11 anni fa la strage di Viareggio, Fico: “Vicinanza a familiari vittime. Stato deve essere in prima linea per sicurezza”

11 anni fa, il 29 giugno 2009, la strage alla stazione ferroviaria di Viareggio. Nella notte, un treno merci deragliò e a causa di una fuoriuscita di gas ci fu un esplosione che distrusse abitazioni e infrastrutture. Nel giorno dell’anniversario, vari esponenti politici hanno espresso il loro cordoglio. Anche Marco Piagentini, presidente dell’Associazione parenti delle vittime della strage di Viareggio, ha parlato a margine della messa di suffragio delle 32 vittime.

L’undicesimo anniversario della strage di Viareggio è un’occasione per rinnovare la vicinanza di tutto il Paese a chi, in quella tragica notte del 29 giugno 2009, ha perso un genitore, una moglie, un marito, un figlio, un parente, un amico, così come a chi è rimasto ferito o ha perso la propria casa. Un’opportunità per rinnovare sentimenti di gratitudine verso l’impegno instancabile delle forze dell’ordine, dei vigili del fuoco, degli operatori sanitari e dei volontari che hanno lottato con coraggio contro le fiamme, che hanno prestato i primi soccorsi, che hanno salvato vite e si sono adoperati con ogni mezzo per mettere in sicurezza i luoghi e i cittadini”. Lo ha scritto il Presidente del Senato Elisabetta Casellati in un messaggio inviato in occasione dell’anniversario della strage di Viareggio.

“Ringrazio il Presidente Marco Piagentini, l’Associazione ‘Il Mondo che Vorrei’, ‘L’Associazione familiari vittime 29 giugno Viareggio’ e tutti coloro che, nonostante le difficoltà e le restrizioni dovute all’emergenza sanitaria, si sono impegnati per rendere possibile questo prezioso appuntamento con la memoria. Una memoria di dolore, precarietà ed impotenza che è entrata nelle case di tutti gli italiani, insieme alle immagini della Stazione di Viareggio e dei palazzi vicini avvolti dalle fiamme; insieme all’incessante suonare delle sirene; insieme ai volti smarriti e spaventati di donne, uomini e bambini che dalle strade e dalle piazze guardavano con apprensione a quel rogo che sembrava non spegnersi mai”, sostiene. “Una tragedia che non possiamo, non dobbiamo, dimenticare mai e in relazione alla quale incombe sulle istituzioni il dovere di fare piena luce – continua il Presidente del Senato – perché rendere giustizia significa non solo accertare le responsabilità di quello sciagurato incidente ma soprattutto verificarne, chiarirne e comprenderne le reali cause e le dinamiche. Perseguire la verità, quindi, per evitare che disastri come quelli che hanno colpito Viareggio o Genova o tanti altri luoghi in Italia si possano ripetere. Perseguire la verità, per capire come e dove intervenire al fine di sanare e migliorare l’intera rete nazionale delle infrastrutture e dei trasporti, in sicurezza e a tutela primaria dell’incolumità di ogni individuo. Perseguire la verità, sempre. È un dovere che abbiamo nei confronti delle 32 vite umane perse a Viareggio e verso le vittime di ogni disastro o incidente costato lacrime, dolore e sofferenze a tutto il Paese” ha concluso il presidente Casellati.

“La notte del 29 giugno di 11 anni fa a Viareggio un treno merci deragliò dopo aver superato la stazione ferroviaria della città. La fuoriuscita di gas provocò una terrificante esplosione e un incendio che devastarono, in pochi minuti, infrastrutture e abitazioni. Trentadue furono le vittime. Alle loro famiglie, ai feriti e a tutta la comunità profondamente colpita da quel tragico evento va tutta la mia vicinanza. Alle associazioni dei familiari delle vittime ed alla cittadinanza va riconosciuto il merito di aver portato avanti l’impegno di mantenere viva la memoria di quanto accaduto e di sviluppare iniziative di sensibilizzazione sui temi della sicurezza nei trasporti. Un impegno che non può lasciare indifferenti Istituzioni e politica, su cui grava il dovere di promuovere condizioni di sicurezza sempre più avanzate nel sistema dei trasporti così come sui luoghi di lavoro”. Ad affermarlo è il presidente della Camera Roberto Fico.

Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha presenziato stamani alla messa di suffragio delle 32 vittime della strage di Viareggio (Lucca) che è stata celebrata nel cimitero della Misericordia e che fa parte delle iniziative che oggi sono organizzate nella città 11 anni dopo il disastro ferroviario del 29 giugno 2009. Il ministro ha seguito tutta la funzione religiosa celebrata dall’arcivescovo di Lucca Paolo Giulietti, poi al termine si è trattenuto con i familiari delle vittime. Tra i temi giudiziari sollevati nei processi sulla strage di Viareggio c’è quello della prescrizione su alcuni reati, contro cui i familiari delle vittime si sono battuti, anche trovando un’interlocuzione col Guardasigilli dei M5s.

“Undici anni fa il deragliamento a Viareggio del treno cisterna di gpl seguito dall’esplosione in cui persero la vita 32 persone. Una notte destinata a restare una ferita aperta nei cuori di tutti noi, cittadini di Viareggio e italiani, oggi come allora riuniti nel ricordo. Piangiamo chi non c’è più, il dolore incalcolabile, per cui nel giugno 2011 ho presentato la legge speciale Viareggio a sostegno ai parenti delle vittime, che non possono essere lasciati soli. Oggi ricordiamo anche il coraggio di Carmine Magliacano, il capostazione che quella notte riuscì a salvare centinaia di vite impedendo ad altri due treni di finire tra le fiamme: la sicurezza deve essere garantita ai cittadini attraverso standard e controlli rigorosi, ma anche grazie all’assistenza professionale di figure fondamentali come i capotreno, affinché quanto successo si trasformi in monito permanente e costruttivo per il futuro dei trasporti nel nostro Paese”. Lo scrive in una nota la deputata toscana di Forza Italia, Deborah Bergamini.

“Il ministro Bonafede è venuto alla messa in ricordo delle vittime come già accaduto negli anni scorsi, in segno di vicinanza nei confronti dei familiari della strage. A lui, al quale abbiamo chiesto di continuare a tenere alta l’attenzione sul nostro processo, va la nostra stima. Alla luce della nostra vicenda giudiziaria ultimamente abbiamo lanciato delle proposte: prima fra tutte l’interruzione della prescrizione nei processi con imputati per disastro colposo, pensiamo per esempio anche a Genova”. Lo ha detto Marco Piagentini, presidente dell’Associazione parenti delle vittime della strage di Viareggio, il quale, durante la notte del 29 giugno 2009, perse due figli e la moglie. “Riguardo al processo, aspettiamo si fissi una data per la Cassazione – aggiunge Piagentini-. I reati di incendio e lesioni colpose gravi e gravissime sono già andati in prescrizione. I capi d’imputazione rimasti ora a rischio sono il disastro ferroviario e l’omicidio colposo plurimo, per fortuna restano in piedi perché c’è l’aggravante dell’incidente sul lavoro.

“ll 29 giugno, quasi a mezzanotte. Un’esplosione improvvisa squarcia per sempre il cielo estivo di Viareggio. Ricordo le fiamme, lo sbigottimento, la paura, l’incredulità di quelle ore, di quei giorni”. Così con un post sulla sua pagina Facebook il capogruppo Pd a Palazzo Madama Andrea Marcucci ricorda L’undicesimo anniversario della strage ferroviaria di Viareggio. “Viareggio – ricorda il capogruppo- la città scanzonata del Carnevale, la città che insegna al mondo come saper ridere, attonita, senza parole, incredula. Il silenzio sepolcrale del funerale celebrato allo Stadio dei Pini, diecimila persone sugli spalti, eppure nessun rumore, una gran voglia di piangere per una ferita che non avrebbe potuto cicatrizzarsi mai. E poi la fretta, la rabbia, la ricerca affannosa della verità, il processo. Quella notte a Viareggio è successa una cosa che non doveva succedere. 11 anni dopo, in un’altra estate ‘particolare’, il ricordo commosso di una grande comunità che non dimentica, alle 32 vittime innocenti di quella assurda strage”.

