In Toscana 58 morti sul lavoro, Acli “una strage che va fermata”

Arezzo maglia nera, seguono Siena e Grosseto. Domani è la giornata mondiale contro gli infortuni sul lavoro. Il presidente Martelli: “Poca attenzione delle istituzioni, anche due giorni fa un padre di famiglia è morto al Porto di Livorno per portare il pane a casa, ma già nessuno ne parla più”

“C’è poca attenzione ai morti sul lavoro eppure si tratta di una strage continua, quotidiana e in aumento” è questo l’allarme lanciato dalle Acli Toscane in occasione della giornata mondiale di domani 28 aprile dedicata agli infortuni sul lavoro.

“Pensiamo solo – spiega il presidente Giacomo Martelli – che in Italia ogni giorno ci sono almeno tre morti sul lavoro, sabati e domeniche comprese. Nel 2018 siamo arrivati a 1133, 104 in più del 2017, cioè oltre il 10% in più. Eppure, a parte qualche nobile eccezione, nessun politico pone al centro della propria azione questa emergenza”

“Anche in Toscana la situazione sta peggiorando – aggiunge Martelli citando i dati dell’Osservatorio statistico dei Consulenti del Lavoro – . Perché se da una parte calano le denunce di infortuni, dall’altra aumentano i morti sul lavoro e con un tasso di crescita superiore alla media nazionale”.

In Toscana abbiamo 41.092 infortuni sul lavoro denunciati nel 2018 – puntualizza Martelli – cioè uno 0,9% in meno rispetto al 2017, ma ben 58 sono stati mortali con un incremento del 16,0% rispetto all’anno prima e con una incidenza media di 1,4 infortuni mortali sul lavoro ogni mille infortuni denunciati”.

“Abbiamo messo in fila le situazioni delle diverse realtà toscane. E’ una classifica orribile in cui ai primi posti dobbiamo mettere le province di Arezzo, Siena e Grosseto, ma in cui nessuna realtà toscana può dire di essere immune da questa strage terribile quanto silenziata” conclude Martelli.

 

Migranti: appello per le navi Sea-Watch e Sea-Eye

Appello congiunto di 18 organizzazioni per le navi Sea-Watch e Sea-Eye, da giorni bloccate in mare con a bordo 49 migranti tra cui minori e bambini

Così le organizzazioni per le navi Sea-Watch e Sea-Eye:“Chiediamo con urgenza all’Italia e agli altri Stati membri dell’Unione europea di attivarsi senza ulteriori tentennamenti affinché i 49 migranti da giorni bloccati in mare, tra i quali diversi minori inclusi bambini molto piccoli, possano immediatamente sbarcare in un porto sicuro e ricevere l’assistenza umanitaria a cui hanno diritto e le cure di cui hanno bisogno”.

Questo l’appello congiunto di 18 Organizzazioni – A Buon Diritto Onlus, Acli, ActionAid, Amnesty International Italia, Arci, ASGI, CNCA, Centro Astalli, CIR Consiglio Italiano per i Rifugiati, Emergency ONG, Salesiani per il Sociale, INTERSOS, Medici Senza Frontiere, Médecins du Monde Missione Italia, Medici per i Diritti Umani, Save the Children Italia, SenzaConfine, Terre des Hommes – sulla vicenda dei migranti a bordo delle due navi delle Organizzazioni Sea Watch e Sea Eye, ai quali non è ancora stato garantito l’approdo in un porto sicuro.

“Non è possibile attendere oltre – continuano le Organizzazioni – il meteo è in peggioramento ed è semplicemente inaccettabile che bambini, donne e uomini vulnerabili, che hanno già subito privazioni e violenze durante il viaggio, restino per giorni ostaggio delle dispute tra Stati e vedano ingiustamente prolungata la loro sofferenza senza che dall’Europa giunga un richiamo di tutti alle proprie responsabilità”.

