Strage Viareggio, al via processo d’appello bis: chieste condanne fino a 8 anni

Firenze – Fuori dall’aula del Tribunale c’erano anche i parenti delle vittime che hanno esposto cartelloni con le foto dei propri cari scomparsi nella strage di Viareggio.

Oggi è il giorno dell’accusa per il processo d’appello bis per la strage di Viareggio che il 29 giugno 2009 causò la morte di 32 persone. Il procedimento ha preso il via nella mattinata di giovedì 28 aprile, dopo lo slittamento di alcune udienze per il contagio da Covid-19 di uno dei giudici. In aula è presente anche Mauro Moretti, che nelle scorse udienze ha precisato di non rinunciare alla prescrizione, Michele Elia, Mario Castaldo e Vincenzo Soprano.

Sono arrivate le prime richieste di condanna. Il pg Sergio Affronte ha chiesto condanne da 3 anni e 6 mesi fino a 8 anni e 2 mesi per 10 tra manager italiani e dirigenti delle società tedesche e austriache del trasporto ferroviario coinvolti nel processo. La loro pena è stata ricalcolata dalla procura generale scorporando la parte relativa all’accusa di omicidio colposo plurimo, dichiarata prescritta con sentenza della Cassazione per il venir meno dell’aggravante della violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro.

Queste nel dettaglio le richieste: 6 anni e 6 mesi per Uwe Kriebel, Andreas Schroter e Helmut Brodel (condannati a 6 anni e 10 mesi nel primo appello); 8 anni e 2 mesi per Peter Linowsky e Rainer Kogelheide (8 anni e 8 mesi nel primo appello); 7 anni e 4 mesi per Roman Mayer e Johannes Mansbart; 3 anni e 6 mesi per Paolo Pizzadini e Daniele Gobbi Frattini; 5 anni e 6 mesi per l’ex ad di Trenitalia Vincenzo Soprano (condannato a 6 anni nel primo processo di appello), accusato di aver noleggiato e usato i carri merci tedeschi omettendo tra l’altro di far verificare l’avvenuta esecuzione dei controlli. Le altre posizioni saranno trattate da pm di Lucca Salvatore Giannino il cui intervento è in corso e ha seguito quello di Affronte.

Prato: cerimonia solenne per due soldati indiani morti 75 anni fa

Domani a Prato il rito funebre per la riconsegna delle spoglie al Governo indiano, presente l’ambasciatrice dell’India Reenat Sandhu. I corpi di due giovani soldati indiani, caduti 75 anni fa in uno scontro con i tedeschi a Montale (Pistoia), torneranno a casa.

I loro resti furono rinvenuti nel 1996 ma identificati nel 2012. Palu Ram e Hari Singh, 19 e 20 anni, originari di Rothak e Hissar, due città sulla strada che da Nuova Delhi conduce al Punjab. Appartenevano al 13 Frontier Force Rifles, reparto dei fucilieri delle truppe coloniali britanniche schierato nella zona di Montale durante la Seconda guerra mondiale. Ad ucciderli probabilmente fu un bombardamento d’artiglieria o dei colpi di mortaio sparati dai soldati tedeschi della 362 infanterie division che fronteggiavano gli alleati nella zona di Poggio Alto, dove nel settembre 1944 si registrarono scontri cruentissimi.

52 anni dopo vengono scoperte le spoglie. Rimaste poi sepolte al cimitero di Prato, nel 2010 la procura pratese decise di provare a dare loro un nome.
Un’indagine dell’allora pm Sergio Affronte, supportata dalla ricerca scientifica dell’archeologo e antropologo forense Matteo Borrini, arrivata a buon fine nel 2012 grazie all’esame del Dna.

Nel frattempo, con il trasloco dell’ospedale di Prato, le spoglie furono prese in custodia dalla Pubblica assistenza L’Avvenire di Prato la quale è poi riuscita a contattare le autorità indiane e che, dopo l’autorizzazione del Commonwealth war graves commission, ha organizzato il rito funebre solenne per la riconsegna delle spoglie al governo indiano.

La cerimonia è ospitata nella sede della Pubblica assistenza L’Avvenire di Prato che le ha avute in custodia finora. Il rito di domani prenderà il via alle 10.45: tra i presenti annunciati l’ambasciatrice dell’India Reenat Sandhu, l’addetto militare per la difesa indiana colonnello Rohit Teotia, 14 generali dell’esercito indiano e nove di quegli alleati.

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