Coronavirus: +9% mortalità a marzo in Toscana

I dati forniti dall’ARS : ad eccezione della classe dei ≤40 anni (presumibilmente attribuibile al minor rischio di incidenti stradali e sul lavoro durante il periodo di lockdown) gli incrementi di mortalità, spiega ancora l’Ars, si sono registrati in tutte le classi di età (41-65 anni, 66-75 anni e >=76 anni).

In Toscana nel mese di marzo 2020 la mortalità, per qualunque causa, non solo Covid-19, è stata superiore del 9%, pari a 318 morti (più 218 uomini e più 100 donne), rispetto alla media degli ultimi cinque anni. E’ quanto emerge da una elaborazione dell’Agenzia regionale di sanità sui dati Istat e allargando la rappresentatività regionale di altri 131 comuni. In particolare per la Toscana Istat ha reso disponibile i dati di 90 comuni su 273 totali: Ars, grazie alla collaborazione con le amministrazioni comunali, ha recuperato anche quelli di altri enti locali, compresi i capoluoghi di provincia eccetto Pisa, passando così a 221 comuni e a una copertura della popolazione di oltre il 90%. E’ emerso che dall’1 gennaio al 31 marzo 2020, nei 221 comuni toscani si sono verificati 10.677 decessi totali: complessivamente nel trimestre del 2020 sono stati registrati 430 decessi in meno, pari al 3.9% rispetto alla media 2015-2019. Ma, considerando separatamente i mesi, a marzo c’è stato l’aumento del 9%. Nei due mesi precedenti la mortalità è stata più bassa, un fenomeno che secondo Ars può ritenersi attribuibile “al ridotto impatto dei fattori di rischio stagionali (condizioni climatiche ed epidemie influenzali, più miti rispetto agli anni scorsi)”. Riguardo al Covid, in Toscana a marzo sono stati segnalati 217 decessi, avvenuti in 106 dei 221 comuni analizzati finora nella survey. Se si prende a riferimento la media del periodo 2015-2019, l’eccesso di mortalità in questi 106 comuni è pari a 357 decessi in più. Quindi ad oggi i decessi Covid-19 costituirebbero il 61% dell’eccesso di mortalità. “Si tratta di una stima ancora provvisoria – afferma As – , dato che, oltre alle fluttuazioni casuali dei decessi, è opportuno segnalare il peso determinato dalla mancanza dei dati relativi al comune di Pisa”.

Ad eccezione della classe dei ≤40 anni (presumibilmente attribuibile al minor rischio di incidenti stradali e sul lavoro durante il periodo di lockdown) gli incrementi di mortalità, spiega ancora l’Ars, si sono registrati in tutte le classi di età (41-65 anni, 66-75 anni e >=76 anni).
Si fa poi rilevare che l’eccesso di mortalità del campione Istat dei 90 comuni stimato al 34% si riduce al 9% dell’intero campione dei comuni rilevato da Ars.
Il maggior incremento di mortalità nel mese di marzo si osserva nell’Asl nord ovest: +18.1% rispetto alla media 2015-2019 (223 decessi in più); nella Asl centro i decessi in più nel mese di marzo, sono 97 (+6.6%) e nella sud est la mortalità nei primi tre mesi del 2020 è sostanzialmente invariata.
Le province che mostrano nel mese di marzo 2020 gli incrementi maggiori sono quelle di Massa-Carrara (+42%, 96 decessi in più) e Pistoia (+24%, 70 decessi in più). L’andamento giornaliero dei decessi dal 1 gennaio al 31 marzo nei 221 comuni toscani mostra che fino alla fine di febbraio la mortalità è stata inferiore rispetto alla media dei 5 anni precedenti. Dalla fine di febbraio si osserva un’inversione di tendenza che, al di là delle fluttuazioni giornaliere, si consolida durante il mese di marzo. Da notare che l’inizio dell’inversione di tendenza è precedente di diversi giorni alla data del primo decesso Covid-19, segnalato ufficialmente in Toscana il 9 marzo 2020.
Analizzando poi alcune situazioni, come ad esempio nei comuni dove è avvenuto il maggior numero di decessi Covid-19, a Firenze la mortalità è stata inferiore rispetto agli anni precedenti anche nel mese di marzo, oltre che nei primi due mesi dell’anno.
L’inversione di tendenza, si spiega, inizia a osservarsi, però, nel mese di aprile, sebbene questi dati siano ancora provvisori, in quanto possono risentire delle comunicazioni tardive dei decessi fuori comune.
“L’insieme di informazioni proveniente dal campione di comuni raccolto da Ars – commenta Fabio Voller, coordinatore Osservatorio epidemiologia Ars -, è assai più probante per stimare l’eccesso di mortalità avvenuto a marzo a causa del Covid-19 ed è importante sottolineare che questo eccesso è spiegato per gran parte dalla mortalità codificata come Covid.
Queste elaborazioni sono da ritenersi ancora provvisorie, considerando che l’epidemia è purtroppo ancora in atto, ma Ars ogni 10 giorni continuerà ad acquisire i dati. E’ altrettanto evidente che una valutazione più approfondita sarà possibile quando saranno disponibili le singole cause di morte ed il loro contributo agli eccessi di mortalità”.

