E’ “Para mi potnia” il disco d’esordio di Sinedades

Ritmi latini, suoni della natura, atmosfere oniriche, melodie solari: esce per Black Candy il disco d’esordio dei Sinedades.

Il duo italo-argentino fondato da Erika Boschi e Agustin Cornejo debutta il 5 Aprile 2019 con “Para mi Potnia”, primo lavoro discografico in collaborazione con l’etichetta fiorentina Black Candy.

“Sospeso tra world music e MPB (Musica Popolare Brasiliana), Europa e Sudamerica, pop e tradizione, “Para Mi Potnia” contiene dieci brani in lingua spagnola, da tramonto sul mare o in campagna, essenziali e profondi allo stesso tempo.
Una freschissima combinazione tra ritmi latini, folk anglosassone e un jazz dell’anima che mette la tecnica al servizio dello spirito.

Testi che invocano la natura, il mare, l’amore, la fantasia, il sogno, l’approfittare del tempo, il viaggio, la scoperta del proprio mondo interiore.”

Lei toscana, lui argentino. Due piccoli mondi che si incontrano, due culture diverse che entrano in contatto e trovano nella musica l’intima risposta alla loro urgenza espressiva.
Dopo anni di studio e sperimentazione personali, Erika e Agustin fondano nel 2016 il progetto Sinedades, «una parola onirica che evoca la necessitàe l’augurio di vivere un’esistenza senza eta, che vuol dire anche assenza di confini. Continuare a fare e desiderare senza farsi corrompere dal tempo; meravigliarsi delle cose come se fossimo bambini, fare progetti senza pensare di essere fuori tempo per imbarcarci; concetti elementari, troppo spesso trascurati da noi umani frettolosi, ma estremamente ispiratori per i testi delle nostre canzoni»

A neanche tre mesi dalla fondazione del progetto, sono i primi classificati del concorso Toscana100band (concorso di Regione Toscana che vede in giuria, tra gli altri, Max Gazzè e Taketo Gohara), nello stesso anno si qualificano come semifinalisti del Rock Contest di Controradio. Forti di questo primo successo, iniziano a scrivere e viaggiare, componendo le melodie e storie che verranno racchiuse nel primo disco, il cui titolo sarà “Para Mi Potnia”.
Al disco partecipa una grande famiglia di musicisti: Pietro Borsòalla Batteria/Congas/Cajon, Matteo Bonti al Contrabbasso/Basso, Joaquin Cornejo al Pianoforte/Sax/Diamonica, Iacopo Schiavo alla Chitarra, Valentina Giannetta all’Arpa, Pietro Fabris al Violino/Viola, Angelica Foschi alla Fisarmonica, Sara Merlini al Violoncello, Mirko Onofrio ai Flauti.

Registrato in modalitàhome recording da Erika e Agustin stessi, durante due anni di vita e concerti in giro per l’Italia, l’album attira l’attenzione dell’etichetta discografica fiorentina Black Candy. Anticipato dai tre videoclip “Detalles de Placer”, “ Caribe” e “ Para Mi Potnia”, il disco vedrà ufficialmente luce il 5 Aprile 2019, sia in versione fisica che sulle principali piattaforme digitali.

Info: FACEBOOK www.facebook.com/sinedadesmusica WEB SITE www.sinedades.com INSTAGRAM www.instagram.com/sinedades
YOUTUBE Sinedades Project

SPOTIFY: https://open.spotify.com/artist/6pi9gJIRze2GPeA3CZKVzD? si=ebMIqGNvRumAh2W7fECxxA

 

Disco della Settimana: Motta “Vivere o Morire”

Anticipato da “Ed è quasi come essere felice” e “La nostra ultima canzone“ (già tra i brani italiani più trasmessi), è uscito su etichetta Sugar “Vivere o Morire”, il nuovo album del cantautore pisano Francesco Motta.

“Vivere o Morire”, disponibile in cd, vinile, su Spotify e tutte le piattaforme digitali, è il secondo album del polistrumentista e cantautore toscano che ha esordito con “La fine dei vent’anni”, TARGA TENCO per la miglior Opera Prima.