Toscana quarta per numero badanti italiani, Acli: serve sistema contro lavoro nero

Il luogo comune per cui il lavoro di colf o badante non rientri più nelle aspirazioni degli italiani è smentito dai dati. A livello nazionale sappiamo che buona parte degli 865mila lavoratori domestici è rappresentata da stranieri immigrati, ma le Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani (Acli) hanno commentato i dati dell’Inps (riferiti al 2017), rivelando che il numero di italiani nel mondo del lavoro domestico sta salendo (+15% in un anno) e che la Toscana è quarta subito dopo Lombardia, Lazio, e quasi al pari con l’Emilia Romagna.

I dati sulla Toscana rivelano che dei 74.554 lavoratori domestici 8.155 sono uomini e 66.399 donne, rispecchiando la percentuale a livello nazionale (88,3% di donne). La crescita dei lavoratori domestici italiani è stata dai 16.645 del 2015 ai 18.143 del 2017. Gli stranieri invece stanno calando: erano 59.328 nel 2015, sono 56.411 nel 2017.

Per questo motivo secondo Giacomo Martelli, presidente delle Acli Toscane, il settore del lavoro domestico non può più essere lasciato ai faidaté, col rischio di penalizzare sia i lavoratori che le famiglie assistite. Deve avvenire un salto di qualità, attraverso informazione e formazione.
“Più informazione per le famiglie che hanno bisogno di un aiuto domestico e che non possono essere lasciate sole a combattere contro una burocrazia che a volte è davvero complicata, più formazione per chi decide di fare questi lavori di aiuto e cura in maniera tale da fornire a chi ne ha bisogno personale qualificato dotato di competenze certificate. ”

Per Martelli, solo così si eviterebbe la sempre più comune pratica del lavoro nero, che da una parte non offre le giuste garanzie alle famiglie che decidono di assumere un aiuto in casa, e dall’altra non tutela né assicura i lavoratori ad esempio nei casi di infortunio, che sappiamo essere all’ordine del giorno nei lavori domestici.

Così il presidente delle Acli ha commentato invece i dati sulla Toscana e la sua posizione in quanto a numero di lavoratori domestici italiani. “Non siamo la quarta regione italiana per popolazione, il che vuol dire due cose; da una parte che abbiamo un sistema che nonostante i suoi difetti riesce a ‘vedere’ un mondo del lavoro che in altri territori rimane sommerso nel mondo di mezzo del lavoro nero, e dall’altra che l’aumento della popolazione anziana fa sì che la Toscana abbia una forte domanda di lavoro d’aiuto e assistenza. Una domanda a cui rispondono sempre più spesso italiani.”

 

Più famiglie potranno accedere al Reddito d’Inclusione in Toscana

Acli (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani) prevede che per il 2018 una famiglia povera su due potrà avere accesso all’assegno di 5000 euro l’anno. La regione potrà dare un maggiore supporto grazie alle modifiche apportate alla legge di Bilancio.

Aumentano le famiglie povere che potranno accedere al reddito d’inclusione in Toscana: dal 1 luglio 2018, secondo le Acli, potranno fare richiesta dell’assegno di 5.000 euro l’anno circa una famiglia povera su due.

Con le modifiche ai requisiti per il ReI previste dalla legge di Bilancio, infatti, sono stati cancellati infatti i vincoli legati alla condizione della famiglia (almeno un minore a carico, un figlio adulto disabile, una donna in stato di gravidanza e un over 55 disoccupato da almeno tre mesi), che limitavano l’accesso a un terzo delle famiglie toscane.

Sono circa 54.000 le famiglie toscane considerate povere, secondo i dati aggiornati al 2017 dalla Regione Toscana. Per le famiglie con un nucleo di 5 o più persone, inoltre, la legge di bilancio aumenta del 10% il limite superiore del ReI, portandolo da 485 euro per 12 mensilità a 534 euro al mese.

“E’ fondamentale – afferma in una nota Giacomo Martelli, presidente delle Acli toscane – che, oltre alle misure di sostegno economico, vengano destinate anche delle risorse al percorso attivo del ReI, ovvero quello che si occupa dell’inserimento lavorativo e sociale delle persone”.

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