Violenza ed estorsione, fidanzato in carcere dopo seconda denuncia

Per mesi ha estorto denaro all’ex fidanzata, dopo una convivenza durata sei anni, che aveva trasformato in un inferno per la sua compagna, tra pugni e calci e minacce continue, al punto da essere condannato in primo grado, dopo la denuncia sporta da lei. Ma nonostante la condanna, che gli è stata inflitta nell’estate scorsa, un 27enne ha ripreso nell’ultimo periodo insistentemente a minacciare e a estorcere denaro alla sua ex compagna per poi sperperare nelle scommesse e nelle slot machine, fino al punto di rubarle 25mila euro. Solo una nuova denuncia ha fatto scattare le manette, concluse con il violento estorsore finito in carcere.

I carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Firenze hanno eseguito questa mattina un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale del capoluogo toscano, Antonella Zatini, al termine di un’attività d’indagine coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica di Firenze Christine Von Borries. Il provvedimento rivolto nei confronti di S.B., 27enne, pregiudicato, nato in Albania e residente a Barletta (Ba), scaturisce da una delicata attività investigativa intrapresa a seguito delle denunce presentate ai carabinieri dalla sua ex fidanzata convivente, domiciliata a Firenze ma originaria anche lei di Barletta.

Sono stati raccolti gravi indizi di colpevolezza a carico dell’uomo che, dallo scorso dicembre a marzo, ha rivolto “continue e reiterate minacce alla vittima mediante telefonate e messaggi, richiedendo insistentemente indebite somme di denaro”. In un’occasione, all’nizio di dicembre 2018 a Firenze, l’indagato è riuscito a costringere la ex fidanzata a consegnargli la somma di 1.500 euro, promettendole che in cambio avrebbe lasciato la città.

“Ancora più preoccupante l’atteggiamento intimidatorio” tenuto da S.B. quando, hanno spiegato gli investigatori, in occasione di una breve permanenza della donna a Barletta, ha stazionato a lungo sotto l’abitazione della ex “nonostante questa avesse opposto un rifiuto all’ennesima richiesta di denaro”. Le condotte ricostruite attraverso l’attività d’indagine dell’Arma “sono ancor più gravi” visto che S.B. è stato già condannato dal Tribunale di Firenze, nell’agosto scorso, per violenza privata e furto aggravato in danno della stessa parte offesa: dopo una relazione di circa sei anni in cui l’indagato si è mostrato possessivo e geloso, all’inizio del 2018 la donna ha denunciato l’ex fidanzato “per sottrarsi alle pressanti richieste di denaro e alle conseguenti minacce dell’uomo, che era solito spendere cifre considerevoli per scommettere sulle partite di calcio e giocare alle slot machines”. Una scommettere sulle partite di calcio e giocare alle slot machines”. Una volta riallacciati i rapporti, nell’aprile 2018 a Firenze, S.B. aveva sottratto alla donna la somma di 25.000 euro, incasso dell’esercizio commerciale del quale la vittima è amministratrice, dopo averla anche picchiata.

Il destinatario del provvedimento cautelare è stato rintracciato dai carabinieri della compagnia di Barletta ed è stato associato alla casa circondariale di Trani.

Prende bus per andare a fare rapina, rintracciato grazie al biglietto

Sarebbe andato a rubare in una casa a Firenze, furto poi trasformatosi in rapina al rientro della proprietaria, spostandosi a bordo di un bus di linea.

L’uomo, un 45enne, è stato identificato dai carabinieri proprio grazie al biglietto del bus Ataf usato per il viaggio sul mezzo pubblico, dimenticato nell’abitazione.

Così per l’uomo, al momento già detenuto per altri reati, è scattato un nuovo arresto, in esecuzione di una misura di custodia cautelare in carcere disposta dalla gip Antonella Zatini su richiesta del pm Gianni Tei. Il 45enne avrebbe agito con un complice, anche lui destinatario di misura cautelare ma al momento latitante.

Secondo gli investigatori, il 26 ottobre scorso il 45enne si sarebbe introdotto in un’abitazione di via Carlo D’Angiò venendo poi sorpreso dalla proprietaria al suo rientro. L’uomo avrebbe colpito la donna per fuggire, procurandole lesioni giudicate guaribili in 5 giorni, portando con sè denaro e gioielli per circa 22 mila euro.

