“La bisbetica domata” al Metastasio di Prato

Il regista Andrea Chiodi, su traduzione e adattamento di Angela Demattè, presenta al Teatro Metastasio, da giovedì 21 a domenica 24 febbraio “La bisbetica domata”, una delle prime commedie di Shakespeare, la più contorta forse, certo la più discussa, ritenuta scorretta, misogina, in contrasto con i valori della nostra società, piena di atrocità e di strani rapporti, dove l’amore non è amore ma interesse e la finzione è ingrediente principale (feriali ore 20.45, sabato ore 19.30, domenica ore 16.30).

La storia è quella di un gruppo di ricchi signori che, per far credere a un ubriacone di essere un gran signore e di aver vissuto in sogno la sua vita precedente, orchestra come una gelida farsa la vicenda della scontrosa Caterina, trasformata nella più docile delle spose da Petruccio, portata all’altare per la dote e poi ammaestrata secondo i suoi voleri.

Si tratta scenicamente di una struttura multipla, concepita per esaltare con il teatro nel teatro l’ambiguità di un racconto a più livelli, con un cast tutto al maschile come variazione sul tema elisabettiano del travestimento, tra cui spiccano Tindaro Granata nel ruolo di Caterina, Angelo Di Genio in quello del gaglioffo Petruccio, e ancora Ugo Fiore, Igor Horvat, Christian La Rosa, Walter Rizzuto, Rocco Schira e Massimiliano Zampetti.

La scena è una scatola vuota per una trama di luci e ombre dove corrono scale metalliche su ruote a disegnare spazi e movimenti che portando in primo piano il testo, i suoi ritmi tesi e i ‘doppi fondi’. La forza del testo di Shakespeare vive qui in uno spazio aperto che esalta l’equivoco di quel che è vero che si fa finzione e viceversa, e che utilizza il potere e la violenza della parola che impregna la microfisica della scrittura di ogni personaggio con giochi di parole, doppi sensi e volgarità raffinatamente travestite.

“Per mettere in scena questo autore – afferma Chiodi -, per capirne i pensieri, non si può che appoggiarsi alle parole del testo, farle diventare vita e azione in palcoscenico. E come sono queste parole? Le parole finali di Caterina sono terribili. L’ordine che propone insopportabile. Eppure suscitano un fascino ambiguo. Star davanti alla società umana, che è vita e dilemma, che può precipitare nel caos, può essere molto problematico. Il genio di Shakespeare ci fa sentire la tentazione di un ordine assoluto, definitivo. Il potere della parola coercitiva, anche se irragionevole. Petruccio, sempre con la parola, ci rende partecipi della sua soddisfazione. Ecco che Caterina cede, si sottomette. Impara a non compromettere più la parola con la vita, con le emozioni e i sentimenti. Impara ad usarla come arma, strumento di potere e coercizione. E così riporta l’ordine dentro una società che ha perso forza perché ha perso la sacralità della parola. Una donna, Caterina, che per avere un posto nella società si fa uomo, parla come un uomo di potere, con dolore si sottomette per diventare la regina della casa. È un’astuzia terribile e amara, piena di una finta rivalsa, la cui eco arriva fino ad oggi”.

Per la replica di domenica 24 febbraio sarà attivo il SERVIZIO BABYSITTING per bambini di età compresa tra i 4 e i 10 anni, offerto gratuitamente alle famiglie con biglietto o abbonamento per lo spettacolo. La prenotazione anticipata è obbligatoria entro martedì 19 febbraio.

Bisbetica
©Masiar Pasquali

INFO:

cometa@metastasio.it o 0574/27683 (dal lunedì al venerdì in orario 9.30/13.00)

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“Shakespeare/Sonetti” al Fabbricone di Prato

Al Teatro Fabbricone di Prato ha debuttato ieri, 14 febbraio, lo spettacolo “Shakespeare/Sonetti”, una produzione TPE-Teatro Piemonte Europa, Centro Teatrale Bresciano e Teatro di Dioniso. Sarà in scena fino a domenica 17 febbraio.

Enigma filologico, impenetrabile documento, lettera d’amore a un destinatario sconosciuto, i Sonetti di Shakespeare diventano qui a pieno titolo uno dei testi teatrali shakespeariani: forse l’unico vero monologo maschile della sua teatrografia.

L’ordine dei componimenti viene ricostruito in una nuova lingua e una nuova drammaturgia, un complesso romanzo d’amore con quattro figure e una sola voce: con il Narratore dei Sonetti Shakespeare crea infatti uno dei suoi grandi protagonisti, un personaggio clownesco e sboccato, straziante e disperato, di allucinata modernità.

