Prostituzione gestita fra Romagna e Toscana, 2 arresti

Un terzo uomo indagato associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento della prostituzione, immigrazione irregolare e autoriciclaggio. Sequestri per 400 mila euro

Arrestati per detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio una 40enne e un 50enne. Il marito della donna, sottoposto ad obbligo di dimora a Faenza (Ravenna), un cinquantenne dovrà rispondere, in concorso con gli altri due, di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento della prostituzione, immigrazione irregolare e autoriciclaggio.

Sequestrati, ai fini della definitiva confisca, quattro appartamenti a Castrocaro Terme, Imola e Firenze, alcuni conti correnti e un suv, per un valore stimato attorno ai 400 mila euro. Sequestrati nell’appartamento di Firenze anche 4,5 kg di marijuana che se spacciati al minuto avrebbero reso circa 50 mila euro. E’ l’esito di una complessa operazione della squadra mobile della questura di Forlì, in collaborazione con i colleghi di Firenze, Bologna, Ravenna, Imola e Faenza.

Secondo quanto emerso dalle indagini i tre da circa un decennio affittavano per prostituzione appartamenti in loro possesso. Gli ingenti utili, fra gli otto e i diecimila euro mensili, oltre che per le proprie esigenze, venivano investiti in altri appartamenti per allargare il giro d’affari. Ogni prostituta pagava circa 250 euro alla settimana per il “posto”. E’ stata verificata la presenza contemporanea, e temporanea, di circa dieci donne, provenienti anche da Spagna e sud America. Il terzetto, oltre agli appartamenti, provvedeva alle necessità logistiche e promozionali della ragazze, con opportune inserzioni su siti e riviste specializzate. La droga sequestrata lascia intendere, secondo gli investigatori, un ampliamento dell’attività criminale dei tre.

Prostituzione, presa banda che gestiva 11 case tra Roma e Firenze

Sgominata dai carabinieri di Ostia un’organizzazione criminale dedita al favoreggiamento della prostituzione.

Sei persone sono state denunciate alla Procura della Repubblica di Roma per le quali ne ha già chiesto il rinvio a giudizio: si tratta di 5 uomini, romani, e una donna di origine romena che gestivano il giro di affari di prostituzione, in 11 appartamenti, tutti di proprietà di uno dei componenti dell’organizzazione, dislocati tra Roma e Firenze.

Ognuno all’interno del gruppo aveva un compito ben definito: uno si occupava del check-in, della pulizia e manutenzione degli alloggi nonché della logistica in generale; un altro deteneva la relativa contabilità dei proventi illeciti; un altro ancora ricercava ulteriori donne disposte a prostituirsi, tramite specifici annunci su internet, a cui poter affittare gli appartamenti.

I rimanenti due erano intestatari delle carte prepagate dove confluivano le somme delle locazioni da parte delle donne, che utilizzavano gli appartamenti per le loro prestazioni. Durante le indagini, i carabinieri hanno appurato che l’attività illecita fruttava centinaia e centinaia di euro a settimana, per ogni appartamento utilizzato.

Lucca: sesso in centri massaggio, denunciate titolari

Dietro i massaggi orientali di due centri specializzati di Sant’Anna, popoloso quartiere Ovest di Lucca, si nascondeva un’attività di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, denunciate le due titolari.


É quanto emerso da un’attività di investigazione su siti internet specializzati in ‘escort e massaggi erotici’ condotta dagli uomini della polizia municipale di Lucca che sono intervenuti in due centri massaggio.

Dalle indagini è emerso che i due locali ospitavano una vera e propria attività organizzata di prostituzione che veniva pubblicizzata sulla rete. In entrambi i casi le titolari insieme ai massaggi, proponevano ai clienti prestazioni sessuali. Prima al telefono veniva avviata una vera e propria contrattazione e poi, al momento in cui il cliente si presentava al centro, le stesse titolari si occupavano della riscossione dell’importo richiesto (a seconda della tipologia di massaggio concordata) mentre poi l’incontro effettivo veniva svolto dalle titolari stesse ma anche e soprattutto dalle ragazze che frequentavano per motivi vari gli stessi centri massaggi e che risultavano non essere sempre le stesse.

Pistoia, rito magico per obbligare donne a prostituzione, 2 arresti

Un uomo e una donna, sono stati arrestati dalla polizia di Pistoia per tratta di persone, tentata estorsione, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, reati commessi contro alcune loro connazionali fatte entrare in Italia e successivamente avviate alla prostituzione in alcune città italiane, tra le quali Prato.

I due, di origine nigeriana e residenti in Valdinievole, ora si trovano l’uno in carcere e l’altra con obbligo di dimora. Dalle investigazioni, dirette dal sostituto procuratore Angela Pietroiusti della Dda di Firenze, è emerso che le donne, prima della partenza dalla Nigeria, venivano sottoposte a un particolare rito detto ‘Ju Ju’: al termine venivano praticati alcuni fori alle mani con oggetti appuntiti. Il sangue fuoriuscito veniva poi mischiato ad una sostanza nera con cui si spalmavano le ferite.

Le ragazze  avviate alla prostituzione  arrivavano in Italia attraverso la rotta libica dell’immigrazione clandestina, anche attraversando il mare sui barconi. Una volta in Italia, risultavano debitrici di 35 mila euro che avrebbero dovuto ripagare attraverso l’attività di prostituzione. Solo allora sarebbe stato sciolto il vincolo magico. Inoltre, sempre allo scopo di tenere le ragazze in uno stato di soggezione fisica e psicologica, venivano minacciate le famiglie d’origine in Nigeria. Nel corso delle perquisizioni sono stati rinvenuti confezioni di preservativi e farmaci per procurare l’aborto (una delle prostitute aveva già subito due aborti spontanei).


Riguardo al rito magico, lo ‘Ju Ju’ al quale erano sottoposte e a cui credevano per superstizione e timore di violenze, è stato descritto agli inquirenti da una delle vittime. “Veniva prelevato del materiale organico – ha riferito il dirigente della mobile, Antonio Fusco – e indumenti intimi che poi venivano chiusi in un sacchetto e tenuti di da parte della madame che ha organizzato il viaggio, in più venivano procurate con un oggetto appuntito delle ferite alle mani, fino a farle sanguinare, per poi mischiare questo sangue con una sostanza nera e poi coprire le ferite e infine veniva fatto mangiare l’organo di un animale e poi fatto bere della grappa”.
Le indagini proseguono sui due connazionali aguzzini, Eghosa Odigie, 34 anni, e Omorovbye Joyce Uhunmwuosere, 34 anni, entrambi di Benin City (Nigeria) e abitanti a Buggiano (Pistoia), anche per stabilire quanto vasta fosse la rete di sfruttamento e in che luoghi dell’Italia.

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