Siena, pestaggio in carcere: rinviati a giudizio 5 agenti e medico

La procura di Siena ha chiesto il rinvio a giudizio per cinque agenti di polizia penitenziaria del carcere di San Gimignano, accusati di tortura, e un medico, per omissione di atti di ufficio, e per il prossimo 23 aprile il gup Roberta Malavasi ha fissato l’udienza preliminare al tribunale di Siena.

I sei sono coinvolti nella vicenda del presunto pestaggio a un detenuto che poi, secondo ricostruzioni, venne lasciato svenuto in una cella.

I colpi, secondo quanto ricorda oggi La Nazione nelle pagine senesi, sarebbero stati inferti con pugni e calci in un corridoio del carcere di Ranza, mentre oltre a questi sei indagati, l’inchiesta resta aperta per gli altri indagati, circa una decina. Tra i reati contestati a vario titolo agli agenti penitenziari ci sono quelli di minacce e lesioni aggravate, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale e, appunto, tortura.

Siena: donna morta dopo cesareo, Regione invia commissione esperti

La commissione d’esperti istituita da Regione Toscana, venerdì 28 giugno andrà all’ospedale Santa Maria alle Scotte di Siena per un audit in merito al decesso della donna di 38 anni, avvenuto al policlinico il 14 giugno scorso, in seguito a complicazioni sopraggiunte dopo il parto cesareo d’urgenza effettuato il 29 gennaio scorso. Il pool di esperti analizzerà l’adeguatezza del percorso clinico assistenziale messo in atto dagli operatori delle Scotte.

L’attività di questo audit sarà coordinata dal Centro regionale gestione rischio clinico (GRC), che ha individuato i quattro esperti: il professor Carlo Dani, neonatologo, Università di Firenze, auditor GRC; il professor Federico Mecacci, ginecologo, Università di Firenze, gruppo regionale ostetricia e ginecologia; il dottor Armando Cuttano, neonatologo, Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana, comitato scientifico GRC; il dottor Gian Luca Bracco, ginecologo, Asl Toscana nord ovest.

All’assessore regionale alla sanità era stata richiesta un’apposita commissione di esperti dalla stessa direzione dell’ Azienda ospedaliero universitaria senese “per analizzare il comportamento dell’ospedale” e “in un’ottica di totale trasparenza” quale “ulteriore strumento di analisi” spiega in una nota l’ospedale “per ricostruire i diversi eventi che hanno caratterizzato il complesso percorso clinico-assistenziale della paziente”.

La donna è morta nel reparto di terapia intensiva delle Scotte dove si trovava in coma farmacologico, in seguito alle complicazioni sopraggiunte dopo il parto cesareo d’urgenza.
Il decesso è avvenuto all’ospedale di Siena lo scorso 14 giugno ma la donna era ricoverata dal 29 gennaio, quando aveva partorito una bambina che gode di ottima salute.

Il marito della donna il giorno dopo il decesso ha presentato esposto ai carabinieri di Siena per far luce sulla vicenda e capire se il parto cesareo d’urgenza poteva essere evitato con uno programmato. Anche una specialista, infatti, si legge sul quotidiano, avrebbe consigliato alla coppia di seguire questa strada prima che alle Scotte venisse dissuasa. La Procura di Siena segue il caso e il pm Valentina Magnini potrebbe disporre l’autopsia sul corpo della donna.

Siena: donna muore in ospedale dopo cesareo urgenza, esposto marito

Una donna di 38 anni è morta nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Siena dove era stata ricoverata dopo aver partorito una bimba con un cesareo d’urgenza a seguito di alcune complicazioni.

La donna è deceduta all’ospedale di Siena lo scorso 14 giugno ma era ricoverata dal 29 gennaio, quando aveva partorito una bambina che gode di ottima salute: da alcune settimane si trovava in coma farmacologico come riferisce oggi il quotidiano La Nazione.

Il marito della donna il giorno dopo il decesso ha presentato esposto ai carabinieri di Siena per far luce sulla vicenda e capire se il parto cesareo d’urgenza poteva essere evitato con uno programmato. Anche una specialista, infatti, si legge sul quotidiano, avrebbe consigliato alla coppia di seguire questa strada prima che alle Scotte venisse dissuasa. La Procura di Siena segue il caso e il pm Valentina Magnini potrebbe disporre l’autopsia sul corpo della donna.

