Corruzione: 15 indagati a Lucca, chiusa inchiesta su protesi. D’Amato: “Danni a sanità Lazio” 

La procura di Lucca ha chiuso un’inchiesta su una presunta corruzione in ambito sanitario, legata all’impianto di protesi ortopediche. L’avviso di conclusione delle indagini è stato notificato a 15 soggetti e a 4 persone giuridiche. “Stiamo verificando con l’avvocatura regionale la possibilità di costituirci come parte civile per i danni subiti dal Sistema sanitario regionale del Lazio”. Queste sono le parole dell’Assessore alla Sanità e l’Integrazione Sociosanitaria della Regione Lazio, Alessio D’Amato.

E’ stata esaminata la documentazione e le comunicazioni informatiche acquisite due anni fa dopo perquisizioni effettuate tra Toscana e Lazio, relative a “interventi posti a carico del Servizio sanitario nazionale per l’impianto di centinaia di protesi ortopediche nella clinica lucchese”.
Tra i 15 sogetti e le 4 persone giuridiche, sono presenti 7 medici chirurgici dell’area laziale, i responsabili della società romagnola che si occupa della commercializzazione in Italia delle protesi ortopediche” della multinazionale francese Ceraver e il rappresentante legale della società che, con un contratto di affitto, gestisce la clinica ‘M.D.Barbantini’ di Lucca”.
La Guardia di finanza lucchese, si spiega in una nota, avrebbe accertato “che la società romagnola, e per essa il suo responsabile commerciale, in cambio dell’utilizzo esclusivo” delle protesi francesi, “induceva i medici ortopedici operanti nel Lazio ad eseguire interventi” nei confronti dei loro  pazienti laziali presso la clinica lucchese. Ciò con l’ausilio di suoi collaboratori e con l’approvazione dei vertici aziendali. Trattandosi di interventi ad ‘alta complessità’ effettuati su pazienti extra-regionali, “potevano gravare sul bilancio della Regione Toscana senza alcuna limitazione”.
Per gli inquirenti, “il responsabile commerciale della società”, riusciva così ad “incrementare il fatturato societario ed i compensi personali, anche sotto forma di provvigioni erogate dalla casa di cura per ogni protesi acquistata”. Al tempo stessi però i medici laziali moltiplicavano le loro opportunità di lavoro e di guadagno, riuscendo ad ottenere compensi più elevati dalla clinica. Agli stessi medici sarebbero stati anche offerti dalla ‘Ceraver’ servizi e benefit (a seconda dei casi: viaggi, personal computer e rimborsi spese per convegni), alcuni dei quali proprio in corrispondenza degli interventi chirurgici. Queste pratiche facevano sì che sarebbero state impiantate solo protesi della ‘Ceraver’.
La casa di cura avrebbe inoltre tratto rilevanti vantaggi economici anche grazie all’erogazione di prestazioni sanitarie, puntualmente rimborsate dall’Erario, anche a favore di pazienti extra-regionali. Ai beneficiari di questi servizi, sono stati contestati vantaggi economici, ottenuti a vario titolo, per circa 1,5 milioni di euro.
“Dall’inchiesta emerge che sette medici chirurghi operanti nel Lazio portavano i pazienti laziali a Lucca per eseguire interventi chirurgici. Tutto ciò a danno del saldo della mobilità passiva regionale. Stiamo verificando con l’avvocatura regionale la possibilità di costituirci come parte civile per i danni subiti dal Sistema sanitario regionale del Lazio”, ha dichiarato l’Assessore alla Sanità e l’Integrazione Sociosanitaria della Regione Lazio, Alessio D’Amato.

Droga pagata con bitcoin e nascosta tra giocattoli

Lucca: pagavano la droga in bitcoin tramite accordi in rete e la trasportavano dentro scatole di giocattoli. E’ il traffico di stupefacenti scoperto dai carabinieri di Lucca, in collaborazione con il reparto territoriale di Olbia e il nucleo cinofili di Firenze, un’operazione che ha portato all’arresto di tre uomini.

Ecstasy, cocaina, chetamina, metadone, Lsd, nbome, hashish e marjuana in grandi quantitativi. Secondo i Carabinieri sono queste droga trafficata attraverso una rete di ucraini all’estero che si collegavano in internet con referenti in Olanda, Germania, Italia e nel paese d’origine, tra 2017 e 2018.

Gli accordi sul traffico si prendevano sul Darknet, il web nascosto usato per traffici illeciti, pagando in criptovalute come i bitcoin, un sistema per svolgere transazini nell’anonimato.

Le indagini, coordinate prima dalla procura di Lucca poi dalla Direzione distrettuale antimafia di Firenze sono scaturite da un primo sequestro di 690 pasticche di ecstasy avvenuto all’aeroporto di Francoforte. Nel corso della stessa operazione sono state poi trovate e sequestrate 10.000 pasticche di exctasy, mezzo chilo di cocaina e altre sostanze come chetamina e Lsd. Praticamente uno dei più grossi quantitativi di ecstasy sequestrati degli ultimi anni, dato che, per fare un esempio, in Italia non se ne sequestrano più di 10-12 chili all’anno.

