Covid, Anaao: esiste correlazione tra mortalità e numero letti ospedale

I paesi con un maggior numero di letti ospedalieri pro capite se la sono cavata meglio di quelli che ne hanno meno.  Lo rivela un’indagine condotta da ANAAO Assomed. In Italia, i posti letto per acuti per 1.000 abitanti sono diminuiti dai 4.71 del 2010 ai 3.14 del 2018, una riduzione del 33% in 8 anni.

Esiste una correlazione negativa tra il numero di posti letto ospedalieri per 1.000 abitanti e l’aumento della mortalità nei primi otto mesi del 2020. Lo dimostrano i dati contenuti in una recente indagine condotta dall’Anaao Assomed a cura di Carlo Palermo Segretario Nazionale Anaao Assomed e Chiara Rivetti, Segretaria Anaao Piemonte su dati elaborati da Giuliano Antoniciello, ricercatore dell’Università di Padova, dai quali emerge che che, statisticamente,  a ogni posto letto in meno per 1.000 abitanti è associato un +2% di aumento della mortalità generale.

Non a caso Pesi come la Germania o la Bulgaria, dove i posti letto per 1.000 abitanti sono tra i 7 e gli 8, hanno avuto un aumento della mortalità quasi nullo, mentre il Portogallo o i Paesi Bassi, con circa 3 posti letto per 1.000 abitanti, hanno avuto aumenti vicini al +10%.

Ma sono soprattutto  l’Italia, con circa un +17%, la Spagna, con +18%, e il Regno Unito, con +22%, ad aver fatto segnare un’aumento significativo della mortalità. Secondo Anao Assomed , è vero che “la popolazione di Italia e Spagna ha un’età mediana più alta (rispettivamente 47.9 e 45.5 anni) di quella del resto della popolazione europea (42.7 anni), ma non il Regno Unito (40.8 anni)”, quindi “il fattore più rilevante per l’aumento della mortalità generale che accomuna questi tre paesi è la scarsità di posti letto negli ospedali”.

In particolare in  Italia, i posti letto per acuti per 1.000 abitanti sono diminuiti dai 4.71 del 2010 ai 3.14 del 2018, una riduzione del 33% in 8 anni.

e non è andata meglio sul fronte della spesa sanitaria “Secondo il rapporto Health at a Glance Europe 2020 dell’OCSE -denuncia ancora  il sindacato medici-  l’Italia ha una spesa sanitaria (pubblica e privata) pro capite che, a parità di potere d’acquisto, si attesta nel 2019 a 2.473 euro a fronte di una media Ocse di 2.572 euro, e  con un differenze vertiginose rispetto a Francia e Germania che, rispettivamente, segnano valori di spesa sanitaria pro capite di 3.644 euro e 4.504 euro”.

Per altro, aggiunge Anao Assomed “di questi 2.473 euro pro capite, il 25%, sempre secondo dati OCSE, è rappresentato da spesa privata”.

Infine, dal sondaggio Anaao Assomed condotto nell’ottobre del 2020 “è emerso inoltre come le carenze di professionisti e lo scarso coinvolgimento dei medici nei processi decisionali abbiano contribuito in modo sostanziale al peggioramento del servizio offerto dagli ospedali pubblici, in particolare per la sospensione dell’attività ordinaria”.

L’aumento di mortalità registrato è infatti in larga parte attribuibile alla malattia Covid-19 ma sicuramente, secondo Anaao,  pesa anche l’aumento di mortalità per tutte le altre cause: la sospensione dei controlli per le malattie croniche, il rinvio degli screening e degli interventi non urgenti, la riduzione di accesso alle cure per timore del contagio hanno determinato decessi e ne determineranno ancora per molto tempo. In altre parole, molte delle morti cui abbiamo assistito durante la prima ondata della pandemia si sarebbero potute evitare se avessimo avuto un sistema sanitario adeguatamente attrezzato, organizzato e soprattutto finanziato.

La pandemia del 2020 ha mostrato con dolorosa chiarezza che il prezzo del sotto-finanziamento della sanità pubblica nel decennio 2010/2019, una scelta politica motivata con la necessità del risparmio e con la ricerca di una presunta maggiore efficienza del sistema sanitario, è stato pagato con la morte di decine di migliaia di persone.

Anaao, Siena: mancano medici,118 in affanno

Per Anaao “tutto questo mentre i medici, per spirito di servizio e con encomiabile abnegazione, si sono sottoposti per mesi e mesi a turni ben oltre le 48 ore settimanali, a rischio della propria salute e della qualità del servizio.

Il 118 in affanno nel territorio di Siena  a causa della carenza di personale medico. E’ quanto denuncia il sindacato Anaao Assomed della Toscana. “Può un servizio perdere in appena due anni ben 17 medici su 67 e rimanere in piedi? La domanda è forse retorica, ma la risposta è sicuramente drammatica – sottolinea il sindacato regionale in una nota -. Risultato? Postazioni di emergenza territoriali in cui scompare la figura del medico; i medici rimasti che non sono sufficienti a riempire le caselle dei turni dei piani di lavoro mensili, che ormai vengono stabiliti settimanalmente”.