La storia di Francesco Motta sì è più volte intrecciata con quella di Controradio: dagli esordi con i Criminal Jokers, poi tra i 108 selezionati per il progetto Toscana100Band, infine ospite della grande finale sold out del Rock Contest 2016 (quella di Manitoba, Ros e Handlogic). è per questo con grande piacere che eleggiamo anche questo “Vivere o Morire” a nostro Album della Settimana.

“Vivere o Morire” è stato prodotto, registrato e mixato tra Roma, New York e Milano, da Francesco Motta e Taketo Gohara. “Il segreto di questo disco è che non ha segreti e per scrivere le nuove canzoni ho messo il mio cuore sul tavolo. Questo lavoro è la perfetta fotografia di quello che sono oggi – ha spiegato Francesco Motta da Livorno – perché mi sono raccontato nei miei tanti modi. E’ il lavoro che mi ha fatto scoprire la sintesi, non so se in termini di maturità o consapevolezza, grazie alla quale ho messo nel disco niente di più rispetto a quello che ci andava messo”. L’album vede la collaborazione di Pacifico, ma c’è anche lo zampino di Riccardo Sinigallia, vero e proprio mentore di Motta e questa volta nei panni di produttore, oltre a quello dell’ingegnere del suono Taketo Gohara con il quale la voce delle nuove ‘Quello che siamo diventati’, ‘Ed è quasi come essere felice’ e tutte le altre, è andato a New York per registrare negli studi dove un tempo era di casa Jimi Hendrix. “Dopo dieci anni di gavetta vera – ha detto Motta – ho avuto la possibilità di lavorare in un certo modo e di incontrare alcuni personaggi importanti per questo lavoro da studio”

Subito dopo l’uscita del disco, Motta sarà impegnato con una serie di incontri con i fan che toccheranno le principali città italiane (l’appuntamento toscano è per il 10 Aprile alla Feltrinelli RED di Piazza della Repubblica, Firenze ore 18:30), la data toscana del tour live è invece fissata per il 29 maggio all’OBIHALL di Firenze.

Ma intanto diamo una veloce occhiata alle reazioni della stampa specializzata italiana. Così se ne parla su Rockol: “A guardarlo così, con quel volto dall’aria rude e severa, non lo diresti mai. Ma sotto sotto Motta è un vero romanticone. Soprattutto in questo periodo: è innamoratissimo dell’attrice Carolina Crescentini, alla quale è legato sentimentalmente da qualche mese, e per sua stessa ammissione nelle canzoni che ha scritto negli ultimi tempi l’amore gioca un ruolo di primo piano. “Vivere o morire” è un album sentimentale, nella migliore accezione del termine. È un disco che parla di sentimenti e di emozioni, che ci racconta Motta più di quanto non avesse fatto il precedente “La fine dei vent’anni”: “Ho messo il mio cuore sul tavolo”, dice lui. “Vivere o morire? Aver paura di tuffarsi e di lasciarsi andare”, canta l’ex Criminal Jokers nel ritornello della canzone che dà il titolo all’intero album. È il verso più emblematico del disco, forse: “Vivere o morire” è un inno a buttarsi nella mischia, a perdere il controllo. La naturale conseguenza di “La fine dei vent’anni”, insomma: lì Motta provava a mettere da parte le sue turbe e le sue inquietudini, ma c’era sempre qualcosa che lo tratteneva, che non gli permetteva di smarcarsi del tutto dall’irrequietezza. “Sarebbe bello finire così, lasciare tutto e godersi l’inganno”, cantava in “Del tempo che passa la felicità”. Adesso si lascia andare e mostra il dito medio ai demoni, complice anche l’aiuto di Pacifico, che ha collaborato alla stesura dei testi di buona parte delle nuove canzoni: “Mi ha fatto da psicanalista, ha avuto un ruolo maieutico. Mi sono ritrovato a scrivere di cose che non avrei mai tirato fuori senza di lui. Ho visto il mio passato in maniera più lucida e consapevole”, racconta il cantautore toscano. In confronto a “La fine dei vent’anni”, “Vivere o morire” è un album meno rumoroso: se già con l’album del 2016 Motta aveva fatto un bel passo in avanti dal punto di vista strettamente sonoro, almeno rispetto al punk rock dei Criminal Jokers (la produzione era di Riccardo Sinigallia, uno che con i suoni ci sa fare – ascoltate, se non lo avete già fatto, “Musiche ribelli” di Luca Carboni o “Non erano fiori” di Coez, tra i suoi lavori più recenti), stavolta il passo è ancora più lungo. Anche se Sinigallia è rimasto di lato e il suo ruolo se lo sono diviso Motta e Taketo Gohara. I suoni sono limpidi, cristallini. Il cantautore ha raccontato di aver lavorato molto per sottrazione: non ha messo di più di quel che doveva mettere. Canzoni come “Quello che siamo diventati”, “Vivere o morire”, “La nostra ultima canzone”, “La prima volta” (impreziosita pure da un quartetto d’archi) si prestano benissimo ad essere riproposte dal vivo semplicemente chitarra e voce: l’essenziale. “La fine dei vent’anni” era il racconto onesto di un momento di passaggio critico, non solo anagrafico ma anche artistico, con cui Motta delimitava il passato (l’esperienza come fonico di palco, i Criminal Jokers, il punk rock) dal presente (la carriera solista). Le canzoni di “Vivere o morire” rappresentano un sequel perfetto di quel racconto, che continua ad emozionare soprattutto per il modo con cui il loro autore – per citare una bella descrizione che la sua discografica, Caterina Caselli, ha fatto di lui – esibisce le sue fragilità (l’ultima traccia, “Mi parli di te”, una lettera scritta a suo papà, è un vero colpo al cuore). C’è molta urgenza espressiva, dentro questo disco, il desiderio di farsi sentire, di far sentire la propria voce. Ma senza scalpitare, senza urlare. Semplicemente, mettendo il cuore sul tavolo.

