🎧Festival dei Bambini: dal 19 al 21 aprile, oltre 120 eventi dedicati alla natura per tutta la famiglia

Dal 19 al 21 aprile si terrà “germogli” il festival dei bambini 2024 con oltre 120 eventi gratuiti diffusi nei musei e spazi culturali di Firenze, dedicati ai temi della terra, della natura e delle relazioni fra esseri viventi. Un’attenzione speciale sarà dedicata al centenario della morte di Giacomo Puccini, con una serie di percorsi e attività dedicate a tutta la famiglia al Teatro del Maggio Musicale. 

Audio: direttrice artistica Valentina Zucchi dell’associazione MUS.E 

Torna  il grande evento Firenze dei Bambini, giunto alla sua undicesima edizione nel 2024 con un tema speciale: il festival dedicato ai bambini e ai ragazzi si svolgerà infatti nei giorni 19-20-21 aprile e avrà come titolo Germogli: sarà dedicato ai temi della terra, della natura e delle relazioni fra esseri viventi. Questa edizione cercherà infatti di promuovere un impegno generativo verso il futuro e verso l’ambiente, secondo una prospettiva civica e interconnessa, che vede i bambini veri “germogli” del nostro mondo.

Un’attenzione speciale sarà rivolta anche al centenario della morte di Giacomo Puccini: perché, giocando con le parole riprese da un’aria della sua opera Gianni Schicchi, dedicata alla città dantesca, “Firenze germoglia ed alle stelle salgon palagi saldi e torri snelle”.

L’evento è promosso dalla Direzione Istruzione del Comune di Firenze e sviluppato da MUS.E, con la direzione artistica di Valentina Zucchi, e vede il sostegno di importanti realtà sensibili all’educazione e alla cultura per l’infanzia.

Firenze germoglia, Firenze fiorisce: questa edizione guarda alle radici della nostra città, che nel nome porta la memoria di un fiore speciale – commenta Valentina Zucchi – MUS.E, curatrice dell’iniziativa -. Ricorda l’impegno e il rispetto verso la natura in tutte le sue forme e in tutti i suoi regni, omaggia il grande compositore Giacomo Puccini a cento anni dalla morte, conferma che i bambini sono i nostri germogli, da proteggere e nutrire con cura, costanza e generosità. Un’edizione straordinaria, che vede la partecipazione ricca e diffusa di soggetti pubblici e privati per cantare un inno alla terra e ai suoi abitanti, preludio alla Giornata Mondiale a lei dedicata proprio a chiusura del festival, il 22 aprile”.

Quello che riportiamo è solo parte del ricchissimo programma di questa edizione. Per scoprire il resto delle iniziative, Il programma completo sarà disponibile online a partire da mercoledì 10 aprile su www.firenzebambini.it

La mattina di venerdì 19 è come sempre riservata alle classi e alle scuole, con un ricco programma di progetti dell’ufficio Le Chiavi della Città, diffusi su tutto il territorio cittadino e curate dalle principali istituzioni fiorentine, dai Carabinieri Forestali alla Protezione Civile, dalla Fondazione Parchi Monumentali Bardini Peyron a quella del Teatro della Toscana, da Pingu’s English a Libri Liberi.

La grande apertura per le famiglie è invece prevista venerdì alle 17.30 presso La Specola, il suggestivo museo di zoologia recentemente riaperto al pubblico: nel cortile si avrà infatti il primo grande evento, con gli zoologi Rita Cervo e Federico Cappa, grandi scienziati e divulgatori, in dialogo con i bambini sull’incredibile varietà di caratteri e comportamenti del regno animale, con piccoli esperimenti e intermezzi musicali. Le visite al museo saranno possibili esclusivamente per piccoli gruppi e su prenotazione (dalle 17 alle 19.30, visite ogni mezz’ora, prenotazione obbligatoria).