Per Anaao “tutto questo mentre i medici, per spirito di servizio e con encomiabile abnegazione, si sono sottoposti per mesi e mesi a turni ben oltre le 48 ore settimanali, a rischio della propria salute e della qualità del servizio.

Una situazione insostenibile e di cui non si vede la fine, aggravata dallo stato eccezionale della pandemia che ha visto colpiti diversi operatori”. Il sindacato sottolinea che
“se il quadro è critico da anni, nelle ultime settimane è diventata drammatico. Anche nella provincia di Siena sta per verificarsi la situazione di postazioni di emergenza territoriali che si troveranno improvvisamente senza il medico: un fatto già in essere da tempo nell’area grossetana.

Tutto questo avviene per colpa della inadeguata programmazione nazionale, che non ha previsto abbastanza specialisti”. “Anche la Regione – prosegue Anaao Assomed – però appare in ritardo nell’assumere le misure eccezionali che oggi si rendono necessarie”.

L’Anaao, per voce del segretario aziendale Marino Artusa, lancia “un appello sia alle autorità locali che alla Regione di predisporre senza indugi le soluzioni immediate per
tamponare l’emergenza e porre mano a interventi strutturali per risolvere il problema che nel prossimo futuro si aggraverà”.

Sindacati medici diffidano Aziende su sicurezza: ‘Mancano protezioni’

Tutti i sindacati medici unitariamente diffidano le aziende sanitarie in relazione alla mancanza di disponibilità adeguata dei Dispositivi di protezione individuale (Dpi). Parallelamente, il maggiore dei sindacati dei medici ospedalieri, l’Anaao-Assomed, sta facendo partire in queste ore a livello regionale esposti alle Procure della Repubblica dei diversi capoluoghi e all’Ispettorato del lavoro.

“Soni gli operatori sanitari i primi che si ammalano e che diffondono la malattia. Avremmo dovuto pensare a tutelarli molto prima”, afferma ANTONIO MAGI, presidente OMCEO,Ordine Dei Medici Chirurghi e Degli Odontoiatri Roma

Coronavirus, Saccardi: “Gli ospedali di Massa e Lucca i più in sofferenza”

“Le situazioni di maggiore sofferenza si trovano nella Asl nord ovest in particolare al Noa di Massa (Massa Carrara) e a Lucca. Al Noa abbiamo 19 persone ricoverate in terapia intensiva e sub, e 14 a Lucca.” Sono queste le parole dell’assessore toscano al diritto alla salute Stefania Saccardi.

Saccardi ha risposto a coloro che le chiedevano quali siano le zone con maggiori criticità per l’emergenza Coronavirus nel territorio regionale.

Nonostante l’emergenza, “l’Asl Toscana nord ovest ha ancora una ampia disponibilità di letti intensivi che stiamo comunque ulteriormente aumentando”, ha spiegato sempre Saccardi. Infatti, proprio oggi, il governatore della Regione, Rossi, ha confermato che i posti in terapia inntensiva in Toscana sono stati aumentati di 230 unità, arrivando ad una disposnibilità complessiva di 677 posti.
Quanto alle strutture dismesse che potrebbero essere riaperte per fronteggiare l’emergenza, Saccardi aggiunge che “stiamo facendo le verifiche strutturali e cercando le attrezzature per essere pronti, in modo graduale, al massimo in una decina di giorni”.

Intanto sono 22 gli ospedali ‘Covid’ in Toscana, ovvero i nosocomi attrezzati con reparti di terapia intensiva che saranno affiancati da nuovi reparti ‘bolla’ di sub intensiva e medio alta intensità che avranno una capacità complessiva di 2-3mila posti letto per pazienti affetti dal virus. Inoltre, sempre in ambito regionale, saranno 19 gli ospedali che continueranno invece la loro consueta attività sanitaria.

Su eventuali medici e infermieri contagiati, dopo l’allarme lanciato oggi dal sindacano Anaao Assomed, Saccardi conclude che in Toscana “non abbiamo un conteggio preciso; siamo tuttavia attrezzati per sostituire prontamente quanti si manifestino sintomatici e debbano allontanarsi dal lavoro”.

“Arpat è al collasso”, l’allarme di Fp Cgil, Cisl Fp e Anaao Assomed

Fp Cgil, Cisl Fp, Anaao Assomed e Rsa Dirigenza sono firmatari di un comunicato che avverte come Arpat si trovi “in gravi difficoltà a causa della carenza di personale, con una costante ed inesorabile riduzione di risorse, in atto ormai da anni, che limita fortemente la capacità di intervento dell’Agenzia.

