Wedding tourism, Toscana al primo posto

La Toscana è la regione più quotata per il turismo matrimoniale. 2713 eventi per fatturato stimato di 160 milioni di euro.

Con 2713 eventi e un fatturato totale stimato attorno ai 160,2 milioni di euro, la Toscana si conferma regione leader in Italia per il segmento del wedding tourism, di cui detiene il 30,9% del mercato nazionale. Sono alcuni dei dati presentati oggi dalla Regione Toscana alla Bit di Milano, nell’evento che ha fatto il punto sul progetto ‘Tuscany for weddings’, creato dall’Agenzia regionale Toscana Promozione Turistica e gestito in partnership con la divisione dedicata ai matrimoni del Destination Florence convention and visitors Bureau.

Da un’indagine condotta da Centro studi turistici di Firenze per conto dell’Agenzia regionale, spiega una nota, emerge come nel 2018 il primato della Toscana in questo particolare segmento turistico si sia ulteriormente consolidato. “Nel quadriennio 2014-18 il fenomeno in Regione Toscana ha evidenziato tassi di crescita significativi – ha spiegato Alessandro Tortelli, direttore scientifico del Centro studi -. Arrivi e presenze hanno fatto registrare aumenti a doppia cifra, rispettivamente +42,2% e +34,8%, con un trend di crescita medio annuo pari al +9,2% e al +7,8%”.

“Ormai da tempo nella nostra regione – ha commentato l’assessore regionale al turismo Stefano Ciuoffo – siamo passati da una promozione generalista ad una settoriale, che cerca di entrare nel merito dei singoli campi d’azione, dei ruoli, delle specificità. Una promozione che valorizza le competenze e che costruisce puntualmente prodotti diversi, in grado di rispondere in modo efficace a quelle che sono le tante motivazioni di viaggio che muovono oggi il turismo. Il progetto Tuscany for Weddings fa parte di questa nuova logica e i risultati sono evidenti”.

Al primo posto tra gli stranieri che scelgono la Toscana come meta per il proprio matrimonio ci sono gli inglesi (31,4%), seguiti da americani (23), e tedeschi (6,4%). Tra le top destination, Firenze, Fiesole, Certaldo, Greve in Chianti, nel Fiorentino, e Cortona (Arezzo).

Firenze: cerimonia tramvia, interventi operaio e autista

Pasquale Bellezza, operaio che ha lavorato alla nuova linea T2 della tramvia di Firenze, e Ines Rosario Clemente Gaztelumendi, autista peruviana neoassunta, hanno preso la parola alla cerimonia di inaugurazione della nuova tratta, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli.

Tra i presenti anche Fabrizio Palermo, della Cassa depositi e prestiti la quale ha contribuito con 136 milioni di euro sui 166 milioni complessivi di project financing per la realizzazione della tramvia.
“Abbiamo fatto un’infrastruttura per la mobilità, un’opera bella e pulita che accresce la comodità di stare a Firenze”, ha detto Bellezza, indossando una pettorina arancione, e rivolgendosi al sindaco Dario Nardella: “Noi siamo pronti – ha affermato – per cominciare a lavorare sulla prossima linea”.
“Sono fiera e orgogliosa per questo lavoro”, ha detto Gaztelumendi, che vive in Italia da 13 anni e ha due figlie: prima di essere assunta dalla società Gest, che gestisce la tramvia fiorentina, ha avuto lavori “precari, molto umili”, ha ricordato, ma ora si sente di “guardare al futuro con speranza e fiducia. Sono arrivata dal Perù: qui ho studiato, fatto sacrifici, mi sono data da fare ogni giorno. La mia famiglia si sente italiana, e presto lo sarà in tutto e per tutto”.

Rossi su Abruzzo: riparte risultato coalizione centrosinistra

“In Abruzzo stravince la destra a danno del M5stelle che sprofonda. Noi possiamo essere la vera alternativa alla Lega.”

“La coalizione unitaria di centrosinistra di Giovanni Legnini, dai progressisti ai cattolici, dai liberali ai socialisti e a forze civiche, recupera e ottiene un 30%, aumentando in voti assoluti. E’ un risultato da cui ripartire, un’indicazione politica per future elezioni. La sinistra e le forze democratiche insieme, senza cedimenti e politicismi, possono costruire un argine al nazionalpopulismo e alla demagogia della Lega e del M5stelle. Grazie Giovanni e grazie amici e compagni dell’Abruzzo”. Lo ha scritto su Facebook Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana.

Cortona: auto fuori strada, muore 43enne

Un uomo di 43 anni è morto stamani a causa di un incidente stradale avvenuto poco dopo le 5 lungo la provinciale di Tavernelle, nel comune di Cortona (Arezzo).