Il sabato e la domenica saranno poi i giorni ideali per vivere la città di Firenze “a misura di bambino”, tanto per i residenti quanto per le famiglie in visita occasionale, con centinaia di iniziative diffuse in città. A tutti i partecipanti del festival saranno distribuiti specifici braccialetti, che consentiranno l’accesso gratuito dei bambini e di un accompagnatore per lo stesso fine settimana in Palazzo Vecchio, Museo Novecento, Museo Santa Maria Novella, Museo Bardini e dove sono in programma attività specifiche a sfondo naturale a cura di MUS.E, fra cui anche due appuntamenti del progetto I musei visti dai bambini, realizzato con la Rete Museale Musei di Tutti. A tutti i piccoli partecipanti del festival, inoltre, saranno offerti album, figurine e gadget degli amatissimi Cucciolotti, grazie alla solidale collaborazione di Pizzardi Editore.

Si comincia proprio in Palazzo Vecchio, dove il Cortile della Dogana si trasformerà per due giorni in un “giardino impossibile” dove, fra alberi in germogli e distese verdi, grazie al Gruppo Mati di Pistoia sarà possibile vivere l’incanto della natura anche nel cuore della città. In Sala d’arme prenderà vita lo spettacolo firmato dalla Compagnia di Teatro TPO +Erba, che permetterà ai più piccoli di immaginare una città fatta di erba, alberi, insetti e uccelli, mentre nel Salone dei Cinquecento sarà messa in scena la domenica Turandot. Una fiaba in musicaa cura del Festival Puccini di Torre del Lago (Valentina Scheldhofen Ciardelli e Stefano Teani), che condurrà i bambini in un viaggio speciale nella Cina antica, fatta di parole, canto e musica. Senza dimenticare la richiestissima Notte al museo, che fra sabato e domenica consentirà ai bambini e ai loro accompagnatori di chiudere gli occhi nella stessa incredibile sala. Sempre in palazzo, nel Teatrino delle storie, sarà poi allestito un accogliente “nido” per bambini da 0 a 4 anni, con letture, giochi e attività per i piccolissimi e i loro accompagnatori (a cura della Direzione Istruzione e della Cooperativa Arca, con il supporto di Mukki Bimbo).

All’arte di Giacomo Puccini, di cui nel 2024 ricorrono i cento anni dalla morte, e al mondo della musica è poi dedicato il polo del Teatro del Maggio Musicale Fiorentinoe di piazza Vittorio Gui: sarà possibile prendere parte a percorsi, racconti e attività performative sulla vita e sull’opera del grande compositore, con un’attenzione particolare alla Turandot (la cui prima in teatro è in programma proprio domenica 21), che vedranno un momento straordinario con l’esecuzione del concerto presso la cavea sabato 20 aprile alle h17.30 Firenze è come un albero fioritocon arie e musiche pucciniane interpretati dagli artisti dell’Accademia del Maggio.

Ancora, tantissime saranno le attività diffuse in tutta la città, grazie alla preziosissima collaborazione dei principali istituti culturali fiorentini: si comincia con le principali biblioteche cittadine (CaNova, Buonarroti, Pieraccioni, Bandini, Luzi), la Tana dell’Orso, la Fattoria dei ragazzi e il Parco degli animali, la Polizia Municipale  e i Carabinieri forestali, passando dal Mercato Centrale e giungendo all’Osservatorio Astrofisico di Arcetri, alle Fondazioni Santa Maria Nuova, Palazzo Strozzi, Zeffirelli, Scienza e Tecnica; all’Opera Santa Croce, al Museo Galileo, al Museo Horne, al Museo Stibbert e al Museo Marino Marini, al Museo Ebraico, ai Musei del Bargello, alla Galleria dell’Accademia e al Giardino di Boboli, a Villa Vogel con L’immaginario e a Villa Favard con il Conservatorio e tanti altri.

 

Ultimo giorno della mostra fotografica “Fine Novecento. Pisa e il mondo che cambia” a Palazzo Blu, Pisa

Ultimo giorno per visitare la mostra fotografica “Fine Novecento. Pisa e il mondo che cambia”, con le immagini tratte dall’archivio del fotoreporter Luciano Frassi, che racconta gli ultimi trent’anni del secolo scorso attraverso una selezione di immagini.

