Settimana di azione contro discriminazioni, “Non bisogna rimanere in silenzio”,Nosotras

Dal 15 al 17 marzo si celebra la settimana di azione contro le discriminazioni. Non sono solo atti di razzismo ma trattamenti ingiustificatamente diversificati per nazionalità, sesso, età, genere, disabilità

“Spesso chi subisce una discriminazione resta in silenzio ma la parola, che sia una denuncia formale o la condivisione delle esperienze di discriminazione subite, è l’unico strumento che abbiamo per cambiare una realtà che non è contemplata dalla nostra Costituzione”, come si legge sul sito di Nosotras Onlus, antenna territoriale su Firenze contro le discriminazioni delle associazioni iscritte al Registro Nazionale contro le Discriminazioni (UNAR).

Sono due gli articoli della nostra Costituzione (art 2 e art 3) in cui si garantiscono i diritti inviolabili delle persone e la pari dignità sociale senza distinzione alcuna. Nonostante che siano tra gli articoli più importanti, perché sanciscono i pari diritti della cittadinanza le discriminazioni esistono e sono un reato. Non sono meri atti di razzismo ma trattamenti ingiustificatamente diversificati per nazionalità, sesso, età, genere, disabilità (in contrasto evidente con l’art3 della Costituzione).

“Gli atti di discriminazione possono essere subiti per un’identità etnica o religiosa, come è successo negli ultimi venti anni, in modo continuativo oppure può avvenire per altre motivazioni che possono essere l’età, il genere o la disabilità”, spiega Isabella Mancini, di Nosotras Onlus.“I fenomeni di discriminazione sono dei veri e propri reati e questa è la cosa che si conosce meno. Non bisogna rimanere in silenzio”.

La denuncia può essere fatta una delle associazioni si trovano l’elenco sul sito dell’Unar e si può contattare Nosotras Onlus dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12,30 allo 055-2776326 oppure scrivere una mail in associazione donnenosotras@gmail.com

 

 

Grosseto: casa in affitto ma annuncio dice “no stranieri”

“No stranieri”. C’era scritto così in un portale di annunci immobiliari in calce alla proposta di affitto di un appartamento a Grosseto. Lo denuncia il sindacato Fiaip Toscana, federazione italiana degli agenti immobiliari. “Un bilocale a Grosseto – riferisce Fiaip – è stato messo in locazione con un canone mensile di 520 euro.

Un appartamento arredato con postilla chiaramente razzista: questo annuncio pubblicato, e poi modificato dal portale, infatti, non era rivolto a potenziali locatari stranieri” ma, scrive la Fiaip, “nella contrattazione tra privati occorre tutelare la libertà decisionale di ciascuno” e “pubblicare su un portale online la dicitura ‘no stranieri’ è chiaramente un atto discriminatorio che merita di essere segnalato e denunciato all’opinione pubblica”.

“La nostra Federazione è da sempre attenta al rispetto della persona ed aderisce orgogliosamente al protocollo sottoscritto con Unar – l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio dei Ministri -, protocollo in questi ultimi tempi soggetto a rinnovo”, commenta Simone Beni, presidente regionale di Fiaip. “C’è uno statuto – continua – che è stato integrato con ulteriori specifiche rispetto a principi imprescindibili di pari opportunità”.

“Nella nostra regione – spiega il vicepresidente Fiaip Toscana, Francesco La Commare – abbiamo da tempo attivato una campagna di sensibilizzazione per il rispetto dei diritti della persona e la difesa delle diversità legate alle procedure di compravendita o locazione di immobili, per promuovere oltre che nei nostri associati – agenti immobiliari e consulenti del credito – anche nei cittadini una cultura a salvaguardia dei diritti umani e delle pari opportunità, nel pieno rispetto del principio di parità di trattamento tra le persone e contrastando il diffondersi di eventuali fenomeni discriminatori”.

Morto Empoli: Ilaria Cucchi “Andrà a finire come caso Magherini, senza colpevoli”

“Dava in escandescenza? Questi fatti sono tutti uguali e sappiamo già come andrà a finire. La quarta sezione della Cassazione dirà che non c’è nessun colpevole”. Lo dice all’Adnklronos Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, commentando la morte del 32enne tunisino avvenuta a Empoli (Firenze), nel tardo pomeriggio di ieri, durante un fermo di polizia. In merito alle prime ricostruzioni di quanto accaduto, da cui emerge che l’uomo sarebbe morto per arresto cardiocircolatorio, Ilaria Cucchi sottolinea: “Come Magherini”.

E Luigi Manconi, direttore dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, appreso della morte a Empoli del giovane tunisino Arafet Arfaoui, si rivolge alla Procura di quella città per chiedere che siano svolte indagini tempestive e accurate su una tragedia che presenta ancora molti lati oscuri. “La vittima – afferma Manconi – aveva, oltre che le manette ai polsi, le caviglie legate e si trovava, di conseguenza, in una condizione di totale incapacità di recare danno ad altri e a sé. Come è potuto accadere, dunque, che in quello stato abbia perso la vita e che non sia trovato modo di prestargli soccorso? Sappiamo che le forze di polizia dispongono di strumenti per limitare i movimenti della persona fermata, ma mi chiedo se la corda usata per bloccargli le gambe sia regolamentare oppure occasionale, se fosse in quel momento strettamente indispensabile o se non vi fossero altri strumenti per contenere l’uomo. In altre parole, non si può consentire che vi siano dubbi sulla legittimità di un fermo o sulle modalità della sua applicazione. Tanto più qualora riguardi chi si trovasse, secondo testimoni, in uno stato di agitazione dovuto all’abuso di alcol, e tanto più che, negli ultimi dieci anni, sono state numerose le circostanze che hanno visto perdere la vita persone fermate in condizioni simili e con metodi analoghi. Peraltro, vi è qualche testimone che parla di una condizione di relativa calma del giovane tunisino e anche quest’ultimo fatto impone una indagine, la più rapida e incisiva”.

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