Al Meyer una nuova cura contro la scabbia da una vecchia ricetta con lo zolfo

Al Meyer messa a punto una nuova cura contro la scabbia – Sta funzionando pressoché nella totalità dei casi fin qui trattati, senza effetti collaterali significativi: è la “nuova” cura per la scabbia messa a punto dagli specialisti dell’Aou Meyer, Irccs, guidati da Cesare Filippeschi, dermatologo, rivisitando un’antica ricetta a base di derivati dello zolfo in uso fin dai primi del’900.

I risultati preliminari dello studio, tuttora in corso, spiega una nota, sono appena stati pubblicati in una lettera all’editore sulla prestigiosa rivista International Journal of dermatology. Negli ultimi anni i casi di scabbia, malattia pruriginosa molto contagiosa causata dal un acaro che compie il suo intero ciclo vitale nell’epidermide umana, sono molto aumentati, complice la ripresa degli spostamenti internazionali. Non esclusa anche una certa resistenza maturata dall’acaro responsabile della malattia. “Tradizionalmente per curare la scabbia si utilizza la permetrina, e negli ultimi anni è stata inserita in seconda linea l’ivermectina per via orale: ma la nostra esperienza clinica ci ha dimostrato che spesso non bastava più – racconta il dottor Filippeschi -. Da qui, dialogando con i colleghi del Bambino Gesù, alla luce della loro esperienza decennale con l’uso della molecola in modo efficace e sicuro, è nata l’intuizione di trattare i pazienti affetti con un preparato allo zolfo al 17% di concentrazione, però basato su un ‘veicolo gentile’, una crema emolliente e non irritante quindi”.

Al Meyer è stato messo a punto anche un protocollo di somministrazione nuovo: la crema si applica la sera e poi per tre giorni la si tiene applicata, senza lavaggi, in modo da creare una ‘barriera’ occlusiva di zolfo e poi si ripete il trattamento (rigorosamente su tutta la famiglia e sui conviventi), la settimana successiva. I risultati, si sottolinea dal Meyer, sono molto incoraggianti: nello studio sono stati arruolati 22 pazienti, ma quelli effettivamente curati con successo con la nuova terapia sono molti di più e all’ospedale pediatrico fiorentino questa è diventata la terapia d’elezione per la scabbia: “Questa scoperta sta suscitando interesse da parte di altri centri nazionali e internazionali. Peraltro si tratta di un preparato galenico che ha un costo ridotto rispetto alle altre terapie in commercio”, aggiunge Filippeschi.

Al Meyer otto bimbi con la Sma salvati con terapia genica

Meyer – Sono già otto i bambini affetti da atrofia muscolare spinale di tipo 1 (Sma1) trattati con successo all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze con la terapia genica.

Tutti, si spiega dall’Irccs Aou Meyer, hanno “mostrato un netto miglioramento clinico e della loro qualità di vita, in particolare quattro dei piccoli precocemente trattati hanno presentato uno sviluppo motorio paragonabile a quello dei bambini sani”. Fino a pochi anni fa i bambini colpiti dalla Sma “avrebbero avuto poche speranze di sopravvivenza e disabilità gravissime legate alla progressione della malattia”.

Fondamentale, per la diagnosi, lo screening neonatale disponibile grazie alla Regione Toscana: in sei degli otto casi la malattia “è stata individuata così, con una semplice puntura sul tallone a poche ore dalla nascita, quando ancora la malattia non si era manifestata, e questo ha consentito un avvio della terapia molto precoce”, con efficacia potenziale “elevatissima”.

La terapia genica per l’atrofia muscolare spinale di tipo 1 (Sma1) è da novembre 2020 una possibilità concreta per i piccoli pazienti italiani: da quella data l’Aifa “ha inserito il medicinale Zolgensma (onasemnogene abeparvovec), prima terapia genica per l’atrofia muscolare spinale (Sma), nell’elenco dei medicinali erogabili a totale carico del Ssn, per il trattamento della forma grave della malattia”.

E’ “un farmaco molto costoso e la Regione Toscana è stata tra le primissime regioni a somministralo”. Una sola somministrazione endovenosa può “cambiare radicalmente la vita dei bambini nei quali la patologia viene diagnosticata precocemente, arrestando la progressione della malattia e dunque prevenendo la disabilità gravissima che la patologia comporta”.

Tra i casi trattati al Meyer quello di Amanda, oggi tre anni e mezzo, la cui mamma racconta: “Non è stato un percorso sempre semplice, si tratta comunque di un farmaco importante. Ma oggi la bambina sta benissimo, ha finito il follow up di due anni e non ha niente di quello che avrebbe avuto se non ci fosse stata questa terapia: nuota, fa ginnastica, va all’asilo. Fa tutto quello che fanno i suoi coetanei e questo per noi genitori è una gioia incredibile”.

