Mps: condannati Mussari, Vigni e Baldassarri

Nuove condanne per uno dei capi di imputazione per il caso Monte dei Paschi di Siena. Il Tribunale di Milano ha condannato a 7 anni e 6 mesi di carcere Giuseppe Mussari, 7 anni e 3 mesi per Antonio Vigni e  4 anni e 8 mesi per Gian Luca Baldassarri, ex vertici di Monte dei Paschi di Siena. Nel processo durato quasi tre anni, scaturito dall’inchiesta dei pm Giordano Baggio, Mauro Clerici e Stefano Civardi, sono stati condannati tutti i 16 imputati, sia persone fisiche che giuridiche. Le motivazioni tra 90 giorni.

La sentenza del Tribunale di Milano riguardava presunte irregolarità nelle operazioni effettuate dalla banca senese tra il 2008 e il 2012 per coprire le perdite dovute all’acquisizione di Antonveneta. Condannato anche Daniele Pirondini, ex direttore finanziario di Rocca Salimbeni a 5 anni e 3 mesi. I condannati sono stati in totale 16.

Sono stati condannati anche Marco Di Santo, altro ex manager Mps, a 3 anni e 6 mesi, e gli ex dirigenti e manager di Deutsche Bank Ivor Scott Dunbar (4 anni e 8 mesi), Matteo Angelo Vaghi (3 anni e 6 mesi), Michele Faissola (4 anni e 8 mesi), Michele Foresti (4 anni e 8 mesi) e Dario Schilardi (3 anni e 6 mesi). Per Marco Veroni, ex di Deutsche Bank Ag London Branch, 3 anni e 6 mesi e poi ancora 4 anni e 8 mesi per Sadeq Sayeed, ex di Nomura come Raffaele Ricci (per lui 3 anni e 5 mesi).
Nessuna attenuante per l’ex presidente di Mps Giuseppe Mussari. Concesse a tutti le “attenuanti generiche” ma non a Mussari e nemmeno all’ex managing director di Deutsche Bank Ivor Scott Dunbar. Escluse per tutti invece le aggravanti della transnazionalità e del “grave nocumento ai risparmiatori”. Per tutti e 13 gli imputati persone fisiche è stata anche disposta l’interdizione “dai pubblici uffici e dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese” e l’incapacità a “contrattare con la Pubblica Amministrazione per la durata di due anni”. E’ stato dichiarato il non doversi procedere per prescrizione solo per una piccola parte delle imputazioni, ossia una parte delle contestazioni di ostacolo all’attività degli organi di vigilanza. Gli altri reati al centro del processo erano manipolazione del mercato, falso in bilancio, falso in prospetto.
Ritenute responsabili per una pluralità di illeciti anche Deutsche Bank, compresa la filiale londinese, e Nomura, imputati come enti. Disposte confische per un importo complessivo di oltre 152 milioni di euro nei confronti di Deutsche Bank AG, compresa la filiale londinese, e Nomura. Le banche sono imputate in qualità di enti, nel processo sul caso Mps, a carico tra gli altri degli ex vertici Vigni, Mussari e Baldassarri. In particolare, i giudici hanno condannato Deutsche Bank Ag e Deutsche Bank Ag London Branch ad una sanzione pecuniaria da 3 milioni di euro, mentre per Nomura la sanzione pecuniaria comminata è di 3,4 milioni di euro. I pm avevano chiesto sanzioni pecuniarie più basse, da 1,8 milioni. La Procura, invece, aveva chiesto confische da 444,8 milioni per la banca giapponese e di 440,9 milioni per quella tedesca, mentre i giudici le hanno disposte per 88 milioni a carico di Nomura e per 64 milioni a carico di Deutsche, compresa la filiale londinese. Per un totale, dunque, di circa 152 milioni di euro.
“E’ una sentenza totalmente appiattita sulle impostazioni dell’accusa. Avevamo espresso una serie di pregnanti considerazioni in fatto e in diritto che evidentemente non sono state minimamente prese in considerazione”, è il commento dell’avvocato Armando Simbari, difensore di Pirondini.
(Notizia in aggiornamento)

Mps: chiesti 8 anni e 4 mln multa per Mussari e Vigni

Chiesta anche  la confisca di 444,8 milioni per Nomura e di 440,9 milioni per Deutsche Bank AG, i due istituti di credito imputati in qualità di enti.

