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Dom 27 Lug 2025
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ToscanaCronacaParà malato vince causa, contatto uranio e sostanze cancerogene

Parà malato vince causa, contatto uranio e sostanze cancerogene

Dopo i no del ministero della Difesa il parà ‘vince’ la sua battaglia per il riconoscimento della dipendenza della sua patologia, linfoma di Hodgkin in fase avanzata diagnosticato nel 2014, da causa di servizio.

La Corte dei Conti toscana, come riporta l’edizione locale de Il Tirreno, ha riconosciuto che il militare, che aveva acquisito la specializzazione di mortaista e all’epoca in forza al 183mo Reggimento paracadutisti Nembo a Pistoia, si era ammalato di tumore stando a contatto con armi e munizioni dello Stato italiano. I giudici hanno accolto la richiesta del 40enne, e la relazione del consulente del parà che sottolinea come la causa determinane della malattia è stata “con molta probabilità lo ‘stretto contatto’ con una o più sostanze cancerogene (uranio impoverito, benzene, 1-3 butadiene e torio)”.

La malattia ha costretto il militare a pesanti cicli di chemioterapia e a due trapianti di midollo osseo, e lo ha anche reso sterile. Nelle sue mansioni il militare utilizzava solventi per la lubrificazione e la manutenzione di mortai e fucili, “utilizzando solventi contenuti in contenitori di plastica non etichettati”, e veniva a contatto con le polveri residue di combustione delle cariche esplosive. Era impegnato anche nella bonifica dei poligoni militari di Monte Romano (Viterbo), Foce sul Reno (Ravenna) e Capo Teulada (Cagliari) senza utilizzare alcun dispositivo di protezione individuale. Ci sono poi le missioni all’estero: due volte in Afghanistan, sempre con funzioni di mortaista e fuciliere.

La domanda di riconoscimento della dipendenza della patologia da causa di servizio (con contestuale richiesta di equo indennizzo), presentata nel giugno 2014, venne respinta dal ministero della Difesa, con la motivazione che “non risultano oggettivamente documentate esposizioni a fattori cancerogeni per la neoplasia in esame”. La Corte dei conti sottolinea, tra l’altro, le mancate risposte del ministero sulla composizione chimica dei solventi e di altre sostanze usate per la pulizia delle armi, “nonché l’esatta tipologia delle armi e munizioni utilizzate dal militare”