Gaza, bambini: “abbiamo lasciato l’infermo’  i 3 bambini al Meyer tutti feriti da esplosioni di bombe

Sono rimasti feriti in seguito alle esplosioni di bombe che hanno colpito le loro abitazioni i tre bambini provenienti da Gaza e attualmente ricoverati nel reparto di Chirurgia del Meyer di Firenze. Lo rende noto l’azienda ospedaliera-universitaria in una nota.

Contentezza, curiosità, sorpresa  di trovarsi in un paese straniero e che li ha accolti. Ma anche – occhi rigati dalle lacrime. I bambini della Striscia di Gaza, ora curati all’ospedale pediatrico Bambino Gesù, hanno detto di “aver lasciato l’inferno”. Così riferiscono il presidente del Bambino Gesù, Tiziano Onesti, e padre Ibrahim Faltas, francescano della Custodia di Terra Santa, che li hanno appena incontrati nei reparti. Stessa situazione per i tre ricoverati al Meyer di Firenze.

Per  quanto riguarda fratello e sorella di 12 e 15 anni, il primo ha una frattura all’omero destro in fase di guarigione, ma sarà comunque sottoposto ad accertamenti neurochirurgici e avrà bisogno di un periodo di riabilitazione. La sorella invece ha subito un trauma cranico; sottoposta ad accertamenti, anche neurochirurgici, tuttavia le condizioni non destano particolare preoccupazione.

Accertamenti anche per la mamma che li ha accompagnati, a causa di un ascesso cutaneo: è stata attivata una valutazione con gli specialisti di Careggi che la raggiungeranno al Meyer, per fare in modo che resti vicina ai suoi bambini. Più complessa la situazione del bambino di 10 anni accompagnato dal padre: è seguito dagli ortopedici del Meyer a causa di una infezione su una frattura al femore destro, operata quando era a Gaza. Probabilmente sarà necessario un nuovo intervento sulla stessa frattura; in queste ore il piccolo è sottoposto ad ulteriori esami tra i quali una angiotac.

Per tutti, fanno sapere dal Meyer, è stato attivato il servizio di mediazione culturale e di assistenza sociale, oltre al supporto psicologico. Inoltre, grazie al sostegno della Fondazione, sono stati da subito messi a disposizione anche gli alloggi per ospitarli.

Meyer: tre bambini da Gaza ricoverati in chirurgia a Firenze

Meyer  – Sono arrivati nel cuore della notte appena trascorsa all’ospedale pediatrico di Firenze tre bambini provenienti dalla Striscia di Gaza per essere curati nell’ospedale pediatrico.

I piccoli, insieme ai loro familiari, sono arrivati intorno alle 2, dopo essere atterrati a Pisa. Sono un bambino di 10 anni e due adolescenti, fratello e sorella, rispettivamente di 12 e 15 anni. Da una prima valutazione effettuata nel loro Paese, spiega un comunicato dell’ospedale, i pazienti presentano patologie di tipo traumatico e sono stati ricoverati in chirurgia.

Ad accoglierli, il presidente della Toscana, Eugenio Giani e il Direttore generale dell’Aou Meyer Ircss, Paolo Morello. Sono in corso gli accertamenti medici per valutare la gravità delle loro condizioni. Nei prossimi giorni è previsto l’arrivo di altri sette pazienti, tra bambini e adolescenti. Oltre ai medici e agli infermieri dell’ospedale pediatrico, sono stati coinvolti anche i servizi degli assistenti sociali. Inoltre, riporta una nota, la Fondazione Meyer è in prima linea per assicurare il sostegno necessario, in particolare di mediazione culturale e dell’accoglienza degli accompagnatori dei bambini.

“La Toscana – commenta il presidente della Toscana, Eugenio Giani – più volte nel corso degli anni ha allargato le braccia ed aperto il suo cuore per accogliere e rendere effettivo il diritto alla salute di chi nel proprio Paese non poteva vederselo riconosciuto ed offrire in questo modo una speranza di cura o migliori cure a chi, dove vive, non può averle”. “Lo abbiamo fatto – prosegue il presidente – in occasione di conflitti e gravi emergenze: lo facciamo anche quando emergenze non ce sono, così come investiamo con convinzione nella cooperazione sanitaria internazionale, dando il nostro aiuto ed offrendo capacità e conoscenze dei nostri professionisti per formare medici ed operatori della sanità e far crescere sistemi sanitari locali e assistenza sanitaria. Lo facciamo in contesti geografici a volte molto diversi tra loro, ma la nostra bussola, ovunque, è quella della difesa di tre principi cardine come equità, accesso universale e lotta alle disuguaglianze”.