Da quanto emerso la vittima, uno straniero residente a Camucia, era alla guida di un’auto quando ha perso il controllo della vettura finita poi fuori strada. A dare l’allarme altri automobilisti in transito sulla strada.
Sul posto il 118 che ha allertato l’elicottero Pegaso ma per il 43enne, nonostante i tentativi di soccorso, non c’è stato niente da fare. Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri e i vigili del fuoco.
Nell’incidente non sono rimasti coinvolti altri veicoli.

Pergola: Favino ne “La notte poco prima delle foreste” di Koltès

Al Teatro della Pergola, da martedì 12 a domenica 17 febbraio (ore 20.45, domenica ore 15.45), Lorenzo Gioielli dirige Pierfrancesco Favino ne “La notte poco prima delle foreste” di Bernard-Marie Koltès, una produzione della Compagnia Gli Ipocriti Melina Balsamo. Un poema per voce sola sui temi dell’identità, della moralità, dell’isolamento, dell’amore non facile.

“Non considero il testo – dice Favino – come un monologo: è un dialogo aperto con il pubblico. Veramente gli occhi delle persone che mi fissano dalla platea determinano come sono io, il mio essere, in quella determinata sera. La mia ambizione sarebbe quella di scomparire dietro a questo testo, non per umiltà, ma proprio per permettere al pubblico di dimenticarsi di tutto: di Sanremo, della popolarità, ed entrare così nelle parole, nei pensieri e nell’animo di Koltès”.

Gli argomenti assoluti di questo autore prematuramente scomparso a 41 anni affiorano quando un uomo, uno straniero, un estraneo, un diverso che ha tentato in tutti i modi di diventare un eguale, ferma nella pioggia un ragazzo, che sembra un bambino immacolato.

Giovedì 14 febbraio, ore 18, Pierfrancesco Favino incontra il pubblico. Coordinano Riccardo Ventrella e Matteo Brighenti. L’ingresso è libero fino a esaurimento dei posti disponibili.

Angoscia, disperazione, rabbia. Un uomo perso in una notte di pioggia e in una città che non è la sua. La vita è tutta lì: a un punto di non ritorno. Ferma un ragazzo, che si siede all’angolo della sua stessa strada. L’uomo inizia a parlargli come non aveva mai fatto con nessuno. Gli racconta della periferia e dell’amore, quell’amore così sconosciuto, eppure così vero.

La notte poco prima delle foreste, rappresentato per la prima volta nel 1977 al Festival d’Avignone, descrive la solitudine urbana come pochi altri testi, prima e dopo. In fondo, Bernard-Marie Koltès racconta di una serata realmente accaduta in cui il drammaturgo francese, morto a 41 anni di AIDS nel 1989, incontra un uomo senza fissa dimora con il quale si ferma a discutere. Gli parla della sua condizione di straniero che, per Pierfrancesco Favino,  ci riguarda tutti.

“Quante volte – afferma Favino – ci sentiamo soli, quante volte ci piacerebbe trovarci altrove, quante volte vorremmo urlare che vogliamo prenderci del tempo per noi stessi, che vorremmo scoprire e indagare chi siamo. Queste pulsioni sono indipendenti dal passaporto o dalla condizione di essere dei migranti, in terra straniera: la grandezza del testo di Koltès – prosegue – è che rappresenta una condizione umana che non ha nazionalità. La richiesta che questo uomo compie è la stessa di Amleto o di Edipo: è un individuo che vuole essere uomo, riconosciuto con le sue debolezze, i suoi bisogni e le sue necessità”.

Su una scena scarna e essenziale, costituita esclusivamente da una sedia, Pierfrancesco Favino fa comparire come un prestigiatore storie di donne, di angeli incontrati per caso, di violenza ed estraneità, del bisogno che abbiamo degli altri e della paura che ci fanno. È il mistero dell’incontro tra esseri umani: ci cerchiamo e ci respingiamo, chiediamo aiuto e poi lo rifiutiamo.

“L’atteggiamento etico verso il lavoro è l’impegno a fare in modo che lo spettatore – interviene – sia profondamente coinvolto in ciò che vede sulla scena, che si senta veramente partecipe e non un semplice osservatore. L’uso di un particolare linguaggio in scena, una sorta di dialetto quasi, aiuta a sciogliere una certa letterarietà originaria del testo a vantaggio di un artificiale naturalismo, che però regala umanità al personaggio”.

L’intelaiatura de La notte poco prima delle foreste è un paradigma, il testo è fluente e irto nella sua prosa vertiginosa, aliena da punteggiatura ferma, tutta pervasa di anacoluti e biasimi come un romanzo-pamphlet di Céline.