L’esposizione, realizzata con la collaborazione scientifica del Dott. Bruno Settis, racconta gli ultimi trent’anni del secolo scorso attraverso una selezione di immagini. Negli ultimi decenni del Novecento la città di Pisa partecipa ad una stagione intensa, ricca di eventi di portata storica e di cambiamenti nel mondo e nel nostro paese che si rispecchiano in molte foto della mostra. Sono presenti alcuni personaggi della politica internazionale e nazionale ed i principali avvenimenti storici, tra cui gli anni di piombo del terrorismo e della malavita. La mostra non è una ricostruzione dettagliata ed esaustiva di trent’anni di storia, ma vuole ricordare o a far conoscere, attraverso la percezione che ne ha avuto Pisa, alcuni degli eventi e dei fenomeni più importanti di quel periodo.
Sono inoltre ricordate personalità di ambito scientifico, della cultura e dello spettacolo, i cambiamenti urbanistici, la cronaca cittadina, il calcio di Romeo Anconetani e l’allarme per il crollo della Torre pendente.

È poi in quel periodo, nel giugno del 1989, che Pisa si arricchisce di una grande opera di arte contemporanea, la più importante fra quelle realizzate in città nel XX secolo, destinata ad assumere una fama internazionale: il murale di Keith Haring intitolato Tuttomondo.
Luciano Frassi ha illustrato mezzo secolo di storia cittadina con migliaia di scatti, dalla cronaca nera a quella sportiva, dal costume agli eventi lieti e dolorosi della città.

La mostra è promossa da Palazzo Blu, realizzata con il sostegno di Fondazione Pisa, e con il patrocinio della Regione Toscana e del Comune di Pisa. Per info palazzoblu.it

A Pistoia la grande mostra: ’60 Pop Art Italia

In arrivo a Pistoia la grande mostra ’60 Pop Art Italia, in programma a Palazzo Buontalenti dal 16 marzo al 14 luglio 2024. La rassegna curata da Walter Guadagnini, presenta 60 opere che ricostruiscono le vicende della Pop Art in Italia, attraverso i suoi maggiori esponenti, tra cui Mario Schifano, Tano Festa, Franco Angeli e Mimmo Rotella

Sarà decisamente Pop il 2024 di Fondazione Pistoia Musei, la nuova realtà culturale della città toscana che rafforza il progetto del sistema museale promosso da Fondazione Caript. A inaugurarlo sarà proprio la grande mostra ’60 Pop Art Italia, in programma a Palazzo Buontalenti dal 16 marzo al 14 luglio 2024.

La rassegna, curata da Walter Guadagnini, presenta 60 opere che ricostruiscono le vicende della Pop Art in Italia, attraverso i suoi maggiori esponenti, tra cui Mario Schifano, Tano Festa, Franco Angeli, Mimmo Rotella, Mario Ceroli, Pino Pascali, Fabio Mauri, Jannis Kounellis, Renato Mambor, Titina Maselli, Giosetta Fioroni, Laura Grisi, Roberto Barni, Umberto Buscioni, Adolfo Natalini e Gianni Ruffi. I prestiti provengono da istituzioni museali come il MaCro di Roma, la Galleria d’Arte Moderna di Torino, il MART di Trento e Rovereto, la Collezioni Maramotti di Reggio Emilia, le Collezioni di Intesa Sanpaolo e da importanti collezioni private.

Il percorso espositivo si configura come un viaggio nei principali centri d’irradiazione italiani di questo fenomeno prettamente metropolitano, nato a Londra nel 1956 e sviluppatosi in contemporanea a New York, Los Angeles e quindi in Europa, al punto da divenire la principale espressione artistica degli anni sessanta del secolo scorso.

