🎧 Matteo Renzi presenta a Firenze il suo nuovo libro: ‘Il Mostro’

Firenze – Matteo Renzi accusa la magistratura fiorentina. Dall’inchiesta Open, al caso David Rossi, passando per l’omicidio del bambino a Scarperia e ancora, il caso Menarini e la querela al vicepresidente del Csm, David Ermini.

In podcast un estratto della conferenza stampa di Matteo Renzi con i giornalisti, a cura di Lorenzo Braccini. 

Matteo Renzi ha presentato il suo nuovo libro ‘Il Mostro. Inchieste, scandali e dossier. Come provano a distruggerti l’immagine, a Firenze, al Mandela Forum. 189 pagine in cui il senatore di Italia Viva ed ex premier, fa i nomi e cognomi dei magistrati fiorentini. Denuncia l’operato di Giuseppe Creazzo, Antonino Nastasi e Luca Turco nelle varie vicende che hanno occupato la sua vita privata e giudiziaria negli ultimi dieci anni.

Renzi nel libro parla del caso Open, dell’accusa dei finanziamenti illeciti. La tesi del libro è: come posso fidarmi dei magistrati che indagano su di me quando loro stessi hanno uno molestato una collega, il secondo arrestato e indagato buona parte della famiglia Renzi, il terzo contaminato la scena del crimine del caso David Rossi.

Il libro dell’ex sindaco di Firenze, ricostruisce le ultime vicende legate alla magistratura, dal caso Palamara alla loggia Ungheria. Su David Ermini ha detto, “è vicepresidente del Csm perchè è stato portato lì da un accordo tra Luca Palamara, Cosimo Ferri e Luca Lotti. Questa è la verità. Smentitela, se volete. Se siete in grado fatelo. Io c’ero, lo so come sono andate le cose. L’idea che Palamara sia il colpevole di tutto che Ferri vada messo sotto procedimento disciplinare del Csm, che Lotti fosse l’unico politico che era in grado di parlare con i magistrati è una barzelletta che non fa ridere. Ma è il tentativo del Csm, senza riuscirci di pulirsi la coscienza”.

“Quanto a David,  – continua Renzi parlando di Ermini – è una persona alla quale mi unisce un percorso molto serio. Io ho fatto una giunta provinciale per portarlo in Consiglio perchè non era stato eletto, poi l’esperienza del 2009, quella del 2013, la ricandidatura del 2018. Ne riconosco i tratti caratteriali, se egli ritiene di avere qualcosa da dirmi in tribunale, non vedo l’ora che lo faccia”.

Secondo Renzi “Palamara, Lotti e Ferri hanno eletto Ermini, gli altri volevano eleggere qualcun altro. Orlando con Martina voleva mettere nel Csm un altro candidato, il professor Luciani”. Renzi ha ricordato l’elezione di Giovanni Legnini a vicepresidente del Csm nel 2014: “Quando ero presidente del Consiglio il candidato a presidente del Csm era l’avvocato Calvi. Una mattina Roberto Speranza capogruppo Pd alla Camera, Andrea Orlando ministro e Luca Lotti si incontrano a Palazzo Chigi, nella stanza di Lotti, fanno fuori Calvi e mettono Legnini. Guardate, non è uno scandalo, la politica è questo”.

Sulla crisi di Governo Matteo Renzi si è riferito al leader dei 5 Stelle Giuseppe Conte e ha detto, “se vuoi aprire una crisi non fai un tweet al giorno, fai dimettere i ministri: dopo un anno e mezzo Conte dovrebbe aver capito com’è andata. Conte non ne azzecca una”, ha aggiunto Renzi, secondo cui l’ex premier del M5s “in realtà non riesce a convincere neanche i suoi: quindi – ha ironizzato – un affettuoso saluto a Letta per il duro lavoro che deve fare”.

Non sono mancate neanche parole sulla riforma elettrale. “La riforma elettorale? Non ci credo nemmeno se li vedo – ha detto ancora Matteo Renzi -, ma se la fanno, bene: noi siamo per l’elezione diretta del premier. Si parla di difendere la democrazia – ha aggiunto – ma in Italia abbiamo un problema: questa legislatura è partita con una maggioranza euroscettica, ed è finita con l’ex presidente della Bce come premier. Non c’è un collegamento fra il voto dei cittadini e le scelte dell’esecutivo. Per noi l’unica legge elettorale è quella per i sindaci. Non credo che siamo in condizioni di cambiare legge elettorale: la destra è convinta di vincere, e la sinistra non ha un’idea. Il proporzionale chiama le preferenze: ve li immaginate i grillini con le preferenze?”.

