abbiamo fatto, dalla parte di chi garantisce l’ordine pubblico, per mettere in campo tutti gli strumenti istituzionali adeguati a sostenere il loro lavoro quotidiano”.

 

Morto Empoli: Ilaria Cucchi “Andrà a finire come caso Magherini, senza colpevoli”

“Dava in escandescenza? Questi fatti sono tutti uguali e sappiamo già come andrà a finire. La quarta sezione della Cassazione dirà che non c’è nessun colpevole”. Lo dice all’Adnklronos Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, commentando la morte del 32enne tunisino avvenuta a Empoli (Firenze), nel tardo pomeriggio di ieri, durante un fermo di polizia. In merito alle prime ricostruzioni di quanto accaduto, da cui emerge che l’uomo sarebbe morto per arresto cardiocircolatorio, Ilaria Cucchi sottolinea: “Come Magherini”.

E Luigi Manconi, direttore dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, appreso della morte a Empoli del giovane tunisino Arafet Arfaoui, si rivolge alla Procura di quella città per chiedere che siano svolte indagini tempestive e accurate su una tragedia che presenta ancora molti lati oscuri. “La vittima – afferma Manconi – aveva, oltre che le manette ai polsi, le caviglie legate e si trovava, di conseguenza, in una condizione di totale incapacità di recare danno ad altri e a sé. Come è potuto accadere, dunque, che in quello stato abbia perso la vita e che non sia trovato modo di prestargli soccorso? Sappiamo che le forze di polizia dispongono di strumenti per limitare i movimenti della persona fermata, ma mi chiedo se la corda usata per bloccargli le gambe sia regolamentare oppure occasionale, se fosse in quel momento strettamente indispensabile o se non vi fossero altri strumenti per contenere l’uomo. In altre parole, non si può consentire che vi siano dubbi sulla legittimità di un fermo o sulle modalità della sua applicazione. Tanto più qualora riguardi chi si trovasse, secondo testimoni, in uno stato di agitazione dovuto all’abuso di alcol, e tanto più che, negli ultimi dieci anni, sono state numerose le circostanze che hanno visto perdere la vita persone fermate in condizioni simili e con metodi analoghi. Peraltro, vi è qualche testimone che parla di una condizione di relativa calma del giovane tunisino e anche quest’ultimo fatto impone una indagine, la più rapida e incisiva”.

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