Un itinerario tra quelle città – come Roma, Milano, Torino, Venezia, Palermo e Pistoia – che hanno consentito, per una fortunata serie di connessioni, di creare un terreno fertile dove la cultura Pop potesse attecchire, grazie all’attività delle gallerie private, dei critici d’arte che hanno intessuto i rapporti tra l’Italia e il resto del mondo, dei collezionisti, delle riviste e delle istituzioni pubbliche che hanno saputo cogliere le novità e dare loro il giusto rilievo.

Biglietti:
Super Pop (mostra + sedi Fondazione Pistoia Musei) – Intero € 12,00 / Ridotto (anche per i soci Controradio Club) € 9,00
’60 Pop Art Italia (solo mostra) – Intero € 10,00 / Ridotto (anche per i soci Controradio Club) € 7,00

 

🎧 “Donne del cielo: da muse a scienziate”, la prima mostra in Italia sulle donne nella ricerca astronomica a Firenze

 “Donne del cielo: da muse a scienziate”, la prima mostra in Italia sul ruolo delle donne nella ricerca astronomica, un percorso che mostra come dal Rinascimento al Novecento le donne siano passate dall’ essere comparate agli astri fino a scriverne e studiarli. L’esposizione, ideata dal Museo Galileo, sarà visitabile gratuitamente dall’8 marzo all’8 giugno alla Biblioteca Nazionale Centrale.

Audio: Natasha Fabbri, curatrice della mostra

La mostra “Donne del cielo: da muse a scienziate”, che propone per la prima volta in Italia un percorso incentrato sul ruolo delle donne nella ricerca astronomica e sulle immagini femminili che ricorrono con maggior frequenza nelle rappresentazioni del cosmo dal Rinascimento al primo Novecento, sarà visitabile nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (Sala Dante) dall’8 marzo all’8 giugno. La mostra è ideata dal Museo Galileo e organizzata congiuntamente alla Biblioteca Nazionale Centrale con la curatela di Natacha Fabbri, Caterina Guiducci e Simona Mammana. L’esposizione si avvale del patrocinio del Comune di Firenze e del sostegno di Regione Toscana, GiovaniSì, InContemporanea e Caserma Archeologica, e del contributo di Calliope Arts. Attingendo al ricco patrimonio della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, l’esposizione presenterà opere scientifiche, letterarie e cartografiche che rivelano la presenza di interlocutrici e/o di autrici femminili in testi caratterizzati dall’associazione tra donne e sfere celesti. La mostra sarà allestita nella Sala Dante della Biblioteca Nazionale, ove i testi selezionati (sul piano filosofico, letterario e scientifico) creeranno un dialogo inedito con strumenti scientifici, alcuni dei quali molto rari –provenienti dal Museo Galileo e da collezioni private – e creazioni artistiche.

La mostra si articola in sette sezioni:“Donne di stelle. Costellazioni e divinità planetarie”; “Recondite armonie. Muse, sirene e macchine del mondo; “Dignità e pregiudizio. L’astronomia per tutti”; “Nuovi sguardi su nuovi mondi. Telescopi, satelliti ed echi galileiani”; “Viaggiatrici del cosmo. Tra sogno e scienza”; “Donne di scienza. Dall’astronomia per signore alle signore dell’astronomia”; “Quando il corpo è celeste. Immagini astrali sul femminile”. Al piano terreno un focus su “Canzoni stralunate”. Parte integrante dell’esposizione sono le sette grandi tele dell’artista Ilaria Margutti dal titolo “Le variabili del Cigno. Sette tele per il cielo di Henrietta Leavitt”, che prendono spunto dagli studi condotti dall’astronoma statunitense, nota anche per i suoi importanti lavori sul periodo e la luminosità delle stelle Cefeidi.
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Una parte della mostra sarà dedicata ai temi astronomici presenti nella cosiddetta “querelle des femmes”, ossia in opere che argomentano l’eguaglianza intellettuale e sociale tra uomini e donne, esaltando la dignità delle donne e rivendicando il loro diritto ad accedere anche agli studi scientifici. L’esposizione offre una rara opportunità di ammirare tre preziosissimi globi celesti e terrestri in miniatura, risalenti alla fine del Settecento e l’inizio Ottocento, oltre a strumenti astronomici di fattura italiana, inglese e francese. Saranno esposti anche due manoscritti del fondo galileiano che testimoniano l’uso del telescopio da parte della regina di Francia Maria de’ Medici e di Margherita Sarrocchi, che difese pubblicamente la veridicità delle novità celesti rivelate da Galileo.
Otto video, fruibili tramite QR code, illustrano i temi principali della mostra, offrendo inoltre la possibilità di ascoltare le musiche di alcune compositrici, tematicamente e/o cronologicamente affini agli argomenti trattati.