“Di fronte a questo tipo di scrittura così apparentemente libera – ragiona Favino – priva di punteggiatura o di qualsiasi filo logico, se non quello dell’emotività, vieni come trasportato un po’ da una parte e un po’ dall’altra. Io so che all’interno di me stesso, mentre faccio e dico lo spettacolo, intraprendo un percorso costellato di tappe emozionali, di certi appuntamenti nei quali ogni tanto mi ritrovo e che mi fanno comprendere il punto in cui siamo. È come se improvvisamente – continua – in alcune zone dello spettacolo una parte di me, una parte di quella energia che si crea in scena, mi aiutasse a costruire un’architettura composta da stazioni narrative che si susseguono: una via crucis strana, anche se nel testo, di per sé, non si ritrova questa logica drammaturgica”.

“È una logica puramente esponenziale che riguarda chi sta in scena – precisa Favino – io cambio i movimenti recita dopo recita e le luci mi seguono; il disegno luminoso è dunque mobile: si tratta di una composizione scenica liquida, nel senso che è pronta a cambiare a seconda della relazione che si instaura con lo spettatore, ogni sera, in quel particolare momento. Vorrei che il pubblico si dimenticasse di me – conclude – e si mettesse in ascolto. L’ambizione è inarrivabile, ma sarei felice si creasse qualcosa di simile al miracolo del concerto di Keith Jarrett a Colonia”.

INFO:

Teatro della Pergola, via della Pergola 30, Firenze

055.0763333 – biglietteria@teatrodellapergola.com

Dal lunedì al sabato: 9:30 / 18:30 – domenica chiuso

San Valentino: amori medicei nella Villa di Poggio a Caiano

Sarà la storica Villa Medicea di Poggio a Caiano (PO), teatro della tragica fine dell’amore tra Francesco I de’ Medici e Bianca Cappello, la protagonista della speciale visita pensata per festeggiare San Valentino firmata Enjoy Firenze. La visita, che si terrà domenica 10 febbraio alle 10.00, è a cura di Cooperativa Archeologia, che ogni mese propone un’ampia offerta di percorsi guidati in compagnia di esperti e archeologi alla scoperta dei tesori artistici e architettonici di Firenze e della Toscana.

Inserita fra i beni del patrimonio Unesco dal 2014, la Villa Medicea di Poggio a Caiano fu fatta edificare da Lorenzo de’ Medici su disegno di Giuliano da San Gallo e rappresenta esempio di architettura cinquecentesca. Oltre ad aver ospitato numerose personalità e a essere stata utilizzata come residenza estiva dei Medici, la Villa fu teatro di importanti avvenimenti legati alle relazioni sentimentali della famiglia: era luogo di passaggio obbligato per le nuove spose dei Medici, che vi ricevevano l’omaggio della nobiltà fiorentina prima di recarsi in città. È il caso di Giovanna d’Austria, prima moglie di Francesco I, e di Cristina di Lorena, moglie di Ferdinando I. In questo luogo vennero celebrate, tra le altre, le nozze tra Alessandro de’ Medici e Margherita d’Austria (1536), tra Cosimo I ed Eleonora da Toledo (1539) e tra Francesco I e Bianca Cappello già sua amante (1579).

Bianca Cappello fu una nobildonna veneziana, prima amante e poi moglie del Granduca di Toscana Francesco I de’ Medici, famosa per la sua bellezza e raffinatezza. A soli 15 anni sposò il nobile fiorentino Pietro Bonaventuri. Francesco I, figlio primogenito di Cosimo, fu immediatamente attratto da Bianca e nonostante fosse già sposato con Giovanna d’Austria, sedusse Bianca senza troppi scrupoli, regalandole abiti, gioielli e persino un palazzo, conosciuto ancora oggi come Palazzo di Bianca Cappello, non a caso vicinissimo alla residenza granducale di Palazzo Pitti. Nel Granducato di Toscana Bianca non fu ben vista dalla nobiltà, ancor meno dalla famiglia dei Medici, ma nonostante ciò Francesco decise di sposarla dopo la morte della prima moglie.

Proprio la Villa di Poggio a Caiano fu teatro della tragica fine dell’amore tra Bianca e Francesco, che vi trovarono la morte per cause non pienamente chiarite. I due amanti si spensero l’uno a un giorno di distanza dall’altro, per febbre terzana, anche se la tradizione orale tramandò la diceria che fossero morti per avvelenamento.

san valentino

INFO:

prenotazione obbligatoria  055-5520407 – turismo@archeologia.it.

Programma completo su www.enjoyfirenze.it.

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