Il Comune di Greve installa 2.500 luci led e risparmia il 75%

Il Comune di Greve in Chianti (Firenze) sostituisce l’illuminazione pubblica e installa 2.500 punti luce a led con un investimento da 1,8 mln di euro. Il consumo passerà da 1,2 mln kwh a 300.000 kwh

Ad annunciare l’operazione effettuata è il sindaco Paolo Sottani che afferma l’installazione delle luci led messo in atto “produrrà un risparmio energetico pari al 75 per cento”. L’investimento sarà sostenuto attraverso lo strumento del project financing, prossimo ad andare in gara.

“L’acquisizione di moderni e sostenibili impianti di pubblica illuminazione, previsti per tutto il territorio comunale, consentirà di ottenere un consistente risparmio energetico grazie al quale passeremo da 1 milione e 200.000 kWh a 300.000 kWh” di consumo.”, spiega il Sindaco.

Il vantaggio di questa rilevante operazione amministrativa avrà dunque una duplice valenza: da un lato il rispetto e la tutela dell’ambiente con l’installazione delle luci a led, e dall’altra il beneficio economico. Il risparmio  che si otterrà con le luci a led è di particolare rilievo, soprattutto alla luce del caro bolletta che sta colpendo tutti, amministrazioni cuminali incluse.

L’investimento, pari a un milione e ottocentomila euro, dà il via nel comune di Greve ad una vera e propria rivoluzione energetica, facendo entrare il comune all’interno della cultura green e della sostenibilità ambientale. Tema sempre più sentito nell’ultimo periodo. Le nuove luci a led saranno installate su tutto il territorio comunale.

“Le nuove luci permetteranno un miglioramento dell’illuminazione stradale e contribuiranno a garantire maggiore sicurezza diminuendo l’inquinamento luminoso prodotto. L’efficientamento energetico dunque si intreccia a quello luminoso per offrire migliori condizioni di comfort visivo”. Così sottolinea l’assessore ai Lavori pubblici Stefano Romiti come riportato dal Met.

Decreto Sicurezza incostituzionale secondo i sindaci dell’area fiorentina

I sindaci dell’area fiorentina sud-est appoggiano la Regione: ‘Bene il ricorso a Corte costituzionale’. Inviata lettera a Rossi.

Il decreto sicurezza? “Viola il principio di uguaglianza, introduce discriminazioni rispetto agli stranieri, crea incertezze per gli enti locali ed è chiaramente contraddittoria”. Ne sono convinti i sindaci dei 15 Comuni dell’area a sud-est di Firenze, firmatari di una lettera inviata al presidente della Toscana Enrico Rossi in cui chiedono che la Regione raccolga anche le loro istanze nel ricorso al decreto presentato nelle settimane scorse alla Corte costituzionale. La lettera è sottoscritta da Francesco Casini, sindaco di Bagno a Ripoli e presidente della Conferenza zonale dei sindaci e dai primi cittadini Giacomo Trentanovi (Barberino Valdelsa), Anna Ravoni (Fiesole), Giulia Mugnai (Figline Incisa Valdarno), Paolo Sottani (Greve in Chianti), Alessio Calamandrei (Impruneta), Aleandro Murras (Londa), Renzo Zucchini (Pelago), Monica Marini (Pontassieve), Cristiano Benucci (Reggello), Daniele Lorenzini (Rignano sull’Arno), Mauro Pinzani (Rufina), Massimiliano Pescini (San Casciano Val di Pesa), Alessandro Manni (San Godenzo) e David Baroncelli (Tavarnelle Val di Pesa).

Nel mirino dei primi cittadini, in particolare, l’articolo 13 del decreto sicurezza, che abroga l’iscrizione anagrafica degli stranieri richiedenti asilo. La norma, secondo i sindaci, “crea incertezze per gli enti locali”, impedisce agli amministratori “di conoscere con certezza il numero delle persone presenti sul proprio territorio e di determinare i servizi pubblici e sociali che i Comuni hanno l’obbligo di garantire e rischia di riaprire il contenzioso giudiziario per stabilire quale debba ritenersi la dimora abituale del richiedente”.

L’abrogazione dell’iscrizione all’anagrafe dei richiedenti asilo, sostengono, appare inoltre “contraddittoria”, dal momento che il permesso di soggiorno rilasciato per la richiesta di asilo è “l’unico documento di riconoscimento che può essere chiesto allo straniero che ha chiesto protezione internazionale per l’accesso ai diritti riconosciuti dalla legge”.

“In sostanza – spiega Casini – con le nuove norme introdotte dal Governo non solo non si risolvono i problemi ma si aggravano, creando più clandestini e senza dare una risposta reale al vero tema sicurezza”.

Exit mobile version