“Aspettando l’arrivo della prima donna sulla Luna, che avverrà nell’ambito della missione Artemis della Nasa – si legge nel testo di presentazione – la mostra presenta una ‘costellazione’ di donne, ci parla dei loro successi ma anche degli ostacoli e delle sfide che hanno dovuto superare per passare dal ruolo di muse a quello di assistenti prima e colleghe poi degli scienziati uomini: astronome, filosofe, scrittrici, mecenati e artiste che hanno offerto contributi importanti alla ricerca astronomica e difeso il valore della parità di genere anche in ambito scientifico”.

Le sezioni in cui si articola l’esposizione seguono sia un ordine cronologico che uno sviluppo tematico. “Urania”, la musa dell’astronomia che troneggia nei trattati astronomici del Sei e Settecento, si sposta progressivamente sullo sfondo della scena per lasciare spazio a un numero crescente di figure femminili che hanno contribuito a rivelare una nuova immagine dell’universo. Si passa dai cori di muse che impartiscono ai pianeti un moto armonico ai
dialoghi tra donne o con donne che discutono di astronomia, astrologia, maree e meteorologia. Toccano questi temi le pubblicazioni che hanno dedicato alla dignità delle donne Moderata Fonte (1555-1592), Lucrezia Marinella (1571- 1653), Margherita Sarrocchi (1560-1617), Alessandro Piccolomini (1508-1578), Cristoforo Bronzini (1580 c.-1640), tra gli altri. Vi sono matematiche e filosofe che hanno tradotto e commentato importanti trattati, come Émilie du Châtelet (1706-1749) con i Principia di Newton, fornendo un contributo cruciale per l’affermazione del modello di una “scienza per tutti”. Altre che sono state trasportate nel cosmo infinito dalla lettura di testi filosofici e astronomici.

Vi sono poi astronome che hanno contribuito a rivelare il nuovo volto dell’universo: Maria Clara Eimmart (1676-1707), a cui dobbiamo alcune delle più affascinanti raffigurazioni della luna e di altri corpi celesti; Maddalena (1673-1744) e Teresa Manfredi (1679-1767), autrici anonime di uno dei più importi volumi sulle effemeridi del Settecento; Mary Somerville (1780-1872), autrice di The Mechanism of the Heavens (1831), un’opera ispirata al fisico e astronomo Pierre-Simon Laplace. Da non dimenticare gli studi e i calcoli meticolosi delle cosiddette “donne computer” che, invisibili alla comunità scientifica, hanno fornito un contributo inestimabile alla
comprensione dell’universo.

La mostra è completata da un ricco programma di eventi collaterali (visite guidate, conferenze, concerti) e da una biblioteca digitale tematica (https://bibdigtematiche.museogalileo.it/donne_del_cielo/) che comprende una
selezione di edizioni, non necessariamente corrispondenti agli esemplari esposti, e si presenta come un ambiente di ricerca aperto a un costante e progressivo aggiornamento.

🎧 Riapre lo storico museo scientifico de La Specola con tredici nuove sale per collezioni mai esposte

Tredici nuove sale per collezioni mai esposte, 700 metri quadri complessivi, primo esempio in Europa di istituzione scientifica aperta a tutti, accessibile e inclusiva. E’ il Museo della Specola, gioiello del Sistema museale dell’Ateneo fiorentino che compie oggi 249 anni e la cui inaugurazione alla presenza delle istituzioni è rimandata al 26 febbraio in segno di rispetto per le vittime del cantiere di via Mariti.

