Denuncia violenza carabinieri: gup dispone perizia su telefonate ragazze

Il gup Fabio Frangini ha disposto una perizia sulle telefonate intercettate alle ragazze americane che il 7 settembre 2017 denunciarono di esser state violentate dai carabinieri Marco Camuffo e Pietro Costa dopo averle riaccompagnate a casa con l’auto di servizio da una discoteca a Firenze.

I difensori dei carabinieri hanno chiesto la perizia su conversazioni telefoniche che le ragazze tennero fra di loro, coi genitori e con altri. Sono in tutto nove le telefonate ritenute di interesse nel procedimento in corso, che ora è nella fase dell’udienza preliminare, con la richiesta di processo per i due militari per violenza sessuale.

Secondo quanto emerge, dopo esser state interrogate, alle ragazze furono messi i cellulari sotto controllo. Il giudice ha disposto che l”interprete deve depositare la perizia entro il prossimo 5 ottobre. Tra le indicazioni, il perito deve tradurre le conversazioni dall’inglese e trascriverle in italiano

Firenze, caso ragazze americane violentate da carabinieri: pm contesta, agito con violenza

Si aggrava la posizione di Pietro Costa, uno dei due carabinieri, poi destituiti, imputati per il caso delle due studentesse americane che a settembre scorso denunciarono di essere state violentate dai due militari.

In occasione oggi dell’udienza preliminare il pm Ornella Galeotti gli ha contestato, come già aveva fatto per Marco Camuffo, l’altro dei due carabinieri, di aver agito con violenza e non solo approfittando delle condizioni psicofisiche della vittima, a cui fu riscontrato un alto tasso alcolemico.

Sempre oggi la difesa di Marco Camuffo ha chiesto il rito abbreviato.

Per Costa l’accusa finora era stata di aver approfittato dello stato in cui si trovava la giovane.

Ma stamani l’avvocato di parte civile Gabriele Zanobini ha depositato il parere di un medico legale e di un ginecologo che certificano lesioni incompatibili con l’accondiscendenza della studentessa.

Il gup Fabio Frangini ha poi ammesso la costituzione di parte civile delle due ragazze, dei genitori di una delle due studentesse e del Comune di Firenze.

Il giudice ha fissato quindi un’udienza il 19 luglio per affidare una perizia sulle intercettazioni mentre l’udienza preliminare vera e propria riprenderà l’11 ottobre.

Carabinieri licenziati dall’Arma, ora rinviati a giudizio

La procura di Firenze ha chiesto il rinvio a giudizio di Marco Camuffo e Pietro Costa, i due carabinieri accusati di aver violentato due studentesse americane di 20 e 21 anni a Firenze la notte del 7 settembre scorso, dopo averle riaccompagnate a casa con l’auto di servizio.

Nel frattempo, pochi giorni fa è avvenuto il licenziamento dall’Arma dei Carabinieri per i due militari.

Il Comando generale ha deciso infatti, al termine di un procedimento disciplinare, la perdita del grado e la destituzione dall’Arma dei carabinieri per l’appuntato Marco Camuffo e il carabiniere scelto Pietro Costa.

In concreto, cessa il loro rapporto di lavoro col ministero della Difesa, mentre sulla vicenda sono in corso un procedimento penale per violenza sessuale presso il tribunale di Firenze e un altro per reati militari presso il tribunale militare.

Mentre le procedure penali sono alle prime battute, l’Arma in questo caso è stata più veloce, ed ha notificato infatti ai i due carabinieri , dopo averli convocati in caserma, il provvedimento scritto, firmato da un generale.

Camuffo e Costa erano già sospesi dal servizio e tenuti a metà stipendio, ma adesso sono formalmente fuori dai ranghi, la decisione dell’Arma, si ricostruisce da fonti legali, è basata sulle gravi accuse che risultano da informative e indizi che lo stesso comando avrebbe ricevuto via via nei mesi scorsi sia dalla procura di Firenze, sia dal procuratore militare.

Anche in assenza di una sentenza di un tribunale, la sola, pesante accusa di aver violentato le due giovani americane a Firenze e trasgredito ai regolamenti militari sarebbe motivo sufficiente per la destituzione.

Ma l’avvocato Giorgio Carta, uno dei difensori di Costa, annuncia battaglia: “Costa e Camuffo hanno ammesso il rapporto sessuale consenziente con le ragazze, ma non sono degli stupratori. Sono certo che verrà dimostrata la loro innocenza nel processo penale e allora chiederemo la loro riammissione nell’Arma”. Inoltre, “valutiamo anche se fare ricorso al Tar contro questo provvedimento”, ha aggiunto il legale, facendo poi notare che “il Comando generale sembra aver avuto una certa fretta ad irrogare la sanzione nei confronti dei due militari”, “forse ha risentito della pressione mediatica” sulla vicenda.