Bus ribaltato: autista indagato per omicidio stradale e lesioni

La procura di Siena ha aperto un fascicolo d’indagine a carico dell’autista del pullman ribaltatosi sulla Siena-Firenze. L’uomo è un 35enne di Castrovillari (Cosenza) titolare dell’azienda di noleggio autobus per turisti, era alla guida in sostituzione di un collega che aveva bisogno di riposare.

Gli inquirenti stanno effettuando accertamenti per ricostruire la dinamica dell’incidente nel quale ha perso la vita una donna di 40 anni. La procura ha anche affidato un incarico peritale per condurre verifiche sul guard rail e sull’assetto infrastrutturale della superstrada. Da quanto emerge, inoltre, la polizia stradale non avrebbe rilevato segni di frenata.

L’autista alla guida del pullman ribaltatosi questa mattina sulla superstrada Firenze-Siena all’altezza di Monteriggioni, “era venuto in sostituzione di un suo dipendente che aveva bisogno di riposare”. Lo dice un collega del conducente parlando con i giornalisti sul luogo dell’incidente. Il collega dell’autista indagato si è messo in contatto telefonico con lui dopo l’incidente: “Mi ha solo detto ‘Sono andato giù, sono andato giù'”. Riguardo alla sostituzione “lo ha raggiunto a Roma l’altro ieri per dargli il cambio – prosegue il racconto – perché il suo dipendente doveva rientrare a casa per fare le 48 ore di riposo” previste, ha aggiunto il collega. “Ero con lui fino alle 22.30 di ieri – ha spiegato -, abbiamo finito il turno alle 21.30 e abbiamo cenato in un locale a Montecatini Terme con kebab e Coca Cola”. Riguardo al pullman il testimone afferma che “è una macchina nuova da 400mila euro e gommata nuova”. I giornalisti gli chiedevano se l’autobus avesse dato in precedenza segnali di problemi meccanici.

L’autista è stato interrogato in questura a Siena nel primo pomeriggio. L’uomo, sotto shock, è stato anche sottoposto ad accertamenti tossicologici. Il suo telefono cellulare, dagli ultimi aggiornamenti, risulterebbe ancora dentro l’autobus e una volta recuperato sarà posto sotto sequestro.
Intanto, dal mezzo è stato estratto anche il cronotachigrafo.

Certaldo: usuraio minaccia di dare fuoco a vittima, denunciato

Certaldo, aveva prestato 8mila euro a un uomo in difficoltà economiche arrivando a chiedergli indietro fino a 50mila euro e minacciandolo di dargli fuoco per ottenere il denaro. Nei mesi l’uomo, che lavora in un’azienda nel territorio di San Gimignano (Siena), aveva più volte dato soldi al suo estorsore, ricevendo in cambio minacce e pretese di ulteriore liquidità.

Un 45enne italiano, originario di Napoli e residente a Castelfiorentino (Firenze), è stato denunciato dai carabinieri di Certaldo (Firenze) per estorsione e usura per fatti avvenuti nel 2016, oltre che oggetto di una misura di obbligo di dimora nelle ore notturne.

Il 45enne, secondo una ricostruzione dei fatti, avrebbe prima chiesto 11 mila, e poi alzato sempre più la posta fino a pretendere 50 mila euro.

Nel corso dei mesi la vittima era anche fuggita di casa con la famiglia per paura di ritorsioni, venendo comunque rintracciata e minacciata. I militari, assieme alla Procura di Siena, sono arrivati adesso a ricostruire i fatti grazie a una serie di intercettazioni, appostamenti e testimonianze raccolte.

Anziani aggrediti e percossi di notte in casa

In carcere sono finiti  due ventenni e un diciasettenne di origine albanese, che da mesi erano ospiti di una casa parrocchiale nel senese destinata all’accoglienza dei bisognosi.