L’habitat della conoscenza per come lo abbiamo sempre pensato. Il Museo della Specola, gioiello del Sistema Museale dell’Ateneo fiorentino, si presenta come un viaggio nel tempo con i suoi continui mutamenti di scala: dal macro al micro, dal più lontano al più vicino, dal più complesso al più intelligibile, un racconto che si sviluppa su 700 mq distribuiti su due piani, nuovamente pronto a soddisfare il puro godimento estetico come anche ogni curiosità scientifica mai appagata fino ad oggi. La riapertura della Specola, istituita come ‘Imperiale e Reale Museo di Fisica e Storia Naturale’ dal Granduca Pietro Leopoldo il 21 febbraio 1775, quindi esattamente 249 anni fa, è “una restituzione alla città dopo anni di chiusura per manutenzioni e ristrutturazioni”, un evento di punta del centenario dell’Università di Firenze che, precisa il presidente del Sistema Museale, Marco Benvenuti, potrà avvenire con tutti i cerimoniali del caso non prima di aver reso omaggio alle vittime del cantiere di Via Mariti. Lo slittamento dell’inaugurazione alla presenza delle istituzioni si deve leggere, infatti, in quel riguardo doveroso verso il tragico fatto di cronaca cui Benvenuti associa l’operoso e ormai invisibile brulicare di uomini e donne che contribuirono alla costruzione del palazzo e di questo luogo nei secoli. “Noi conosciamo sempre e soltanto il nome degli architetti, degli artisti, degli scultori – prosegue Benvenuti – ma dietro a questi c’erano tante persone di cui non sapevamo niente, e molte magari ci hanno anche rimesso la vita, ecco io vorrei pensare anche a loro”. 

Palazzo Torrigiani, sede del museo ammodernato e ampliato, perpetua così l’idea di un’istituzione inclusiva, accessibile a tutti, dove la bellezza fluisce in ogni sua parte e diventa testimonianza di chi è passato di qui. Tredici le nuove sale espositive in cui trovano ospitalità i percorsi dedicati agli inizi della ceroplastica, alle cere botaniche e alla mineralogia – riportata qui a distanza di 150 anni da Via La Pira -, che affiancano da oggi le collezioni della zoologia e delle preziose cere anatomiche, il Salone degli scheletri, la Tribuna di Galileo e il Torrino astronomico che ospitava l’osservatorio (quest’ultimi fruibili su prenotazione dal 1 marzo), a cui La Specola deve il nome. Una vera wunderkammer che rivela una nuova fioritura della museologia scientifica, con la collezione medicea di pietre lavorate (coppe, vasi, oggetti ornamentali), già ospitata nella Tribuna degli Uffizi – spiccano le due coppe in diaspro e una coppa in giada nefrite appartenute a Lorenzo il Magnifico, la tazza in lapislazzuli a forma di conchiglia citata da Giorgio Vasari e acquistata da Cosimo I nel 1563 dal celebre lapicida milanese Gasparo Miseroni -, il percorso dedicato alla genesi e all’evoluzione della ceroplastica fiorentina con i teatrini allegorici dell’artista siciliano Gaetano Zumbo (1656-1701) e i dipinti di Bartolomeo Bimbi (1648-1729), pittore a servizio di Cosimo III de’Medici e poi dell’Elettrice Palatina, autore di numerose nature morte di fiori, frutti e meraviglie naturali. 

Nel gioco illuminotecnico tornano a guadagnare la scena anche i circa 5000 esemplari della collezione zoologica, fra cui diverse specie estinte che insegneranno molto alle nuove generazioni sull’importanza della salvaguardia del nostro pianeta e, sempre educando alla sostenibilità, si staglia nel buio “cosmico” un florilegio di minerali: dai quarzi brasiliani, del deserto algerino o delle terre siciliane alla nota raccolta di tormaline elbane considerate tra i pezzi più importanti al mondo. Una selezione di 1300 esemplari dei 50 mila nelle disponibilità della Specola che portano dritti verso il presente, con la bella mostra di materiali strategici per le nuove tecnologie (vanadio, quarzo, spodumene, rame, etc.), e  una mappa con evidenziati i 3000 siti di estrazione attivi negli ultimi 150 anni in Italia – di cui ne rimangono solo 76 – e che danno l’idea della perenne corsa dell’uomo alle pietre rare.