I narcotrafficanti erano capaci di occultare i prodotti riproducendo fedelmente le confezioni originali di prodotti esistenti sul mercato come integratori, prodotti alimentari e perfino scatole di giochi per bambini. Gli imballaggi viaggiavano poi con ditte di spedizione regolari assieme a merce normale.

La svolta è arrivata a novembre 2018, con l’arresto di un 27enne ucraino, domiciliato a Lucca. I Cc lo hanno colto mentre ritirava un pacco con 5.000 pasticche di ecstasy e 300 grammi di cocaina presso una ditta di spedizioni. L’arresto ha consentito di ricostruire la rete e identificare i componenti della banda costituita da connazionali dimoranti in parte a Lucca, i quali avevano referenti in Olanda e Germania da dove partivano le spedizioni, altri in Ucraina dove erano localizzati i destinatari finali delle sostanze.

Uno di questi è stato rintracciato e catturato dai carabinieri di Olbia al porto turistico, su una grossa imbarcazione, un altro è stato catturato a Lucca mentre al terzo la misura è stata notificata in carcere perché già detenuto.

Lucca: condannato per violenza sessuale, ricercato dal 2016 arrestato a Bruxelles

Un 26enne è stato arrestato in Belgio su un ordine di esecuzione emesso dalla Procura di Lucca a seguito di un’indagine condotta dalla Polizia di Stato. Il giovane deve scontare 5 anni di carcere per una violenza sessuale consumata a Lucca nel 2012 ai danni di una ragazza diciassettenne.

All’epoca l’indagine, condotta dalla Sezione Reati contro la persona della Squadra Mobile, dimostrò che il ragazzo di origine marocchina, amico del fidanzato della minorenne, aveva contattato la vittima e le aveva dato un appuntamento con la scusa di parlare della precedente relazione della ragazza; la convinse a seguirlo in una passeggiata nel bosco, e dopo averla attirata in un capanno, la violentò. Il giovane è stato condannato in via definitiva con sentenza della Corte d’Appello di Firenze nel 2016. Dal giorno in cui la sentenza è diventata definitiva e, dunque, esecutiva,  non è più stato reperibile, rendendosi latitante.

La Squadra Mobile di Lucca ha così avviato le ricerche che hanno permesso di localizzare il 26enne in Belgio e, precisamente, a Bruxelles, dove lavorava come corriere per una ditta di trasporti. L’arrestato è giunto in Italia scortato da personale dell’Interpol a cui è stato consegnato dalla Polizia belga. Il 26enne è stato trasferito nel carcere romano di Rebibbia per scontare la condanna.

Ciclismo: inchiesta doping, Scaramelli “La Regione si costituisca parte civile”

Mozione del  presidente della commissione Sanità e Sport : “La Toscana è terra simbolo della passione per le due ruote e deve restare libera dal doping”

“La Toscana  tenga alta la propria immagine di terra che ama il ciclismo, da sempre regione-culla delle due ruote”. Sono le parole del presidente della commissione sanità e Sport in Regione Stefano Scaramelli (Pd) che propone la costituzione di parte civile da parte della Regione nell’eventuale procedimento penale per doping, a seguito dell’inchiesta coordinata dalla procura di Lucca che sta sconvolgendo il mondo del ciclismo.

“La Toscana – commenta il presidente Scaramelli-  è terra di ciclismo, eroico e non solo. La passione per le due ruote si tramanda da generazioni, da quando le strade, pur bianche, nell’arrampicarsi nei sali scendi delle nostre colline hanno appassionato alla fatica e al sudore generazioni su generazioni. Sono oltre 23000 gli amanti delle due ruote toscani, appassionanti dello scorrere silenzioso dei loro copertoni lungo gli asfalti o innamorati del rumore campestre di ruote robuste che li trasportano nelle nostre campagne” Ed è proprio in nome di questa passione che Scaramelli, come presidente della commissione Sanità Sociale e Sport,  sta predisponendo in queste ore una mozione con cui chiederà appunto che “la Toscana si costituisca parte civile in un eventuale procedimento penale per doping  a seguito dell’inchiesta in cui è coinvolto il mondo del ciclismo dei dilettanti toscani”. “Come Regione – precisa Scaramelli- non ci compete capire o scoprire di chi sono le colpe; a noi compete tenere alta l’immagine di una Regione che insegna ai propri figli che i risultati, i successi o gli insuccessi, vanno conquistati con la fatica e con il sudore senza ricorrere a scorciatoie pericolose per la salute e l’integrità fisica. La Toscana è terra di ciclismo e deve restare terra libera dal doping!”.

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