La condanna degli ex vertici di Mps Giuseppe Mussari, Antonio Vigni e Gianluca Baldassarri rispettivamente a 8 anni e 4 milioni di multa per i primi due e e a 6 anni e 1.5 milioni di multa per il terzo è stata chiesta oggi dai pm di Milano nel processo a 16 imputati con al centro le operazioni Santorini e Alexandria, Fresh e Chianti Classico.
Chiesta anche la condanna di Nomura e di Deutsche Bank AG.
Chiesta l’assoluzione di due manager della banca tedesca e della sua filiale londinese.

La Procura di Milano nell’ambito del processo sul caso Mps a carico degli ex vertici della banca ha chiesto anche  la confisca di 444,8 milioni per Nomura e di 440,9 milioni per Deutsche Bank AG, i due istituti di credito imputati in qualità di enti. Il pm Giordano Baggio ha chiesto anche al tribunale la condanna a 1,8 milioni di multa per ciascuna delle due banche.

Mps, processo Alexandria: assolti gli ex vertici

Mussari, Vigni e Baldassarri, condannati in primo grado a 3 anni per la vicenda del derivato Alexandria, sono stati assolti dalla Corte d’Appello

Tutti assolti in appello a Firenze gli ex vertici di Mps, Giuseppe Mussari, Antonio Vigni e Gianluca Baldassarri, per l’inchiesta sulla ristrutturazione del derivato Alexandria. In primo grado i tre imputati erano stati condannati a 3 anni e mezzo di reclusione oltre a 5 anni di interdizione.

Questa mattina intorno alle 10 i giudici di Firenze si erano ritirati per decidere se scagionare gli ex vertici di Monte dei Paschi dalla condanna avuta in primo grado.

I tre imputati vennero condannati per aver nascosto il ‘mandate agreement’, il contratto per la ristrutturazione del derivato Alexandria, stipulato da Rocca Salimbeni con i giapponesi di Nomura. Un’accusa che i loro avvocati hanno cercato di smontare, chiedendo e ottenendo in appello l’acquisizione del ‘Deed of Amendment’ (un’integrazione del contratto che conterrebbe anche il ‘mandate’) di cui tutti in Mps sarebbero stati a conoscenza.

Gli avvocati dei tre imputati – Tullio Padovani e Fabio Pisillo per Mussari, Franco Coppi e Enrico De Martino per Vigni e Filippo Dinacci e Stefano Cipriani per Baldassarri – hanno sempre sostenuto che all’interno della Banca si sapeva dell’esistenza del ‘mandate agreement’ e che questo documento non era un segreto neppure per gli ispettori della Banca d’Italia. per gli ispettori della Banca d’Italia. Per questo motivi gli avvocati difensori durante il dibattimento in aula a Siena avevano chiesto ai giudici l’assoluzione con formula piena per tutti e tre i loro assistiti. Stessa richiesta hanno formulato i difensori durante il processo d’appello a Firenze. Durante il processo d’appello, il sostituto procuratore generale Vilfredo Marziani nella requisitoria aveva sostenuto come gli ispettori della Banca d’Italia, sotto giuramento, nel processo di primo grado, avessero chiarito che senza quel documento del “mandate agreement”, ritrovato tre anni dopo in una cassaforte del successivo amministratore delegato di Mps Fabrizio Viola, la complessità dell’operazione con Nomura non si poteva comprendere. Mentre gli altri documenti consegnati dalla vecchia gestione di Mps alla Banca d’Italia erano, secondo l’accusa, insufficienti.

 

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