Il biglietto Ataf trovato dai carabinieri in occasione dei rilievi ha permesso di ricostruite il percorso fatto dal malvivente. Visionando le immagini di sorveglianza presenti lungo il tragitto i militari sono poi riusciti a identificare il 45enne e il suo complice. Parte della refurtiva è stata recuperata a Reggio Emilia.

Uso di cooperative per non pagare imposte, 2 arrestati

Avevano creato un sistema di quattro società cooperative, tre delle quali fallite, al fine di non versare le imposte e per utilizzarle come ‘casseforti’ da cui prelevare continuamente denaro.

Per questo due imprenditori di 49 e 71 anni, uno residente nel Fiorentino e l’altro nel Pratese, sono stati posti ai domiciliari dalla guardia di finanza, su ordine del Gip Antonella Zatini.
I due sono indagati, insieme ad altri, per bancarotta fallimentare fraudolenta, appropriazione indebita, occultamento e distruzione di documentazione contabile fiscale e auto riciclaggio.
Vari gli espedienti contabili impiegati per frodare il fisco, tra cui indebite compensazioni di imposte per più di 4 milioni di euro, omesse dichiarazioni dei redditi ed Iva, occultamento o distruzione della documentazione contabile. Parte dei proventi illeciti sono stati dirottati anche all’estero, con la creazione di società ad hoc in Romania e nella Repubblica Dominicana.
I finanzieri hanno accertato che solo l’Iva dovuta allo Stato e non versata ammonta a oltre 3,5 milioni di euro, oltre a indebite compensazioni di imposte per più di 4 milioni di euro.
Il meccanismo di frode consentiva il mantenimento di un elevato tenore di vita agli indagati, come dimostra, tra l’altro, il contemporaneo noleggio a nome delle società gestite, già in sofferenza, di due vetture sportive di lusso.
Durante le perquisizioni di questa mattina sono stati sequestrato orologi di lusso, conti correnti, veicoli, immobili e terreni in Toscana, Campania, Puglia e Sicilia.

Idy Diene: procura chiede 16 anni per omicida

Roberto Pirrone è  in carcere dallo scorso 5 marzo l’omicidio dello scorso 5 marzo. La pena effettiva è di 24 anni, ridotti di 8 per il rito abbreviato

Gli  avvocati Sibilla Fiori e Massimo Campolmi che difendono l’omicida  hanno  chiesto di tener conto anche della perizia psichiatrica che  ha videnziato come Pirrone soffrisse di disturbi di depressivi, per quanto, come stabilito, fosse in grado di intendere e volere al momento degli spari.  La sentenza è prevista per il prossimo 7 gennaio. Alla giudice Antonella Zatini. La famiglia di Idy Diene, con l’avvocato Sandro Bruni, si era già costituita parte civile. Il comune di Frienze dichiarò di volerlo fare.

Pirrone ha sempre sostenuto di essere  uscito di casa con l’intenzione di suicidarsi finendo poi per sparare e uccidere a caso.“Mi sono detto sparo così vado in galera e la faccio finita con questa vita non dignitosa”  dichiarò agli inquirenti durante l’interrogatorio. L’uomo avrebbe detto di non riuscire più ad andare avanti, a causa dei debiti e delle continue liti con la moglie per i problemi economici. Ad assillarlo sarebbe stato in particolare un prelievo mensile di alcune centinaia di euro, che una società finanziaria effettuava dal suo conto per ripagare un prestito che gli era stato concesso. “Ho sparato al primo che ho incontrato” avrebbe affermato ancora l’uomo davanti agli inquirenti.

In realtà dai filmati che hanno ripreso la scena si nota come in effetti l’uomo abbia precedentemente incrociato e schivato altre persone prima di sparare.

Diene, 53, sengalese, venditore ambulante  molto noto in città, fu raggiunto da più colpi di pistola all’altezza del torace. Pirrone sparò   con una Beretta regolarmente detenuta. Fu una  pattuglia dell’Esercito, formata da personale del 186/o reggimento paracadutisti Folgore e impiegata nell’operazione Strade sicure a Firenze, a individuare e bloccare l’uomo poi portato in questura dalla polizia per l’omicidio.

 

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