Bomba Firenze, Anarchici: “Assolvere, fatto non commesso”

Le difese hanno chiesto l’assoluzione per i quattro anarchici accusati del tentato omicidio dell’artificiere della polizia di Stato Mario Vece, rimasto gravemente ferito la notte di Capodanno del 2017 dall’esplosione di un ordigno artigianale davanti alla libreria il Bargello di Firenze, vicina a Casapound.

La richiesta è stata avanzata da legali degli anarchici, nelle arringhe tenute al processo in corso a Firenze che vede imputati in tutto 28 esponenti di area anarchica per vari episodi avvenuti tra il 2015 e il 2017 nel capoluogo toscano. Altri 11 anarchici, indagati nell’ambito dell’inchiesta, erano stati prosciolti in sede di udienza preliminare.

L’avvocato Eugenio Losco, difensore di Pierloreto Fallanca, ha chiesto per il suo assistito l’assoluzione ‘per non aver commesso il fatto’ e in subordine la derubricazione del reato di tentato omicidio a quello di lesioni dolose gravissime. Gli avvocati Sauro Poli e Fabio Sommovigo, difensori di Giovanni Ghezzi, Salvatore Vespertino e Nicola Almerigogna, hanno chiesto anche loro l’assoluzione ‘per non aver commesso il fatto’ per i loro assistiti, e in seconda istanza la derubricazione del reato di tentato omicidio in quello di lesioni colpose.

Nella requisitoria davanti alla corte di assise di Firenze, presidente Gaetano Magnelli, il pm Filippo Focardi aveva chiesto 11 anni di reclusione per Giovanni Ghezzi, 10 anni e 6 mesi per Pierloreto Fallanca e 10 anni per Salvatore Vespertino e Nicola Almerigogna, più una serie di altre condanne per gli altri imputati e a vario titolo per reati diversi dal tentato omicidio. Sentenza prevista per il 22 luglio.

Bomba Firenze, chieste condanne fino a 11 anni

I pm Filippo Focardi e Beatrice Giunti hanno chiesto condanne fino a 11 anni nel processo a carico di 39 anarchici imputati a Firenze per vari episodi tra cui, il più grave, il tentato omicidio dell’artificiere della polizia di Stato Mario Vece, rimasto ferito gravemente a causa dello scoppio di un ordigno posizionato la notte del Capodanno 2017 alla libreria il Bargello, vicina a CasaPound.

Le condanne maggiori sono state chieste proprio per i quattro anarchici accusati di tentato omicidio per l’episodio di Capodanno: 10 anni di reclusione per Salvatore Vespertino, 11 per Giovanni Ghezzi, 10 anni e mezzo per Pierloreto Fallanca e 10 anni per Salvatore Almerigogna.
“La mattina dell’1 gennaio 2017 il mondo giudiziario fiorentino si è svegliato col rumore di una bomba”, ha affermato il pm Filippo Focardi nella sua requisitoria sottolineando che “si tratta della prima bomba piazzata a Firenze nel Dopoguerra, se si esclude l’autobomba dei Georgofili”. Nel suo intervento il pm Focardi ha ripercorso alcuni episodi antecedenti rispetto al Capodanno 2017, anche questi contestati nell’ambito del processo, tra cui il lancio di molotov contro una caserma dei carabinieri a Rovezzano e l’esplosione, sempre in precedenza, di una bomba carta contro la saracinesca della libreria il Bargello, quando questa di trovava in una sede diversa da quella colpita a Capodanno.
“Episodi – ha detto Focardi – che indicano il sorgere di un’associazione estremamente pericolosa”, che era “già cristallizzata fin dall’autunno precedente” al Capodanno 2017. Il gruppo anarchico, ha sostenuto Focardi, aveva fin dall’inizio come scopo associativo quello di fare “resistenza agli organi dello Stato ogni qualvolta se ne fosse presentata l’occasione”. Sempre secondo quanto sostenuto da Focardi nella sua requisitoria, la bomba esplosa il primo gennaio 2017, “fu effetto di un’accelerazione imposta da qualcuno di fuori”, esterno al gruppo degli anarchici fiorentini.
In totale, nella requisitoria i pm Focardi e Giunti hanno chiesto 39 condanne: oltre ai quattro anarchici imputati di tentato omicidio per la bomba esplosa alla libreria Il Bargello, sono state fatte richieste per altri 35 esponenti dell’area anarchica a cui vengono attribuiti, a vario titolo, numerosi episodi avvenuti nel territorio di Firenze. Così, in un’inchiesta che ha visto contestare reati come danneggiamento, violenza, resistenza e minaccia a pubblico ufficiale, lesioni, imbrattamento, fabbricazione e porto di esplosivi, detenzione di artifici pirotecnici, rifiuto di fornire le generalità, i pm hanno chiesto condanne da 15 giorni a 7 anni.
L’avvocato Federico Bagattini ha reso noto che il suo assistito, l’artificiere della polizia di Stato Mario Vece, parte civile, ha chiesto danni per 2 milioni di euro ai quattro anarchici accusati di tentato omicidio per le lesioni permanenti riportate per lo scoppio dell’ordigno. “Un milione di euro – ha precisato Bagattini – sarà destinato al Fondo assistenza per il personale della polizia di Stato”. Tra le altre parti civili, c’è il sindacato di polizia Siulp, sempre rappresentato da Bagattini, che ha chiesto agli stessi quattro anarchici imputati di tentato omicidio 100.000 euro di danni, di cui 50.000 da destinare al Fondo assistenza per il personale della polizia di Stato.

Firenze, Fallanca in carcere per bomba libreria Bargello

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dal suo legale contro la decisione del tribunale del riesame di Firenze, che lo scorso ottobre aveva disposto nei suoi confronti la misura della custodia cautelare in carcere.

E’ tornato in carcere Pierloreto Fallanca, uno degli otto anarchici arrestati il 3 agosto scorso poiché gravemente indiziati di aver realizzato l’attentato dinamitardo con una bomba alla libreria Il Bargello di Firenze, area Casapound, del 1 gennaio 2017, che causò il grave ferimento dell’artificiere della polizia di Stato Mario Vece.

Fallanca, 30 anni, è stato arrestato questa mattina dalla digos di Firenze nella sua casa di Martinsicuro (Teramo), dove si trovava all’obbligo di dimora. La Corte di Cassazione ha infatti rigettato il ricorso presentato dal suo legale contro la decisione del tribunale del riesame di Firenze, che lo scorso ottobre aveva disposto nei suoi confronti la misura della custodia cautelare in carcere. Fallanca aveva l’obbligo di dimora in attesa della decisione della Corte dopo il ricorso del suo difensore.

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