Coronavirus, ecco come si sta muovendo la Regione Toscana

L’istituzione di una task force entro la fine della settimana, simulazioni negli ospedali, contatto costante con il Ministero della salute e con tutte le aziende. Ecco come si sta muovendo la Regione Toscana di fronte all’allerta del nuovo Coronavirus.

Sabato 26 i dirigenti della Regione hanno partecipato alla riunione convocata a Roma dal ministro Speranza, che ha esposto tutte le misure da mettere in atto: misure che peraltro erano state inviate alle Regioni il 22 gennaio scorso, e che la Toscana aveva immediatamente diffuso a tutte le aziende sanitarie e ospedaliere.

Venerdì 25 gennaio si è tenuta in Regione una riunione con i direttori generali e sanitari delle Aziende sanitarie e ospedaliere, compresa Estar (Ente di supporto tecnico amministrativo regionale), in cui è stato richiesto, in particolare, di assicurare corretti percorsi ai Pronto Soccorso, con presa in carico dedicata e protetta di pazienti che si presentano spontaneamente con sintomi sospetti. Si ricorda che in ogni azienda è a disposizione un servizio di mediazione culturale.

Estar dovrà assicurare l’approvvigionamento e le scorte delle misure di barriera (mascherine, ecc.) indicate dalla circolare ministeriale per gli operatori sanitari, in quantità adeguata a fronteggiare l’emergenza. Le misure messe in atto, in particolare quelle ai Pronto Soccorso, dovranno essere verificate in loco dalle direzioni sanitarie, anche con simulazione di una situazione di emergenza.

In questa settimana inoltre si terranno alcune riunioni con i vari settori della sanità toscana. Oggi pomeriggio si riuniscono i referenti delle centrali del 118. Mercoledì vi sarà una riunione del Gruppo tecnico permanente che si occupa di prevenzione delle malattie infettive e delle vaccinazioni, costituito da infettivologi, igienisti, medici di famiglia, pediatri etc.: in questa sede sarà stabilita esattamente l’organizzazione degli accertamenti di laboratorio, che saranno centralizzati sulle tre aziende ospedaliero-universitarie.

In fase di programmazione, è previsto in tempi brevissimi anche un incontro con i medici di medicina generale e i pediatri. Entro fine settimana sarà costituita una task force, per gestire in modo integrato il problema.

Durante gli ultimi giorni sono stati gestiti diversi casi che riportavano nell’anamnesi contatti con la Provincia di Wuhan, nessuno dei quali però rispondeva alla definizione di caso del Ministero.

Dalla Regione viene richiesto espressamente ai media di contribuire a mantenere la calma e non diffondere fake news, rilanciando allerta ingiustificati. Le autorità sanitarie della Regione sono in continuo contatto con le autorità centrali e con le proprie strutture territoriali per gestire al meglio in tempo reale le situazioni di allerta. Sul sito dell’Ars, l’Agenzia Regionale di Sanità, un aggiornamento costante della situazione, con i dati riportati dall’Oms e la loro distribuzione, le modalità di trasmissione del virus e la valutazione del rischio, le raccomandazioni dell’Oms e la guida per la sorveglianza, la situazione e gli interventi in Europa e in Italia; con i link ai siti del Ministero della salute, dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’Oms: https://www.ars.toscana.it/2-articoli/4241-polmonite-da-nuovo-coronavirus-cina.html

Salute in carcere, due psicologi per affrontare il disasgio del personale

Il Centro di riferimento regionale sulle criticità relazionali (CRRCR), in collaborazone con l’Ordine degli psicologi, ha presentato un progetto, “La salute in carcere: accoglienza, analisi ed orientamento rispetto al disagio del personale che opera negli istituti penitenziari”, approvato dalla giunta in una delle ultime sedute, su proposta dell’assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi, finanziato con 24.000 euro.