“Certo, nella decisione disciplinare – ha proseguito – ha pesato per entrambi l’aver avuto rapporti sessuali in servizio con le due americane. Ma nessuno ha stuprato nessuno” e comunque “in questo modo la presunzione d’innocenza non è rispettata perché ancora non c’è stato alcun processo”.

Firenze, PM militare chiude indagine su CC accusati stupro: 2 ipotesi reato

La procura militare di Roma ha chiuso le indagini sui due carabinieri accusati di aver violentato due studentesse americane, nella notte tra il 6 e il 7 settembre scorsi, a Firenze, e si appresta a chiedere il loro rinvio a giudizio per violata consegna e peculato.

L’indagine  del procuratore De Paolis, il “cacciatore di nazisti”, e del sostituto procuratore Antonella Masala, si è svolta in tempi brevi, anche se sono state acquisite le testimonianze di decine di persone. Nell’avviso di conclusione indagini – che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio – i reati contestati al carabiniere scelto Pietro Costa e all’ appuntato scelto Marco Camuffo sono quelli di concorso in violata consegna continuata e aggravata e di concorso in peculato militare aggravato. Il primo reato, in particolare, riguarda una serie di violazioni contestate ai due carabinieri: l’aver fatto salire a bordo dell’auto di servizio le due studentesse “senza autorizzazione alcuna, in assenza di ragioni di servizio e senza comunicare alcunché alla centrale operativa”; l’aver “sostato all’interno di un privato edificio” (quello dove sarebbe avvenuta la violenza – ndr) “in assenza di esigenze di servizio e per fini meramente privati, per circa mezzora, lasciando l’autovettura incustodita sulla pubblica via con all’interno le armi lunghe”; l’aver modificato “arbitrariamente” l’itinerario previsto nel loro ordine di servizio (nel quale nulla è stato annotato), portandosi in un settore di competenza di un’altra forza di polizia. Inoltre, sempre secondo il capo di imputazione, i due carabinieri avrebbero violato con la loro condotta una serie di disposizioni che disciplinano lo “svolgimento dei servizi esterni automontati”. Per quanto riguarda, invece, il reato di peculato militare, questo si sarebbe concretizzato – secondo l’accusa – nell’essersi appropriati dell’autovettura di servizio “effettuando il tragitto da Piazzale Michelangelo a Borgo Santi Apostoli per fini diversi da quelli istituzionali e comunque non consentiti”.

Due reati militari, perché l’ufficio del procuratore Marco De Paolis solo di questi si è interessato: ad indagare sulla violenza sessuale denunciata dalle due ragazze è invece la procura ordinaria di Firenze che, dopo aver sentito per una giornata intera, il 22 novembre scorso, le presunte vittime dello stupro, che hanno confermato di aver subito gli abusi, si accinge a sua volta a chiudere l’inchiesta.

 

Carabinieri accusati di stupro: oggi incidente probatorio ‘protetto’ per studentesse Usa

Sono tornate a Firenze per essere interrogate stamani dal gip Mario Profeta, le due studentesse americane che il settembre scorso denunciarono due carabinieri per violenza sessuale.

Gli interrogatori si tengono con modalità protetta dentro l’aula bunker di Firenze dove le due ragazze americane sono già arrivate accompagnate dai loro avvocati entrando da un ingresso secondario.

Presenti nella struttura anche i due militari accusati della violenza sessuale, l’appuntato Marco Camuffo e il carabiniere scelto Pietro Costa, entrambi accompagnati dai loro difensori. Secondo la modalità protetta, utilizzata in quest’incidente probatorio, il giudice Profeta le sentirà con l’ausilio di un interprete in una stanza separata dove non ci sono altre persone, mentre tutti gli altri presenti nell’aula bunker, pm, difensori e i due carabinieri indagati potranno assistere all’interrogatorio tramite sistema audio video.

Gli avvocati non possono intervenire mentre il giudice rivolge domande alle due ragazze americane, tuttavia possono proporre allo stesso gip proprie domande. A questo proposito, arrivando all’aula bunker, uno dei difensori dei militari, l’avvocato Giorgio Carta, che difende il carabiniere Pietro Costa, ha detto ai giornalisti di aver consegnato preliminarmente al giudice Profeta “250 domande da fare a ciascuna studentessa”.

Non è detto però, che il giudice effettivamente assecondi l’intera richiesta del difensore di Costa potendo decidere in autonomia quali domande siano pertinenti a determinare i fatti e quali no. Quando i due militari sono arrivati all”aula bunker anche loro sono stati fatti entrare da un ingresso secondario differente da quello utilizzato per far accedere le due studentesse.

Exit mobile version