Sab 27 Apr 2024

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Fondazione Don Milani impugna decisone tribunale su archivio prete Barbiana

Il tribunale civile di Monza, a gennaio scorso, ha rigettato  la richiesta avanzata dallo stesso ente di avere il materiale di archivio del prete di Barbiana (Firenze) dagli eredi di Michele Gesualdi, uno dei fondatori dell’ente.

Probabilmente il prete di Barbiana, Don Lorenzo Milani, che insegnava agli ultimi e dialogava con i potenti, questa vicenda proprio non se la meritava. Fatto sta che le sue carte sono diventate terreno di contesa, con tanto di carte bollate e tribunali. La notizia di oggi è che la Fondazione don Lorenzo Milani ha impugnato la decisione del tribunale civile di Monza, risalente a gennaio scorso, di rigettare la richiesta avanzata dallo stesso ente di avere il materiale di archivio del prete di Barbiana (Firenze) dagli eredi di Michele Gesualdi, uno dei fondatori dell’ente.

Lo fa sapere la stessa Fondazione in una nota.

Piero Ichino, legale della Fondazione don Milani, parla della “necessità di questa iniziativa giudiziale, ritenuto fondato il timore di un pregiudizio concreto, grave, imminente ed irreparabile per la Fondazione, derivante dalla pubblicazione dei documenti di sua proprietà da parte di terzi privi di qualsiasi titolo per farlo, con la richiesta al tribunale di impedire il suddetto pregiudizio con i provvedimenti ritenuti più idonei, ordinando alle signore Sandra Gesualdi e Carla Carotti l’immediata reintegra della Fondazione nel possesso del materiale archivistico”.

L’avvocato aggiunge che “contro l’atto di spossessamento abusivo delle eredi di Michele Gesualdi, la Fondazione Don Milani  è stata costretta ad agire in via cautelare presso il tribunale di Monza” e, a suo avviso, “l’ordinanza del tribunale si fonda su errori in punto di fatto e incongruenze che risultano evidenti dalla lettura delle circostanze illustrate come siamo convinti di dimostrare al collegio con questo nostro reclamo”.

La Fondazione Don Milani, continua ancora il legale, “ha prodotto copiosa documentazione da cui si evince che gli scritti pubblicati, sebbene fossero conservati presso l’abitazione di Michele Gesualdi per mere questioni logistiche e di cortesia, erano pacificamente nella disponibilità della Fondazione medesima, come riconosciuto pubblicamente da Michele Gesualdi stesso in diverse occasioni e, dopo la sua morte, anche dalla stessa signora Sandra Gesualdi”.

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