Così su Sentireascoltare:La fine dei vent’anni, il disco dell’esordio solista che due anni fa è valso a Francesco Motta la Targa Tenco e un’affermazione nazionale, si chiudeva fissando un punto con la conclusiva Abbiamo vinto un’altra guerra, ultimo residuale di una battaglia tutta personale condotta sulla propria esistenza giunta ad un momento cruciale tra interrogativi, incertezze e un futuro precario e indistinguibile. Vivere o morire riparte esattamente da lì ma alterando completamente la prospettiva, l’approccio: stavolta il cantautore toscano si concentra su sé stesso, operando un’autoanalisi profonda e stratificata in cui ci sono scelte da prendere e bivi da imboccare, senza mezze misure né compromessi, solo acqua o fuoco. A fare da gancio Ed è quasi come essere felice, utile a tracciare una linea di confine che musicalmente c’entra poco con il resto dell’album, ma che apre alla perfezione il nuovo orizzonte buttandoci dentro un vortice incendiario, un frullatore in crescendo alimentato dalle percussioni di Mauro Refosco (Atoms for Peace, Red Hot Chili Peppers). Al ritorno ritroviamo l’arpeggio acustico e sognante di Quello che siamo diventati che rimbalza sull’io pacificato di chi la sua decisione l’ha finalmente presa e sta guardando già altrove («è arrivata l’ora di restare»). La lunga riflessione che il cantautore compie nella canzone che dà il titolo all’album è il manifesto programmatico di una filosofia di vita che anche a costo di sbagliare, di fallire, ha bisogno del coraggio e della vitalità di una presa di posizione chiara e netta, a cominciare dall’amore (è di qualche mese la notizia comunicata con una foto su Instagram della relazione con l’attrice romana Carolina Crescentini), un tema che ritorna prepotente e ingombrante a più riprese nel disco, con il riflesso dell’urgenza di chiudere una storia e iniziarne un’altra, come ben delinea in Per amore e basta. Ha scelto di fare (quasi) tutto da solo, Motta, per questo secondo album; non c’è stavolta con lui Riccardo Sinigallia a produrre il disco (presente comunque insieme a Pacifico come autore di La prima volta), e così il Nostro si è diviso tra le varie strumentazioni allo storico Brooklin Recording Studio di New York affidando i suoni alle mani di Taketo Gohara, e in termini di arrangiamenti le differenze si percepiscono. Se La fine dei vent’anni vantava una versatilità di soluzioni pop che faceva brillare il suo cantautorato sbilenco tra atmosfere diverse, il mood di Vivere o morire è più costante, omogeneo e asciutto, ricordandoci lo spirito dei tempi busker con i Criminal Jokers. Ancora un vibrante fingerpicking, stavolta sostenuto da claps, in La nostra ultima canzone, aggiunge un altro punto su una storia d’amore giunta alla conclusione e con cui il cantautore fa i conti in maniera diretta, vis-à-vis, proseguendo in una Chissà dove sarai con la sua voce determinata e tagliente a fare il paio a un testo oscenamente diretto, sincero e franco, e con gli archi che arrivano in soccorso a darci ossigeno e ad ampliare il respiro del brano. Un’ampiezza che viene confermata nei fiati della già citata Per amore e basta o nei ritmi tribali di una E poi ci pensi un po’ che aggiunge un pizzico di leggerezza ad un lavoro fortemente malinconico e introspettivo. La chiusura è affidata ad una narrazione familiare ancora una volta affrontata senza reticenze e mettendo a nudo tutto sé stesso, a cominciare dal linguaggio intimo utilizzato nel rivolgersi al padre. Vivere o morire è il Rimmel di Motta, un disco che probabilmente piacerà meno del suo predecessore, più difficile e impegnativo da digerire, forse ancor di più per chi l’ha scritto che per chi l’ascolta. Ma è un disco che conferma lo spessore, la qualità e la bontà di un autore che in barba a mode e tendenze ora in voga e domani chissà, ci conferma che un altro cantautorato italiano è ancora possibile ed è in ottima forma.”

