Turandot arriva al Metastasio con l’Opera di Pechino

Da giovedì 17 a domenica 20 gennaio al Teatro Metastasio arriva TURANDOT, favola dell’esotismo orientale per antonomasia coprodotta dal Teatro Metastasio di Prato con l’Opera di Pechino e Ert Teatro Nazionale con il patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese in Italia nell’ambito dei festeggiamenti del Capodanno Cinese in Italia (feriali ore 20.45, sabato ore 19.30, domenica ore 16.30).

Questa TURANDOT suggella l’incontro tra Oriente e Occidente consentendo a un regista italiano di confrontarsi per la prima volta con la tradizione dell’Opera di Pechino. Lo spettacolo è un sottile gioco di specchi tra due mondi, lontani in apparenza ma reciprocamente attratti e affascinati l’uno dall’altro, perché entrambi eredi di civiltà antiche, sofisticate e misteriose a un tempo.

Da un lato, dunque, la raffinata arte attoriale dell’Opera di Pechino, sublime mescolanza di recitazione, danza e canto, tesa a una continua perfezione del gesto artistico, dall’altra, invece, lo sguardo prospettico d’invenzione tutta italiana, il gusto visionario e la lunga sapienza d’ordire scene illusionistiche, abilità divenuta patrimonio del teatro europeo.

Sulla scena si esibiscono un gruppo di interpreti cinesi accompagnati da un ensemble musicale composto da musicisti italiani e cinesi, che eseguono un repertorio con ritmi e armonie miscelati tra Oriente e Occidente, con musiche originali di Luigi Ceccarelli, Alessandro Cipriani e Qiu Xiaobo.

La storia, in una Pechino fatata, è quella della figlia dell’imperatore Altoum, la bellissima e solitaria principessa Turandot, che incarna lo spirito di un’ava con il terrore degli uomini e perciò sfida i pretendenti alla sua mano a risolvere 3 indovinelli da lei proposti, pena la decapitazione. Tante le teste infilzate su pali, finché Calaf, figlio di un vecchio re tartaro, viene rapito dalla sua bellezza e si lancia nell’agone, risolve i tre enigmi e sfida di rimando Turandot a scoprire il suo nome prima dell’alba, in cambio della libertà e a fronte della propria morte. Turandot cerca invano di scoprire il nome del giovane, ma l’amore la rapisce e lei cede, bacia Calaf e, all’alba, davanti all’imperatore e al popolo, annuncia trionfante che il nome dello straniero è “Amor”.

La Turandot

Attorno allo spettacolo, venerdì 18 gennaio a fine replica sul palco del Metastasio, lo studioso Luca Scarlini incontra la compagnia nel primo appuntamento de LO SPETTATORE ATTENTO del 2019.

Per la replica di domenica 20 gennaio è possibile inoltre usufruire del SERVIZIO BABYSITTING per bambini di età compresa tra i 4 e i 10 anni, offerto gratuitamente alle famiglie con biglietto o abbonamento per lo spettacolo. La prenotazione anticipata è obbligatoria entro martedì 15 gennaio.

Chiara Brilli ha intervistato il regista Marco Plini 

https://www.controradio.it/wp-content/uploads/2019/01/Plini-intervista.mp3?_=1

Info:

cometa@metastasio.it o 0574/27683 (dal lunedì al venerdì in orario 9.30/13.00)

www.metastasio.it

 

Teatro Metastasio: a Natale torna “Benvenuti in casa Gori”

Venerdì 21 e sabato 22 dicembre torna al Teatro Metastasio di Prato il cult della comicità toscana, “Benvenuti in casa Gori”. Di Ugo Chiti e Alessandro Benvenuti. Diretto ed interpretato da Alessandro Benvenuti, organizzazione Nuovi Eventi Musicali

Chi è che ancora non conosce gli ormai celebri dieci commensali riuniti intorno al tavolo del pranzo di Natale? Sono aperte le prevendite di “Benvenuti in casa Gori”, il cult della comicità toscana, un classico per le feste, in scena venerdì 21 e sabato 22 dicembre presso il Teatro Metastasio di Prato. La cronaca di un pranzo realmente accaduto il 25 dicembre del 1986 in casa della famiglia Gori rivive a oltre 30 anni dalla scrittura del testo di Alessandro Benvenuti e Ugo Chiti, tragicomico appuntamento natalizio in casa di Gino Gori e Adele Papini, una sequela di battute con momenti di amarezza che formano un insieme impareggiabile nel solco della migliore comicità toscana.