Trovato morto in container: Procura apre fascicolo per omicidio colposo

La procura di Firenze ha aperto un fascicolo per omicidio colposo, senza indagati, sul caso di Mohamed, il giovane trovato morto in un container della carta all’interno di una ditta di trattamento rifiuti a Empoli (Firenze). Anche se al momento l’ipotesi più probabile è quella dell’incidente.

Domani il pm Antonino Nastasi conferirà l’incarico per l’autopsia sul cadavere, che in base alle previsioni dovrebbe essere eseguita nella stessa giornata. Proseguono gli accertamenti dei carabinieri per ricostruire il tragitto percorso dai camion di Alia, la società incaricata della raccolta rifiuti a Firenze, che ieri mattina hanno scaricato la carta nel container. Al momento l’ipotesi ritenuta più probabile dagli inquirenti è quell’incidente, ossia che il giovane, il cui nome di battesimo sarebbe Mohamed, abbia trovato rifugio per la notte in un cassonetto della carta, e che si sia addormentato finendo poi in uno dei camion compattatori impiegati per la vuotatura dei cassonetti delle differenziata. Il carico è stato poi conferito nel container. A trovare il cadavere è stato lunedì mattina un operaio della ditta, la Metal Carta di via del Molin Nuovo, addetto a manovrare il braccio meccanico dotato di ‘ragno’ e pinza che serve a spostare il carico del container.

L’uomo avrebbe raccontato che in un primo momento avrebbe scambiato il corpo senza vita del giovane per un fantoccio. Alla vista della sagoma ha subito bloccato la manovra, andando a controllare e facendo la tragica scoperta. Il giovane, noto alle forze dell’ordine con molti alias, di età compresa tra i 20 e i 27 anni, non aveva con sé né denaro né documenti o altri effetti personali, ad eccezione di un foglio che attestava l’ultimo controllo di polizia avvenuto a suo carico poche ore prima, intorno alle 23 di domenica a Firenze nella zona di Novoli. In Italia dal 2013 e senza permesso di soggiorno dal 2019, era noto alle forze di polizia per piccoli precedenti per furto.

Inchiesta Open: procura Genova chiede archiviazione pm Firenze denunciati da Renzi

Il commento di Renzi: Anche a me è capitato di essere iscritto nel registro degli indagati, proprio a Firenze, e poi archiviato ma dopo ben 17 mesi di tempo. Se Genova impiega solo 10 giorni significa che ha una straordinaria efficienza della quale non posso che rallegrarmi formulando molti complimenti”.

La procura di Genova ha iscritto nel registro degli indagati e, contestualmente, ha chiesto l’archiviazione dei pubblici ministeri di Firenze titolari dell‘inchiesta Open, denunciati dal leader di Iv Matteo Renzi dopo la richiesta di rinvio a giudizio a carico suo e di altri 10 per presunte irregolarità nei finanziamenti della Fondazione. Per  il procuratore Francesco Pinto e l’aggiunto Ranieri Miniati che hanno studiato il fascicolo (“compiendo un esame molto approfondito della questione” sottolinea Pinto) contenente le accuse nei confronti del procuratore Giuseppe Creazzo, dell’aggiunto Luca Turco e del pm Antonino Nastasi, i colleghi di Firenze non avrebbero commesso alcun illecito penale durante la fase delle indagini sulla fondazione Open.

“Apprendo dalle agenzie di stampa che la procura di Genova avrebbe iscritto nel registro degli indagati e contestualmente chiesto l’archiviazione per i magistrati Creazzo, Turco e Nastasi denunciati dal sottoscritto per violazione dell’articolo 68 della Costituzione, della Legge 140/2003 e ai sensi dell’articolo 323 codice penale. Mi congratulo con la procura di Genova che in poco più di una settimana ha trovato il tempo di leggere le novanta pagine della denuncia e ha dato risposta tempestiva come sempre dovrebbe essere fatto davanti alle istanze dei cittadini”. Lo dichiara in una nota il senatore Matteo Renzi. “Anche a me è capitato di essere iscritto nel registro degli indagati, proprio a Firenze, e poi archiviato ma dopo ben 17 mesi di tempo. Se Genova impiega solo 10 giorni significa che ha una straordinaria efficienza della quale non posso che rallegrarmi formulando molti complimenti. Sono certo che sia sempre così per tutti e non solo quando gli indagati sono colleghi magistrati. Naturalmente aspetto di leggere le motivazioni e di ricevere la formale notifica che in un procedimento penale vale più di un’agenzia di stampa. E chiederò al Giudice competente di essere interrogato nell’udienza che dovrà decidere sull’archiviazione degli indagati”.

