Carburanti: maxi evasione, indagini partite da Pescia

Una maxi evasione fiscale da 30 milioni di euro è stata scoperta dalla guardia di finanza di Pistoia e dall’Agenzia delle dogane nel settore della importazione e commercializzazione di carburanti, nell’ambito di un’operazione denominata ‘Gasoline free’.

Diciassette soggetti residenti in Toscana, Campania e Piemonte, che a seguito della maxi evasione scovata dalla Guardia di Finanza sono stati indagati per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di frodi fiscali, hanno ricevuto provvedimenti di misura cautelare: 3 sono in carcere, 3 agli arresti domiciliari e 11 sono sottoposti all’obbligo di dimora.

Sequestrati anche beni per un valore di 20 milioni e 11 società, 8 delle quali risultate fittizie, tutte operanti nel settore dell’importazione e della commercializzazione degli idrocarburi con sede in Toscana, Campania, Lazio ed Emilia Romagna.

Le indagini sono partite da una società di Pescia (Pistoia) considerata “terminale privilegiato” di altre aziende fittizie per evadere l’Iva.

In Toscana crescono le frodi creditizie, 1.315 casi nel 2018

In Toscana sono stati 1.315 i casi di frodi creditizie perpetrate mediante furto di identità nel 2018, in crescita del +1,7% rispetto alla precedente rilevazione, dato che posiziona la regione al 9/o posto della graduatoria nazionale guidata nell’ordine da Campania, Lombardia e Lazio.

Da quanto emerge dai dati presentati nella 28/a edizione dell’ Osservatorio Crif – Mister Credit sui furti di identità e le frodi creditizie, a livello provinciale, il maggior numero di frodi creditizie è stato registrato nella provincia di Firenze, con 281 casi, seguita da Pistoia, con 155, e da Pisa e Livorno, entrambe con 150. Ad Arezzo se ne contano 126, a Grosseto 60, a Massa Carrara 83, a Prato 99, a Siena 82. Gli incrementi più consistenti rispetto alla precedente rilevazione, precisa una nota, riguardano le province di Prato, addirittura con un +47,3%, di Pistoia e Arezzo, entrambe con +29,4% e Livorno, con +18,8%.

Nel 2018 in Italia si sono verificati oltre 27.000 casi di frodi creditizie realizzate mediante furto d’identità, la perdita economica stimata ha superato i 135 milioni di euro con un importo medio pari a circa 5.000 euro. La ripartizione delle frodi per regione di residenza dichiarata al momento della richiesta del finanziamento mostra una maggiore incidenza in Campania (16,5% del totale in Italia), Lombardia (11,6%), Lazio (11,2%) e Sicilia (10,2%), seguite a maggiore distanza da Puglia (7,5%) e Piemonte (6,9%); si tratta delle stesse regioni che anche nel 2017 occupavano i primi posti, ma con la novità del primo posto occupato dalla Campania al posto della Sicilia, che scende in quarta posizione.

Tra le tipologie di finanziamento oggetto di frode, il prestito finalizzato continua ad essere il più diffuso, con un incremento di circa il 28% rispetto alla precedente rilevazione, arrivando a spiegare quasi 3 casi su 4, con un importo medio pari a 6.400 euro. Nell’ambito dei prestiti finalizzati ottenuti in modo fraudolento, il 32,7% dei casi ha per oggetto l’acquisto di elettrodomestici, ma quote rilevanti hanno riguardato anche auto e moto (11,8% del totale), l’arredamento (9,9%), le spese per la casa (9,7%) e gli acquisti di prodotti di elettronica, informatica e telefonia (8,5%).

Casalesi infiltrati nelle pasticcerie: due arresti

La Polizia di Caserta, insieme alla Dia di Bologna, Napoli e Firenze, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dal Gip di Napoli nei confronti di Giuseppe Santoro, 51 anni e Pasquale Fontana, 47, titolari di punti vendita ‘Butterfly’ del settore dolciario, accusati di associazione mafiosa e intestazione fittizia di beni.

L’indagine partì da un conto corrente sospetto segnalato a Bologna nel 2015 e riconducibile a Santoro, considerato un uomo di Zagaria e già in carcere a Secondigliano per altre vicende. E’ emerso che, oltre a ospitare il boss dei Casalesi Michele Zagaria nella propria casa e in quella di familiari, Santoro avrebbe messo a disposizione di affiliati una pasticceria di Casapesenna (Caserta) per la consegna di ‘pizzini’ da destinare al capo clan, durante la latitanza. Inoltre è risultata la presenza dei Casalesi, fazione Zagaria, in settori dell’imprenditoria, e in particolare nelle pasticcerie, con tentativo di infiltrarsi nel tessuto economico-sociale dell’Emilia-Romagna da parte di imprese nate e operanti in Campania.

Gli accertamenti sono passati per competenza alla Dda di Napoli e sono proseguiti nel Casertano, con dichiarazioni anche di collaboratori di giustizia. Sono emersi incontri riservati con Michele Zagaria e con altri affiliati per pianificare le attività del clan. Santoro, inoltre, avrebbe ricevuto un grosso finanziamento da Zagaria, con cui era in società, che gli consentì di estendere l’attività commerciale della Butterfly Srl, aprendo vari punti vendita sul territorio campano e napoletano.

Nei negozi venivano assunti diversi parenti di affiliati al clan, per procurare loro un lavoro apparentemente lecito. Sono state denunciate a piede libero altre otto persone, per intestazione fittizia di beni aggravata dal metodo mafioso. Su delega della Dda, sono state anche sequestrate quote societarie, conti correnti, immobili e auto riferibili agli indagati.

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