Diretto e interpretato da Alessandro Benvenuti, l’organizzazione è di Nuovi Eventi Musicali.

“In quel giorno santo, intorno al desco si ritrovano riuniti in dieci e… non poterono fare a meno di ingannare il tempo tirando fuori il catalogo dei loro problemi esistenziali; e che non fossero rose e fiori apparve chiaro quasi subito…”. Un grandioso Alessandro Benvenuti dà vita a tutti i personaggi in uno spettacolo dal quale è stato tratto anche un film pluripremiato, così come i successivi episodi della Trilogia dei Gori (Ritorno a casa Gori e Addio Gori), che costituiscono ormai un classico del repertorio nazionale.

Alessandro Benvenuti torna al Metastasio a Natale con un successo che non ha mai fine, un gustoso, sincero e tellurico sproloquio che è un omaggio d’amore alla Toscana, al suo scherzare, alle sue zingarate, alle dispute e alla tosta manifestazione degli affetti familiari. Uno sfolgorante monologo-concerto mozzafiato, frutto di una magica alchimia drammaturgica e interpretativa, che libera la propria essenza nell’urlo finale emesso al termine della gimcana vocale.

Inizio ore 21.30, ingresso 9 euro. Prevendite attive, per informazioni 0574-608501 e http://www.nuovieventimusicali.it/. Prevendite anche boxol.it e circuito boxoffice.

Al Fabbricone arriva Katie Mitchell con “La maladie de la mort”

Da martedì 20 a venerdì 23 novembre alle ore 20.45 al Teatro Fabbricone, l’acclamata regista britannica Katie Mitchell, tra le più innovative e trasgressive della scena europea, presenta “La maladie de la mort”, una rilettura in chiave cinematografica dell’opera omonima di Marguerite Duras, provocatoria e perturbante, portata sulla scena da Laetitia Dosch Nick Fletcher, con la voce narrante di Jasmine Trinca, in una grande coproduzione internazionale cui partecipa anche il Teatro Metastasio di Prato. Lo spettacolo, in lingua francese e italiana sovratitolato in italiano, è consigliato ai maggiori di 18 anni.

 

Profonda esplorazione dell’intimità, del genere, della pornografia e del sesso, la pièce racconta l’impossibilità d’amare insinuandosi nel legame inquieto di un uomo e una donna che, in una stanza d’hotel, stabiliscono una relazione sessuale perversa basata sulla dominazione maschile senza riuscire a entrare in autentica intimità, emotiva e carnale. Lui vorrebbe imparare a amare, a conoscere un corpo femminile, e paga lei per soddisfare tutti i suoi desideri. Notte dopo notte la osserva, indagandola, cercando il suo segreto, annaspando nella violenza di un’intimità negata. Ma nulla può unire il divario che separa l’uomo e la donna, sono inconciliabili, è questa la “malattia della morte” di cui parla la Duras.

 

Mantenendo la dimensione misteriosa da thriller psicologico in cui già la Duras aveva inserito il confronto uomo-donna, nella riscrittura di Alice BirchKatie Mitchell restituisce la profondità del divario tra maschile e femminile imprimendo alla scena una lettura “cinematografica”. Sul palco è di fatto allestito un vero e proprio set, con tre macchine da presa che seguono morbosamente, in presa diretta, la dinamica tra i due protagonisti mostrandola al pubblico filtrata attraverso gli occhi di lui, in un gioco di rimandi e visioni con regole voyeristiche.