Il progetto è stato presentato ieri mattina nel corso di una conferenza stampa dall’assessore al diritto alla salute e al sociale Stefania Saccardi, assieme al provveditore dell’Amministrazione penitenziaria Gianfranco De Gesu, al direttore dell’Aou Careggi Rocco Damone, alla responsabile del Centro regionale criticità relazionali Laura Belloni.

Il progetto prevede la presenza, nei principali istituti penitenziari della Toscana, che saranno definiti in accordo con l’amministrazione penitenziaria, di due psicologi psicoterapeuti, con funzione di ascolto, supporto e orientamento, rispetto alle difficoltà percepite e riferite dal personale che lavora negli istituti di pena toscani (in tutto 18: 16 per adulti e 2 per minori; il personale di polizia penitenziaria è in tutto di 2.900 persone). I due professionisti saranno presenti 2 volte al mese in ciascun istituto, sia per la realizzazione di colloqui individuali che per l’osservazione di alcuni contesti specifici.

La richiesta di fornire un supporto professionale è stata avanzata alla Regione dal provveditore regionale all’amministrazione penitenziaria, e la Regione ha individuato il CRRCR come centro idoneo per questa attività.

“Dal 2012 ad oggi l’Osservatorio permanente sulla sanità penitenziaria istituito dalla Regione Toscana – spiega l’assessore Stefania Saccardi – ha evidenziato temi importanti, a seguito dei quali il Servizio sanitario, in stretta collabrazione con l’amministrazione penitenziaria, ha attivato iniziative e azioni congiunte, per il contenimento dei problemi emersi e l’integrazione dei gruppi multiprofessionali coinvolti nei percorsi sanitari e penitenziari dei detenuti”.

“Il progetto si pone nel solco del rinnovato impegno dell’amministrazione per il benessere del personale – è il commento del provveditore Gianfranco De Gesu – ed è espressione della positiva sinergia che da anni caratterizza i rapporti tra questo Provveditorato e la Regione Toscana. In questo caso la Regione, a richiesta del Provveditorato, si fa carico dell’onere di offrire proprie risorse a favore della tutela della salute degli operatori penitenziari, come riconoscimento del gravoso impegno che essi svolgono all’interno degli istituti e per l’importanza della funzione sociale dell’opera di rieducazione dei detenuti a favore della comunità. Si tratta di un’iniziativa che non ha precedenti nelle modalità individuate per il supporto e l’orientamento del personale penitenziario e che si pone senz’altro come buona prassi”.

“Con soddisfazione ho partecipato al percorso che ha portato all’approvazione di questo progetto sperimentale – fa sapere per conto dell’Ordine degli psicologi Ilaria Garosi, impossibilitata a partecipare alla conferenza stampa -, raccogliendo fin da subito la sollecitazione fatta al nostro Ordine dall’allora provveditorato Fullone in seguito al suicidio di un agente di polizia penitenziaria in servizio al carcere di San Gimignano. Il tema della prevenzione del disagio del personale dell’amministrazione penitenziaria, che si trova a svolgere un lavoro con molti componenti stressogeni, è stato approfondito insieme all’ormai precedente Consiglio dell’Ordine degli Psicologi della Toscana ed in particolare al Gruppo di lavoro di psicologia penitenziaria”.

“Col nostro lavoro vogliamo costruire una rete e mettere in atto un’integrazione interdisciplinare – informa Luca Amoroso, del CRRCR – Obiettivi: fornire ascolto e aiuto e fare un’analisi approfondita, per individuare poi i percorsi da seguire”.

Nel 2018 sono iniziate negli istituti penitenziari toscani visite sistematiche effettuate con la collaborazione del Centro Gestione Rischio Clinico e CRRCR, per far nascere iniziative specifiche per le singole realtà; sono stati messi a punto e condivisi protocolli regionali, per esempio per la prevenzione del rischio suicidario e di gesti autolesivi, sia negli istituti per adulti che in quelli per minori; monitorate specifiche attività a cura dell’Ars, l’Agenzia regionale di sanità; istituiti percorsi formativi specifici, relativi sia al contesto della salute in carcere che al percorso di superamento dell’Ospedale pscihiatrico giudiziario; attivati gruppi di lavoro su tematiche particolari (episodi di violenza nelle carceri); e condivise tematiche particolarmente importanti con la Magistratura.