Lorenzo Braccini

Sappe, doppia aggressione contro agenti a Livorno

Doppia aggressione contro agenti penitenziari da parte di detenuti ieri nel carcere di Livorno. Lo rende noto il Sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe.

Il primo episodio, spiega il sindacato in una nota, si è verificato nel reparto alta sicurezza, dove un agente è stato aggredito da un detenuto sottoposto alla sorveglianza particolare mentre stava entrando nel cortile dell’ora d’aria. Successivamente un vice ispettore è stato schiaffeggiato da un altro detenuto nel reparto transito.

Per il Sappe, quanto avvenuto “ci ricorda per l’ennesima volta quanto sia pericoloso lavorare in un penitenziario. Rinnoviamo, alla luce del grave fatto accaduto a Livorno, la richiesta di un incontro con il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede per affrontare eventuali interventi che possano essere messi in campo dalla politica”.

Bonafede: Governo non rischia di cadere su tema prescrizione

Il ministro della Giustizia oggi ha Firenze. “Il voto sulla piattaforma  Rousseau non intacca il governo” , “smentisco qualsiasi presa di distanza tra me e Luigi Di Maio” ha precisato Bonafede

Il governo rischia di cadere per i contrasti in maggioranza sul tema della prescrizione? “Secondo me no, se lo si chiede a me, visto che mi dicono tutti che dobbiamo lavorare, e dobbiamo accelerare i tempi del processo”, ha detto ai cronisti il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, a margine del convegno ‘Le Corti fiorentine: dialogo tra giurisprudenza e dottrina’ oggi a Firenze. Bonafede ha spiegato che ci sono “alcune distanze” sul tema: “Leggo le dichiarazioni – ha affermato – di alcuni esponenti del Partito Democratico, a seguito del nostro vertice, che hanno preferito prima parlare con i giornali e poi dare le risposte al sottoscritto: va benissimo, io ne prendo atto, dico semplicemente che a me non interessa la polemica politica”. Il ministro ha poi aggiunto che “è da ieri che mi chiedono chiarimenti sull’intervista di Andrea Orlando: li chiedano a Orlando, non ho niente da dire in più né da commentare, né credo che ai cittadini interessi questo tipo di diatribe”.

“Il Governo deve andare avanti sulle cose su cui chiaramente ha un margine di convergenza importante” ha aggiunto  Bonafede. “Tutti siamo d’accordo – ha proseguito – che dobbiamo accelerare i tempi del processo? Quello che dico io è ‘allora acceleriamo i tempi del processo e lavoriamo sulla riforma del processo penale’, preso atto che ci sono delle distanze importanti su altri istituti, che però non sono dentro la riforma del processo penale”. Proprio sulla riforma del processo penale, ha sottolineato il ministro, “c’è una grandissima convergenza in questi primi incontri che abbiamo fatto, in cui ho avuto modo di recepire diversi contributi che sono arrivati da altre forze politiche di maggioranza”.

E ancora “il voto di ieri sulla piattaforma Rousseau dei militanti M5s, a favore di una partecipazione del movimento alle elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria, “assolutamente” non intacca il governo”.  “Continuo a non capire – ha detto – perché in Italia sia impossibile pensare che il voto dato dai cittadini italiani a livello nazionale è il voto dato a livello nazionale, per il governo, per il parlamento, e il voto dato dai cittadini italiani in una singola regione è il voto dato per il governo di quella singola regione”.

Riguardo ai rapporti interni al M5S, Bonafede ha aggiunto: “Ogni mattina io leggo sui giornali che sono ‘dimaiano’, poi ‘contiano’, è dalla scorsa settimana che mi collocano come ‘contiano'”, ma “smentisco qualsiasi presa di distanza, che qualche giornalista inventa ad arte, tra me e Luigi Di Maio”.  “Lavoro con Luigi da quattro anni a stretto contatto – ha spiegato – considero un privilegio lavorare al suo fianco e continuo a pensarla così. Tutte le notizie che stanno uscendo, e che mi collocano di giorno in giorno in un’area diversa del M5s, sono totalmente infondate: e voglio chiarire che il dialogo e il confronto c’è all’interno del M5s come c’è sempre stato, ma abbiamo sempre dimostrato compattezza nelle scelte importanti, e continueremo a fare così”.