Morte David Rossi, ascoltato il pm Nastasi: “Tutti gli elementi portano al suicidio”

Il pm Antonino Nastasi, attualmente in forza alla procura fiorentina, è stato sentito stamani dalla commissione che indaga sulla morte di David Rossi, capo comunicazione di Mps morto il 6 marzo 2013 dopo essere precipitato dalla finestra del suo ufficio.

Secondo il pm Antonino Nastasi ci sono molti indizi che fanno pensare alla morte di David Rossi come ad un suicidio. “Abbiamo una serie di situazioni sul suo stato psicologico, le mail, i segni sulle braccia, le dichiarazioni rese dai familiari, gli sms che la moglie invia quella stessa sera a Rossi, il consulente tecnico. Tutti questi sono elementi che portano a ritenere che David Rossi si sia suicidato”.

“Non emergono durante l’attività investigativa minacce – ha detto Nastasi -. Nessuno riferisce di minacce, nemmeno la moglie. La circostanza che dopo la perquisizione lui sia caduto in un momento di profonda prostrazione emerge agli atti. Noi non possiamo dimenticarci che ci sono tutti questi elementi”.

Con la sua deposizione, Nastasi poi, contraddice la deposizione dell’allora comandante dei carabinieri, negando di aver risposto alle chiamate che arrivavano sul cellulare del responsabile della comunicazione, tra cui anche quella di Daniela Santanché. “Ho memoria certa della telefonata dell’onorevole Santanchè – le parole del pm Nastasi – Ricordo che l’iPhone 5 del dottor Rossi squillò e sul display compariva il nome di Daniela Santanchè. Dissi a voce alta: sta telefonando l’onorevole Santanchè. Il telefono continuò a squillare, poi smise. Non ho preso il telefono, non ho risposto al telefono. E i tabulati di tre compagnie diverse, Tim, H3g e Fastweb, attestano che quella è una chiamata senza risposta. Cosa avrei dovuto dire all’onorevole Santanchè?”.

“Non presi io i bigliettini – afferma Nastasi -: ricordo che il cestino fu rovistato, i biglietti erano in cima e vennero presi dal maresciallo Cardiello, messi sul tavolo e ricomposti. Io non presi parte né alla presa dei biglietti dal cestino né alla loro ricomposizione”.

“Una volta entrati” nell’ufficio di David Rossi la sera della sua morte – continua Nastasi -, “si presenta davanti a me un normalissimo ufficio, dove non c’è traccia di colluttazione, non c’erano oggetti rotti, né fuori posto. Se non ci fosse stato il cadavere dalla finestra sarebbe stato un normale ufficio. Non c’era traccia di un’azione violenta posta in essere da terzi. Entrammo io – afferma sempre Nastasi -, Natalini, Marini, gli uomini della volante, il vice questore Baiocchi e il maresciallo Cardiello. Non ho ricordo che il colonello Aglieco fosse entrato nell’ufficio”.

“Prima di entrare nell’ufficio di Rossi abbiamo chiesto se fossero stati fatti dei primi rilievi, se fossero già stati fatti filmati o foto alla stanza. E ci è stato detto che era stato girato un video sui luoghi. Solo allora abbiamo deciso di entrare. Se ci fosse stato detto che non era stato fatto nulla, non saremmo entrati”, sono sempre le parole di Antonino Nastasi.

Nastasi, parlando in merito al fascicolo aperto l’1 marzo 2013 sulla fuga di notizie sull’azione civile di banca Mps in relazione alle vicende Nomura e Deutsche Bank, ha anche detto che “prima del 6 marzo non si era mai parlato di insider trading in relazione a David Rossi”.