Tra le criticità emerse in seguito a questo lavoro congiunto, rilevante quella del disagio del personale che lavora all’interno degli istituti penitenziari: un disagio derivante sia da determinanti ambientali che da aspetti di natura socio-culturale e organizzativa. Da qui il progetto messo a punto dal CRRCR, che si propone di creare uno spazio dedicato all’ascolto e all’analisi delle problematiche vissute dal personale e offrire supporto e orientamento rispetto ai percorsi più appropriati; e anche fornire un feedback al sistema per eventuali interventi migliorativi.

Superbatterio New Delhi: i casi in Toscana salgono a 102

Il numero dei pazienti in Toscana nel cui sangue è stato isolato il batterio New Delhi, da novembre 2018, è salito a 102. Il superbatterio è risultato letale nel 37% dei pazienti con sepsi, così fa sapere l’Agenzia regionale di sanità della Toscana.

Il dato, aggiornato al 22 settembre, è stato diffuso dal sito dall’Agenzia regionale di sanità della Toscana. Il nuovo sito web, infatti, dall’11 settembre, ogni mercoledì, pubblica il monitoraggio settimanale sulla diffusione del superbatterio Ndm.
Ars spiega che “i casi sono risultati letali nel 37% dei pazienti con sepsi, percentuale paragonabile alla letalità per questa condizione causata da altri batteri resistenti agli antibiotici carbapenemici”. Lo scorso 18 settembre, il batterio Ndm risultava essere stato isolato nel sangue di 90 pazienti. I casi erano risultati letali nel 40%.

Batterio New Delhi: salgono a 90 i casi, 36 le morti sospette in Toscana

E’ salito a 90 il numero di individui che hanno contratto l’infezione da batterio New Delhi e 36 sono le morte sospette con sepsi. Lo ha detto l’assessora al Diritto alla salute e al Sociale Stefania Saccardi, a margine di una conferenza stampa a Palazzo Strozzi Sacrati. Questi sono i dati aggiornati settimanalmente dall’Ars sulla diffusione del super batterio New Delhi.

“Stiamo aumentando i controlli e i numeri probabilmente sono frutto di un aumento dell’attenzione e delle verifiche che stiamo facendo dentro i nostri sistemi ospedalieri”, ha precisato l’assessora. Saccardi fa sapere inoltre che è stato esteso lo screening anche a reparti a minore intensità assistenziale come ad esempio le medicine interne. Coinvolti  anche i reparti tradizionali, ad alta intensità assistenziale, come le terapie intensive e i reparti oncologici.
Nel dettaglio, l’Agenzia regionale di Sanità (Ars), specifica che tra novembre 2018 e il 15 settembre 2019 i batteri Ndm sono stati isolati nel sangue di 90 pazienti. “I casi sono risultati letali nel 40% dei pazienti con sepsi, percentuale paragonabile alla letalità per questa condizione causata da altri batteri resistenti agli antibiotici carbapenemici”, spiega l’Ars in una nota. Dunque potrebbero essere 36 i decessi sospetti riconducibili al superbatterio Ndm.

Superbatterio New Delhi: salgono a 31 le morti sospette in Toscana

Ad oggi sono 31 i casi di morti sospette in Toscana per il superbatterio New Delhi, così fa sapere l’Agenzia regionale di sanità Ars. Non risulta un nesso causale automatico con la presenza del ceppo batterico. Da stamattina sul sito dell’Ars è visibile il monitoraggio sulla diffusione del batterio Ndm in Toscana.

Tra novembre 2018 e il 31 agosto 2019 in Toscana il batterio New Delhi è stato isolato nel sangue di 75 pazienti ricoverati con patologie gravi. Nei pazienti con sepsi esso ha una mortalità del 40%, una percentuale che è paragonabile alla letalità che ha questa problematica. Tra i colpiti ci sono stati 31 decessi, tuttavia l’infezione potrebbe essere una concausa o non aver provocato la morte. Al 31 agosto, invece, sono stati registrati 708 portatori del ceppo batterico ricoverati negli ospedali toscani. Su di essi sono state applicate misure igieniche di contenimento definite dal decreto regionale del 26 luglio.
Alla fine della mattinata, l’assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi ha risposto in Consiglio Regionale a un’interrogazione del consigliere Fabrizio Marchetti (FI) in merito all’intervento del sistema sanitario toscano ritenuto ‘tardivo’. Quest’ultimo, a detta di Sacardi, “ha risposto prontamente al superbatterio che è stato posto sotto attento monitoraggio e sono state emanate tutte le indicazioni e le raccomandazioni valide per l’intero territorio regionale. Nessuna azione è stata minimante ritardata”.
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