Carceri: Osapp, agente aggredito da un detenuto a Massa

Un agente di polizia penitenziaria è stato aggredito ieri pomeriggio nel carcere di Massa da un detenuto italiano, ristretto nel reparto di infermeria.

Lo rende noto l’Osapp, organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria, spiegando che il detenuto soffre di “evidenti problemi psichiatrici” ed era già stato “allontanato due mesi dal carcere di Massa per una precedente aggressione e poi riassegnato” nello stesso reparto. L’agente è stato medicato al pronto soccorso.

“Condizioni troppo critiche nelle carceri italiane – commenta il segretario generale Osapp Leo Benucci – per motivi di ordine e sicurezza e per l’incolumità fisica degli addetti del Corpo; per il detenuto in questione dovrebbero essere presi provvedimenti sia di ordine disciplinare, sia di ricollocamento in altre strutture”. Benucci si appella al Governo: “il ministro Bonafede, i sottosegretari Ferraresi e Giorgis e il nuovo capo del Dap, se ci sono diano un segnale di cambiamento intervenendo concretamente”.

L’Osapp rende inoltre noto che nel carcere di Prato è stato nuovamente rinvenuto un telefono cellulare, con carta sim funzionante, all’interno di una cella dove sono ristretti detenuti a regime di alta sicurezza: “La presenza di tali apparecchi di comunicazione tra interno ed esterno – osserva Benucci – comincia ad essere eccessiva e pericolosa per la sicurezza e la collettività esterna al carcere”.

Regionali Toscana, Bonafede: non c’è un accordo col Pd

Per le regionali del 2020 “in Toscana non c’è nessun accordo col Pd di carattere generale”. Lo ha detto Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia, a margine di un convegno all’Università di Firenze sulla class action.

“Noi abbiamo preso una decisione in Umbria – ha spiegato – e nel momento in cui ci saranno competizioni elettorali in altre regioni faremo le nostre valutazioni regione per regione”. Secondo Bonafede “il punto importante di quello che sta succedendo in Umbria” è quello di “sostenere un cittadino che senza esperienze politiche precedenti possa portare una vera innovazione: questa innovazione poi, nel caso in cui Bianconi andasse a governare l’Umbria, troverebbe concretezza nel momento in cui si facesse una giunta che al suo interno non avrebbe nessun componente politico. Non mi chiedete se questa cosa si replicherà o non si replicherà – ha concluso – né da parte mia c’è la volontà di fare nessun sottinteso riferimento alla Toscana o ad altre regioni”.

Alcuni cronisti hanno colto l’occasione per chiedere al ministro Bonafede delle considerazioni sulla Leopolda, che iniziera quest’oggi, e se questa possa essere un elemento destabilizzante per la compagine di Governo: “Ho rispetto degli incontri che fanno le singole forze politiche, e proprio per questo rispetto non faccio nessun commento, ma sicuramente non nutro nessun timore al riguardo”, è stata la risposta.

Omicidio Niccolò: famiglia Ciatti da ministro, “pieno sostegno”

“Dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede abbiamo ricevuto pieno sostegno per tutte le iniziative che abbiamo intrapreso e che andremo a intraprendere, ci ha dato piena solidarietà, vicinanza e disponibilità per tutto quello che il Governo potrà fare a livello politico nella nostra vicenda”. Così Luigi Ciatti, padre di Niccolò, il 22enne fiorentino ucciso dopo un pestaggio in una discoteca di Lloret de Mar (Spagna) il 12 agosto 2017 mentre era in vacanza con gli amici, riguardo all’incontro avuto ieri col ministro Bonafede, che aveva invitato la famiglia in via Arenula.

