Corpo carbonizzato a Pistoia: ipotesi è omicidio

Corpo carbonizzato a Pistoia – L’autopsia fa scattare l’ipotesi di omicidio per la morte di un 57enne, Alessio Cini, tecnico tessile originario di Prato, il cui cadavere è stato trovato semicarbonizzato la mattina dell’8 gennaio davanti alla sua abitazione nella campagna di Agliana (Pistoia). L’autopsia è stata effettuata ieri e secondo quanto si apprende sulla testa e sul corpo ci sarebbero traumi che fanno pensare ad un’azione violenta tale da causare la morte.

La Procura di Pistoia ha aperto un fascicolo per omicidio volontario, al momento a carico di ignoti, per la morte di Alessio Cini, operaio di 57 anni originario di Prato e residente ad Agliana (Pistoia). Il suo cadavere parzialmente carbonizzato è stato trovato nelle prime ore di lunedì scorso nel giardino della villetta bifamiliare in cui risiedeva, in località la Ferruccia. Accanto al suo corpo non sono state trovate nè taniche di liquido infiammabile, nè accendini, nessun innesco che potesse avvalorare l’ipotesi del suicidio.

La prima ipotesi che l’uomo potesse essersi tolto la vita è stata accantonata dopo i risultati dell’autopsia eseguita nel pomeriggio di martedì 9 gennaio: i medici legali hanno trovato segni di un trauma alla testa e in altre parti del corpo. Le fiamme potrebbero essere state il tentativo di mascherare il delitto. E’ stato un vicino di casa, attorno alle 6.30 dell’8 gennaio, a dare l’allarme al 112: aveva visto del fumo e del fuoco e aveva pensato a un incendio. Poco dopo, invece, i vigili del fuoco hanno trovato il corpo di Cini semicarbonizzato. Accanto a lui è accorsa la figlia adolescente. Secondo quanto è stato ricostruito dagli investigatori dei carabinieri, Cini sarebbe probabilmente uscito dalla sua villetta nel cuore della notte, indossando abiti da casa. Ma non è chiaro ancora il motivo. Per questo gli investigatori stanno passando al setaccio anche il suo cellulare alla ricerca di indizi e sono stati ascoltati i residenti nella zona e la cerchia delle sue amicizie.

Ndrangheta: confisca da 1,9 mln a commercialista Pistoia

Il commercialista di Pistoia per inquirenti è ritenuto in contatto con ‘ndrangheta. Corte di appello conferma confisca beni

La corte di appello di Firenze ha confermato la confisca di beni per 1,9 milioni di euro equivalenti a carico del commercialista Ignazio Ferrante, originario di Reggio Calabria ma da tempo residente nel Pistoiese, ritenuto dagli investigatori in contatto con cosche della ‘ndrangheta. Respinto l’appello dei legali del professionista.

I beni oggetto della confisca sono quelli sequestrati nel 2017 dalla guardia di finanza, tra cui 10 fabbricati e sei complessi aziendali. Secondo quanto spiegato dalla Gdf, le indagini patrimoniali che portarono ai sequestri, svolte dal nucleo di polizia economico-finanziaria di Pistoia sotto la direzione della procura di Firenze, trassero spunto dalla condanna definitiva per associazione di tipo mafioso del commercialista e dagli esiti delle indagini penali condotte dalla procura di Pistoia, nei confronti di Ferrante e di altre decine di soggetti, indagati per i reati di associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, riciclaggio, intestazione fittizia di beni e truffe.

Sempre secondo le fiamme gialle, Ferrante era a capo di un sodalizio criminale attivo a Pistoia dedito al riciclaggio di denaro sporco proveniente da illeciti connesse a reati come usura, bancarotta fraudolenta, esercizio abusivo del credito, e contro il patrimonio. Le indagini hanno fatto emergere una fitta rete di attività commerciali, beni mobili ed immobili, ubicati nelle province di Pistoia e Firenze, intestati a prestanome. Un patrimonio, commentano gli investigatori, che non ha trovato adeguata giustificazione nei redditi ufficialmente percepiti nè dal commercialista, nè da parte degli intestatari

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