Questi elementi – prosegue il comunicato – sembrano non interessare alle istituzioni regionali, nonostante la situazione sia già stata segnalata più volte all’Assessore Fratoni e, più recentemente, al Presidente della Quarta Commissione del Consiglio regionale, che hanno ignorato anche le richieste di incontro. Il quadro è particolarmente critico per tutte le attività di controllo del territorio, di monitoraggio, di supporto tecnico (pareri) e di gestione delle emergenze ambientali, ma forti difficoltà interessano anche i laboratori, i settori amministrativi e le strutture specialistiche.

Ormai non è più possibile proseguire nel corretto svolgimento di alcune delle attività istituzionali dell’Agenzia, impossibilitata a fornire adeguati servizi ai cittadini: meno controlli sulle fonti di inquinamento, minore repressione dei reati ambientali, minore approfondimento tecnico per il rilascio delle autorizzazioni ambientali alle aziende e, in definitiva, minore tutela dell’ambiente.

Le ulteriori cessazioni di personale (dirigente e non), derivanti dalla reintroduzione della quota 100, aggraveranno ulteriormente la situazione che sicuramente non trarrà significativi benefici neanche in caso di completa attuazione del piano assunzioni recentemente approvato, del tutto inadeguato ed insufficiente per assicurare lo svolgimento delle attività in un assetto organizzativo tarato su una dotazione organica di ben altre dimensioni. Riteniamo quindi che ci sia necessità ed urgenza di rimuovere i vincoli assunzionali che hanno determinato per l’Agenzia l’attuale situazione di emergenza.

Il continuo e progressivo indebolimento dell’Agenzia appare ancora più grave in considerazione delle forti criticità ambientali che interessano il territorio regionale. Si pensi, ad esempio, alle sanzioni che la Commissione europea ha avviato per alcune Regioni, tra cui la Toscana, per la presenza di agglomerati (centri urbani o parti di centri urbani) con oltre 2.000 abitanti che non dispongono di adeguati sistemi di raccolta e trattamento delle acque di scarico urbane. Questi sistemi rappresentano una potenziale fonte di inquinamento per le acque di balneazione mettendo a rischio una delle maggiori fonti di ricchezza della nostra Regione.

Arpat, come le Agenzie delle altre regioni italiane, esiste da sempre in virtù di una normativa nazionale che le attribuisce funzioni nel campo della protezione ambientale. La Legge 132/2016, che ha istituito il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA), introducendo novità importanti quali i Livelli essenziali di Protezione Ambientale (LEPTA) e delineando maggiori livelli di autonomia e terzietà delle Agenzie, attende da oltre 3 anni di essere recepita dalla Regione Toscana. L’adeguamento della normativa regionale ai disposti della L 132/2016 non è più rimandabile ed in particolare non è accettabile che Arpat continui ad essere considerato un “ente dipendente” della Regione.
Solo un’Arpat autonoma – afferma in chiusura il comunicato firmato Fp Cgil, Cisl Fp, Anaao Assomed e Rsa Dirigenza – e con risorse adeguate potrà tornare ad essere un elemento di garanzia forte, autorevole e credibile per la prevenzione ambientale e la tutela della salute, fornendo tutti gli strumenti necessari a prendere le migliori decisioni nell’interesse dei cittadini, delle istituzioni e delle imprese toscane.”

Anaao Assomed stima carenza 1793 medici tra 2018 e 2025

In Toscana, nel periodo 2018-2025, il bilancio tra neo specialisti e medici in uscita dal Servizio sanitario regionale “sarà negativo di 1793 unità”. E’ quanto stima uno studio del sindaco dei medici dirigenti Anaao Assomed sulla “mappa delle carenze di medici specialisti” nelle regioni italiane, con riferimento al fabbisogno per il periodo 2018-2025, tenuto conto dei pensionamenti.

In Toscana le carenze principali, si spiega ancora, “riguarderanno medicina d’emergenza ed urgenza con 344 medici, cardiologia con 99, ginecologia ed ostetricia con 96, chirurgia generale con 104, anestesia e rianimazione con 160, medicina interna con 202, ortopedia con 82, pediatria con 329, radiodiagnostica con 127 medici”.
Per Anaao Assomed “da un confronto tra fabbisogni dichiarati dalla Regione e previsione di medici in pensionamento nel periodo 2018-2025, appare sottostimata la richiesta di specialisti nelle branche di anestesia e rianimazione (-105), chirurgia generale (-86), ginecologia e ostetricia (-86), medicina d’emergenza-urgenza (-344), medicina interna (-119), pediatria (-89), radiodiagnostica (-89); appare invece sovrastimata la richiesta nelle branche di ematologia (+31), geriatria (+65) e igiene (+85).
Non sembra dunque che la Toscana esprima un’ottimale fabbisogno di medici specialisti, anche considerando il numero assoluto, che se fosse esaudito dal Miur, porterebbe comunque a un ammanco di 1195 medici specialisti al 2025″.
Infine viene definito “apprezzabile il finanziamento di 25 contratti regionali/anno nelle branche più in sofferenza, anche se a confronto con alcune regioni del Nord, la Toscana potrebbe fare di più”.
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