“Il ministro – prosegue Luigi Ciatti – ci ha detto che in ogni occasione di confronto che ci potranno essere con lo Stato spagnolo porterà all’attenzione delle autorità iberiche il caso di Niccolò e la vicenda che ci ha drammaticamente colpito. Inoltre si è detto d’accordo con le iniziative legali che abbiamo in corso, anche sul ricorso che faremo al tribunale di Girona contro le motivazioni della giudice di Blanes che ha rinviato a giudizio per omicidio un solo ceceno, archiviando gli altri due amici che lo spalleggiavano nell’uccisione di Niccolò”.
Nove pagine in cui il magistrato, dopo aver ricordato come si svolsero i fatti all’interno della discoteca  spiega il motivo per cui andrà a processo soltanto Rassoul Bissoultanov: perché, scrive Chova Martì, “non esistono indizi di colpevolezza che permettano di attribuire la partecipazione alla rissa anche di Khabiboul Koabatov e Movsar Magomadov, che, quindi, non possono essere processati per omicidio”. Anzi, per il Tribunale di Blanes,  i due ceceni assolti “non hanno mai aggredito, né prima né dopo, Ciatti e i suoi amici. Né tantomeno hanno contribuito a causare la morte del ragazzo ». Non solo. I due, sempre secondo il giudice istruttore, avrebbero perfino «evitato che Bissoultanov potesse riavvicinarsi a Niccolò, al suolo e incosciente, per colpirlo ancora”.
Il giudice – che afferma di aver accolto le richieste dell’accusa e di aver rigettato quelle della parte civile e dell’assicurazione, che invece volevano tutti e tre i ceceni a giudizio -, per arrivare alle sue determinazioni si sarebbe basata esclusivamente su due video: quello registrato dalle telecamere interne del locale e quello girato da un testimone nel momento in cui scoppia la rissa. Insomma, “partendo dalla rissa che è stata fortuita e inaspettata”, per Khabiboul Koabatov e Movsar Magomadov “non risulta neanche una partecipazione secondaria al delitto, come non risulta che si siano messi d’accordo preventivamente con l’autore materiale dell’omicidio”. Il giudice Mercé Chova Martì nel dispositivo scrive anche che “gli amici (di Niccolò, ndr) in nessun momento provano a evitare l’aggressione mortale mentre questa si sta producendo “, anche se dalle immagini del video della discoteca si vede chiaramente come il gruppo che accompagna Niccolò provi ad allontanare i tre ceceni senza riuscirci e facendo arrabbiare ancora di più Rassoul che, a un certo punto, gira attorno alla sua vittima, barcollando, per arrivare proprio dove ci sono Alessandro e Andrea. Mentre a terrà c’è il giovane di Scandicci con la testa poggiata sulle gambe di Filippo. “Su Bossoultanov gli indizi sono sufficienti—scrive ancora il giudice di Blanes — e poi è stato riconosciuto dagli amici di Ciatti, che lo indicano come autore materiale dell’omicidio, e anche da alcuni testimoni diretti. Come ci sono le dichiarazioni dei 3 Mossos d’Esquadra che lo identificheranno più tardi”.
Luigi Ciatti, venuto a conoscenza delle motivazioni della giudice di Blanes, le ha definite “molto, molto lacunose”, “non tengono conto dell’intero video, che va esaminato dall’inizio alla fine” e inoltre “non considerano la responsabilità della discoteca” che “assurdamente compare nel procedimento come parte civile quando invece dovrebbe essere, coi suoi rappresentanti, tra gli imputati”.
“Non avrò più pace e continuerò a sopravvivere a Niccolò con l’obiettivo di avere giustizia per mio figlio — si sfoga Luigi — Finché avrò vita farò di tutto per averla e per spedire quegli assassini in galera. Non sarà facile, basta leggere la sentenza di rinvio a giudizio del giudice di Blanes. Noi dobbiamo combattere per far punire quelle bestie perché in Spagna il senso di giustizia non è molto comprensibile. Perché ci hanno fatto aspettare due anni? Ma noi non ci arrenderemo mai”.
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