Una fra le più complesse e grandiose opere di poesia dell’età moderna diventa in questo spettacolo un altare sacrificale, un evento di grazia e furore, canto e lamento, beffa e bestemmia, che anticipa i grandi canzonieri d’amore del Novecento, da Auden a Pasolini, da Salinas a Testori.

Con Shakespeare/Sonetti Valter Malosti torna dopo molti anni a collaborare con Michela Lucenti e il suo gruppo di lavoro, fra i più importanti e riconosciuti ensemble di teatro-danza contemporanei, e conclude così la sua trilogia sullo Shakespeare ‘non teatrale’ iniziato con Venere e Adone e Lo stupro di Lucrezia.

INFO:

Teatro Fabbricone, Via Ferdinando Targetti, 10/8, 59100 Prato

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“Riccardo 3 L’avversario” a La Città del Teatro di Cascina

Un importante appuntamento con i classici oltre le apparenze nella programmazione serale de La Città del Teatro di Cascina, il 16 febbraio in prima toscana “Riccardo 3 L’avversario”, ispirato a Riccardo III di Shakespeare e ai crimini del pluriassassino Jean- Claude Roman, già raccontati da Emmanuel Carrère. Una produzione Arca Azzurra Teatro, ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione in collaborazione con Le Tre Corde Compagnia Vetrano Randisi.

Il testo, un adattamento di Francesco Niccolini, rilegge in chiave contemporanea un grande classico di Shakespeare: Riccardo III, oggi demone recluso e indomito, viene qui sottratto al medioevo inglese e diventa abitante del presente, dando vita a una messa in scena che non sarà una pura variazione sul tema ma qualcosa di “meno rassicurante”. L’ambientazione non è quella di un sala da palazzo reale quattrocentesca, ma sul palcoscenico è tutto bianco e verde acido, pareti che ricordano molto da vicino la stanza di un ospedale: un letto, una sedia a rotelle, un grande specchio. Forse ci troviamo all’interno di un ospedale psichiatrico o un manicomio criminale e forse stiamo per assistere a una terapia sperimentale che porterà un paziente ad affrontare gli orrori di cui si è macchiato. O forse siamo proprio dentro la sua mente abitata da incubi e fantasmi.

In scena Enzo Vetrano nel ruolo di Riccardo, Stefano Randisi è Lady Anna, ma è anche un sicario, Giorgio di Clarence, Buckingham, Edoardo e Richmond, e Giovanni Moschella nei panni di tutti gli altri personaggi: un altro sicario, Hastings, Elisabetta, il principino, Margherita, il sindaco di Londra, Stanley. Uno spazio algido dove tutto è fatto della stessa sostanza di cui sono gli incubi: le vecchie foto, le incisioni sbiadite e le apparizioni, in cui i “forse” sono più delle certezze e governano la messa in scena, gli scambi di ruoli, le ambiguità dei personaggi.

Attori, autori e registi teatrali, Enzo Vetrano e Stefano Randisi lavorano insieme dal 1976. Col Teatro Daggide di Palermo, loro città d’origine, Vetrano e Randisi hanno condiviso l’esperienza formativa del teatro di gruppo, orientando la propria ricerca verso il teatro d’attore, l’improvvisazione e la drammaturgia collettiva. Dall’83 al 92 hanno formato una compagnia all’interno della Cooperativa Nuova Scena di Bologna, per la quale hanno scritto, diretto e interpretato diversi spettacoli, e hanno partecipato a vari lavori con Leo de Berardinis.

Nel 1995 hanno fondato l’Associazione Culturale Diablogues, che nel 2015 si è unita ad altre realtà del territorio nella Cooperativa Le Tre Corde, e che spazia da produzioni di spettacoli di ricerca teatrale e musicale alla didattica, da collaborazioni e consulenze artistiche alla progettazione e realizzazione di festival, rassegne ed eventi.

Dal 1999 hanno avviato uno studio sui testi classici che ha fatto conoscere e apprezzare il loro lavoro anche in circuiti di teatro più tradizionale, distinguendosi per uno sguardo innovativo sui testi e gli autori affrontati, in particolare sul teatro di Pirandello. Recentemente hanno affrontato con risultati emozionanti la drammaturgia di Franco Scaldati. Enzo Vetrano e Stefano Randisi sono presenti nel Dizionario dello Spettacolo del Novecento edito nel 1998 da Baldini e Castoldi.

Francesco Niccolini. Nato ad Arezzo il primo giugno 1965, si è laureato in Storia dello Spettacolo all’Università di Firenze e diplomato in Patafisica Involontaria al Collegium Pataphysicum Mediolanense.