 

«La storia è stata scritta nel 1982 da Marguerite Duras. La giovane drammaturga Alice Birch ne ha data una nuova interpretazione – dichiara Katie Mitchell – Nel testo originale si tratta prevalentemente del punto di vista dell’uomo, invece qui si tratta soprattutto del punto di vista della donna: com’è essere la vittima di quel tipo di uomo? Volevamo usare le telecamere nello spettacolo per capire come l’uomo scruta il corpo della donna, interrogarci su come il suo corpo appare all’uomo, bilanciare il punto di vista maschile con il punto di vista femminile. Nelle prove abbiamo lavorato, ripresa dopo ripresa, su ogni singolo passo del testo. È stato un processo molto lento. Volevo offrire qualcosa che sapevo essere al di fuori di uno spettacolo teatrale “normale”. Così, quando lo guardi, in basso vedi “il teatro”, e in alto vedi sugli schermi le riprese che mostrano come quell’uomo che stai guardando sta scrutando il corpo della donna proprio in quel momento».

 

Intorno allo spettacolo, sabato 24 novembre alle ore 16 nella saletta conferenze del Met, il critico Marco Menini contestualizza il lavoro dell’artista e approfondisce i temi dello spettacolo in un incontro di ‘riflessioni’ del ciclo LO SPETTATORE ATTENTO (su prenotazione a cometa@metastasio.it o 0574/27683, dal lunedì al venerdì in orario 9.30/13.00).

 

Il MET inaugura la stagione con il Decameron 2.0 di Letizia Renzini

Da giovedì 25 a domenica 28 ottobre apre la stagione 2018/2019 del Teatro Metastasio di Prato la prima delle 14 nuove produzioni in cartellone quest’anno, DECAMERON 2.0The Stories We Sell Ourselves In Order To Live / Le storie che ci raccontiamo per continuare a vivere, uno spettacolo ideato e diretto da Letizia Renzini

Video artista, musicista, dee-jay, cantante e performer, con un passato di critico musicale per giornali e riviste e di speaker radiofonico per Rai Rai Radio 3 (Battiti), Letizia Renzini è un’autrice e regista dai poliedrici interessi che da tempo lavora con audio, video, corpo e testo in una costante fusione di linguaggi. Ha collaborato con numerose istituzioni straniere, e in Italia con festival e compagnie di ricerca (tra cui Romaeuropa Festival, Biennale di Venezia, le compagnie Virgilio Sieni Danza e Societas Raffaello Sanzio) Le sue produzioni, performance, spettacoli, istallazioni e proiezioni hanno confini di genere sfumati e si compongono di repertori antichi e nuovi, frammenti, iconografie, trasfigurazioni e nuove interpretazioni.

Con DECAMERON 2.0 la Renzini scioglie in una composizione multimediale immersiva la struttura del Decamerone di Boccaccio, componendo una nuova narrazione che rinnova il teatro musicale, in bilico tra filosofia e poesia, con lettura rispettosissima dell’originale in lingua volgare, testi in inglese e latino, linguaggio del corpo e utilizzo dei social. Al tempo del vagheggiamento boccacciano, il Decamerone era la favola secolare che distraeva le donne conducendole in un’altra dimensione, dove il sacro si annidava nelle miserie quotidiane. Oggi, nel tempo del ‘vagheggiamento espanso’, della rete e del virtuale, le storie che ci raccontiamo per continuare a vivere hanno forme nuove, ma nulla è cambiato nell’elevazione dell’uomo, quel gap tra realtà e sua mistificazione resta intatto, ora declinato con live camera, selfie, post, screenshot e app di messaggistica, con smartphone e pc accesi e fin anche con video Youtube di baby influencer a fornire il decalogo per il selfie più spontaneo. Il tentativo di DECAMERON 2.0 è ricucire lo iato temporale tra un trecento tardo, quando l’uomo si scopre primo e solo artefice della propria fortuna, e i giorni nostri, quando l’uomo si è espanso fino a sostituirsi a tutto e sconta il confronto con una solitudine assoluta, condannato dalla globalizzazione ad una eterna marginalità.