Lunedì notte, mentre due anziani coniugi si trovavano tranquillamente a letto nella loro abitazione di Monteriggioni (Siena), i tre giovani  forzando una porta-finestra posta sul retro, sono riusciti a introdursi all’interno della loro casa, immobilizzando i due malcapitati nel sonno. Una volta all’interno, i rapinatori si sono divisi i compiti: due hanno immobilizzato sul letto il marito, 83 anni, e la moglie, 81 anni, e il terzo ha iniziato a cercare denaro e altri oggetti preziosi nei cassetti.

Da un primo sopralluogo, è emerso che i rapinatori in fuga avevano lasciato un rotolo di nastro adesivo trasparente con il quale avrebbero in caso di necessità legato i polsi degli anziani e allo stesso tempo avevano tagliato il filo del telefono al fine di isolare l’abitazione. Le indagini nell’arco di alcune ore si concentravano nei confronti di tre uomini ospiti da tempo della casa parrocchiale di Monteriggioni gestita dal parroco. I tre sospettati sono stati fermati nella serata successiva nel momento in cui facevano rientro da Firenze a bordo dell’autobus di linea. Successivamente uno dei rapinatori ha ammesso le proprie responsabilità, seguito a breve distanza dagli altri due.

L’inattesa reazione dei coniugi, con grida d’aiuto e gesti disperati per liberarsi dalla presa dei rapinatori, ha probabilmente colto di sorpresa i malviventi i quali, dopo una rapida ricerca nei cassetti della camera da letto, hanno preso le chiavi dell’auto dei pensionati lasciate sopra un mobile e sono fuggiti, non prima di aver letteralmente strappato una catenina in oro dal collo dell’uomo e avergli sfilato con forza l’orologio, ferendolo. Successivamente, dopo che i rapinatori si erano allontanati, i coniugi sono stati raggiunti da una vicina di casa richiamata dalle grida d’aiuto dei coniugi. La donna ha prestato i primi soccorsi e ha richiesto l’intervento dei carabinieri. Le indagini condotte dalla compagnia dei carabinieri di Poggibonsi, con la stazione di Monteriggioni e il nucleo operativo e radiomobile, sono scattate immediatamente, con i rilievi tecnici per il repertamento di eventuali tracce e impronte, nonché la raccolta delle testimonianze delle vittime, necessarie per ricostruire l’accaduto.

I successivi accertamenti effettuati sotto la direzione e il coordinamento del pm della Procura di Siena, Nicola Marini, hanno consentito di recuperare l’intera refurtiva sottratta alle vittime. I tre sono stati sottoposti a fermo convalidato dal Tribunale di Siena e dal Tribunale per i minori di Firenze, che hanno disposto la custodia cautelare in carcere.

I tre stranieri, tutti di origine albanese, età 17, 20 e 21 anni, arrestati con l’accusa di essere gli autori della rapina a due anziani coniugi nella loro abitazione a Monteriggioni (Siena), conoscevano bene la casa della coppia: in precedenza c’erano stati quattro volte come volontari mandati dalla parrocchia per servizi di assistenza a marito e moglie. E’ quanto è stato spiegato nel corso della conferenza stampa sulle indagini, coordinate dal pm Nicola Marini e condotte dai carabinieri.

I due fermati maggiorenni erano ospitati da alcuni mesi, il minorenne solo da uno, nella parrocchia di Castellina Scalo a Monteriggioni. E’ stata proprio la precisione con cui i rapinatori hanno individuato il garage delle vittime, da dove hanno preso l’auto per la fuga, tra i numerosi presenti vicino all’abitazione, ad insospettire i carabinieri. La vettura è stata poi ritrovata a Firenze mentre i tre sono stati fermati mentre, a bordo di un bus di linea, facevano rientro a Castellina Scalo. A seguito di perquisizione la refurtiva è stata ritrovata sotterrata in un giardino limitrofo alla parrocchia, coperta da un cumulo di foglie secche. Agli inquirenti che chiedevano i motivi della rapina, i tre avrebbero risposto che avevano bisogno di soldi per poter tornare in Albania.

Decisivi, durante le indagini durate meno di 24 ore, sono stati i filmati delle telecamere di videosorveglianza comunale: i malviventi, uscendo di notte dalla parrocchia per andare a compiere la rapina, si erano premuniti di girare la telecamera di sicurezza presente in parrocchia proprio per non essere ripresi.

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