Da molti anni scrive, studia e lavora con Marco Paolini e insieme a lui ha realizzato Il Milione, Appunti Foresti, Parlamento chimico. Storie di plastica, la versione televisiva del Vajont, i racconti del Teatro civico di Report per RAI3, insieme ad Andrea Purgatori e ITIS Galileo.

Negli ultimi anni ha stretto sodalizi artistici speciali con alcuni attori, compagnie e registi che ne stanno caratterizzando il lavoro: Arnoldo Foà, Anna Bonaiuto, Enzo Vetrano e Stefano Randisi, Sandro Lombardi, Alessio Boni, Giuseppe Cederna e molti altri. E alcuni giovani registi: Tonio De Nitto, Emanuele Gamba, Roberto Aldorasi, Simone Guerro. Dal 2009 ha un fruttuosissimo sodalizio con Luigi D’Elia, insieme portano avanti la loro idea di teatro e bosco. Da alcuni anni ha iniziato una collaborazione stanziale come drammaturgo con Arca Azzurra Produzioni.

riccardo 3

INFO:

La Citta’ del Teatro, Via Tosco Romagnola 656 – Cascina (Pi)

tel. 3458212494

biglietteria@lacittadelteatro.it

www.lacittadelteatro.it

Nina’s Drag Queens al Fabbricone con “Queen Lear”

Da martedì 22 a domenica 27 gennaio al Teatro Fabbricone di Prato arriva Queen Lear, una tragicommedia musicale en travesti ispirata a Re Lear di Shakespeare, diretta e interpretata dalle Nina’s Drag Queens.

Nato da un’idea di Francesco Micheli, scritto dalla drammaturga inglese Claire Dowie e musicato dal compositore italiano Enrico Melozzi, lo spettacolo è coprodotto dal Teatro Metastasio di Prato insieme a Aparte Soc. Coop. e a Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano.

Attrici, danzatrici e imitatrici, partendo dal genere della rivista e dell’happening performativo le Nina’s Drag Queens manipolano il già esistente con ironia dissacrante e comicità grottesca, lavorano per associazione di idee, per costruzioni di immagini che dialogano con altre immagini, con il playback e il citazionismo, non rappresentando tanto il femminile, quanto la forma del femminile, l’immagine della donna prima che la donna, le sue piccole e grandi frenesie, gli eccessi, il sentimento nascosto.

Inserendosi nel percorso di rilettura e riscoperta dei classici teatrali che ha contraddistinto il loro lavoro negli ultimi anni (due stagione il Met ha ospitato il cabaret agrodolce DragPennyOpera, che rileggeva L’opera del Mendicante di John Gay), Queen Lear è uno spettacolo popolare e alto al tempo stesso, che prende forza dalle contaminazioni tra i generi facendo dialogare la musica classica con composizioni musicali originali, pop e elettroniche e trasformando i blank verse in poesie, rap, melologhi e canzoni, con la maschera postmoderna, eclettica e eccessiva della drag queen a declinare al contemporaneo il fool shakespeariano.

La tragedia shakespeariana viene calata nella realtà contemporanea, dove i castelli sono monolocali e le brughiere ospizi, dove la pazzia è demenza senile e le guerre si combattono a colpi di citazioni pop.

La storia è infatti quella di Lea Rossi, emigrata durante gli anni ’70 nel Regno Unito, dove ha aperto un negozio di giocattoli, la cui insegna recita “Lea R.”. Il tempo è passato e per l’anziana signora è giunto il momento di chiudere l’attività. Alle prese con il decadimento fisico e la senilità, si scontra con le tre figlie e la fedele amica Kent, che cercano di prendersi cura di lei. In questo mondo, come grandi squarci, si aprono le visioni epiche della vecchia “regina”.

Queen Lear raccoglie temi scomodi del nostro tempo – la vecchiaia, l’integrazione, la malattia e la morte – uniti al racconto di un dramma familiare che riflette quello di una società disgregata, nella quale i padri lasciano in eredità ai figli un futuro più incerto e cupo di quello che hanno ricevuto.

Intorno allo spettacolo, venerdì 25 gennaio a fine replica sul palco del Teatro Fabbricone, il critico ATTILIO SCARPELLINI contestualizza il lavoro delle Nina’s Drag Queens e approfondisce i temi dello spettacolo in un incontro del ciclo LO SPETTATORE ATTENTO.

A seguire, è previsto un DJ SET a cura delle Nina’s ad ingresso libero, con la partecipazione degli iscritti al Laboratorio intensivo di teatro en travesti MAMMA MIA!, previsto nei giorni delle repliche pratesi.