Liberando il Decamerone dalle griglie della narrazione verosimile, moltiplicando i suoi significati e sublimandoli in personaggi, simboli e racconti attuali, DECAMERON 2.0 prova a ricostruire un’epica contemporanea collettiva affrontando temi come il culto del sé, la tensione al successo, la dittatura dell’immagine nelle sue forme più feroci e quotidiane, la miseria del sentimento di prevaricazione e la paura del confronto umano, reale. La peste contemporanea si nasconde insidiosa nella paura stessa della vita, del mondo e dei suoi cambiamenti: il disprezzo come scudo, il cinismo e l’illusione delle scelte autonome, la protezione di ciò che crediamo di avere e l’equivoco della libertà come strumento di rivalsa, il paradosso che riduce tutti in schiavitù.

Sulla scena, in un’iconografia espansa che si ispira al mondo visivo e all’immaginario prerinascimentale, si animano i personaggi di alcune delle 100 novelle di Boccaccio (Guido Cavalcanti, Federigo degli Alberighi, Lisabetta da Messina) narrati, cantati e riletti in video dalle attrici Monica Piseddu e Monica Demuru e dalla soprano Lore Binon, e incarnati nei corpi dei danzatori Jari Boldrini, Maurizio Giunti, Lucrezia Palandri sulle coreografie di Marina Giovannini.

Le storie sono intrecciate al testo originale in inglese della drammaturga e attrice Theodora Delavault e accompagnate dalla musica originale del compositore Yannis Kyriakides e dal chitarrista Andy Moor,che muovono da materiali musicali filologici (cacce, ballate e primi madrigali) per costruire nuove sonorità.

Spin-off dei personaggi e video social trasportano il racconto verso un immaginario contemporaneo, sottolineato anche dalla collaborazione della giovane rivelazione della musica trap italiana Drone 126, che firma il brano Muoviti, Amore, e vattene a Messere su testo di Boccaccio.

Intorno allo spettacolo sabato 27 ottobre alle ore 16 al Metastasio è previsto il primo incontro de LO SPETTATORE ATTENTO, un ciclo di 14 approfondimenti su altrettanti lavori presenti in cartellone e variati tra confronti con gli artisti, minilaboratori di ‘scrittura teatrale’ e excursus di poetica. Sul lavoro della Renzini, lo studioso Andrea Nanni condurrà un piccolo gruppo di spettatori (su prenotazione a cometa@metastasio.it o 0574/27683, dal lunedì al venerdì in orario 9.30/13.00) in un mini laboratorio di scrittura, accompagnandoli alla riflessione scritta dell’esperienza soggettiva della visione teatrale. L’approfondimento prevede una lezione introduttiva alla visione serale dello spettacolo venerdì 26 ottobre.

Inoltre, anche per questa stagione il Teatro Metastasio in collaborazione con l’Associazione Culturale Il Sicomoro onlus attiva gratuitamente il SERVIZIO BABYSITTING per 15 bambini dai 4 ai 10 durante le repliche della domenica pomeriggio di 9 spettacoli in programma. I possessori di biglietto o abbonamento per lo spettacolo avranno la possibilità di assistere agli spettacoli affidando i propri bimbi a educatori professionisti che li faranno divertire con laboratori e attività ludiche, presso il Ridotto del Metastasio (Sala Montalvo Casini). Per tutti i bambini è prevista una merenda biologica. Nel caso di DECAMERON 2.0 sarà possibile prenotare il servizio per la replica di domenica 18 febbraio, previa prenotazione obbligatoria entro martedì 23 ottobre a cometa@metastasio.it o 0574/27683 (dal lunedì al venerdì in orario 9.30/13.00).

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