
E’ accaduto a Firenze in viale Lami. I manifesti della Cgil sui cinque quesiti referendari dell’8 e 9 giugno sono stati strappati. E al loro posto sono comparsi dei manifesti di Casaggì che inneggiano all’italianità per sangue.
Dobbiamo dirci fieramente razzisti, si scriveva quasi novant’anni fa nel Manifesto della razza. E, nonostante tutto, nonostante la scienza e la verità oggettiva, la storia e la Shoah, c’è ancora chi ne è fieramente convinto. In viale Lami a Firenze sono infatti stati strappati i manifesti della Cgil sui cinque quesiti referendari per cui si andrà a votare l’8 e il 9 giugno prossimi. Cioè, ci sarà anche chi andrà alle urne e non ritirerà le schede, ma questa è un’altra storia. La storia fiorentina di queste ultime ore vede la sostituzione del manifesti referendari con dei manifesti di Casaggì. Con evidente riferimento al quesito referendario per dimezzare il tempo per ottenere la cittadinanza italiana in 5 e non più in 10 anni. I manifesti recitano: “italiani non per scelta ma per destino”. Il sangue dunque al centro di un messaggio che – appunto – quasi 90 anni dopo, sgomenta. Casaggì nasce nel 2005 come centro ricreativo culturale di Azione Giovani, “casa” e luogo di iniziative e aggregazione per la formazione giovanile di Alleanza Nazionale fiorentina. A Firenze i militanti di Casaggì coincidono sia con quelli di Azione Studentesca che con quelli di Gioventù Nazionale, l’organizzazione giovanile di Fratelli d’Italia. Il partito che esprime, tra l’altro, la presidente del Consiglio dei ministri. Casaggì, come CasaPound, non tiene certamente nascosto il legame con il fascismo storico: “Il nostro percorso, la nostra storia e la nostra formazione provengono dal Fascismo e dalla sua immensa eredità ideale”. Così come i richiami espliciti di Casaggì agli slogan del nazismo come “Sangue e Suolo”, “Blut und Boden”, uno dei pilastri ideali nella costruzione del Terzo Reich. Per questo genere di cose, avremmo delle leggi. Qualcuno le farà rispettare?