Dom 5 Mag 2024

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Long Covid: convegno a Volterra

Volterra (Pisa), si è tenuto il convegno ‘Long Covid: una pandemia parallela?’

Il long Covid colpisce 43 persone ogni 1.000 guariti, che diventano 54 persone ogni 1.000 guariti tra i pazienti ricoverati in ospedale durante la fase più acuta della malattia.

Le donne hanno un rischio maggiore di esserne colpite, sia tra i soggetti che in fase acuta sono stati ospedalizzati, sia in quelli trattati a domicilio, hanno difficoltà respiratoria e di concentrazione, affaticamento, con un più severo impatto sulle attività della vita quotidiana e una peggiore qualità di vita percepita.

Sono questi i dati emersi dal convegno di Volterra in cui, come riferisce l’Asl Toscana nord ovest: “Letture, comunicazioni, tavole rotonde e gruppi di lavoro a tema hanno permesso di confrontare tra loro le esperienze dei vari centri che studiano e analizzano il long Covid per definire gli aspetti più importanti nella sua gestione sanitaria e clinica”.

Secondo i dati raccolti dall’Asl, osserva Guido Vagheggini, responsabile scientifico dell’evento e referente pneumologo per l’insufficienza respiratoria cronica del dipartimento di Medicina specialistica dell’Asl Toscana No, “oltre un terzo dei soggetti valutati dopo tre mesi dal Covid riportava sintomi di stress post-traumatico, ansietà e sintomi depressivi: il Long Covid è una sindrome ad andamento subdolo che si manifesta con affaticamento, debolezza muscolare, difficoltà respiratorie, disturbi della memoria e della concentrazione e un insieme di sintomi diversi, ancora non completamente conosciuti e studiati, che porta con sé anche un rischio maggiore di problematiche cardiovascolari (aritmie, miocarditi), fibrosi polmonare, disturbi endocrini (per esempio tiroiditi) e danni neurologici, con deficit motori e cognitivi”.

Per trattare terapeuticamente la patologia, conclude l’azienda sanitaria, “serve una valutazione multidisciplinare, che comprenda oltre ai parametri medici, anche gli aspetti neuropsicologici, emozionali e cognitivi e la possibilità di inserimento in percorsi riabilitativi”.

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