Mai in silenzio: aperto il concorso musicale contro la violenza di genere

Il concorso ‘Mai in silenzio’ è gratuito e aperto ai musicisti under 35 toscani per la scrittura di un brano musicale sul tema. In giuria, fra agli altri, Dario Brunori e Irene Grandi. Ai vincitori la possibilità di realizzare produzioni musicali e concerti ad iniziare dal Meeting dei Diritti Umani 2018 al Mandela Forum di Firenze. Il progetto è realizzato dall’emittente Controradio con il sostegno di Regione Toscana e il contributo di SIAE e Unipol.

Musica contro la violenza sulle donne e per un corretto rapporto tra i generi: il progetto “Mai in silenzio”, di cui lo scorso dicembre è stato presentato il cd con sei canzoni originali, realizzate da 70 studenti al termine del laboratorio in sei scuole superiori toscane, prosegue con un concorso aperto a tutti i musicisti under 35 che risiedono o operano in Toscana.

Il progetto è realizzato dall’emittente radiofonica Controradio con il sostegno di Regione Toscana e SIAE – Società Italiana degli Autori ed Editori, con la sponsorizzazione di Unipol.

Il contest musicale prevede la scrittura e l’interpretazione di un brano originale in italiano sul tema della violenza di genere, del rapporto fra i sessi, degli atteggiamenti negativi e di sopraffazione che costituiscono il terreno su cui si produce violenza fisica e/o psicologica.

Ci si può iscrivere gratuitamente da oggi all’8 maggio sul sito dedicato www.maiinsilenzio.it. Per partecipare alla selezione, occorre compilare in ogni sua parte il modulo di preselezione, caricando il brano originale (sono escluse le cover version), una scheda biografica, il testo del brano, una o più foto di buona qualità. In giuria, per decretare i vincitori, musicisti del calibro di Dario Brunori, Irene Grandi, Francesco Guasti, Tommaso Novi e Diana Winter, gli ultimi tre già tutor del progetto musicale nei licei.

L’idea è quella di innestare un circolo virtuoso ideale dove la musica non sia soltanto elemento di socializzazione e di comunicazione, ma divenga processo culturale al servizio di un’etica, contrastando idee e luoghi comuni spesso ispiratori di comportamenti di violenza di genere. Tra le varie modalità espressive, la musica rappresenta infatti un vettore eccezionale per parlare ai giovani in modo diretto.

“L’idea prosegue l’iniziativa ‘Toscana 100 band’, il concorso bandito due anni fa tra i giovani musicisti toscani – racconta la vice presidente ed assessore alla cultura della Toscana, Monica Barni -. Ma è anche un modo per sensibilizzare il vasto pubblico su un tema, come la violenza di genere, che è una piaga e un’offesa alla dignità umana”. “Un qualcosa che si combatte rompendo il silenzio che l’avvolge – conclude – ed educando, perché è una questione anche di atteggiamento culturale”.