“Il Meyer è stato creato nel 1891 per curare i bambini – spiega il direttore dell’Aou Meyer Ircss Paolo Morello – e da allora porta avanti con impegno e orgoglio la sua importante missione. Oggi è pronto a fare di nuovo la sua parte accogliendo al meglio questi piccoli e i loro familiari, provati da una terribile esperienza”.

‘Human Brain Optical Mapping’, mappatura del cervello umano come non si era mai vista

Firenze, nuove tecniche ottiche per vedere dentro il cervello e il suo funzionamento, fino a livello del singolo neurone, per conoscere con precisione la sua fisiologia e agire sulle sue patologie. È il progetto scientifico ‘Human Brain Optical Mapping’, promosso da ricercatori del Laboratorio europeo di spettroscopie non lineari (Lens), Università di Firenze e Meyer con il sostegno di Fondazione Cr Firenze.

Con il progetto ‘Human Brain Optical Mapping’, per la prima volta, è stato mappato un intero cervello umano con una risoluzione superiore alla risonanza magnetica funzionale, oltre 10mila volte in più. Sono state fatte anche ricostruzioni tridimensionali di elevata risoluzione di circuiti neuronali in alcune aree come l’ippocampo, la corteccia motoria e l’area di Broca.

“Le ricerche realizzare sino a oggi in questo progetto dimostrano come la luce può essere utilizzata per studiare le funzioni e la fine organizzazione anatomico-cellulare del cervello, come anche per controllarne il suo funzionamento – ha spiegato Francesco Saverio, coordinatore scientifico del progetto e professore ordinario del dipartimento di fisica dell’Ateneo fiorentino -. Questo permetterà in futuro di analizzare la riorganizzazione del cervello dopo eventi perturbativi anche dannosi, come ictus e malattie neurodegenerative”.

“La sempre maggiore diffusione di malattie neuro-vegetative ci mette di fronte alla necessità di arrivare a comprendere i loro meccanismi eziopatogenetici, per poter intraprendere nuovi percorsi terapeutici – ha spiegato la rettrice di Firenze Alessandra Petrucci -. Per questo, il contributo di chi sostiene il progetto è di vitale importanza”.

Il presidente di Fondazione Cr Firenze Luigi Salvadori ha ricordato che la Fondazione “investe 8 milioni di euro l’anno nella ricerca”.

Alberto Zanobini, dg dell’Azienda ospedaliero-universitaria Meyer ha osservato che “per fare ricerca avanzata bisogna fare rete”, mentre Renzo Guerrini, direttore del centro di eccellenza di neuroscienze del Meyer ha rivelato che “il progetto ci sta permettendo di individuare le cause e avviare studi finalizzati alla cura di un ampio gruppo di malattie rare legate a meccanismi finora ignoti”.

Leucodistrofia metacromatica: parte dalle Toscana il progetto piltoa di screening

Leucodistrofia metacromatic –  E’ partito in Toscana il progetto pilota per la diagnosi precoce delle leucodistrofia metacromatica, malattia rara che ad oggi pare colpire un bambino su cinquantamila e che per poter essere curata ha bisogno di essere diagnosticata nelle primissime fasi.

E’ il primo progetto del genere in Italia e tra i pochi al mondo. L’iniziativa, realizzata con il supporto e l’aiuto della Regione Toscana, è stata finanziata con 300 mila euro dall’associazione “Voa Voa Amici di Sofia”, la bimba ‘farfalla’ toscana morta, ad otto anni nel 2017, per questa patologia, e dalla Fondazione Meyer, l’ospedale pediatrico di Firenze, con altri 150 mila euro.

I dettagli sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa nella sede della presidenza della Regione Toscana.  Sono intervenuti il presidente della Toscana Eugenio Giani, l’assessore al diritto alla salute Simone Bezzini, Caterina Ceccuti e Guido de Barros, genitori della piccola Sofia e fondatori dell’associazione, il direttore generale del Meyer Alberto Zanobini, il direttore sanitario Francesca Bellini, il professor Giancarlo La Marca direttore del laboratorio di screening neonatale del Meyer (AUDIO), Elena Procopio responsabile della struttura complessa che si occupa nell’ospedale di malattie metaboliche e muscolari ereditarie e Cecilia Berni e Cristina Scaletti, responsabile organizzativo la prima e responsabile clinico la seconda della rete delle malattie rare in Regione Toscana.

 

Exit mobile version