Nastasi poi afferma anche che “Ci può essere stato un errore”, ma nega con forza “che ci sia stata la volontà di insabbiare una vergognosa falsità. Noi non avevamo intenzione di coprire nessuno”.

In merito al mouse del pc dell’ufficio di David Rossi, Nastasi afferma di non averlo toccato. Incalzato dalla Commissione spiega che probabilmente è stato toccato per motivi tecnici, “perchè volevamo capire se sullo schermo c’era qualcosa di rilevante e la cosa meno invasiva da fare in quel momento era toccare un mouse o un tasto del computer”.

David Rossi: aperto fascicolo su foto inedite

Si tratta di due video e 61 foto inedite girate dalla polizia e non allegate al fascicolo che i pubblici ministeri senesi aprirono dopo la morte di David Rossi. Ne ha parlato la trasmissione “Non è l’arena” di Massimo GilettiNon è l’arena di Massimo Giletti

Due video e 61 foto inedite girate dalla polizia e non allegate al fascicolo che i pubblici ministeri senesi aprirono dopo la morte di David Rossi. E’ questo il materiale inedito su cui la procura di Genova ha aperto un fascicolo per atti relativi, senza ipotesi di reato, dopo la trasmissione Non è l’arena di Massimo Giletti che si è occupata della morte dell’ex responsabile comunicazione di monte dei Paschi, morto in circostanze misteriose (ufficialmente per suicido) il 6 marzo 2013.

Dell’esistenza del materiale ha parlato la poliziotta della scientifica Federica Romano in audizione, il 25 novembre, della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Rossi.

Intanto la stessa Commissione manderà oggi ai pm genovesi il verbale del colonnello dei carabinieri Pasquale Aglieco, all’epoca comandante provinciale di Siena, che nel corso dell’audizione ha riferito di essere entrato nell’ufficio di Rossi subito dopo la morte con il pm Antonino Nastasi, uno dei tre sostituti senesi, insieme a Nicola Marini e Aldo Natalini.

Dal resoconto, per i commissari, sarebbe emerso un grave inquinamento probatorio: dal rovesciamento del cestino, alla chiusura della finestra da cui precipitò Rossi in un vicolo sul retro della sede di Mps, dagli effetti personali toccati o mossi nella stanza tra cui il computer, fino ai momenti in cui un pm avrebbe risposto a due telefonate pervenute sul cellulare del manager. Quest’ultima circostanza sarebbe stata smentita già dai tabulati telefonici.

Ai magistrati genovesi, la Commissione manderà anche le audizioni di altri appartenenti alle forze dell’ordine, secretate: dal luogotenente Nesticò ai poliziotti Gigli, Marini e Romano. Nei prossimi giorni i pm apriranno un fascicolo: le ipotesi di reato potrebbero essere quelle di favoreggiamento, omissione d’atti d’ufficio e falso.

Morte David Rossi: il 21 la perizia per simulare caduta

Lo annuncia il presidente della Commissione parlamentare di inchiesta su quella morte Pierantonio Zanettini (Forza Italia). Ex comandante carabinieri Siena. PM entrarono in stanza Rossi prima di Scientifica

“Il 21 dicembre prossimo i Ris, incaricati dalla Commissione della maxi perizia, inizieranno a Siena i primi rilevi e simuleranno la caduta di un grave in condizioni il più possibile analoghe a quelle del 6 marzo 2013, data della morte di David Rossi”. Lo ha reso noto L Pierantonio Zanettin, presidente della Commissione di inchiesta sulla morte di David Rossi, il responsabile della comunicazione di Mps, precipitato dal suo ufficio nel marzo del 2013.

Zanettin ha aggiunto che  “quanto ha dichiarato il colonnello Pasquale Aglieco appare oggettivamente grave.Proporrò alla Commissione di inviare il resoconto della seduta alla procura della repubblica di Genova, competente ex art 11, e al Csm, per ogni competente valutazione sull’operato dei magistrati citati nella audizione. Secondo l’ex comandante provinciale dei carabinieri di Siena i pm Antonino Nastasi, Nicola Marini e Aldo Nataliani sarebbero entrati prima della Polizia Scientifica nell’ufficio di Rossi e avrebbero toccato il suo pc, rovesciato il contenuto del cestino sulla scrivania ,chiuso la finestra e risposto al cellulare di Rossi. Tutto senza usare i guanti.

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