L’intervento di riqualificazione del Museo ha interessato 2.280 metri quadri in totale ed è stato finanziato dalla Regione Toscana (per 3,5 milioni di euro) e dall’università di Firenze (per 2,5 milioni), con la collaborazione di Fondazione CR Firenze, Fondazione Prada, Opificio delle Pietre Dure, Friends of Florence. Il Museo è pronto a ricevere oltre un migliaio di visitatori al giorno, e potendo gestirne 230 in contemporanea è consigliabile prenotare sul sito della Specola la fascia oraria ideale.

 

Uffizi, il nuovo direttore Verde: “Ne faremo il primo museo in Italia”

Due i momenti topici del passaggio del testimone da Eike Schmidt a Simone Verde: la scoperta della targa dell’Auditorium intitolata, da oggi, al compianto Antonio Paolucci, e la consegna simbolica delle chiavi delle Gallerie degli Uffizi. Verde: “Ne faremo il primo museo italiano”.

Il nuovo direttore parte di slancio, con progetti ambiziosi, in gran parte andando a completare quelli già avviati da Schmidt. Si torna a mettere al centro l’immagine storica e unitaria delle Gallerie, senza dimenticare gli apparati digitali per ottimizzare la fruizione del Museo, compresa la reggia di Pitti. Obiettivo: portare gli Uffizi a esprimere la loro vocazione naturale, facendone il perno, “il polo del sistema museale nazionale, inteso – ha detto Verde – tanto in senso scientifico che politico culturale”. Sul primo fronte, grazie al lascito di Fabrizio Paolucci del fondo bibliografico del padre, sarà fondato un “centro di studi museali che avrà sede a Boboli e che punta a divenire un riferimento scientifico e intellettuale di livello internazionale”. Si lavorerà poi per ricostituire le testimonianze storiche, sulla costruzione di nuovi sezioni tematiche come quella sul Tesoro dei Granduchi, per valorizzare, insomma, la funzione del complesso museale attraverso le sue collezioni. “Un vero bagno iniziatico” che non scorda la gestione del grande flusso turistico, ormai cinque milioni di visitatori. Si annunciano passi avanti tra cui la smaterializzazione dei biglietti e apparati smart di mediazione digitale. “Stiamo lavorando – ha proseguito Verde- anche per un’apertura serale settimanale e per portare a termine i cantieri di Boboli, dove si faranno ‘i depositi aperti’ del mobilio di Pitti una volta svuotate le soffitte”. Nelle intenzioni c’è, inoltre, una sezione che prevede l’esposizione, a ruotare, delle opere meno note della storica residenza.

Incalzato sulla Loggia Isozaki, Verde risponde: “non è di mia competenza, non intendo commentarla. Ma si può dire che ci stiamo approcciando in modo sbagliato, era stata pensata per altri numeri (turisti) ben inferiori a questi”. Sul “Corridoio Vasariano – ha concluso – a breve sarà comunicata la data di riapertura, il cantiere sta andando bene e la qualità è alta”. E sugli ‘Uffizi Diffusi’, spiega, “rimangono spazi da restaurare, è un progetto che porteremo avanti con le ville medicee di Careggi e Montelupo”.

La stagione di Verde promette fioriture, nomen omen, anche sugli incassi. “L’ anno scorso – così Schmidt salutando – le gallerie hanno festeggiato sessanta milioni di euro di introiti, reinvestiti prontamente per la tutela dei beni artistici, ma non siamo ancora arrivati alla fine della curva – ha sottolineato-, sono sicuro che nei prossimi otto anni, con il mandato di Verde, si raddoppia”.

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