Ven 29 Mar 2024

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Sequestro di 130.000 euro per ricevuto indebitamente sostegno Covid

Firenze, la Guardia di Finanza ha dato esecuzione a un sequestro preventivo per un valore di oltre 130.000 euro, nei confronti di un imprenditore della provincia di Firenze, attivo nella compravendita di auto.

Il sequestro è scattato per aver ottenuto indebitamente un contributo a fondo perduto previsto dal decreto-legge ‘Rilancio’, quale misura di sostegno economico alle imprese in difficoltà a causa dell’emergenza Covid.

La misura è stata disposta dopo accertamenti della tenenza di Pontassieve: anomalie sarebbero state riscontrate nella domanda di contributo avanzata dall’imprenditore poco dopo il lockdown, “motivata – spiega in una nota la Gdf – da una cospicua differenza di fatturato nell’attività di compravendita auto registrata tra due mesi di aprile del 2019 e del 2020”.

In particolare, spiega sempre la Guardia di Finanza, nella domanda era stato indicato un volume d’affari ad aprile 2019 anomalo mentre le relative fatture erano state inserite a sistema nel 2020, a più di un anno di distanza e poco prima della richiesta di contributo.

Da accertamenti sulle banche dati sarebbe emersa la mancanza della documentazione relativa al regime contabile adottato per le operazioni. I destinatari delle fatture avrebbero poi riferito di non aver intrattenuto rapporti commerciali con l’imprenditore. Quest’ultimo è stato così deferito alla procura fiorentina per l’indebita percezione del contributo.

L’imprenditore, un 44enne titolare di un’attività di vendita e noleggio di auto usate a Pontassieve, è indagato dalla procura di Firenze per il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato.

Secondo quando emerso dalle indagini, avrebbe gonfiato il volume del fatturato relativo al 2019, circa 1,3 milioni di euro, comunicando all’Agenzia delle entrate fatture elettroniche per vendite di auto in realtà mai avvenute.

In questo modo, a fronte di ricavi praticamente azzerati nel 2020, avrebbe ottenuto in base al decreto Rilancio un sostegno pari al 10% dei ricavi dell’anno precedente, pari a circa 130mila euro.

Sempre in base a quanto accertato, alcune delle auto di cui aveva dichiarato la vendita non sarebbero mai neanche acquistate dalla sua azienda. Le fatture erano inoltre intestate a privati cittadini che in realtà non avevano mai comprato le auto, risultati del tutto estranei ai fatti.

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