“SIAE segue e sostiene da alcuni anni l’attività di Controradio, con cui condivide la passione per la musica e l’attenzione per i giovani e per il talento – sottolinea Gaetano Blandini, Direttore Generale di SIAE -. Per questo, e per il fondamentale messaggio di questo nuovo progetto, abbiamo voluto essere al fianco di ‘Mai in silenzio: la musica contro la violenza di genere’, nato dall’evidenza che le parole e l’arte siano strumenti di alfabetizzazione, emotiva e sociale. Come Società che tutela l’autore e la creatività, siamo convinti che la cultura sia l’unico mezzo per reagire con forza e determinazione a tutte le forme di violenza che scandiscono tristemente le cronache quotidiane.”

Come già era stato per “Toscana 100 Band”, i primi tre classificati vedranno realizzato il loro progetto artistico (dalla registrazione di un album alla produzione di un videoclip, al servizio di promozione e ufficio stampa…), con budget – a decrescere, dal primo al terzo – da 3.000 a 1.000 euro. Ci sarà inoltre la possibilità di esibirsi, di fronte ad oltre ottomila studenti da tutta la Toscana, al Mandela Forum di Firenze per l’annuale Meeting dei diritti umani del 10 dicembre 2018.

Al termine del concorso sarà realizzato un cd con i primi cinque classificati, le canzoni saranno passate in radio e distribuite sulle piattaforme digitali e ci saranno ulteriori occasioni per esibirsi. La Regione Toscana da tempo è impegnata contro la violenza di genere, a sostegno delle vittime e di chi da quel gorgo, che spesso si agita all’interno delle famiglie, vuole emergere. Con “Mai in silenzio” l’idea è quella si lavorare sulla prevenzione e la cultura.

“La prima parte del progetto, nei licei musicali, è stata un successo – racconta Marco Imponente, direttore generale di Controradio – Le canzoni, che sono state programmate in radio e suonate dagli studenti al Mandela Forum, hanno registrato sulle sole piattaforme digitali oltre 18.000 ascolti: un record considerando che il bacino è solo toscano e i gruppi non sono conosciuti.

Adesso l’appello è rivolto a tutti i musicisti toscani under 35 che vorranno contribuire con le loro canzoni a sensibilizzare i propri coetanei su un tema di così drammatica attualità”. “La musica – conclude – è un ottimo strumento di comunicazione virale, che può essere utilizzato per una buona causa”.

silenzio“Rispettare persone e cose è alla base dell’educazione a ridurre il rischio, di ogni genere, proteggere è compito primario dell’assicurazione. – afferma Marisa Parmigiani, Responsabile Sostenibilità Unipol Gruppo – Per questo ci impegniamo in progetti di educazione alla diversità, e di sensibilizzazione soprattutto delle giovani generazioni. Operare per promuovere lo sviluppo sostenibile è una priorità per noi e crediamo che l’uguaglianza di genere ne sia una componente fondamentale“.

Intervista di Chiara Brilli a C. Alfonsi (capogabinetto segreteria Barni), M. Imponente e M. Parmigiani

https://www.controradio.it/wp-content/uploads/2018/03/180308_MAINSILENZIO_ALFONSI_IMPONENTE_UNIPOL.mp3?_=1

Per ulteriori informazioni e per ascoltare il cd realizzato dagli studenti delle scuole toscane visitare www.maiinsilenzio.it. Sul sito internet si trovano anche una serie di video tutorial e altri documenti che affrontano e spiegano la tematica della violenza di genere, e che possono essere d’ispirazione per i musicisti nella composizione del proprio brano.

Il cd, con le canzoni degli studenti dei Licei musicali Passaglia di Lucca, Carducci di Pisa, Petrarca di Arezzo, Forteguerri di Pistoia, Niccolini Palli di Livorno e del liceo linguistico Marco Polo di Firenze, è disponibile anche su Spotify, ITunes, Youtube e gli altri canali digitali (il titolo da ricercare è Mai in silenzio).

Intervista di Chiara Brilli a Irene Grandi e Francesco Guasti

https://www.controradio.it/wp-content/uploads/2018/03/180308_MIINSILENZIO_GRANDI-E-GUASTI.mp3?_=2
Exit mobile version