Nina's

INFO: Fabbricone (Via Targetti 10/12, 59100 Prato )

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Calenzano: “Romeo e Giulietta, l’amore fa schifo ma la morte di più”

Beppe Salmetti e Simone Tangolo saranno in scena sabato 19 gennaio al Teatro Manzoni di Calenzano (Via Mascagni 18, Firenze – ore 21) con “Romeo e Giulietta – L’amore fa schifo ma la morte di più”, tra gli spettacoli rivelazione dell’ultima stagione, per la prima volta in Toscana nell’ambito della rassegna What’s Up che Teatro delle Donne dedica alle nuove realtà del teatro italiano.

Uno spettacolo cantato, ballato e saltato. Uno spettacolo spericolato e lieve, che stuzzica un mostro sacro come il “Romeo e Giulietta” di Shakespeare con la voglia di gettarlo nella vita di tutti i giorni, nei turbamenti di tutti noi, un lavoro che ne riconosce la sorprendente poesia e la quasi violenta universalità, ma non trova altro rimedio che riderne per avvicinarcisi, per poterne partecipare almeno un pochino.

Sul palco si racconta com’è diventato Romeo oggi e come risponde al suo amore Giulietta, ma soprattutto, grazie all’ausilio della musica, si canta di tanti altri personaggi lasciati in disparte e sofferenti. In scena troviamo due attori, due amici, due persone innamorate che cercano di venirne a capo. Cercano di capire cosa succeda al loro corpo, alle loro menti, alla loro percezione del mondo quando l’amore arriva. Che si attaccano a quel che possono per uscirne vivi, anche alla letteratura. La storia di Romeo e Giulietta, il loro amore, non investe solo loro. Intorno ai due amanti si muovono ridono piangono e soffrono tanti altri personaggi a loro volta sconvolti dall’amore.

Venerdì 18 gennaio alle ore 21, presso la Biblioteca Civica di Calenzano proiezione del film “Shakespeare in love” di John Madden, ingresso libero.

La rassegna What’s Up del Teatro Manzoni continua sabato 9 febbraio con lo spettacolo “Gioia” di Teatro Metropopolare.

Info: Tel 055 8877213,  www.teatrodelledonne.com 

 

“Otello” di Opus Ballet al Teatro di Rifredi Firenze

Venerdì 18 e sabato 19 gennaio la Compagnia Opus Ballet presenterà al Teatro di Rifredi (Via Vittorio Emanuele II, 303, 50134 FI) “Otello”, la coreografia e la regia sono di Arianna Benedetti su musiche di Giuseppe Verdi e Massimo Buffetti.

Otello e Desdemona, sicuramente non il primo femminicidio della storia, ma forse quello più famoso, più forte, più attuale: nei versi di Shakespeare troviamo una classicità viva che ci catapulta nell’attualità più drammatica dei nostri giorni. Ora, come allora, la gelosia diviene patologia e fa sì che gli uomini, incapaci di distinguere l’amore dalla brama di possesso, si arroghino il diritto di punire con la morte le loro donne.
Questo è il punto cardine su cui si impernia il lavoro coreografico di Arianna Benedetti con i danzatori dell’Opus Ballet: la sfida di portare sul palcoscenico della danza la forza del dramma di Otello con tutto il suo carico di attualità e modernità.
Diventano così vere e reali, una dopo l’altra, le dieci, cento, mille Desdemona che danzano insieme, compongono e scompongono i loro corpi e i loro sentimenti come piccole tessere di un mosaico animato e complesso. La rabbia di Desdemona è la rabbia di tutte le donne costrette all’impotenza persino da un oggetto semplice come un fazzoletto.
Sul fronte maschile c’è il rapporto, sempre presente e materialmente tangibile, tra Otello e Iago. Personaggio emblematico quest’ultimo che, sdoppiandosi in un gioco scenico, diventa ora la personificazione del male, ora della semplice e stupida arroganza umana: uno Iago stringe, avviluppa, e infine possiede la mente di Otello mentre l’altro, più fisico e materiale, lo abbraccia, gli parla, gli mostra il corpo della donna amata concesso ad altri.
Due figure per uno stesso personaggio che, per tutta la rappresentazione, si fondono magistralmente fino compiere l’inganno estremo.
È dal confronto dei tre personaggi che prende vita tutta la struttura coreografica nel suo insieme, un percorso di ricerca nell’interconnessione e nella contaminazione dei linguaggi della danza contemporanea tipico dell’Opus Ballet.
Qui il trailer dello spettacolo: https://youtu.be/8uLjT3utxkc
INFO:
055/422.03.61 –  www.toscanateatro.it
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